| L’Accademia del Bene e del Male è una saga fantasy per ragazzi ambientata nel mondo delle fiabe, scritta da Soman Chainani, un autore originario dell’India ma da tempo residente in Gran Bretagna.
La serie è composta da sei libri, pubblicati tra il 2013 e il 2020 in lingua originale inglese, e in italiano dal 2015 al 2021, e sono: - L’Accademia del Bene e del Male - L’Accademia del Bene e del Male: Un mondo senza eroi - L’Accademia del Bene e del Male: L'ultimo lieto fine - L’Accademia del Bene e del Male: Missione per la gloria - L’Accademia del Bene e del Male: Prima che sia per sempre - L’Accademia del Bene e del Male: Un solo vero Re
Ora, io ho letto soltanto il primo libro e… mi ha parecchio deluso. O meglio, ha buone idee ma non le sfrutta bene. Qua sotto farò una recensione esaustiva per spiegarmi meglio.
Ambientazione e storia
L’Accademia del titolo è una scuola magica (tipo Hogwarts) dove giovani ragazze e ragazzi vengono addestrati a diventare gli eroi e i cattivi di una fiaba e, quindi, a compiere il loro destino finale. I futuri eroi, chiamati “Sempre” e i futuri villain, chiamati “Mai”, vivono in due sezioni distinte dell’Accademia e per la maggior parte sono i figli o i discendenti di celebri eroi e cattivi. Tra gli studenti di questa Accademia, vi sono anche due Lettori/Lettrici: si tratta di ragazzi/ragazze che non discendono da celebri personaggi e provengono da Galvadon, un normalissimo villaggio. Ogni quattro anni, il Gran Maestro, il misterioso individuo che gestisce l’Accademia, preleva (dicasi “rapisce”) due ragazzi dodicenni del villaggio, il cui sesso può variare, per portarli nella sua scuola. Ogni volta questi ragazzi sono il più “buono” e il più “cattivo” del paese e saranno destinati a compiere il loro ruolo come eroe o cattivo di una fiaba che li coinvolga.
Protagoniste della storia sono due ragazze di Galvadon e vecchie amiche d’infanzia: Agatha e Sophie. La prima, bruttina, orfana, asociale e malvista dal paese, sembra la candidata ideale per la Scuola del Male; la seconda, bella, altruista e allegra, sembra perfetta per stare nella Scuola del Bene. Eppure, quando il Gran Maestro le rapisce le mette in scuole in cui apparentemente sono fuori posto: Sophie finisce tra i futuri villain e Agatha tra i futuri principi e principesse delle fiabe.
Il primo libro vede Agatha e Sophie farsi strada in questo mondo magico, dove inizialmente sono estranee, ma in cui, poco per volta, realizzano di essere nel posto che più si confà al loro io interiore e finiranno per sventare il machiavellico piano del Gran Maestro che mira solo a raggiungere i suoi scopi e non più a mantenere l’equilibrio tra Bene e Male.
Come vedete le premesse, per una serie principalmente indirizzata ai ragazzi, sono veramente buone, con elementi che ricordano ora Harry Potter, ora Once Upon A Time ed ora Descendants, ma il problema è che gli spunti e le idee non sono sviluppate nel migliore dei modi.
Cosa non ha funzionato nel primo libro
Esattamente come il primo film di Shrek, la storia vuole prendere e ribaltare i classici cliché narrativi presenti nelle fiabe. Il problema è che quelli che spaccia per cliché, sono in realtà luoghi comuni ritenuti veri dalle capre ignoranti. Uno di questi “cliché” è il fatto che i buoni delle fiabe sono bellissimi e i cattivi delle fiabe delle fiabe sono brutti e/o deformi. Ora è vero che sin da bambini ci ficcano in testa la kalokagathia e il concetto di “brutto e cattivo”, ma nelle fiabe non è così: la matrigna di Biancaneve è una bella donna, che cerca di uccidere la figliastra perché è più bella di lei. La Regina delle Nevi della fiaba di Andersen è descritta come una donna bellissima. Nelle fiabe appare spesso un essere magico fisicamente brutto che premia chi lo tratta con gentilezza a dispetto del suo aspetto fisico. Un altro di questi ridicoli luoghi comuni che il libro spaccia come cliché duri e puri, è relativo al ruolo che le donne hanno nelle fiabe: le principesse sarebbero sempre delle fanciulle in pericolo la cui unica funzione è farsi salvare dall’eroe e diventare la sua moglie trofeo. Di nuovo, in molte fiabe non è così: se prendete la raccolta di fiabe italiane di Italo Calvino vi accorgerete che molte protagoniste hanno un ruolo attivo, risolvono la situazione da sole e, a volte, la storia non si conclude con loro che prendono marito.
Parliamo di morale; quale sarebbe quella del libro? Che non bisogna fermarsi alle apparenze? Che il Bene e il Male non sono netti e che c’è un po’ di bontà in ogni villain e un po’ di cattiveria in ogni eroe? La risposta è: sì, ma di nuovo viene espressa male. Ad esempio, Agatha è finita nella Scuola del Bene perché cercando di impedire al Gran Maestro di rapire Sophie ha dimostrato il suo animo altruista sotto le apparenze. Inoltre, sin dall’inizio appare chiaro che Sophie è ipocrita e superficiale: lei fingeva di essere buona perché sperava di essere rapita dal Gran Maestro e andare così alla Scuola del Bene, diventare una principessa e sposare un bel principe. E quindi viene messa per questo motivo nella Scuola del Male. Benissimo. Il problema è che le principesse che frequentano la Scuola del Bene… sono come Sophie, se non addirittura peggio! Agatha, infatti, si trova ad avere a che fare con ragazze e ragazzi bellissimi e ben vestiti ma ipocriti da far schifo, che si atteggiano a buoni ma in realtà sono arroganti e superficiali, che la trattano male perché la considerano un’estranea… Certo, gli alunni del Male sono crudeli e violenti, ma perché ‘sti eroi spocchiosi e menefreghisti non sono alla Scuola del Male, mi chiedo?
Parlando dei personaggi… le due protagoniste non sono caratterizzate malissimo, anche se fanno un po’ pena per quello che devono subire. Inoltre, sono gli unici personaggi che effettivamente maturano alla fine della storia. Sì perché i loro coetanei all’Accademia non solo sono antipatici, ma non maturano affatto! Le principesse antipatiche continuano a trattare male Agatha anche se questa si è integrata nella Scuola del Bene, i Sempre continuano ad essere diffidenti verso Agatha anche se questa ha dimostrato più volte di essere affidabile e di avere più sale in zucca di tutti loro messi assieme… Tra l’altro gli studenti si abbandonano spesso a comportamenti assurdi, tipo il principe Tedros, figlio di Re Artù, che, di colpo (letteralmente), si innamora di Agatha, nonostante abbia interagito pochissimo con lei e, in quelle poche volte, l’ha solo presa in giro. Vi giuro: fino alla fine ho sperato che saltasse fuori che il Gran Maestro stava manipolando tutti mentalmente, altrimenti non mi spiegavo perché gli studenti facessero cose assurde su cose assurde e, invece… nisba. Nessuna manipolazione mentale. Non è una bella cosa per la trama che i personaggi fanno gli sciocchi “perché sì”.
L’Accademia che dà il titolo alla saga è un posto orribile in cui vivere. Ora, c’è gente che dice che Hogwarts sia un postaccio perché rischi la vita ogni giorno; a parte il fatto che non è vero, la scuola magica di Harry Potter è, prima di tutto, un luogo accogliente, che meraviglia con la sua magia e in cui gli studenti sono felici di tornare ogni anno per consolidare le amicizie e fare nuove esperienze. Il massimo che si può rimproverare ad Hogwarts è che tutto il sistema scolastico finisce per incitare una dannosa rivalità fra le Case. L’Accademia è molto più crudele: i disgraziati ragazzi che la frequentano subiscono un vero e proprio lavaggio del cervello. Gli studenti, infatti, devono adattarsi a diventare principi virili, principesse indifese e sottomesse o crudeli assassini senza possibilità scelta. E ciò non sembra essere usato a scopo di critica, perché verso la fine, Agatha e Sophie paiono adattarsi serenamente a questo sistema. Senza contare che i ragazzini che falliscono le prove dell’Accademia e non sono “promossi” verranno trasformato in animali e il loro scopo da animale sarà solamente di morire malissimo per aiutare l’eroe o l’eroina di turno. Gli insegnanti sembrano solo degli squilibrati che provano piacere a punire gli studenti ad ogni minimo errore e ad umiliarli a parole, siano essi insegnati del Bene o del Male.
Sullo stile non c’è molto da segnalare: è semplice come si conviene ad un fantasy per ragazzi. Ma ci sono alcuni momenti in cui, per far ridere, viene usata una comicità grezza e volgare degna di un cinepanettone. Perché proprio come in un cinepanettone? Perché ci sono gag… con le scoreggie. Senza contare che almeno due o tre volte ho avuto la sensazione che l’autore facesse confusione tra le due protagoniste. Ad esempio, verso la fine, Agatha pensa ad una cosa detta da Lady Pocus, una insegnante della Scuola del Male… solo che Agatha non ha mai incontrato Lady Pocus, ma Sophie sì!
Note finali
Prima di concludere una precisazione: gente che ha letto interamente la saga mi assicura che l’autore, nei libri successivi aggiusta il tiro: le principesse antipatiche migliorano e si redimono, e la relazione amorosa tra Agatha e Tedros viene approfondita meglio. Va bene, ma questi miglioramenti non cancellano il fatto che la saga non sia partita benissimo.
Edited by Ash Visconti - 26/2/2022, 21:18
|