Avete mai letto "La fabbrica la cioccolato" di Roal Dahl, o, perlomeno, visto almeno uno dei due film (il primo con Gene Wilder come Willy Wonka e l'altro di Tim Burton)?
Avete presente quando Mike Tivù, il bambino teledipendente/videointossicato, si autoteletrasporta nel Telecioccolato? E poi quando gli Oompa Loompa cantano la canzone sui bambini dipententi dalla televisione?
Non mi andava di trascrivere la canzone del libro, ma quella del secondo film rende abbastanza l'idea, anche se non è fedele al libro (e poi era la mia preferita fra le quattro, pricipalmente per l'arrangiamento). qui c'è il link.
VideoQuesto è quello che penso: io non sono d'accordo con Dahl. In base alla mia esperienza personale non trovo che la televisione ci renda dei realisti o esseri che non sognano più. Se adesso mi trovo qui a scrivere spin-off di KH è stato proprio grazie alla televisione. Essendo stata cresciuta da realisti, gli unici mondi in cui potevo rifugiarmi sono stati quello dei cartoni, della Disney e dei videogiochi. Sono stati questi ultimi a formarmi creativamente. Ero talmente affascinata da quei personaggi di eroi, malvagi e le epiche battaglie tra il bene e il male che decisi di crearmi un mondo in cui rifugiarmi. Quando creai la mia prima alter ego ero molto piccola, ma non avevo lo spirito creativo di adesso. Buffo, vero? Una di quasi ventun'anni che sfoga la creatività che non ha avuto da piccola. Ok, sto divagando!
E sul fatto di rendere il cervello in pappa... sì, può andare, ma è l'eccesso di TUTTO a compromettere la nostra salute fisico-psicologica: ricordo una volta di aver letto in una ricostruzione per bambini del libro "Piccole donne" che la seconda sorella, Jo, aveva deciso di buttarsi nella lettura per una settimana. Gli effetti sarebbero gli stessi che provoca la televisione: mal di testa e nervosismo (forse anche crisi di astinenza). La televisione non è tanto differente dai libri. Anzi, forse c'è più affinità di quanto si creda. Soprattutto tra i videogiochi e libri di letteratura e filosofia. Io ho tentato di dimostrarlo (a mia insaputa, d'altronde! O.O) con la tesina di KH che ho portato all'esame di Stato. Films e videogiochi, in fondo, come i libri, non ci conducono in un'altra realtà? Anche nelle storie realistiche, tipo i "Promessi Sposi" (nei libri), o giochi in cui l'ambientazione è realistica, come "GTA" (nei videogiochi), che raccontano la vita reale, siamo dentro un altro mondo. Una sorta di universo parallelo, come la domanda ipotetica "Cosa sarebbe successo se...?". Non so se mi spiego...
Oppure la filosofia! Esattamente come i libri di filosofia, films e videogiochi non girano intorno ad un pensiero? Prendiamo Kingdom Hearts, per esempio. Lì sono presenti due, se non tre filosofie: quella della luce, quella dell'oscurità (entrambe con i relativi vantaggi e svantaggi) e quella dell'amicizia (presente nei protagonisti, dovreste saperlo molto bene).
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