Crossovers vari

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view post Posted on 20/5/2015, 13:48
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Cecchino

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AVVERTIMENTI: questo è perché stavo ripensando al gameplay di "Mortal Kombat X" (che come sequel che si rispetti, fa schifo per i nuovi personaggi, come Soul Calibur 5, e non per le Fatalities... :blink: ) e mi è venuta in mente l'idea del crossover con Kingdom Hearts. Attenzione, non l'ho scritta per essere letta per forza; l'ho scritta perché mi andava di scriverla. Per la vicenda, mi sono ispirata al film "Le Barzellette", in particolare, la scena del Polo Nord (quella con i Fichi D'India) e non potevo NON vedere coinvolti due dei Maestri del Ghiaccio. Se avete visto il film, o solo quella scena, vi accorgerete che in un certo punto i ruoli si invertono: Sub Zero mi sembrava troppo serio per una certa scena... e sicuramente molti fans di Mortal Kombat, soprattutto di Sub-Zero mi odieranno per questa fanfic.

TRAMA: Vexen si trova al Polo Nord per alcune ricerche e anche per incontrare un vecchio collega che detiene i suoi stessi poteri, con cui dovrà trattare di certi malcontenti con le temperature basse...

Faceva più freddo del solito al Polo Nord.
Vexen, scienziato e dottore dell'Organizzazione XIII, era uscito dal suo igloo, con la pelliccia lunga fino ai piedi e il colbacco, quasi tremando. Il suo vicino e collega, Kuai Liang (una volta, diceva, veniva chiamato Sub-Zero), era fuori dal suo igloo, con la sua solita tenuta (tunica che lasciava le braccia scoperte), con una canna da pesca in mano.
"Buongiorno, maestro Liang!" salutò Vexen, tenendosi le braccia.
"Oh, salve, Dottor Vexen!" ricambiò Liang, alzando la canna da pesca, invece della mano.
"Oggi tremo persino io!" si lamentò lo scienziato. "Fa talmente freddo che oggi il mio allievo Zexion e il suo amico Demyx, a scuola, hanno preso insieme "-40"!".
"Ah, sì? Non lo dica a me!" aggiunse il Maestro dei Ghiacci. "Oggi io sono andato a pescare con il mio vecchio compare Hanzo e i pesci erano già impacchettati e surgelati! Ma sapesse cosa mi è successo stanotte, dottor Vexen!"
"Cosa?"
"Mi sono svegliato, stanotte, per andare in bagno, no? Quando poi... no, lo deve vedere con i suoi occhi! Venga dentro, dottor Vexen!"
"Nel suo igloo?"
I due colleghi di potere entrarono dentro l'igloo di Liang: dentro vi erano vari oggetti di allenamento, adatti per un lottatore come il Maestro dei Ghiacci. Ma nel bagno qualcosa non andava: nel water spuntava una striscia di ghiaccio gialla.
"Ma si rende conto che ogni volta che devo fare pipì in una nottata fredda, deve sempre finire nello stesso modo? Neanche da posseduto la facevo così! Sembra un ghiacciolo al limone, vero, dottor Vexen?"
"E questo lo chiama problema, maestro Liang?" domandò Vexen. "Non è niente in confronto a quello che è capitato a me, stanotte, venga nel mio igloo!".
L'igloo di Vexen, invece, era in perfetto ordine, con due tavolini, uno per scrivere rapporti, l'altro per tenere delle fiale piene di liquidi colorati.
"Sa, stanotte mi sono sentito male." spiegò lo scienziato, mentre alzava le lenzuola del letto. Sul materasso vi erano tante palle di neve.
"Sono andato più volte in bagno, ma non sono riuscito ad andare di corpo."
Liang prese una delle palle di neve.
"E queste cosa sono?" domandò.
"Stia a vedere..."
Vexen ne prese una e la lanciò verso il muro. Da quella palla di neve uscì il rumore di un peto.
Kuai Liang rimase come sconvolto.
"Ma... cosa ha mangiato?!" domandò.
"Eh... avevo dei fagioli tra le riserve e me li sono riscaldati nello stesso spirito in cui riscaldo i miei composti chimici, ma mi ero dimenticato, come sempre, che mi gonfiano e mi provocano questo effetto. Ma fa talmente freddo che i peti hanno persino preso forma solida... se non si può definire brinazione, questa..." spiegò Vexen, mentre ne lanciava altre.
"E poi parlano dell'effetto serra, eh?" aggiunse Kuai Liang. "E non se le consumi tutte! Me ne lasci alcune!".
Morale: anche i Maestri del Ghiaccio come Sub Zero di Mortal Kombat e Vexen di Kingdom Hearts hanno problemi con il loro elemento. Tranne la regina Elsa di Arendelle...

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Lo so, è stata una fanfic. demenziale forte, ma l'ho scritta solo per intrattenimento e perché non sono riuscita a resistere. Dannata scena de "Le Barzellette"
www.youtube.com/watch?v=88pX6ireOjo
 
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view post Posted on 24/5/2015, 15:50
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Cecchino

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*dovrete attendere ancora un po' per una nuova fanfic.*
AVVERTENZE: il titolo dice già tutto. Questa è una raccolta dei vari crossovers che intendo scrivere qui, visto che sono la mia "specialità" e mi piace veder coinvolti personaggi di più universi fin dalla tenera età (lo facevo con un mio vecchio amico alle medie, anche lui aspirante scrittore). E visto mi sembrava da "cafona" aprire più discussioni, ho deciso di fare come per i video e per i disegni, ovvero aprire una discussione che le racchiuda tutte.
Il rating sarà vario.
Enjoy!
 
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view post Posted on 3/7/2015, 22:18
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Cecchino

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non è proprio un crossover, ma non mi andava di aprire una nuova discussione.
www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3177809
 
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view post Posted on 12/7/2015, 12:01
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Cecchino

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Fanfiction sulla storia di un'agente dello SHIELD (apostrofo dovuto al fatto che è una ragazza)

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3187222&i=1
 
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view post Posted on 5/12/2015, 22:39
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dovrei chiedere a Lis di cambiare il nome di questo mio topic, visto che non pubblico solo crossovers... Coomunque, anche se non ho finito di vederlo (mi mancano circa sette episodi), mi è venuta un'idea per una one-shot di Soul Eater (in attesa della seconda, che scriverò quando avrò finito di vederlo, SE finirà come penso). L'ho scritto su EFP, ma per voi lo scriverò qui.
Appunto per Chrysés, che mi ha già commentato su EFP: fai per caso "Adulatore" per secondo nome? ò.O

Soul's Feelings for Maka



Mia cara Maka,
so che ci conosciamo da anni, abbiamo passato tante cose insieme, abitiamo sotto lo stesso tetto, ma non sono mai riuscito a dirti in faccia ciò che invece sto esprimendo su carta e ciò potrebbe sembrarti buffo, visto che ti prendo spesso in giro per la tua attitudine a scrivere poesie ogni volta che ti senti depressa.
Maka, ti amo.
Sin dal primo giorno in cui ti ho incontrata sentivo che tra noi due ci sarebbe stato molto di più che un semplice rapporto tra Maestro e Arma.
In fondo... non è accaduta la stessa cosa anche ai tuoi genitori, prima del divorzio?
So che non mi crederai, e su questo non ti biasimo: non ho fatto altro che prenderti in giro per la tua altezza, per la tua scarsità di seno, per quello che eri. E so bene che talvolta posso apparire strafottente, attaccabrighe, insensibile, superficiale, che vuole solo essere il figo che brama di essere. Copro i miei sentimenti con l'arroganza. Non sono proprio lo stereotipo del "principe azzurro". Detto così, mi sembra di essere uguale a Black Star.
La verità, Maka, è che non posso vivere senza di te. La mia vita, se non ci sei tu, diventerebbe... vuota.
Credi veramente che ti avrei rimpiazzata con Black Star, quando ha deciso di "brandirmi" per almeno un giorno? Credimi, se così fosse stato, io ti avrei abbandonata da tempo. Sei l'unica degna di brandirmi e io sono fiero di essere la tua Arma.
C'è un'altra cosa che non ti ho rivelato, Maka, un terribile segreto che temevo ti avrebbe preoccupata, se te lo avessi detto.
Quando Chrona mi ha ferito, in quella chiesa di Firenze, mi ha come iniettato il suo "Sangue Nero": da allora non ho fatto altro che avere lo stesso incubo: io ero seduto su uno sgabello di un night club, vuoto, con la musica di un giradischi difettoso che mi entra nelle orecchie. Davanti a me vedo un diavolo piccolo, molto piccolo, che mi sussurra cose blasfeme sulla pazzia che non intendo scrivere. Dopodiché, io precipito nel buio, mentre il sangue esce dalla mia ferita sul petto. Poi sento una voce, la tua voce, che mi conduce verso una luce. Con tutte le mie forze, raggiungo quella luce, perché sento che quella è l'uscita. Sì, l'uscita dal tuo corpo. Vedevo il tuo volto spaventato e anch'io urlavo, appena mi ero accorto che ero letteralmente legato a te.
Per questo non facevo altro che urlare nel sonno. Non puoi immaginare il mio sollievo, appena sentivo le tue mani che stringevano la mia. Eri sempre lì, per me, forse per ripulirti la coscienza per ciò di cui non facevi altro che accusarti, o forse anche tu provi le stesse emozioni che io provo per te?
Talvolta ci penso e anche se all'inizio mi mette angoscia e paura, a volte mi solleva: in tal modo, tu ed io potremo rimanere insieme per sempre.
Mi dispiace non avertelo detto prima, Maka, e di aver detto tutto, invece, a Medusa. Temevo che ti saresti preoccupata ancora di più per me e non avresti mai smesso di essere severa con te stessa. Mi sento male anch'io a vederti triste. Sei così graziosa quando sorridi.
Spero che capirai, Maka, e che riesca a perdonarmi.
Ti amo
Soul


Soul rilesse la lettera più e più volte, controllando se ci fossero errori.
Alla fine sospirò, rassegnato, e accartocciò il foglio di carta, per poi buttarlo nel cestino con un tiro da basket.
"E' inutile, non capirà mai." mormorò a se stesso, rilassandosi sulla sedia e stirando le braccia per poi incrociarle dietro la nuca "Tanto lei ora preferisce quell'ameba di Chrona a me. Se è un modo per vendicarsi di quella volta con Brea, beh, c'è riuscita! Ma come può essere possibile che sia interessata a Chrona? Io sono figo, ho la moto, divoro anime, mi trasformo in falce e so suonare il piano. Quello ha un mostro rompiballe che gli spunta dalla schiena, non riesce a mettere due parole in fila senza balbettare e muovere gli occhi, ha un'attitudine ad essere schizzofrenico quando è sotto pressione e scommetto che ha un'inclinazione al suicidio, da quanto è depresso. Pensa se fosse anche mezzo maschio e mezzo femmina, questo spiegherebbe molte cose. Però... devo ammettere che ha fatto pena anche a me. Cavolo... mi vengono i brividi al solo pensare di cosa e quanto abbia passato a causa di quella stronza di Medusa. Usare il proprio figlio come cavia di laboratorio... è veramente da strega. Forse Chrona non deve essere biasimato per quello che è, in fondo..."
Guardò fuori dalla finestra, dritto alla Luna, che continuava a ridere. Forse tale risata era diretta proprio a Soul, come scherno per non essere riuscito a fare in modo che Maka comprendesse i suoi sentimenti.
Il ragazzo sospirò di nuovo.
"Se solo potessi esprimere ciò che provo con la musica..."
 
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view post Posted on 5/2/2016, 19:14
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Cecchino

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In occasione della quinta stagione di Once Upon A Time e la prossima uscita di KH3, ho deciso di scrivere questa piccola One-shot crossover "filosofica" fra i 2 universi. Volevo scriverlo su EFP, ma non ero sicura.
Ah, tanto per chiarire: la vicenda si svolge quando Xehanort ed Eraqus sono ancora ragazzi.


Light and Darkness: Who will prevail?




"Traman... tano...? Tremontano...?"
"E' Tremotino."
Eraqus faticava a leggere il nome scritto sul foglio che teneva tra le mani. Le lettere erano troppo piccole.
"Un giorno dovremo dire al Maestro di rendere più leggibile la sua calligrafia." commentò, agitando il foglio.
Tale frase fece ridere Xehanort.
Erano stati mandati insieme in missione nella Foresta Incantata, il mondo più grande dell'universo. Come portatori del Keyblade e guardiani dell'ordine dei mondi, dovevano eliminare chi minacciava tale ordine. Il loro obiettivo era un uomo di nome Tremotino, un potente stregone oscuro.
"Chissà che tipo è..." rifletté il ragazzo dai capelli neri.
"Un tipo potente e altrettanto interessante, se il Maestro ci ha inviato insieme nello stesso mondo."
"Sì, questo è strano anche per me, ma non mi dispiace. Se è veramente pericoloso, allora dovremo stare molto attenti."
"Sì, ma sa anche un sacco di cose..."
La frase e il tono con cui fu detta fecero allarmare e fermare Eraqus.
"Xehanort, no!" disse, con tono autoritario.
Anche Xehanort si fermò e si voltò verso l'amico.
"No cosa?"
"Lo sai bene cosa."
"Perché no? Avremo finalmente modo di risolvere ogni nostro dubbio."
"Xehanort, gli ordini sono chiari: eliminare il Signore Oscuro. Non abbiamo tempo di fare salotto con il nostro avversario. Il Maestro ha detto, sì, che è molto potente, ma altrettanto ambiguo!"
Il ragazzo dai capelli grigi sbuffò e scosse la testa.
"Ah, Eraqus Eraqus... sei sempre troppo ligio al dovere... Finalmente avresti modo di sostenere che la Luce deve regnare in tutti i mondi, se così sarà."
"Non deve essere così, in fondo? Esattamente come lo erano tutti i mondi prima dell'avvento dell'Oscurità."
"L'Oscurità ci rende più forti."
"Ma la Luce ci protegge." ribatté Eraqus "Ci guida verso la verità e la giustizia. E ci fa prendere la decisione giusta."
Xehanort storse la bocca: non condivideva la filosofia dell'amico; lo stesso Eraqus con lui.
"Beh, sentiamo cosa avrà da dire il Signore Oscuro..." concluse il ragazzo dai capelli grigi, riprendendo a camminare.
"Sì, certo... Tu speri che lui ti dica quello che vuoi farti sentir dire."
Il Castello Oscuro era proprio davanti a loro. Non sembrava la dimora di un essere malvagio: era un castello come un altro.
Ciònonostante, i due ragazzi non persero la loro concentrazione e la loro determinazione. Sguainarono entrambi i loro Keyblade.
"Pronto, Eraqus?"
"Io sono sempre pronto."
"Non fare mozze azzardate."
"Senti chi parla..."
Puntarono i loro Keyblade in avanti: dalle loro punte uscirono due raggi di luce che colpirono il portone, aprendolo.
Xehanort ed Eraqus entrarono nel Castello Oscuro, prudenti. Si guardavano continuamente intorno, per non essere presi alle spalle dal loro avversario. I loro Keyblade erano ancora puntanti in avanti, pronti ad attaccare.
La hall era molto fredda, arredata con un solo specchio e qualche bacheca con degli oggetti magici all'interno.
"Fatti vedere, Signore Oscuro!" schernì Eraqus, con tono da battaglia "Siamo qui per te!"
"Ma io sono già qui."
Una voce acuta fece allarmare i due ragazzi: davanti alla scalinata che portava ai piani superiori c'era una figura apparentemente umana. La pelle sembrava la corteccia di un albero pieno di muschio, occhi simili a quelli di un rospo e capelli ondulati lunghi fin sopra le spalle. Indossava un completo di pelle, con camicia di lino.
"Non è educato fare irruzione in casa altrui in questo modo." commentò l'essere, muovendosi in modo strano "Potevate almeno bussare."
Xehanort ed Eraqus erano stupiti dall'aspetto del loro bersaglio, a tal punto che il secondo abbassò la guardia.
"Quando mi hanno parlato del temuto Signore Oscuro, io mi aspettavo un essere imponente." osservò il ragazzo dai capelli neri, sforzandosi di non ridere "Invece è un folletto alto un metro e un francobollo sdraiato!"
L'essere ridacchiò in modo strano, mentre si avvicinava ai due ragazzi.
"Se fossi in te, ragazzino..." sibilò "Non giudicherei dalle apparenze. Che il tuo avversario sia grande o piccolo, alto o basso, largo o magro, è la quantità di magia dentro di noi che fa la differenza. Ora ti faccio una piccola dimostrazione."
Gli bastò aprire la mano che Eraqus, magicamente, venne scaraventato al muro, dopo aver eseguito un volo di tre metri, per poi cadere violentemente prono sul pavimento.
"Eraqus!" esclamò, preoccupato, Xehanort, soccorrendo l'amico "Stai bene?"
Il ragazzo dai capelli neri fece qualche lamento di dolore, mentre cercava di rialzarsi.
"Ti basta come dimostrazione che le dimensioni non contano quando ti metti contro una creatura magica?" domandò, minaccioso, l'essere.
Xehanort si mise davanti ad Eraqus, come per proteggerlo.
"Aspetta, Signore Oscuro! Non siamo qui per affrontarti, ma per parlare con te."
Il Signore Oscuro si mostrò interessato.
"Di solito, coloro che osano presentarsi al mio cospetto, lo fanno per chiedermi favori, se non vogliono uccidermi, ovvio." disse, senza smettere di sorridere malignamente e muoversi in modo strano "Oh, beh, se la vostra intenzione è quella di non uccidermi, tanto vale presentarsi come si deve..."
Si inchinò, allargando le braccia.
"Tremotino."
Eraqus riuscì a rialzarsi con l'aiuto dell'amico, che rispose al saluto.
"Piacere, noi siamo..."
"So perfettamente chi siete..." tagliò corto Tremotino, voltando loro le spalle per salire le scale "Xehanort ed Eraqus. Siete due apprendisti del Keyblade, un'arma davvero interessante ed intrigante, oserei dire. Tuttavia, non condividete lo stesso pensiero. Prego, seguitemi. Conosco un luogo più idoneo per... parlare."
I due ragazzi, stupiti, seguirono l'essere. Li condusse in un ampio salone, con un tavolo molto lungo e un filatoio nella parte opposta della porta. Fu proprio lì che Tremotino si mise a sedere.
"Come fai a sapere chi siamo?" domandò, incuriosito, Eraqus "E' la prima volta che veniamo nella Foresta Incantata."
"Oh, io so molte cose, mio caro." rispose Tremotino, mentre filava "Come so che voi due venite da un altro mondo. E ogni volta che viaggiate in un altro mondo non potete dire niente riguardo l'esistenza di altri mondi per non turbare l'ordine dei mondi e via discorrendo. Che cosa ridicola! E pensare che un giorno questa regola non sarà più necessaria..."
Eraqus si stupì di nuovo.
"Cosa...? Vuoi dire che l'ordine dei mondi sarà compromesso? E da chi?"
Tremotino si mise a ridere in modo strano.
Xehanort zittì l'amico.
"Eraqus, stiamo sviando dal vero motivo per cui siamo qui." fece notare, con aria seria "Senti, Tremotino, vogliamo parlarti e anche chiederti un consiglio su un argomento che spesso ci fa... come dire... litigare. Il mio amico Eraqus sostiene che la Luce tornerà a regnare nei mondi, come narra un'antica leggenda..."
"... mentre lui sostiene l'egemonia dell'Oscurità per chissà quale arcano motivo." tagliò corto il ragazzo dai capelli neri.
"Quello che vogliamo chiederti, Tremotino... quale delle due merita di prevalere?"
Tremotino interruppe il suo lavoro per un momento. Dopodiché, si alzò, osservando con attenzione Xehanort ed Eraqus, come se stesse leggendo dentro di loro.
"Avete dei cuori forti..." mormorò, serio, mettendo le sue mani sui cuori dei due ragazzi "Ed entrambi siete destinati alla grandezza... Ma siete ancora troppo giovani e come tali... troppo ciechi."
Le ultime frasi furono pronunciate con il tono acuto e ironico di poco prima.
Eraqus e Xehanort si guardarono l'un l'altro, confusi.
"Come sarebbe a dire "ciechi"?" domandò il primo.
Tremotino aveva di nuovo voltato loro le spalle, per tornare al filatoio.
"Troppo ciechi per rendervi conto... che la Luce e l'Oscurità sono complementari: l'una non può vivere senza l'altra. Nei mondi deve regnare il giusto equilibrio fra Luce e Oscurità." spiegò, gesticolando "Riflettete: quando è troppo buio e non vedete oltre il vostro naso, vi affidate alla luce per vedere dove state andando, e se la luce è troppo forte, gettate ombra sui vostri occhi per non rimanere accecati."
Entrambi i ragazzi rimasero delusi da tale risposta, ma anche affascinati.
"Vedete? La Luce e l'Oscurità si scontrano, ma si aiutano anche l'un l'altra, in certi casi. Nessun essere può essere di pura luce o di pura oscurità. Anche la persona più dolce del mondo può provare odio e invidia, e anche la persona più malvagia del mondo può provare amore. Strano che vi dica queste cose, vero? Vi aspettavate che dicessi che l'Oscurità deve prevalere?"
Sottovoce, Eraqus rispose, alludendo a Xehanort: "LUI se lo aspettava..."
"Invece no, miei cari..." continuò il Signore Oscuro, girando per la stanza "Per quanto gustosa possa essere l'Oscurità, nessuno ha mai avuto modo di abbandonarsi completamente ad essa, poiché c'è sempre qualcosa che ce lo impedisce: la famiglia, che vogliamo proteggere; le amicizie, che ci spingono a non dimenticare chi eravamo; la magia, che minaccia di vanificare i nostri progetti; e l'amore, che non si darà mai per vinto. Vedete, come l'Oscurità, anche la Luce è sempre dietro l'angolo."
Xehanort non disse una parola: era come affascinato dalle parole di Tremotino.
"Anche la Luce può portarci all'Oscurità?" domandò Eraqus.
L'essere fece spallucce, alzando, di poco, anche le braccia.
"Beh... chi lo sa?" disse, come se la questione non lo riguardasse. Poi si avvicinò al ragazzo, mettendogli, infine, una mano sotto il mento, fissandolo fisso negli occhi "Può capitare che, per troppo amore o troppa devozione, si finisca per fare le azioni e le scelte sbagliate. E tu lo scoprirai a tue spese, mio caro..."
Eraqus avvertì una sensazione sgradevole appena sentì la mano del Signore Oscuro toccargli il mento: era molto ruvida e piena di Oscurità. Lo sguardo stesso era oscuro, tale da incutergli timore. Ma tale sensazione era dovuta per le sue parole. Il suo cuore batteva a mille per la sorpresa.
"Io... mi avvicinerò all'Oscurità...?" si stupì.
Il sorriso di Tremotino fu la sua risposta.
Xehanort si intromise.
"Aspetta un attimo. Come può un essere oscuro come te parlare di equilibrio fra Luce e Oscurità?" domandò "Per caso... ciò che hai elencato prima sono le cause per le quali tu hai abbracciato l'oscurità?"
Il Signore Oscuro distaccò lo sguardo e la mano da Eraqus, per osservare Xehanort negli occhi gialli.
"Sei un ragazzino perspicace. Mi piaci." osservò, continuando a girare per la stanza "Sì, avevo un figlio, una volta. Minacciavano di portarmelo via, per una guerra. Quando sei padre fai l'impossibile per proteggere coloro che ami. Sono diventato il Signore Oscuro solo per proteggerlo. Ma poi l'ho perso. Stupidamente, per paura di perdere il mio nuovo potere, ho abbandonato mio figlio. Mi sono pentito subito di averlo fatto. Mi sto portando dentro questa agonia da anni. Nemmeno filare mi aiuta a distogliermi da questo ricordo."
Il tono era diventato triste e malinconico, mentre raccontava la sua storia.
"Eraqus... "
Sentendosi nominato, Eraqus sentì il suo stomaco gelare.
"Tu non diventerai padre, ma il sentimento che proverai per i tuoi tre allievi sarà lo stesso che io provavo per mio figlio." rivelò Tremotino, con sguardo serio "Non lasciare che la tua devozione alla Luce sovrasti l'affetto che proverai per loro, o le conseguenze saranno gravi. Io ho sofferto troppo con la perdita di mio figlio. Non raccomando a nessuno questa esperienza."
Il ragazzo dai capelli neri sorrise.
"Avrò tre allievi...?"
"Sì. E l'ultimo te lo porterà proprio il tuo amico."
Eraqus si voltò verso uno Xehanort sorpreso e sorrise in modo furbo.
"Allora, alla fine, farai qualcosa di utile per me..."
Xehanort fece una smorfia di disprezzo, simile ad una falsa risata.
"Xehanort ed io diventeremo mai maestri del Keyblade?" domandò, infine, Eraqus.
Tremotino ridacchiò di nuovo.
"Che gusto c'è a sapere in anticipo tutto ciò che avverrà? Non è meglio... scoprirlo da soli?"
"Ma allora, prima...!"
"Io ho parlato dell'affetto che proverai per i tuoi tre allievi, ma non ti ho detto i loro nomi o il loro sesso."
Il ragazzo dai capelli grigi si schiarì la voce, per attirare l'attenzione.
"Beh, penso che ora abbiamo ottenuto le risposte che cercavamo." disse "Scusa se ti abbiamo fatto perdere tempo, Signore Oscuro. Vieni, Eraqus."
"Sì, arrivo."
Tremotino sorrise di nuovo.
"Quanta fretta..." mormorò, prima di muovere la mano.
Il portone del salone si chiuse prima ancora che i due ragazzi potessero uscire.
"Ecco, lo sapevo che finiva così..." disse Eraqus, preoccupato.
Il Signore Oscuro si mise a sedere sulla sua sedia.
"Io non do mai niente per niente, miei cari..." sibilò "Tutto ha un prezzo, no? E io non riesco a stare senza accordi. Io vi ho risposto a due quesiti ora voi mi dovete fare due favori."
"Due quesiti?" si stupì Eraqus "Siamo venuti qui con una domanda!"
"All'inizio sì, ma poi ti ho predetto il futuro e il prezzo è aumentato."
Xehanort sospirò.
"D'accordo. Cosa desideri?" domandò.
"Solo due piccoli favori." spiegò Tremotino, gesticolando "Il primo: richiedo le vostre chiavi giganti."
Il ragazzo dai capelli neri scattò indietro.
"Cosa?! Non li avrai mai!"
L'amico fece un cenno con la mano, mantenendo la calma. Dopodiché, porse il suo Keyblade al Signore Oscuro. Non ebbe il tempo di studiarlo a fondo, che l'arma si illuminò, per tornare nelle mani di Xehanort.
"Una volta che il Keyblade ha scelto il suo possessore..." spiegò "Rimane legato a lui per tutta la vita. Questi sono i "Keyblade del cuore"."
A sentire la parola "cuore", Tremotino sorrise malignamente.
"Allora basterà strapparvi il cuore dal petto e distruggerlo, per impossessarmi dei vostri Keyblade."
Allarmati da tali parole, i due ragazzi si misero in posizione di combattimento.
Il Signore Oscuro non fu intimorito dai Keyblade.
"Era uno scherzo." disse, come se fosse stata una cosa del tutto normale "E voi due siete ancora troppo deboli per quello che avevo in mente. Quindi mi vedo costretto a cambiare la prima richiesta. Intanto vi chiedo la seconda: voi due potete viaggiare per i mondi, giusto? Vi chiedo... no, vi imploro di ritrovare mio figlio e riportarlo da me."
I due ragazzi rifletterono.
"Hai un'idea di dove potrebbe essere?" domandò Xehanort, serio.
"L'unica prova che avevo se n'è andata con lui." spiegò Tremotino "Però, se può aiutare, mi ha parlato di una terra senza magia, prima che lo abbandonassi."
"Come si chiama?" domandò Eraqus.
"Baelfire. Ma per tutti era Bae."
"E se ci rifiutassimo?"
Tremotino alzò di nuovo le spalle.
"Beh... Vi rinchiuderei a vita nelle mie prigioni, come "pagamento"."
Eraqus si fece pallido.
"Ok, andata."
"Qual'è la seconda richiesta?" tagliò corto Xehanort.
A quella domanda, Tremotino allungò la testa in avanti, sorridendo di nuovo malignamente, mostrando i denti gialli e quasi marci.
"Visto che non sono riuscito ad ottenerne uno dei vostri..." sibilò "Parlatemi della Guerra dei Keyblade."
I due ragazzi accontentarono la richiesta del Signore Oscuro, che ascoltò il tutto, continuando a sogghignare.
Dopodiché, fu il momento, per loro, di lasciare il Castello Oscuro.
Eraqus fu il primo a lasciare il salone, ma si fermò un attimo e rivolse un ultimo sguardo al Signore Oscuro.
"Non preoccuparti. Troveremo tuo figlio." assicurò, prima di scendere le scale.
Xehanort non lo seguì: restava immobile nel salone, dando le spalle a Tremotino. Sorrise in modo strano.
"Quindi, per cedere completamente all'Oscurità, bisogna rinunciare tutto ciò a cui teniamo... giusto?" teorizzò, prima di voltarsi.
Tremotino era proprio davanti a lui, a due centimetri di distanza. Vederlo all'improvviso fece scattare il ragazzo all'indietro, dallo spavento.
"Sei molto curioso, oltre che perspicace, Xehanort..." osservò, osservandolo con aria seria "La tua curiosità ti porterà molto lontano... ma sarà anche la tua rovina."
Il ragazzo assunse un'aria seria e preoccupata insieme.
"Come sarebbe a dire "la mia rovina"?" domandò "Cosa mi accadrà?"
Il Signore Oscuro fece un passo in avanti.
"Sembri davvero attratto dall'Oscurità... Lascia che ti dia un consiglio, ragazzo... Non importa quello che vuoi fare con l'Oscurità nelle tue mani, la magia ha sempre un prezzo. Ma se proprio vuoi diventare un maestro della magia oscura... devi essere pronto a tutto, sacrificare tutto ciò a cui tieni. Io posso aiutarti, se ti lascerai guidare da me. Ma non dimenticare che anche tu devi fare qualcosa per me. E ora, dimmi... quanto sei disposto ad andare, per raggiungere il tuo obiettivo?"
Xehanort strizzò gli occhi.
"Fino in fondo." rispose "Dimmi qual'è il prezzo da pagare."
Dopo aver riso in modo strano, Tremotino sussurrò la risposta all'orecchio del ragazzo, che sorrise in modo strano, dopo un'espressione stupita.
"Bene, abbiamo un accordo." disse quest'ultimo, allontanandosi da un sorridente Signore Oscuro.
"Xehanort!"
"Arrivo, Eraqus!"
Usciti dal Castello Oscuro e tornati nella Foresta Incantata, i due ragazzi ripresero a discutere.
"Beh, Xehanort, te lo devo." osservò Eraqus "Questo incontro è stato davvero proficuo."
"Però sorge un problema: come facciamo a dirlo al Maestro?"
Eraqus si bloccò, con il fiato sospeso.
"E' colpa tua, Xehanort!" brontolò "Se non ti fossi fermato a chiacchierare, a quest'ora avevamo completato la nostra missione! Diremo... che era troppo forte per noi e non ce l'abbiamo fatta."
"Una scusa più che valida, ma conviene lavorarci su..." commentò Xehanort, osservando il Castello Oscuro fra le fronde degli alberi.
"Direi che l'unico modo per riscattarci è trovare il figlio di Tremotino." concluse.
"Spero solo di trovarlo subito."


Xehanort ed Eraqus ritrovarono Baelfire, aiutandolo a scappare dall'Isola Che Non C'è con l'aiuto dei loro Keyblade, sfuggendo, così, dal sortilegio di suo nonno, il primo Peter Pan. Tuttavia, Baelfire non voleva tornare dal padre, provando rancore nei suoi confronti e chiese ai due portatori del Keyblade di lasciarlo nel primo mondo che trovavano. I due ragazzi rimasero stupiti, ma una volta scoperta la vera storia di Tremotino e di come abbia abbandonato il figlio, decisero di accontentarlo. Per quanto riguarda Xehanort e il suo accordo con Tremotino... nessuno seppe cosa aveva promesso al Signore Oscuro, una volta deciso di abbracciare completamente l'Oscurità.

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(Premetto che la parte in corsivo riferita a Peter Pan me la sono inventata io, nel senso che in OUAT non c'è mai stato un primo o secondo Peter Pan; c'è sempre stato il Peter Pan cattivo.
Però, cavolo, dopo tanto tempo ce l'ho fatta a completarla 'sta storia! Anf!)

Edited by Lady I.H.V.E. Byron - 6/3/2016, 13:13
 
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Cecchino

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AVVERTENZE: Sequel delle mie Drabbles su Xigbar delle "Drabbles of Infamy". Non ce la facevo ad attendere di scrivere la storia completa sulla vita di Braig.
La vicenda si svolge durante gli eventi di KH3D, tra quando Sora vince contro Xedbnas, Xenemnas, Xemsas... QUELLO LI', INSOMMA! e il salvataggio di Riku, e una probabile teoria sul finale di KH3D.


Braig's Pray





La Sala Circolare.
La sala dei tredici troni.
Il luogo in cui l'intera OrganizzazioneXIII si riunisce.
Solo un ragazzo vestito di rosso sedeva su un trono ancora in basso.
Sembrava assopita, con la testa bruna inclinata verso il basso.
Un'altra persona entrò nella stanza, vestita con un cappotto nero che metteva in risalto il fisico snello e asciutto e dai lunghi capelli grigi e neri raccolti con un codino, l'occhio destro con una benda e una cicatrice sulla guancia sinistra.
Appena vide il ragazzo strinse il pugno e si morse il labbro inferiore.
"E' una follia..." pensò "Ma non ho altra scelta."
Dopodiché fece un respiro profondo e si avvicinò al ragazzo, abbassandosi fino a raggiungere il suo orecchio.
-Ehi, Sora...- cominciò, con una punta di ironia e imbarazzo insieme nel suo tono -Mi rendo conto che sono una delle ultime persone che vorresti vedere o tantomeno che vorresti aiutare, ma volevo dirti una cosa, ora che non ci sono gli altri. Le cose che ti ho detto prima... non le pensavo sul serio... o forse sì. Ma non è questo il punto. Il vero punto è che l'OrganizzazioneXIII ha mio figlio, per questo sono costretto a fare tutto quello che mi dice Maestro Xehanort. Eh...! Non te lo aspettavi che uno come me avesse un figlio, vero? La cosa ha stupito persino me, quando l'ho scoperto. Anche se nato da genitori malvagi, lui è un angelo sulla terra. Solo un'altra persona per me importante era così, ma l'ho persa anni fa.
Se ti chiedi perché ho tradito i miei compagni e perché ho accettato di diventare metà Xehanort era per riportare in vita quella persona, ma tutto è cambiato da quando ho incontrato mio figlio. Mio figlio, in qualche modo, ha riempito il vuoto del mio cuore, persino da Nessuno. I giorni passati con lui sono stati i più belli della mia vita e "non-vita", che riperei per l'eternità. E questo gli altri lo sanno molto bene; minacciano costantemente di ucciderlo, se oso disobbedire a Xehanort, e questo non posso permetterlo. Quando ho scoperto che lui era prigioniero, speravo che fosse qui, invece "Ansem" lo ha portato in un altro mondo, e temo che sia un mondo del sogno, per evitare che scappassi con lui. Io non posso fare niente, per questo devo per forza rivolgermi a te. Quando sei padre fai l'impensabile per tenere i tuoi figli al sicuro, persino chiedere aiuto ad un nemico. Ascolta, non mi interessa cosa pensi di me o cosa vorresti farmi una volta sveglio, ma, ti prego, salva mio figlio! Lui è innocente. Si chiama Carlos, circa tuo coetaneo, capelli biondo platino, occhi marroni e volto pieno di lentiggini. Non avrai difficoltà a riconoscerlo: quelli che lo hanno visto dicevano che mi somigliava molto. Forse i Dream Eater sanno dove si trova.-
Pronunciò le ultime frasi velocemente, come se temesse di essere sorpreso dai compagni.
Infatti, scomparve frettolosamente in un Corridoio Oscuro, lasciando Sora da solo.
Il ragazzo, sebbene assopito, aveva ascoltato attentamente il discorso dell'uomo: una lacrima, invero, comparve da un occhio, scendendo sulla guancia, mentre un pensiero involontario sembrava girare in circolo nella sua mente.
"Non temere, Xigbar, troverò tuo figlio!"
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Drabbles of Infamy di Xigbar e Carlos:
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Cecchino

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Prima fanfic su Star Wars! Temo che Li-Lis e Whitey mi lincieranno per quanto ho scritto... O.O'

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3458671&i=1
 
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Piccolo prologo su un crossover fra Dragon Age II e Kingdom Hearts che vorrei fare in collaborazione con un mio amico reale (il condizionale è dovuto al fatto che... devo ancora proporglielo: in caso contrario dovrò fare di nuovo da sola...): l'ispirazione è partita da una risposta di Val a un mio commento al primo video segreto del suo ultimo video
l'assenza di emozioni, sapete?

e mi è tornato in mente un particolare della saga di Dragon Age, quasi simile ad un altro elemento (che poi non esiste) di Kingdom Hearts, che poi noterete.


No Emotions, no Heart - Promo





Era calata la notte, nella città di Kirkwall.
La guardia cittadina pattugliava le strade della Città Superiore e della Città Inferiore, per sgomberarle dai banditi.
Anche alla Forca i lumi erano spenti.
Tutti tranne quelli presenti nella stanza della comandantessa Meredith.
Era seduta dietro la sua scrivania, intenta a conversare con un giovane di quasi trent'anni, dall'aria fiera, pelle scura, capelli grigi e un lungo cappotto nero.
-Rituale della Calma, avete detto?- disse, con voce molto profonda e uno sguardo quasi interessato.
-Esatto, serah Xemnas...- rispose la donna, con un cenno della testa -E' l'unico modo che conosciamo per tenere a bada i maghi che... beh... si spingono oltre. In tal modo non fanno più uso della magia del sangue.-
-Ma al tempo stesso li priva dei sogni e delle emozioni...- tagliò corto Xemnas.
Meredith sospirò, scosse la testa e si toccò la fronte.
-Sempre meglio che ricorrere al Diritto di Annullamento...- mormorò -Mi si spezza il cuore doverlo fare, ma devo fare il possibile per proteggere la mia città, anche sacrificare delle vite, se necessario...-
Un sorriso malefico si stampò sulle labbra dell'uomo.
"Perfetto... non sarà complicato manovrare questa fanatica..." pensò.
-Non dovete sentirvi in colpa, comandantessa Meredith...- disse, cercando di sollevarle il morale -State facendo solo il vostro dovere e vi ammiro per la vostra determinazione nel voler difendere la vostra città. Persone come voi sono molto rare, di questi tempi. Molte persone si arrenderebbero e accetterebbero passivamente la situazione cui vanno incontro.-
A sentire tali parole, la comandantessa sollevò solo un angolo della bocca, accennando un sorriso, come ringraziamento.
-Ma questo Rituale della Calma...- riprese Xemnas, incrociando le mani -Sembra molto interessante. Come si svolge questo rituale?-
-Mi dispiace, serah Xemnas, ma non sono tenuta a rivelarlo. E' confidenziale.-
L'uomo storse la bocca, deluso da tale risposta. Ma non poteva ancora lasciare la città: doveva solo attendere, per voltare la situazione a suo vantaggio.
-Continuiamo, piuttosto, il discorso che avete iniziato voi...- riprese la donna, rilassandosi sulla propria sedia -Mi avete detto che voi, nonostante il vostro aspetto, non siete proprio un essere umano, giusto? Siete... un Nessuno, giusto?-
-Esatto.-
-Perché proprio "Nessuno"?-
-Mia cara comandantessa, il senso di tale parola forse vi sfugge? Ci chiamiamo Nessuno, perché non dovremo nemmeno esistere. Siamo solo gusci vuoti che derivano dal corpo di una persona che ha perduto il proprio cuore. Quei cuori diventano Heartless, l'incarnazione dei nostri istinti, delle nostre emozioni. Ciò che si lasciano dietro altro non è che un mero guscio dotato solo di ragione, e senza alcun sentimento: un Nessuno, appunto.-
La comandantessa, nonostante la frase iniziale provocatoria, fu molto interessata dalla spiegazione di Xemnas.
-Ciò non vi rende così differenti da una persona sotto l'influenza della Calma...- notò.
-Però c'è un problema.- aggiunse l'uomo, alzando una mano, come per dire alla donna di tacere -Anche se un corpo è privato di un cuore, l'influenza di quest'ultimo è troppo forte per svanire del tutto. E' vero, siamo esseri senza cuore, ma abbiamo una specie di essenza del cuore che ci fa provare ugualmente dei sentimenti. Ciò che temo, è che i miei sottoposti lo vengano a sapere e si ribellino contro di me. E so anche che alcuni sospettano qualcosa, su loro stessi, ma soprattutto sulle mie parole. Per questo mi sono dedicato alla ricerca di un mondo che potesse risolvere questo problema. E ho trovato Kirkwall, i templari e gli adepti della Calma.-
-E dire che la prima volta che mi avete rivolto la parola vi avevo preso per pazzo, serah Xemnas...- commentò Meredith, accennando una risata -Dirmi che siete un membro di un'Organizzazione che viaggia per i mondi...-
-Ad ogni modo...- tagliò corto Xemnas -Non sono venuto da voi per parlare del nostro primo incontro, ma per fare un accordo e credo che gioverà ad entrambi.-
La donna assunse uno sguardo interessato.
-Un accordo?-
-Voi temete i maghi, non è così? Ebbene, io posso aiutarvi. Se voi mi rivelerete i segreti sul Rituale della Calma, io vi aiuterò a liberare Kirkwall dalla minaccia dei maghi.-
La comandantessa templare fu stupita da tale accordo. Per un attimo, il suo cuore smise di battere dall'emozione. Il suo sogno si sarebbe realizzato.
-E... e come farete?- balbettò, emozionata.
-I miei compagni ed io li tramuteremo tutti in Heartless e Nessuno, che poi passeranno al nostro comando. In tal modo, non alzerete polemiche della città su altri maghi sotto l'influenza della Calma e non sarete costretta a ricorrere al Diritto di Annullamento.-
-Ma la gente di Kirkwall, in particolare le famiglie, sospetteranno qualcosa a proposito della misteriosa scomparsa dei maghi, e io sarei la prima sospettata.-
-State tranquilla. Voi ne uscirete pulita. Come possono sospettare di voi, quando saranno occupati a sospettare su dei forestieri?-
-Cioè voi e i vostri compagni?-
-Esatto, comandantessa.-
La donna apparve pensierosa e dubbiosa.
-Qualcosa non va?-
-Sto solo pensando. In quest'ultimi anni, una famiglia di profughi fereldiani ha sempre combattuto contro i pericoli che hanno assediato Kirkwall, così acquisendo la fama cui stanno tutti godendo. Si tratta di quattro fratelli, gli Hawke. Garret, il maggiore, si è fatto strada nella politica, nonostante la sua natura di mago, prima di combattere contro il capo dei qunari, divenendo, così, il Campione di Kirkwall insieme alla sorella gemella, Marian, che, in un modo o nell'altro, ha salvato la sua famiglia dalla miseria, prima lavorando per il Ferro Vermiglio e poi partecipando alla Spedizione per le Vie Profonde insieme alla sorella minore, Bethany, anche lei maga, che poi si è scoperto essere divenuta un Custode Grigio, probabilmente la stessa sorte che sarebbe capitata al gemello, uno dei miei templari, Ser Carver, se avesse partecipato anche lui, un ragazzo invidioso dei fratelli maggiori, ma sembra ancora tenere a loro. Se sospettassero qualcosa nei miei confronti, o peggio, se scoprissero il nostro piano e ci ostacolassero, rivolteranno l'intera città contro di me!-
Xemnas si mise a riflettere.
-Allora si alzano i costi...- mormorò -D'accordo, provvederò anche per gli Hawke, se voi fate qualcosa per me.-
-Vi sto ascoltando.-
-Se tramuteremo in Heartless e Nessuno tutti i maghi di Kirkwall, avrete un altro forestiero nella vostra città: è un ragazzino di quasi quindici anni, di nome Sora, armato di una chiave gigante, l'unica arma in grado di eliminare gli Heartless e Nessuno. Sarà sicuramente accompagnato da un papero e un cane giganti.-
-Un papero e un cane?-
-Sì, mi rendo conto che suona strano. Ma la cosa altrettanto strana è che il papero è un mago.-
-Volete che mi concentri sul papero, quindi?-
-Sì. Rendetelo un adepto della Calma e poi ponetelo come esca per Sora. Ditegli che se farà tutto quello che gli ordinate, potrete curare il suo amico dalla Calma. Vedrete che accetterà senza indugi. Lui tiene molto ai suoi amici.-
-Aspettate...! U-una cura?! Ma non esistono cure per la Calma!- ribatté Meredith, confusa.
-Appunto...- rispose Xemnas, sorridendo malignamente -E ho pensato a qualcosa di simile per i fratelli Hawke maghi... tramutati in Heartless e Nessuno, ovviamente...-
-Dove volete arrivare...?-
-Prima mi avete detto che uno dei templari al vostro comando è il minore degli Hawke. E da come me lo avete descritto, nonostante tutto, sembra tenere alla sua famiglia... Perché non sfruttarlo a nostro vantaggio...?-
Dopodiché, porse una mano alla donna.
-Allora, cosa ne dite, comandantessa Meredith? La pace per Kirkwall per i segreti del Rituale della Calma?-
Anche Meredith sorrise malignamente e strinse la mano di Xemnas.
-Accetto.-
-Bene, abbiamo un accordo...-
Pronunciate tali parole, Xemnas si coprì il volto con il cappuccio e aprì un varco oscuro, proprio davanti agli occhi della donna.
-Aspettate un attimo!- esclamò lei -Solo un'ultima cosa: come si fa a rendere una persona un Heartless?-
Xemnas, dal cappuccio sorrise in modo strano.
-Mi dispiace, lady Meredith, ma non sono tenuto a rivelarlo. E' confidenziale.-

Edited by I.H.V.E. - 17/1/2017, 11:54
 
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Cecchino

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GENERE: dialogico, crossover (ma prima ditemi se avete riconosciuto l'altro, prima di leggere fino in fondo...)


Dialogo tra un assassino e un poeta





-Tu chi sei?-
-Io? Altro non sono che uno spirito che vanamente vaga in questa Oscurità.-
-Uno spirito? Uno vero? Oh, no! Cosa faccio? Io non so come comportarmi con gli spiriti!-
-Siamo in due, ragazzino. Io non so come comportarmi coi vivi, e non ho mai saputo farlo, nemmeno da vivo.-
-Quindi sei davvero morto?-
-Da tempo immemore. E tu chi sei, che vaghi con tanta tristezza in questo luogo funesto?-
-Non lo so, esattamente. Non so se sono un umano, un'Arma che cammina o un Kishin. So solo di chiamarmi Crona.-
-Nella tua mente alberga il caos, Crona, lo percepisco. Sei confuso, disperso e non sai dove andare. Buffo... sembra quasi di rivedere me.-
-Ci sono stati altri come me? Anche tu hai un mostro che ti spunta dalla schiena?-
-Mostro? Se è della mia gobba che stai parlando, sì, può essere considerata un mostro.-
-E' davvero grande. Come fai a viverci? Io non saprei come comportarmi...-
-Invero, mio caro ragazzino, io stesso non ho mai saputo come trattare con questo mio "mostro". Tutto quello che ho fatto è solo sopravvivere con essa, sebbene mai la abbia riconosciuta come parte di me.-
-Io a stento ci sopravvivo, con il mio mostro. Ogni giorno mi tormenta, mi maltratta, mi fa esasperare.-
-Dicono che il male peggiore è quello che ci portiamo dentro. Ma, ahimè, siamo costantemente circondati dal male. Fuori, pieno di persone che non accettano coloro che sono diversi dalla massa, e dentro, che combattiamo contro i nostri stessi demoni.-
-Più volte ho provato a ribellarmi contro l'entità che abita dentro di me, ma sono così debole! E lui ripete ciò che mi ha sempre fatto, con più violenza di prima, come punizione.-
-I demoni dentro di noi sono sempre i più ardui da sconfiggere.-
-Ormai lui ed io siamo una cosa sola. Mia madre mi ha legato a lui e a lui ora appartengo, come un pupazzo maltrattato dal suo padrone.-
-Come può una madre legare il proprio figlio con una creatura inesistente?-
-Le servivo per i suoi scopi. Mi ha reso un misero esperimento di laboratorio, insegnandomi solo ad uccidere, trasformandomi in un'arma da distruzione di massa. Se mi ribellavo, mi rinchiudeva in una stanza e mi lasciava a digiuno per giorni.-
-Nemmeno mia madre si è spinta a tanto, nonostante la sua freddezza... Povero bimbo...-
-Mi faceva sempre leggere un solo libro, una semplice storia su come uccidere le persone. Ci sono io che non riesco a comprendere gli altri, e intorno a me ci sono le persone. Vengono raffigurate come cose che devono essere uccise da me. Per mia madre, io dovevo uccidere le persone e prendere le loro anime. Una marionetta assassina.-
-Ti comprendo, piccolo. Anche mio padre e mia madre avevano già prescritto il mio futuro: la mia felicità doveva essere solo nello studio, e ciò che mi attendeva era una misera vita da ecclesiaste. Ma io mai lo accettai, per quanto mi piacesse studiare. E' stato conoscere un altro letterato che mi ha dato la spinta a lasciare il luogo dove vivevo e aprirmi a nuovi orizzonti, scappando dalla mia prigione fatta di libri.-
-Almeno tu non venivi lasciato digiuno e non venivi picchiato.-
-E' vero. Abitavo in una condizione peggiore: continuamente sorvegliato dai miei genitori, senza un attimo di respiro. Mio padre gli occhi e mia madre le orecchie. Le ferite spirituali sono quello più complicate da guarire, Crona, proprio perché non puoi vederle.-
-Allora ho anche ferite spirituali, oltre a portare i segni di quelle fisiche. A causa di queste ferite, non ho mai stabilito un buon contatto con le altre persone. Non almeno fino a quando non ho incontrato coloro che, per la prima volta, mi hanno accettato. E io, codardo come sono, li ho abbandonati per completare il sogno di mia madre.-
-Hai avuto degli amici, quindi?-
-Sì. Tutti stravaganti, ma sentivo che mi volevano bene; una ragazza, in particolare. Un'amante dei libri come te, uomo gobba. E' sempre stata gentile e premurosa con me, nonostante il male che ho fatto ad una persona a lei cara. E' stata l'unica a comprendermi e ad accettarmi per quello che ero.-
-Avevo anch'io un amico come lei. Uno che si sentiva onorato, diceva, di prendersi cura di uno come me.-
-Che tipo di amici avevi?-
-Pochi, ma solo due hanno significato molto per me. Sono stato un uomo solitario in vita, come te; questo mi ha reso un ingenuo, tale da fare persino amicizie sbagliate, degli approfittatori che sanno riconoscere una persona debole e sanno che ad ogni richiesta la risposta che otterranno non sarà mai un "no".-
-Chi si approfitta dell'ingenuità altrui è un mostro.-
-E' vero. Quelli come noi vivono in mezzo ad ipocriti, malfattori, egoisti. Ma dimmi, Crona, la ragazza di cui hai parlato poco fa... lei si è mai approfittata di te?-
-No, anzi. Mi ha sempre difeso.-
-E gli altri tuoi amici?-
-Nemmeno loro si sognavano di farlo.-
-Allora ascolta le mie parole. L'uomo, nonostante il male cui è costantemente circondato, non è adatto a vivere solo. Un ragazzo come te ha bisogno dell'affetto dei suoi amici. Io stesso sono cresciuto solo, ma sapevo cosa fosse l'amicizia e vivere con persone che ti comprendono. Purtroppo, io sono morto, come le persone a me care. Tu sei ancora vivo, Crona. Torna dai tuoi amici e riprendi la tua sincera amicizia con loro.-
-E tu?-
-Io resterò qui. A vagare eternamente in questo sentiero oscuro.-
-Ancora non mi hai detto il tuo nome, uomo gobba.-
-Il mio nome...? Un tempo fui poeta. Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi mi chiamavo. Ora non sono che la misera ombra dell'uomo che fui.-
 
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view post Posted on 26/2/2017, 00:23
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Cecchino

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Signore e signori Nobodies, ecco a voi il progetto "Under The Same Sky II" (il titolo non è un granché, lo so, ma non mi è venuto in mente altro... se qualcuno ha qualche proposta per il titolo me lo dica); la struttura è simile a quella del contest di quest'anno, come il tema trattato, ma i personaggi sono un tantinello differenti... non so come altro spiegarlo; la cosa migliore da fare in questi casi è fare una dimostrazione.
Le coppie scelte sono 10, ma non vi dirò i nomi: scopritelo da voi! E per le parole... sono andata nello stesso sito dove Lis e White scelgono le parole.
Ispirazione tratta dalla mia 25a Drabble, che metterò alla fine, forse.
Spero vi piaccia.
P.S.: le metterò anche su EFP e su Wattpad, domani... E vi avverto che sono tutte mezze Out Of Character, quindi... meglio fermarmi o risulto offensiva...


Pagliaio





Quando una persona sta sfuggendo da un pericolo, qualsiasi nascondiglio poteva andar bene per celare le proprie tracce.
Due uomini, di circa dieci anni di differenza tra di loro, stavano correndo su un sentiero sterrato di campagna, voltandosi continuamente indietro.
Si fermarono all’improvviso, alla ricerca di una strada su cui proseguire.
Si giravano intorno con ansia.
-Cosa facciamo adesso?- domandò il più giovane –Dove andiamo?-
Il più anziano si sentiva perso, come l’amico, ma non trovò le parole per esprimere il suo disagio.
Improvvisamente, un miracolo: un pagliaio, fuori dalla strada, ma altrettanto vicino ad essa.
Meglio laggiù che continuare a correre senza una meta precisa.
-Laggiù! Seguimi!- avvertì, attirando l’attenzione dell’altro, che lo seguì, correndo, di nuovo.
Raggiunsero il luogo ormai stremati e ansimanti dalla corsa.
Il pagliaio era molto grande: avevano molti luoghi in cui nascondersi.
-Non potete sfuggirci!- udirono in lontananza.
I due uomini sentirono i loro stomaci sobbalzare.
-Ci hanno visti…!- disse il più giovane, preoccupato.
-Presto! Qui dentro!- intimò l’altro, indicando un mucchio di paglia, in cui si nascosero.
Per fortuna, era abbastanza grande per entrambi.
Altri tre uomini entrarono nel fienile. Due erano armati di fioretto.
-Sappiamo che siete qui.- disse il terzo; dagli abiti che portava, sembrava un banchiere –E sappiamo che non potete nascondervi per sempre. Avete avuto una bella faccia tosta a parlarmi in quel modo, sapete? Ma chi vi credete di essere, in fondo? Siete solo degli scribacchini! Non riuscite a fare niente nella vita, quindi vi siete ridotti a scarabocchiare come dei bambini…-
Quelle parole erano velenose per i due fuggitivi, ma si trattennero entrambi dall’uscire allo scoperto per protestare.
Non avevano altro che piccoli coltelli con loro: non potevano battersi con i due armati di fioretto, che stavano continuando a setacciare il pagliaio, ogni tanto “pugnalando” delle balle di fieno, per scoprire se i due fuggitivi si stessero nascondendo in una di esse.
I due uomini si guardarono l’un l’altro, terrorizzati: se fossero giunti anche dove si trovavano, li avrebbero stanati, se non direttamente uccisi.
E il peggio era che non si limitavano semplicemente a toccare la paglia con le loro spade, ma andavano proprio a fondo, come se stessero dando il colpo di grazia ad un avversario morente.
Infatti, i loro timori si rivelarono fondati: una delle due guardie, infatti, si era già voltata verso la loro balla di fieno.
I due fuggitivi stavano sudando freddo: in quel momento non sapevano quale fosse la soluzione peggiore se la prigione o la morte, se uscire allo scoperto o restare nascosti.
Era ormai questione di secondi.
I fioretti affondarono nel fieno.
Niente.
Non c’era nessuno all’interno.
Il banchiere fece un sospiro, molto simile ad un ruggito.
Con un cenno richiamò le guardie, che obbedirono senza indugi.
-Non finisce qui, maledetti scribacchini…- borbottò, uscendo.
Spesso la paura immobilizza le persone; ai due uomini, invece, aveva come messo le ali ai piedi: poco prima che i fioretti affondassero nel fieno, erano riusciti ad uscire, senza farsi vedere né dalle guardie né dal banchiere, nascondendosi dietro il portone del pagliaio.
Infatti, esso venne chiuso, all’uscita dei tre inseguitori, mostrando i due fuggitivi letteralmente attaccati al muro dell’edificio, per poi tirare un sospiro di sollievo.
Il più anziano si concesse persino di sdraiarsi sulla balla di fieno che poco prima avevano usato come nascondiglio.
-Io mi chiedo, Giovanni, come fai a cacciarti sempre nei guai…- si lamentò -E con gente del genere, poi!-
-Eh, Francesco…- sospirò l’altro, scuotendo il cappello dalla paglia –Questa, purtroppo, è la triste vita del mercante…-
 
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view post Posted on 26/2/2017, 00:43
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Avrei scommesso che erano i fratelli Grimm all'inizio, ma così mi prendi pienamente impreparato sull'argomento.
 
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I Grimm erano fratelli. Il tema è sempre sull'amicizia...
 
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Qualcuno me la spiega questa cosa per cui i fratelli non possono essere amici? Essere fratelli o sorelle non sottintende un rapporto a parte: possono essere amici, semplici conoscenti, o addirittura nemici. Mica è detto che siano una categoria a parte.
 
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Non ho detto questo... U_U
 
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