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| Oggi ho letto un paragone molto interessante tra l'ultima stagione di GoT e alcuni romanzi rosa dell'Ottocento che gira attorno a certe concezioni della donna.
In sintesi, nei romanzi Jane Eyre, Orgoglio e Pregiudizio e Piccole Donne, le protagoniste diventano emarginate sociali perché indipendenti, che rifiutano di conformarsi alle norme di genere della loro epoca e di diventare di proprietà di un uomo. Eppure alla fine non andavano incontro al disastro e si sposavano. Controsenso? No, perché si sposavano di libera scelta con l'uomo che amavano e da cui erano ricambiate. In tal modo hanno espresso la loro volontà libera e autonomia. Veniamo a Game of Thrones: nel finale dell'ultima stagione, Arya rifiuta la proposta matrimoniale di Gendry, un uomo che ama, per mostrare che è una donna indipendente che controlla il proprio destino. Insomma Arya per questa scelta dimostra di essere un'incarnazione del femminismo in quanto donna indipendente. E pertanto deve rimanere sola per restare indipendente. Ecco, l'errore che hanno commesso gli sceneggiatori è far passare il messaggio che la famiglia è un peso/ostacolo per la donna indipendente. Non è così, o, almeno, non può essere così per tutte: una donna può avere autonomia, essere forte e indipendente. Ma è liberissima di sposarsi, fare figli o adottarli, costruire una famiglia e non rimanere sola.
Questo è, sintetizzato, il senso dell'argomento esposto che ho scoperto oggi. Voi che ne pensate?
Edited by Ash Visconti - 3/11/2020, 23:31
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