Contest di Scrittura Annuale: The World Ends With You

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Micia-kun
view post Posted on 20/10/2012, 22:11




Finalmente, con un bel po' di ritardo, ecco a voi il capitolo 7 ^_^
Avviso: ho messo una citazione di Piton XD e quasi dimenticavo, sul capitolo precedente ce n'è una di Narnia! :)



Verità Nascoste



Pam era seduto sul letto a fianco a Vega e le teneva la mano.
In poche ore aveva perso il padre e la sua migliore amica, una triste realtà che non avrebbe mai augurato nemmeno al suo peggior nemico.

Ki: E’ di fondamentale importanza che restiamo uniti d’ora in avanti; se Turōki ha veramente ottenuto i poteri della mia cara cugina, sarà meglio non farci cogliere soli e indifesi.
Ho già dato ordine a Yorg di imbastire la biblioteca in modo da consentirci di dormire lì dentro.
I: Ma non possiamo restare qui. Turōki ci troverebbe subito!
B: Il ragazzo ha ragione, dobbiamo lasciare questo mondo
L: Ma non possiamo nemmeno recarci nei nostri regni, li metteremo inevitabilmente in grave pericolo, sia da parte di quel mostro traditore che da parte di ME.
P: Come si chiamava quel mondo lontano e dimenticato da Dio, dove Dēvan minacciava sempre di mandarci, se non avessimo adempiuto ai nostri doveri?
S: Parli di Metamoor? Spero che tu non abbia seriamente intenzione di andarci
P: E invece è proprio quello che intendo fare; ripararci dall’Oscurità nel mondo più tetro e cupo che ci sia.

Metamoor mille anni prima era stato il primo mondo attaccato dall’Angelo della Morte.
Strano a dirsi, perché era proprio la sua terra d’origine.
Da quell’evento Metamoor non è più stata la stessa, non è più stata baciata dal sole, né benedetta dalle piogge, né illuminata dai flebili raggi della luna.
I suoi abitanti sono diventati un tutt’uno col loro mondo, assumendo sembianze terrificanti e nutrendosi di ciò che trovavano.
Nessun Re è più stato nominato dopo l’Angelo, vivevano alla giornata, facendosi giustizia da soli e governandosi a modo loro.

Ki: L’idea di Pamword mi piace. Partiremo oggi stesso.
P: E cosa facciamo con Vega? Non possiamo lasciarla così!
Ki: Non mi sembra né il momento né il luogo adatto per parlare di sepolture; già abbiamo perso tempo notevole per quella di Sindar.

L’avevano infatti seppellito in maniera veloce e semplice alla Baia Sabbiosa, il punto di Ulakam dove più si manifesta la forza della Natura.
A Ian e Pam era sembrato il luogo adatto dove far riposare un uomo come Sindar, e così era stato fatto.

B: Beh allora potremmo dividerci, io resto qui con Ian e Pam, mentre cercano di fare qualcosa; tu vai con Kairi, Shedar e Lâki e cominciate i preparativi per la partenza.
Ka: Per me va bene, bisognerà anche chiedere a Yorg di far preparare il Vascello Scarlatto.
Ki: E sia. Voi tre venite con me. Belfire … avete un’ora. Poi andremo con, o senza di voi.

E così dicendo lasciarono la stanza.

B: Che vergogna. E pensare che Vega sarebbe morta per lui; se vedesse com’è impassibile alla sua morte ora, cambierebbe idea sul conto di quel Kinha.
I: Non dire così Belfire, è solo uomo freddo. Scommetto che in realtà sta soffrendo tanto quanto noi. Pam, seriamente, cos’hai intenzione di fare con lei?
P: Non lo so Ian, non lo so; vorrei avere il potere di riportare in vita le persone.
B: Questo non è dato neanche agli dèi ragazzo.
P: Sì, è solo che …
I: … vorresti restare da solo
P: Sì
B: Va bene, ma noi restiamo qua fuori dalla porta, se succede qualcosa … urla!

Belfire e Ian uscirono chiudendo la porta.
Pam strinse Vega tra le sue braccia in lacrime; cos’avrebbe dato per cambiare il passato: le ultime parole che le aveva detto erano cattiverie che non pensava, voleva solo farla arrabbiare perché provasse quello che provava anche lui ad essere offeso in continuazione.
Con una mano le scostò i capelli dal viso, era così pallida e non aveva un’espressione serena, ma di dolore e tristezza.

P: Vega, riesci a sentirmi? Perché se è così, sappi che mi dispiace per ciò che ti ho detto, non è vero che ti trovo arrogante e viziata, né tantomeno prepotente, la verità è che-

E se potesse davvero sentire quello che avveniva intorno a lei?
No … impossibile. La sua anima era lontana ora. Sigillata dentro un piccolo ciondolo a forma di clessidra.
Era così bello, che quando Turōki glielo regalò, era impossibile rifiutarlo.
Così come quello donato a Seaven, rappresentava un sole interamente d’oro con intagli così complessi e dettagliati da stupire anche il migliore degli artigiani.
I suoi medaglioni maledetti fanno leva sull’avarizia e sull’ingenuità delle persone, che vedendosi regalare un oggetto di tale splendore e valore, lo prendono senza chiedersi il perché di tale atto, né tantomeno sospettano di quel gioiello.

Turōki era un ottimo alchimista e chissà con quali pozioni o incantesimi aveva maledetto quei diciassette medaglioni.
Perfetti, le sue formule erano impeccabili come sempre; per tutti questi anni erano stati usati senza scrupoli ed erano tornati a lui carichi del potere altrui.
Finalmente quest’oggi era rientrato anche l’ultimo.
Con un sorriso sinistro, Turōki lo prese e lo indossò con una solennità infinita.
Subito curioso di testare le sue nuove capacità, cercò di scagliare una potente magia contro quel servitore inetto che aveva sbagliato le pietanze da portargli per pranzo.
Con estremo dispiacere notò che non era cambiato nulla.

Z: Qualcosa non va?

Zianna era una giovane servitrice, da poco al suo servizio.

T: Dannazione …
Z: Maestà?
T: Vedi, ho commesso un errore madornale.

E mentre Turōki cercava di rimediare al misfatto, qualcosa accadeva nel medaglione.
L’anima di Vega viveva ancora, era debole, ma era viva.
E proprio quando era ormai giunta al limite della disperazione, giunse dall’alto una luce.

V: C-Chi sei tu?
C: Io? Io sono Clyssa, mia cara.
V: Clyssa? Non ho mai sentito il tuo nome prima d’ora
C: Già, è andato dimenticato molto tempo fa; sono la seconda figlia di Gòra, colei che ricevette il dono dell’intelligenza, come narra la leggenda.
V: Io, n-non ci posso credere! Sei davvero tu?
Oh, quand’ero piccola ho cercato per così tanto tempo di scoprire di più su di te e l’altra sorella di mio padre Corin! Ma perché ti manifesti così, ora?
C: Oh Vega, io sono sempre stata nel tuo cuore; sono la tua buona stella. Per tutti questi anni ti ho protetto e ho vegliato su di te, ma ora la situazione è molto grave ed è stato necessario il mio diretto intervento.

L’anima di Clyssa aveva le sembianze di una giovane donna di meravigliosa bellezza: emanava una tiepida luce bianco-azzurra e stava in piedi davanti a Vega, sorridendole dolcemente; quest’ultima invece era in lacrime, in ginocchio aggrappata alla lunga gonna di Clyssa, come i bambini impauriti si tengono sulla sottana della propria madre per ricevere conforto e sicurezza.

V: Ti prego aiutami! Turōki, lui, lui ha-
C: Lo so, lo so, stai tranquilla ora. Ma devo raccontarti una storia prima
V: Una storia?
C: Hai detto che per lungo tempo hai cercato di sapere di più su di me e mia sorella Lanaya, ora intendo raccontarti la nostra vera vita.
V: Vera?
C: Purtroppo sì, ci sono delle … verità nascoste che mai avresti immaginato.

Il volto di Vega sembrava aver perso la speranza che quella visita le aveva ridonato, cos’avrebbe mai potuto esserci di tanto terribile sul conto della sua famiglia?

C: Cominciamo da quella più grande: Gòra non è Dio, non lo è mai stato.

Se l’anima avesse un cuore, quello di Vega si sarebbe spezzato. Davvero non lo avrebbe mai immaginato, tutto, ma questo no.

C: Gòra era un mostro, come lo era l’Angelo della Morte. Il suo aspetto era spaventoso e le sue fauci ricordavano più un demonio che un dio.
Nella guerra dell’Anello non ha fatto riappacificare i due sovrani, ma al contrario è stato colui che ha incentivato la guerra tra i due Continenti. Era molto potente, questo è vero; ma non deteneva poteri divini, ma nati dall’Oscurità più tetra.
Un giorno decise di unirsi ad una donna e da quest’unione siamo nati noi. Io purtroppo sono morta nel fiore degli anni, uccisa da Corin.
Lui e nostra sorella erano gelosi delle attenzioni che mia madre mi riservava, in quanto ero tra i tre la più dotata di beltà, dolcezza e intelligenza.
Di comune accordo mi soffocarono una notte, quando avevo solo vent’anni.
Da quel momento cominciarono la distruzione e la paura seminate da Corin e Lanaya: secoli di soprusi e ingiustizie.
Mia sorella morì in veneranda età lasciando molti figli, ma mio fratello visse fino a quando un nobile guerriero lo uccise dieci anni fa, lasciando solo te.
Il potere, arrivato dopo generazioni e generazioni, a Kinha è fiacco e prossimo a spegnersi; ma nelle tue mani, esso è ancora vivido.
Nelle tue vene scorrono l’odio e la crudeltà di Gòra, però tu bambina mia puoi salvarti e redimere la tua anima da questa triste sorte.
V: Salvarmi? Come, come posso farlo?
C: Rinuncia, rinuncia ai tuoi poteri. So che per te è difficile, ma questo medaglione ha la capacità di trattenere solo essi e non la tua anima; quest’ultima è qui solo perché è incatenata alle tue capacità, ma se rinunci a queste allora tornerà al tuo corpo, lontana da qui … libera.

Era finita.
Turōki aveva vinto, ora Vega per vivere si trovava a costretta a rinunciare a ciò a cui più teneva, la forza.
Ma forse era meglio così, sarebbe diventata una persona migliore, avrebbe affrontato le avversità e non si sarebbe più nascosta dietro al suo potere.
Era decisa a rinunciare.
La vita e i bei momenti erano decisamente meglio che passare l’eternità chiusa in un ciondolo.

V: Io …
C: Sì?

Un particolare però, per quanto insignificante, la lasciava sospetta, perché chiamava suo padre così?
Per tutto il tempo aveva pronunciato il suo nome nel modo sbagliato, nel modo in cui tutti gli uomini lo chiamano: Gòra.
Strano, perché il suo vero nome è pronunciabile solo dalla lingua dei suoi eredi.

V: Sai, stavo pensando che una volta persi i miei poteri sarei diventata una persona migliore, amabile e rispettosa degli altri.
C: Questo dipende da te, cara.

Vega si alzò, era rossa in viso e si sentiva ribollire.

V: Ma io sono Nı Swanwek! Figlia di Corin l’immortale e discendente del Dio Góra! Il Gòra di cui parli non so nemmeno chi sia!

Le forze ritornavano in lei, il suo potere si risvegliava; con un urlo schiantò le pareti del ciondolo, mettendo fine al vile inganno di Turōki. Avrebbe volentieri eliminato anche quest’ultimo, ma la sua anima stava già volando via, tornava a riempire il suo corpo, che ormai era solo un involucro vuoto.
Non riuscì subito ad aprire gli occhi, faceva fatica ed era come se il suo corpo non fosse ancora in grado di risponderle.
Cominciava a percepire però, sentiva qualcuno parlare, riconobbe la voce forte di Kinha, ma non capiva cosa stesse dicendo; altre voci poi, silenzio.
Di nuovo qualcosa, ma non una voce questa volta, bensì qualcuno che l’aveva presa tra le braccia, non distingueva chi fosse, ma era un abbraccio a lei familiare.
Sentì una porta sbattere, i suoi sensi erano diventati più nitidi, una carezza e poi dei sussurri. Non capiva più niente, cosa stava succedendo intorno a lei? Non poteva muoversi né parlare, poteva solo sperare che non la seppellissero viva.
Sentì ancora questa voce, più vicina questa volta e non era più singhiozzante.
Dolcemente si sentì dire ‘ti amo’ e un attimo dopo quella stessa persona la stava baciando.
Incredibile a dirsi, ma come la Bella Addormentata, in quel momento si svegliò, aprendo gli occhi vide Pam chino su di lei; in fondo chi altro poteva essere? Kinha no di certo!
Sdolcinato o no slanciò le braccia sul suo collo e lo baciò a sua volta, e per la prima volta in vita sua si sentì davvero felice.
Inutile dire che a Pam venne un infarto.
Ma cercò di trattenersi dall’urlare o Belfiore avrebbe sfondato la porta, distruggendo anche quel loro momento d’intimità.

Ki: Potrei vomitare.
P: Kinha!? Quando diavolo sei entrato?!
Ki: Appena in tempo per assistere a questa scena … agghiacciante …
Noi siamo pronti, ora muovetevi, partiamo tra poco.
P: M-Ma Vega è viva! Con lei dalla nostra parte non c'è più bisogno di scappare!
Ki: Mi dispiace, ma preferisco stare in un posto sicuro finché non avremo architettato un buon piano d'azione.
P: Capisco..

Ian, Pam e Belfire andarono a fare i bagagli, mentre Kairi aiutava Vega: era ancora debole e a fatica si reggeva in piedi.
Non aveva molte cose, un piccolo baule marrone e la voliera col suo Alicanto argentato.

Quasi un’ora dopo erano al porto, pronti a salire sul Vascello Scarlatto, a salutarli c’erano solo Yorg e qualche cameriere, ovviamente la loro partenza e la loro destinazione erano faccende di massima sicurezza.

Y: Io … attenderò il vostro ritorno, nel mentre amministrerò le varie faccende economiche e amministrative
Ki: Bravo Yorg, attento quando entri nello studio di Dēvan, potresti rimanere intrappolato per sempre tra tutte quelle ragnatele
Y: Come? Ah si, si capisco

Il Vascello Scarlatto era molto antico, era stato costruito dagli antenati di Dēvan e Mordred, ma nemmeno loro avrebbero saputo dire con certezza quanti anni avesse.
Come suggerisce il nome, era dello stesso colore del Bastione.
Aveva sei grandi vele rettangolari che permettevano di sfruttare i venti, ma per alzarsi in volo erano necessarie le quattro eliche a poppa, imponenti, ma non giravano molto velocemente, per questo la velocità del Vascello era assai ridotta, ma nonostante ciò, restava il mezzo più sicuro ed efficiente per affrontare lunghi viaggi attorno all’universo.
La stanza del capitano era piccola e accogliente, sulla parete più esterna c’era una grande finestra, anche se la vista era a tratti impedita dal passaggio delle eliche, nella parete opposta stava un piccolo letto incassato, c’erano poi un piccolo camino, un tavolo e un divano.
Sottocoperta c’erano la cambusa, con le riserve di cibo e il lavatoio per i vestiti, e altri due stanzoni con dieci brandine ciascuno; il primo sarebbe stato occupato da Kinha, Pam, Ian, Belfire e Lâki, il secondo invece da Shedar, Kairi e Vega.
La stanza del capitano era rimasta vuota.
Dēvan amava la vista che c’era da lì, e spesso ci si recava, per stare da solo e pensare.

La partenza non era stata delle migliori, infatti Belfire era passato troppo vicino alla Scogliera, grattandoci ben bene il lato di babordo e procurando delle fessure qua e là tra le assi di legno.

Ma poi il Vascello aveva spiccato il volo; stavano sorvolando il cielo notturno di Ulakam, mentre una brezza leggera li spingeva lontano, verso Metamoor.

Vega era già a letto, se così lo si poteva definire, si era avvolta in un’enorme coperta e aspettava di addormentarsi.
Quando però vide un piccolo lumino avvicinarsi a lei; Kinha alzò la candela, illuminandosi il viso così che lei lo potesse riconoscere.

Ki: Dormivi?
V: No
Ki: Perché non esci con noi a guardare il cielo?
V: L’ho già visto tante volte
Ki: Stai ancora male?
V: No, affatto. Mi sento molto meglio, meglio di quanto non sia mai stata ultimamente, sono solo annoiata
Ki: Se vuoi ti mando Pam
V: Simpatico! Quest’uscita te la potevi risparmiare!
Ki: Bene, io torno a godermi il panorama
V: No aspetta! Ho bisogno di parlarti … di quello che è successo oggi
Ki: Parli del medaglione?
V: Sì. Ecco io, ero intrappolata lì dentro e per quanto provassi, le pareti del ciondolo erano indistruttibili. Poi, quando ormai avevo perso ogni speranza, mi è apparsa una donna, che si è presentata come sorella di mio padre. Non so come, ma in realtà era Turōki, che cercava di ingannarmi al fine di ottenere i miei poteri.
Ki: Che verme
V: Ma non è questo il punto, ecco vedi, quando ho riacquisito i miei poteri, in un momento di escandescenza ho detto di essere qualcun altro, non so come spiegarlo, credevo di dire Vega, ma dalle mie labbra è uscito un suono misterioso, un nome non mio.

Kinha restò un attimo immobile a pensare

Ki: Invece quello che hai detto altro non era che il TUO nome. Vedi, la nostra anima nasce molto prima del nostro corpo, essa ha una sua forma, una sua voce, un suo colore e un suo nome. Tutto ciò va perduto nel momento in cui veniamo al mondo. Perde la sua forma per adattarsi a quella del corpo, il suo colore si sbiadisce fino a diventare trasparente, la sua voce si modifica man mano che cresciamo e soprattutto perde la sua identità.
Noi abbiamo il nome che i nostri padri ci hanno affidato, ma esso non corrisponde mai all'originale, per questo i neonati sentendosi chiamare dalle madri non capiscono, per questo si sentono estranei a questo mondo che li chiama con un nome non loro.
Ma poi l’anima, vittima dei condizionamenti esterni, dimentica.
Dimentica la vita prima della nascita, dimentica la sua lingua, la sua forma e pure il suo nome.
Tu invece, sei riuscita a ricordare.
I poteri che ritornavano nelle tue mani, hanno fatto si che la tua anima si svegliasse, ha ricordato il suo nome, ha ritrovato l’antica forza e chissà, forse ricorderà anche cos’è avvenuto prima della venuta al mondo.
V: E tu? Ricordi il tuo vero nome?
Ki: No e probabilmente, come molti altri, lo ricorderò solo dopo la morte.

Kinha si alzò dalla brandina e uscì dalla stanza portandosi via anche il cerino.
Poco dopo Vega si addormentò.

Kairi e gli altri invece erano ancora fuori; stavano tutti seduti attorno a Belfire per tenergli compagnia, Kinha invece se ne stava a prua per i fatti suoi.

Ka: Quanto ci vorrà per arrivare?
B: Non più di un mese se il vento continua a soffiare così
P: E se non dovesse soffiare così?
B: Beh speriamo che soffi!

Al di là delle loro voci, regnava il silenzio più assoluto, in alcuni momenti metteva i brividi, non si sentiva nemmeno il legno scricchiolare, né il cigolio del timone.
B: Non c’è da stupirsi di questo silenzio. Questa non è una rotta molto trafficata, ma tra qualche ora, quando ad Ulakam sarà l’alba, forse scorgeremo qualche Tudecca.
S: Cos’è una Tudecca?
B: Sono piccole imbarcazioni molto veloci, di solito non ci sta più di una persona e si occupano di portare dispacci o richieste d’aiuto tra un mondo e l’altro. Di solito si muovono nelle prime ore del mattino. Sono decisamente bizzarre a vedersi, color pesca, a forma di scialuppa e si muovono grazie a dei remi incantati.
I: E come possono volare senza le eliche?
B: Questo non lo so, dovresti chiederlo a un Mesopo …
L: E sarebbe?
B: Colui che guida che la Tudecca.

Andarono avanti a discutere di imbarcazioni e rotte per poco; Ian s’era addormentato sul pavimento e pure gli altri non si reggevano più in piedi.
Salutato Belfire scesero sottocoperta.

Peccato però, si persero le minuscole Tudecche che passavano a tutta velocità accanto all’imponente Veliero.

Edited by Micia-kun - 20/10/2012, 23:26
 
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view post Posted on 21/10/2012, 20:45
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Buonasera, ragazzi! Con i nostri fashionable 2 mesi di ritardo, ecco l'ottavo capitolo della nostra fanfic!



Capitolo VIII: Sacrifice



Capitolo8




L’esercito era immobile, aspettava.
Una fila interminabile di uomini e macchine arrivava fin oltre i suoi occhi potevano spingersi.
La Foresta Tasseh era sempre stato un luogo stupendo, pieno di vita; l’aveva visitata solo una cinquantina di anni prima durante una visita del suo capo al casato della nobile Marlin, ed avevano impiegato più di un’ora per attraversarla tutta in volo, ascoltando i canti del ramo licantropo della famiglia demoniaca che vi dimorava. Alcuni alberi Tasseyo, dalla corteccia azzurra e le foglie scintillanti, svettavano al di sopra delle altre piante e permettevano loro di sedersi e trovare ristoro tra una tappa e l’altra del lungo viaggio; era certo di aver scorto tra quei rami intricati e possenti il nido di un garuda e due uova dal guscio con venature rubino.
Quello su cui erano appoggiati in quel momento, però, era l’ultimo Tasseyo della pianura, e pezzi di corteccia celeste si staccarono dal tronco quando vi appoggiò contro la schiena rivelando un cuore scuro e malato. Dove prima crescevano le più floride piante di Pharen adesso vi era il più grande accampamento umano che avesse mai visto, superiore a qualsiasi aspettativa. Tra un reggimento e l’altro gli sembrava di scorgere i resti degli antichi alberi, cresciuti per centinaia di anni per poi essere spazzati via dalla cupidigia omicida degli esseri umani. Un numero sempre crescente di speeder e flyer proveniva da sud.
E poi c’era l’odore. Il normale tanfo di tanti esseri umani raggruppati l’uno all’altro era fastidioso, ma non era niente se comparato a quello di bruciato e di olio che accompagnava il loro cammino; che gli umani vi credessero o no, le loro macchine avevano un odore. Un odore di morte.
Si girò ed abbassò il capo quando la nobile Marlin atterrò sul loro stesso ramo, con la spada al fianco “Generale Pai, ho parlato con Kruz’ko. I licantropi hanno subito delle gravi perdite dopo l’assalto di ieri sera, ma ci garantisce che sono pronti. Combatteranno fino all’ultimo cucciolo, ma seguiranno la manovra che hai proposto”.
“Molto bene. Il Grande Satana è arrivato da poco, gli ho consigliato di recarsi presso le cascate che mi hai indicato. Sei sicura che sia il luogo migliore?”
Lei annuì con il capo, ed i capelli biondi raccolsero tutta la luce del sole “Questo è il mio territorio. Era il mio territorio. Presso le cascate vi è un nodo che raccoglie molte scie magiche di Cephiro; Sua Maestà avrà bisogno di tutto il potere necessario per guarire i feriti”.
Kisshu sapeva che era stata una decisione sofferta: il Grande Satana era sempre stato un grande esperto di magia bianca, molto più del suo capo, e considerato il suo ruolo e le sue abilità era stata decisione unanime di tutto il Consiglio mantenerlo nelle retrovie. Inoltre il loro numero era nettamente inferiore a quello degli umani, ed avevano bisogno di recuperarsi in fretta dalle ferite; questo però allontanava un demone maggiore dalla battaglia, diminuendo parte della loro potenza offensiva.
Il capo camminò sul ramo fino alla sua estremità, e la sua treccia si mosse nel vento che preannunciava l’imminente battaglia; il suo braccio indicò un drappello di umani vestiti di blu, facilmente riconoscibile anche a quella distanza. Kisshu riusciva a contarne oltre un centinaio. “Hanno portato persino quegli sporchi, putridi Alchimisti di Stato. Marlin, occupati solo di loro. Io e Aion faremo abbastanza rumore e attireremo quasi tutto l’esercito sulle nostre truppe. Kait e Seiryn sono pronti a prendere il fianco destro, dove hanno accumulato le piattaforme missilistiche”.
Lanciò uno sguardo scuro verso ovest, dove le nuvole erano attraversate da lampi verdi e si udivano i cannoni al plasma di Autozam attaccare “A quanto pare hanno intercettato Nashina ed il suo casato prima che riuscissero ad unirsi a noi. Ma non possiamo attendere oltre”
“Attendiamo il suo ordine, generale Pai”.
“Fate attenzione” mormorò “Gli Heartless sono ovunque. L’odio che attraversa questo campo di battaglia li rende più aggressivi e si sono moltiplicati. Non lasciare che si avvicinino ai tuoi demoni”.
Oltre le linee di Autozam, la massa nera e brulicante di quei mostri scalpitava; sembrava un’onda nera pronta ad abbattersi su entrambi gli schieramenti, e solo alcuni campi di forza termoplasmatica dei loro nemici riusciva a farli desistere dal piombare su di loro.
La demone maggiore fece un rapido cenno con il capo e svanì, riunendosi alla distesa di demoni armati di lance lunghe e archi realizzati con ossa di garuda che rappresentavano i migliori guerrieri del suo casato; ad un suo cenno si portarono in alto, quasi oltre le nuvole, e si persero tra le sottili volute di vapore che nascevano anche dalle macchine che gli umani avevano portato con loro da Autozam.
Il capo li guardò, carico di sdegno, poi si girò verso di lui “Sei turbato, Kisshu”.
Come poteva negarlo? Erano lì, pronti a scontrarsi contro il nemico, eppure se chiudeva gli occhi e cercava di tornare indietro con la mente a come tutto questo era iniziato riusciva solo a vedere macchie confuse e colorate, immagini di umani, demoni e ancora umani che cambiavano il destino di Cephiro con delle semplici parole. Il viaggio e la prigionia ad Autozam sembravano ricordi prigionieri del sogno. La colpa era senza dubbio degli umani, il capo aveva sempre ragione, ma … Non giustificava la battaglia che stavano per compiere; uno scontro che sarebbe stato narrato nei secoli, senza alcun dubbio, ma che avrebbe condannato a morte molti di coloro che erano lì, intorno a lui, demoni maggiori, minori, licantropi e umani. Il pensiero che molti di coloro che vedeva in quegli attimi sarebbero svaniti nel nulla entro poche ore lo spaventava.
Aveva avuto un incubo la notte prima. Il suo capo era in pericolo, e toccava a lui salvarlo: in quel momento non riusciva a ricordare di che pericolo si trattasse, ma la sensazione di angoscia che lo aveva accolto al risveglio era stata opprimente e lo accompagnava anche lì. A occhi bassi raccontò al capo del sogno.
“È normale avere paura prima di una battaglia, Kisshu. Ma non temere …” gli mise una mano sulla spalla, e lui sentì tutto il potere di quella stretta “… sei ormai l’unico membro del mio casato. Non permetterò che ti succeda nulla di male. Limitati a stare dietro di me ed a supportarmi”.
Una folata di vento spostò le fronde del Tasseyo.
“È mia responsabilità proteggerti. Vedrai, vendicheremo la morte del Grande Satana Nehellenia e torneremo a casa il prima possibile”.

Meno ventinove. Meno trenta.
L’ascensore impiegò più di un minuto per aprirsi, e spalancò lentamente le sue porte con l’immancabile silenzio di tutte le macchine di Autozam.
Erano passati tanti anni da quando aveva messo piede per l’ultima volta in quel laboratorio; dopo la trasmutazione umana del povero Ven si era sentito più volte colpevole di aver usato il proprio potere per forzare il Cuore dei Mondi, ed aveva preferito accantonare quel ricordo spiacevole nei meandri della memoria.
Al contrario delle altre volte, però, il palazzo era deserto. L’addetto all’accoglienza aveva farfugliato qualcosa di incoerente, poi aveva estratto una pistola al plasma e l’aveva puntata verso la strada, sparando colpi verdi ed arancione contro un Heartless che scivolava tra gli speeder; l’enorme appartamento era privo di vita, con tutti gli alchimisti assistenti che erano stati richiamati al palazzo principale degli Alchimisti di Stato o addirittura al fronte. Aveva trovato i loro appunti sparsi per tutto il piano, qualcuno trasportato via da una finestra lasciata aperta, poi aveva raggiunto l’ascensore ed era sceso, diretto al laboratorio di Xehanort.
Non aveva incontrato alcuna resistenza. Si era aspettato centinaia di cerchi alchemici di guardia lungo le pareti delle stanze, nascosti sotto i tappeti ricercati o sul soffitto. Aveva controllato scrupolosamente l’interno dell’ascensore prima di entrarvi, certo che il padrone di casa avesse installato più di una trappola sofisticata per proteggere i propri segreti. Durante la discesa aveva mantenuto i sensi all’erta, aspettandosi da un momento all’altro che qualche abominio alchemico attaccasse l’ascensore durante il percorso per farlo precipitare, ma non arrivò nulla. La cosa lo agitava ancora di più.
Al trentesimo piano sotterraneo l’ascensore si aprì a fatica, rivelando il laboratorio in tutta la sua grandezza. A differenza di tutti gli altri piani che aveva visitato, questo era illuminato in ogni angolo e tutti i testi erano allineati in maniera impeccabile sugli scaffali.
“Eraqus, amico mio!” fece l’uomo che era venuto a cercare, seduto con una gamba accavallata all’altra dietro una scrivania “È sempre un piacere rivederti!”
“Come sapevi del mio arrivo, Xehanort?”
“Oh, grazie a quegli strani strumenti che iniziano per te e finiscono per lecamere… Ed immagino che se sei qui con quella faccia truce ed i capelli arruffati vuol dire che hai scoperto qualcosa, giusto?”
“Sora è tornato in vita e mi ha raccontato tutto”.
“Eh, già, avrei dovuto immaginarlo …” sospirò, con la faccia rassegnata più fasulla che avesse mai visto “… ammetto che è stata una terribile defaillance lasciare il suo corpo intero senza calcolare il potenziale intervento di un Cavaliere del Drago. Memorandum per me la prossima volta”.
Non riusciva a credere a quelle parole.
Quello che stava parlando con tanta calma dell’omicidio di Sora era davvero il suo migliore amico? Era davvero l’alchimista che era giunto a Radiant Garden per preparare la sua tesi sul legame tra alchimia e Keyblade? Era davvero la persona che tutti i suoi apprendisti consideravano come un nonno ed un mentore? Non sapeva se lo spaventavano più quelle domande o la risposta che lo attendeva “Perché, Xehanort?”
L’altro gli sorrise, e con un pigro movimento del braccio prese una tazzina di caffè che aveva lasciato sulla scrivania e se la portò alle labbra, sollevandola quasi per invitarlo ad unirsi a lui “Per raggiungere quello che ho sempre desiderato, amico mio. Quello che tu hai sempre avuto sotto mano e che a me è negato: il Cuore dei Mondi. Il Portale dell’Alchimia”.

Narratore: “Master Xehanort, non avrai intenzione di rivelare il tuo piano come il peggiore cattivo di un film di serie Z, spero …”
“Ma vuoi mettere il gusto di vantarsi un po’ davanti a quel bietolone contadino di Eraqus? È una vita che sogno di farlo in maniera così plateale, Narratore. Ora lasciami continuare altri cinque minuti e poi ti darò lo spettacolo che avevi chiesto …”

“Non vedo cosa c’entri questo con …”
“Tut tut tut, sei sempre stato un uomo con il paraocchi, Eraqus. Ti avrò detto mille volte che in alchimia non vi è nulla di gratuito, e per avere qualcosa occorre sempre offrire qualcosa in cambio. Bene, sto semplicemente intessendo diversi fili qui e lì per raccogliere l’energia di cui ho bisogno, tutto qui. E purtroppo le semplici vite umane non vanno bene, mi occorre qualcosa di più … potente ed appetitoso da offrire al Portale. Quella di un demone maggiore, ad esempio”.
“Un demone maggiore …” un suo cuore iniziò a battere più forte. Madre Drago, fa che sia soltanto un mio sospetto!
“Il Grande Satana Nehellenia”.
Ma più del sorriso noncurante dell’amico lo colpì un pensiero successivo “Terra …” mormorò “… SEI STATO TU A SPINGERLO CONTRO IL GRANDE SATANA, AMMETTILO!”
“Ma certo che lo ammetto!” rispose, appoggiando di nuovo la tazza di caffè sulla scrivania per poi dondolare pigramente il piede destro. Si chiese per quale arcano motivo fosse lì a conversare con lui invece di spaccargli la faccia come si sarebbe meritato “Non che io lo abbia mai obbligato, si capisce. Non è il mio stile. Però la morte del tuo piccolo apprendista è stata un ottimo pretesto, sì! Sapevo che quel pollo di Terra sarebbe partito a testa bassa per vendicare quella terribile ingiustizia … si vede che è proprio il tuo apprendista, Eraqus, ha il paraocchi proprio come te! Un piccolo cerchio alchemico sul suo Keyblade ed ecco l’energia del Grande Satana Nehellenia pronta per un lungo viaggio di sola andata verso il Portale. E se Terra parteciperà alla battaglia ucciderà abbastanza demoni da fornirmi abbastanza energia da far schiudere per me i misteri del Portale”.
Terra …
Ecco perché tu …
Sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma non avrei mai pensato a Xehanort.

Il suo migliore amico.
La persona con cui si era sempre confidato e con cui aveva passato i momenti più indimenticabili della sua giovinezza; l’unica persona che, a modo suo, gli era rimasta vicina al momento dell’incidente del fiume e gli aveva fornito l’unica via d’uscita possibile “Io mi fidavo di te, Xehanort”.
“Risparmiati queste frasi da eroe dei film di serie Z. E comunque, hai fatto male. Avrei volentieri condiviso quest’esperienza con te, ma con il tempo sei diventato incapace di vedere oltre il tuo ciuffetto. Non hai mai avuto l’ardire di avventurarti nel Cuore dei Mondi per studiarlo”.
“Hai condannato i miei apprendisti alla sofferenza solo per soddisfare la tua curiosità?”
“No, ho condannato tutta Cephiro, se è per questo …”
Le azioni di Terra avevano spinto la ruota del loro mondo a girare in un senso nuovo, come una scintilla che, alimentata da un combustibile, diventava un’enorme fiammata: se umani e demoni stavano dando battaglia lungo il confine settentrionale in quel momento era solo per quell’omicidio. Un gesto con la maschera del razzismo ma che nascondeva una verità, se possibile, ancora più amara. Gli sguardi di Terra e di Sora balenarono davanti ai suoi occhi, quasi ad implorarlo di riportare in quel mondo la Giustizia che aveva sempre supportato; se la situazione era quella c’era solo un’ultima domanda da porre “Dov’è Riku?”
“Non vedo perché dovrei dirtelo. Non ho mai potuto studiare un Custode del Keyblade da vicino, o almeno abbastanza vicino da portare avanti uno o due esperimenti” disse, arrotolandosi la sottile barba intorno ad un dito “E comunque è stato necessario, lui e l’altro moccioso avevano scoperto che vi ero io dietro l’esplosione della villa degli oligarchi. Capirai anche tu che non potevo lasciarli in giro per Autozam a spiattellare il mio segretuccio, vero?”
Cercò di placare l’ira che gli stava salendo dal profondo dello stomaco.
Respirò a fondo, cercando di pensare che l’uomo che aveva davanti agli occhi non era più il suo migliore amico da tanto tempo. Non doveva lasciarsi guidare dalla furia, ma quella ed il dolore erano le uniche sensazioni che occupavano il suo petto e la mente; chiese aiuto al Cuore dei Mondi, e le sue dita strinsero la familiare sagoma metallica dell’impugnatura del Keyblade.
“Tu mi dirai dove è nascosto Riku, Xehanort. A costo di colpirti abbastanza forte da farti ricrescere tutti i capelli!”

Kisshu attraversò le linee incrociate dei due siluri lanciandosi con tutta la velocità che aveva in corpo; gli umani sotto di lui fissavano oltre, caricando la loro artiglieria nel tentativo di colpire il drappello guidato dalla nobile Marlin che incombeva diversi metri sopra di loro. Caricò tra le dita un incantesimo di ghiaccio e lo scagliò verso gli uomini in uniforme per poi librarsi di nuovo in cielo prima che i suoi compagni impugnassero le pistole al plasma.
A giudicare dalle loro urla il suo incantesimo aveva colpito il bersaglio, ma non si girò a controllare.
Era difficile non vedere dove fosse il capo. Lungo la prima linea nemica, dove l’artiglieria era più fitta e l’aria era carica di elettricità e colorata di violetto dagli schermi difensivi di Autozam, un’esplosione di fulmini e luce partì dal cielo e si conficcò in un cannone grande quanto un palazzo, facendolo cedere alla base e spingendolo in basso contro le stesse persone che lo dovevano difendere. Il capo fuoriuscì dall’esplosione e con un gesto della mano si avvolse in un campo di energia che frizzò di scariche quando almeno una decina di soldati abbatté su di lui una raffica di colpi. Lo scudo sferico resistette, e Kisshu ne creò subito un secondo intorno a se stesso quando una torretta di metallo nero semovente puntò il muso luminoso nella sua direzione.
Il fascio sprizzò dalla punta in un unico, compatto raggio, come una lancia di luce alla ricerca dell’animale da preda. La paura lo scosse, quindi saettò a pochi metri di distanza sacrificando la magia difensiva per la velocità e fu sfiorato dall’energia avversaria mentre cercava riparo dietro un’altra torretta, più bassa ma all’apparenza resistente. Sentì un bruciore terribile attraversargli il piede, ed appoggiò le dita su di questo mormorando il primo incantesimo di guarigione che gli venne in mente.
Dalla sua posizione vide la torretta nera voltarsi verso il capo, mentre gli uomini dai mantelli grigi sotto di essa gridavano parole e comandi che non riusciva a comprendere, ma che non promettevano nulla di buono. Tutti i soldati guardavano verso il cielo, dunque ne approfittò per appiattirsi ancora di più contro il suo riparo inaspettato, pregando che qualsiasi divinità, drago o demone facesse smettere immediatamente quella carneficina.
Vide l’arma da battaglia caricarsi per sparare contro il suo capo, ma quello cambiò posizione e da dietro il suo scudo incantato fece fuoco per primo. Le fiamme scaturirono dalla sua mano sinistra, colpì l’artiglieria ed i suoi generatori esplosero in centinaia di frantumi; persino dalla sua posizione Kisshu si mise in ginocchio, e cercò di ripararsi gli occhi. Le schegge erano caricate di qualche energia anomala, ed a contatto con un esoscheletro lo fecero esplodere a sua volta. I tratti del viso del capo erano duri nella luce omicida e i suoi occhi parevano di pietra. Continuò a lanciare il suo incantesimo contro l’impalcatura: essa divenne un fiume di metallo fuso e si abbatté in terra costringendo tutti gli umani addetti alla sua protezione ad allontanarsi e rompere la formazione.
Fu il segnale necessario. L’ululato colse di sorpresa persino lui.
Non aveva mai pensato che un semplice urlo di battaglia potesse narrare in pochi attimi tanto odio e disperazione. I licantropi sbucarono dalla foresta, ed in battito attraversarono tutto lo spazio che separava i soldati dagli alberi e si abbatterono come un’onda approfittando del disordine creato dal suo capo. Prima che gli umani ritrovassero la loro formazione avevano perduto almeno due linee. Sotto di lui Kisshu vide un licantropo enorme dal pelo nero, probabilmente il capo branco, balzare al di sopra di un esoscheletro, aprirlo con una semplice zampata e strappare di netto la testa del suo occupante con un rapido morso. Il sangue colò sul tutto il pelo, poi la creatura balzò in avanti, abbattendo un vile umano che stava per sparare alle spalle di un altro licantropo. Una coppia di loro superò persino il capo branco, puntando ad una piattaforma di lancio: il brillare dei loro occhi era inequivocabile, la follia dello stato berserk dava loro una forza ed una potenza senza pari. Due paia di occhi, quattro gemme splendenti color arancio attraversarono il campo uccidendo uomini addirittura a morsi. I colpi delle pistole al plasma riuscivano solo a rallentarli.
Gli avrebbe fatto tanto comodo entrare in stato berserk: per i licantropi era quasi naturale, per i demoni quasi impossibile. Erano creature molto più razionali di quei selvaggi abitanti dei boschi, quindi lo stato berserk riusciva a raggiungerli solo quando perdevano il controllo. Kisshu sapeva di una decina di demoni minori posseduti da quella sorta di follia guerriera, mentre nessun demone maggiore vi era mai riuscito.
Tra gli umani serpeggiò il caos, e capì che era rimasto a guardare anche troppo. Si stava nascondendo contro quella macchina umana e non stava guardando le spalle al capo come aveva promesso. L’idea gli venne quando la sentì muoversi e girare su se stessa.
Slacciò dalla cintura uno dei suoi pugnali gemelli e lo caricò di magia. Un oggetto dalla lama più ampia sarebbe stato un’arma migliore … anche se questo lo avrebbe rallentato in volo. L’arma assunse una tonalità più scura, mentre dalla leggera elsa partirono delle rune illuminate di verde: usò anche la voce per potenziare l’effetto della magia, poi fece scivolare la lama tra un cilindro e l’altro, spostandola poco più in basso per evitare che venisse deviata da un compressore incandescente. La parte affilata era molto breve, ed inserì nel piccolo spiraglio del meccanismo persino la mano, sentendo la pressione dei due blocchi di platino-iridio serrargliela come per spingerlo a mollare la presa. Se lo avessero scoperto in quell’attimo non sarebbe riuscito a disimpegnarsi in tempo.
Una volta più all’interno, la magia fece il suo effetto. Kisshu la sentì fluire dal pugnale ai cavi ed a tutte le componenti interne della macchina a cui non sarebbe stato in grado di dare un nome. La luce verde aumentò di intensità, e quando la vide assumere la forma di piccole saette infuriate lasciò la presa dell’arma e sfilò con qualche difficoltà la mano dall’intercapedine. Ci fu una scarica più forte delle altre, ed il compressore cessò la sua attività; le luci su un quadro di comandi accanto a lui si illuminarono prima di arancione e poi di rosso, accompagnate da un lungo messaggio sonoro. Gli umani stavolta guardarono proprio verso di lui.
Un ultimo sguardo al punto in cui aveva lasciato l’arma e capì che l’unica cosa da fare era andarsene. Levitò, schizzò tra una raffica di scariche con i cuori in gola, cercando di domare il senso di terrore che provava ogni volta che vedeva delle armi puntate contro di lui. Non fece nemmeno in tempo a pensare che il capo sarebbe stato orgoglioso di lui quando la torretta esplose in una cascata di fuoco, con l’odore tipico delle macchine di Autozam quando finivano in pezzi e le ennesime grida degli umani. Fece per riprendere quota quando sentì una pressione lancinante prima contro il petto, poi lungo gli arti; quando la sensazione raggiunse la testa la vista gli si sdoppiò per qualche attimo, e prima di capire cosa stesse succedendo si ritrovò a precipitare.
Cadde a terra, e quando aprì gli occhi si accorse che il suolo era attraversato da un sottile disegno di venature rosse, e nel punto dove vi poggiava le mani ed i piedi queste diventavano più vive ed aggressive, quasi come fuoco fatto luce. Intorno a lui vi erano sei Alchimisti di Stato, con le loro divise blu e lo stesso sguardo arrogante che passava da uno all’altro, intenti a fissare lui ed a dare ordini ad un paio di accoliti più giovani che appoggiavano le mani sul disegno rosso in terra.
Chiamò tutte le forze per librarsi lontano da lì, ma la levitazione non ascoltò la sua chiamata. La magia lo attraversò per tutta la lunghezza del corpo e poi tacque, mentre il cerchio alchemico ai suoi piedi pulsava come sangue. Sapeva che gli alchimisti erano in grado di usare la loro scienza per contrastare la magia, ma una cosa simile non … “E con questo siamo a quarantacinque, capitano” disse uno di loro, volgendosi verso un uomo avvolto in un mantello azzurro “Erano anni che desideravamo vedere questo cerchio all’opera”.
L’uomo lo fissò e si aggiustò la visiera “Il Maestro Xehanort aveva visto giusto. L’avere degli Alchimisti di Stato in campo ci permette davvero di non avere paura di queste luride bestie dalle orecchie a punta” abbozzò un sorriso e caricò la sua pistola al plasma “Vai a tenere compagnia a quella baldracca del Grande Satana, mos …”
Kisshu vide prima la mano, poi il braccio. Sbucarono dal petto del capitano spargendo sangue sull’uomo, sul terreno e persino nel cerchio alchemico. L’uomo sembrò fissare per l’ultima volta la mano dalle unghie lunghe e sottili che aveva appena fracassato la sua gabbia toracica e stringeva il suo cuore ancora pulsante come segno di vittoria.
“Nessuno insulta la nostra sovrana”
Il braccio del nobile Aion si illuminò, e la fiamma avvolse l’uomo col mantello che aveva appena trafitto; in pochi attimi quel corpo si ridusse ad un mucchio di ossa carbonizzate, ed il demone maggiore totalmente avvolto di sangue osservò gli alchimisti con i suoi occhi blu carichi di una furia che spaventò lo stesso Kisshu. Se fosse stato un licantropo sarebbe già stato in berserk da un po’. Quello schioccò le dita, ed il demone minore sentì la terra sotto i suoi piedi scuoterli, ribellarsi come una creatura viva; un alchimista si lanciò verso il cerchio a terra, ma il suono si sollevò ad un semplice fischio del nobile Aion e la roccia al suo interno prese forma e forza, conficcandosi nell’uomo come la punta di una lancia. Gli altri fuggirono in preda al panico ed il cerchio si spense. Kisshu sentì la magia ritornare velocemente nel suo corpo, ed inspirò a pieni polmoni.
“Nobile Aion, io …”
“Lascia perdere. Ora vattene da qui e torna da Pai. Lo sanno tutti che è perso senza di te” sorrise, ordinando poi al terreno di muoversi tutto intorno a lui mentre i demoni del suo casato iniziarono ad atterrare lì accanto. “Kisshu, digli che lo schema è cambiato. Kait e Seiryn sono caduti, ed i loro casati sono allo sbando”.
“Come è stato possibile, nobile Aion? Erano due demoni maggiori, non …”
“Colui che ha ucciso il Grande Satana Nehellenia ha mostrato il suo vile volto, è comparso dal nulla e li ha colpiti alle spalle. Gli umani sono galvanizzati dalla sua presenza e gli Heartless si moltiplicano a vista d’occhio” lo sguardo del demone dai capelli bianchi era serio e stanco “Personalmente vorrei avere l’onore di prendere la sua testa, ma non tocca a me. Dì a Pai … anzi, al generale Pai … che qui ci pensiamo io e Marlin. Lui deve andare”.
Annuì, poi obbedì all’altro demone e con un rapido inchino ritornò in alto.
Gli umani avevano subito molte perdite, ma il loro esercito superava di molto il loro. Le macchine sfuggite alla furia distruttiva venivano fatte avanzare, robusti giganti di acciaio ed ingranaggi che si alzavano verso il cielo: le loro forme tozze e squadrate ondeggiavano e risplendevano ogni volta che venivano ricaricate, ed i cannoni al plasma si estendevano oltre le stesse piattaforme che li sorreggevano come grossi rami spezzati. Alcune torri brillarono all’unisono, connesse da scariche elettriche blu e viola che disegnavano un cerchio alchemico in aria: i demoni che erano stati così sfortunati da trovarsi in mezzo a quell’intreccio caddero insieme, e delle raffiche dal basso li colpirono prima ancora che qualcuno potesse recuperarli. Dalle regioni meridionali poteva scorgere una lunga carovana di mezzi blindati, probabilmente giunti per portare rifornimenti, munizioni e riparare i danni delle macchine. La nobile Nashina avrebbe dovuto occuparsi di aggirare le loro truppe e controllare quel fronte in modo da impedire l’arrivo di aiuti agli umani, ma il suo casato era stato trattenuto da un’altra divisione di Autozam ed evidentemente lo scontro si stava ancora protraendo.
Quando vide una pioggia di Antimaga abbattersi su un’ondata di flyer armati di bombe al plasma capì dove si trovava il suo capo. In alto, anche sopra i fumi delle armi nemiche, la sua figura sfrecciava tra un colpo e l’altro, riducendo in migliaia di pezzi tutti i velivoli che commettevano la sciocchezza di avvicinarsi a lui. I soldati di Autozam concentravano il fuoco quasi solo su di lui, anche se spinti e costretti ad assumere formazioni scomposte a causa della furia selvaggia dei licantropi. Kisshu evitò per un soffio l’elica di un flyer che cadeva tra le fiamme. “Capo!” gridò per farsi sentire, superando la massa di sfere oscure “Capo!”
Lui si voltò. Era ancora in perfetta forma, più furioso e carico di magia di quanto Kisshu l’avesse mai visto “Capo, ci sono novità importanti!”
Quando gli riportò la notizia, lo sguardo del demone maggiore si tinse di un’ombra indescrivibile, poi di un lieve sorriso, poi di una seconda ombra; un tuono in lontananza sembrava riflettere il suo animo “Aspettavo questo momento da quando abbiamo condotto il primo attacco. Gli farò assaggiare il fuoco della famiglia demoniaca e laverà l’onta fatta al Grande Satana Nehellenia con il suo stesso sangue. Andiamo!”
Fu il volo più precipitoso che avessero mai condotto. L’attimo successivo il capo non era più lì, e Kisshu lo vide attraversare l’aria come un raggio di luce, forse anche più veloce; attraversò un intero velivolo e lo ridusse in pezzi con la sua stessa aura magica ribollente di furia. Cercò di seguirlo con tutta la propria energia di demone minore, attanagliato dalle più orribili sensazioni mai provate in vita sua. Il sogno della sera precedente gli si parò davanti agli occhi, e né le cannonate, né le urla di battaglia e l’odore di morte che pervadeva il campo riuscivano a riportarlo del tutto alla realtà.
L’umano era lì.
Gli altri soldati erano disposti a cerchio intorno a lui ad almeno una decina di metri di distanza, lasciando che la sua figura coperta da un’armatura bronzea lucente apparisse da sola, come un richiamo. Il Keyblade era lo stesso che aveva trafitto il Grande Satana, sporco di nuovo sangue e con dei segni alchemici che brillavano lungo la sua superficie. E stessi erano anche gli occhi che scrutavano lui ed il suo capo: freddi, glaciali, privi di qualsiasi sensazione che non fosse un puro istinto omicida. Non cambiarono espressione nemmeno quando il capo atterrò davanti a lui.
Per un attimo persino gli esseri umani intorno a loro si fermarono, impietriti, attendendo ordini e tremando di paura per lo scontro che percepivano nell’aria. Rimase in alto e li osservò, rispettando lo spazio che il capo desiderava per il suo duello personale in cui nessuno poteva e doveva intromettersi.
“Mi chiedevo quanto ancora avresti aspettato prima di mostrare la tua lurida faccia, umano”
“Potrei dire la stessa cosa, mostro!” disse, stringendo con forza l’elsa del suo Keyblade “Hai scatenato tutto il tuo potere su dei soldati che non avevano possibilità di resisterti, vero? Già, da un mostro assassino di bambini come te non mi sarei aspettato niente di diverso!”
Terra fece un paio di passi avanti, sostenendo lo sguardo d’odio del capo che avrebbe cancellato persino un drago “Vediamo come te la cavi con un obiettivo del tuo livello, demone!”
“Pregustavo questo duello da tempo” rispose “Mi prenderò la tua vita, umano!”
“No”
La voce giunse inaspettata. Gli umani imbracciarono le armi al plasma e fecero fuoco, ma i loro colpi rimbalzarono su uno scudo incantato che li trasformò in meri spruzzi colorati, poi un vento comparve dal nulla e molti di loro furono sbalzati via. Sia il capo che l’umano si voltarono verso il nuovo arrivato, e sul viso del primo comparve un’espressione fredda. Su quella del secondo … un sorriso omicida che lo rendeva ancora più mostruoso.
“La sua vita spetta a me”.

“Non credevo che sarebbero arrivati fino a questo punto”.
Ansem il saggio mormorò quelle parole nel silenzio della sera, aggiustandosi la felpa rossa che teneva appoggiata sulle spalle; Zaboera seguì il suo sguardo sedendosi sulla ringhiera della balconata sotto lo sguardo triste di Aeleus.
La notte di Radiant Garden era sempre stata modesta e silenziosa, ed oltre le mura della città non vi era alcuna luce, soltanto la distesa di campi e boschi intorno a loro che trasformavano quel posto in un’isola di vita. Eppure quella sera le campagne brillavano di luci verdi ed azzurre, ed il metallo delle piattaforme dei cannoni e delle testate nucleari rifletteva persino le luci della città, mostrando una selva di torri ed armi d’assedio più fitta di una foresta. I soldati di Autozam erano accampati all’esterno e circondavano totalmente la città. Re Ansem aveva fatto ritirare tutti gli uomini dai campi e persino dai paesi circostanti che non erano sotto la sua diretta giurisdizione, e tutti gli scienziati liberi e le guardie si erano riuniti nei laboratori del palazzo con l’autorizzazione ad attivare gli scudi solari se la situazione fosse degenerata.
Osservò gli uomini di Autozam e le loro armi: quelle erano le macchine che detestava più di ogni altra cosa. Aveva scelto la via della scienza e di Radiant Garden per dare la vita alle invenzioni più geniali che potesse concepire, per nuove tecnologie che avrebbero cambiato in meglio la vita di uomini e demoni. Ma non per quello. “Lei crede che attaccheranno sul serio, maestà?”
“Non lo so, Zaboera. Dopotutto non sono qui per noi” mormorò, ed il suo sguardo andò al cielo “Ma per lei …”
Da sopra i tetti della città, al centro degli occhi di assediati ed assedianti, volava la dea. La brezza della sera faceva scivolare i suoi capelli rosa come un mantello, ma quello che tutti guardavano in quel momento era la luce che si rifletteva sull’elsa della spada legata alle sue spalle. Il Cavaliere del Drago aveva promesso che non avrebbe mai sguainato la Spada del Drago Diabolico, ma la minaccia della distruzione totale era lì, e volteggiava sopra le loro teste. Da quando le truppe di Autozam erano comparse all’orizzonte lei si era erta al di sopra della città, e nessuno dei loro nemici aveva sparato un colpo né in direzione di Radiant Garden né contro di lei. Ma Zaboera sapeva che la cosa non poteva andare avanti in eterno.
“Non sono venuti qui per combattere, altrimenti avrebbero già aperto il fuoco. Controllano le navi in entrata ed in uscita dalla città, ma per adesso ci consentono di farci arrivare rifornimenti e beni sanitari. Sono venuti per minacciarci” sospirò, ed Aeleus con un cenno della testa fu d’accordo con lui “Sanno che non potremo resistere a lungo ad un attacco in larga scala; abbiamo i migliori scudi difensivi di tutta Cephiro, ma siamo comunque in pochi. L’unico nostro baluardo, al momento, è il Cavaliere del Drago. E lo sa anche lei …”
Lady Nova sarebbe rimasta lassù per tutto il tempo necessario, e fino ad allora Autozam non avrebbe levato un dito su Radiant Garden. Una situazione di stallo.
La situazione perfetta per impedire al Cavaliere di andarsene di lì per fermare la grande battaglia che in quel momento stava sporcando di sangue il confine di Autozam e Pharen. Non avevano più notizie da quel fronte, ma Zaboera sapeva che il suo capo sarebbe stato di sicuro lì, in prima fila, per vendicare la morte del Grande Satana e fare strage di umano. Ma anche dopo tutto quello che era successo tra loro, Zaboera era preoccupato per lui. Era il suo capo, e nemmeno la perdita del casato poteva cancellare tutto questo. Fissò di nuovo la dea, ripensando alla sera del banchetto ed alle sue litigate con il capo “Non è poi così onnipotente …”
“Non può essere in due luoghi contemporaneamente. Non può fermare due battaglie contemporaneamente. Ma di sicuro può fare più di qualsiasi umano o demone su questo mondo”
“Le cose sarebbero più semplici se sguainasse quella benedetta spada e falciasse via le truppe di Autozam che ci assediano!” picchiò la ringhiera con il suo piccolo pugno “Noi non abbiamo fatto niente di male e loro provano ad invaderci, perché esita?”
“Perché non è una questione di Bene o Male. È una questione di quanti morti verranno contati alla fine di questa storia. Tu sei un grande scienziato, Zaboera …” mormorò, mettendogli una mano sulla spalla “ … se un giorno diventerai re di Radiant Garden ricordati di mettere anche questa variabile sul piatto della bilancia delle tue decisioni”.

Il Grande Satana Baan superò di un passo il suo capo, frapponendosi tra lui e Terra. Sembrava uno spettro comparso dal nulla sul campo di battaglia, con la pelle bianca e gli occhi color ghiaccio che scintillavano di furia. Con la spada al fianco e l’abito lungo, solenne e blu sembrava davvero il Grande Satana guerriero di cui la famiglia demoniaca aveva assolutamente bisogno in quel momento “Lui è mio, Pai. Fatti da parte”.
Il capo obbedì, non senza lanciare all’avversario in armatura un puro sguardo omicida. Ed uno preoccupato verso il Grande Satana. Il combattimento non era mai stato il suo punto di forza, ed in quella battaglia si decideva la vittoria o la sconfitta di Pharen.
Terra sembrava trovare la cosa quasi divertente “Il Grande Satana in persona si scomoda per me, vedo … Molto bene, ho l’occasione di porre fine a questa guerra una volta per tutte!”
“Hai ucciso mia moglie, umano” rispose il demone maggiore, avvolto nella sua cascata di capelli neri che lo avvolgeva come le ali di un corvo “Vendicarla spetta solo a me. E se pensi di riuscire a porre fine a questa guerra prendendoti la mia testa … beh, credo che prima di parlare tanto dovresti mostrarmi la tua forza. O devo supporre che uccidi soltanto a tradimento, lontano dal campo di battaglia?”
“BADA A COME PARLI, DEMONE!”
Si lanciò alla carica come un drago dalle squame di bronzo, e con una sola falcata arrivò davanti al Grande Satana e abbatté l’enorme Keyblade nella sua direzione. Questo si scontrò contro una barriera luminosa sorta ad un semplice sussurro del demone maggiore, che si sprigionò dal suo corpo in un unico lampo ed avvolse il sovrano. Terra fu sbalzato all’indietro, ma si coprì gli occhi con un braccio e scagliò un secondo fendente nella sua direzione; anche questo fu respinto, ed il Keyblade generò una potente onda d’urto quando impattò sul terreno invece che sull’avversario, generando paura nei soldati che assistevano al duello. Il Grande Satana non si mosse, la spada abbassata.
Terra tornò alla carica. La sua armatura era carica dell’energia luminosa emessa dal sovrano che attraversava la lama della sua arma, risplendeva nel cerchio alchemico dipinto su di essa e si muoveva lungo il suo corpo. Impugnò l’arma con tutte e due le mani e cominciò a colpire la barriera con sempre maggior frequenza; ad ogni attacco Kisshu si accorse che il Keyblade si avvolgeva di un’ombra sempre più densa che sembrava fornire energia ai colpi martellanti. Lo scudo incantato del Grande Satana sussultò, ma rimase intatto anche davanti a tanta furia.
“MALEDETTO DEMONE!” gridò il Custode, scagliando una massa oscura contro di lui “ESCI FUORI DAL TUO SCUDO E COMBATTI SERIAMENTE!”
“Supera la mia barriera, assassino, e forse ti considererò degno di ciò!”
“La vedremo, mostro!”
Lanciò un urlo di battaglia e si circondò di Oscurità. Kisshu sentì l’energia attraversare il suo corpo e vibrare attraverso i flussi della magia; gli umani non potevano percepire questo potere, ma lo sguardo corrucciato del capo gli fece capire che quell’umano non poteva essere sottovalutato. Ma per diventare una seria minaccia avrebbe prima dovuto infrangere lo scudo del Grande Satana Baan, il più potente tra gli incantatori difensivi di tutta Pharen. Il suo capo aveva sempre criticato coloro che si basavano soltanto sulla magia bianca, sostenendo che erano dei lombrichi incapaci di sfoderare le zanne; ma forse lo diceva soltanto per disprezzo verso il suo antico rivale. Ma il demone maggiore era lì, e umiliava pubblicamente colui che aveva ucciso il Grande Satana Nehellenia sfidandolo a superare la sua difesa; l’umano sembrava un bambino che pestava i piedi e abbatteva i suoi pugni insignificanti contro una parete di roccia. Persino il capo, dalla sua posizione, sembrava approvare.
Il Grande Satana sollevò di nuovo la mano, come per richiamare qualche altro incantesimo, quando un’ombra enorme si stagliò sul luogo del duello e ruppe la sua concentrazione; era il flyer più grande che Kisshu avesse mai visto, e stava volando proprio sopra le loro teste emettendo un rumore profondo, sordo, come se tutte le macchine umane fossero state stipate al suo interno e premessero per liberare la loro energia. Sul fianco erano montati dei lunghi tubi metallici dalle strie rosse, gli stessi che Autozam aveva sganciato su Pharen pochi giorni prima e che il Cavaliere del Drago aveva fermato impedendo la strage. Testate nucleari …
Il Custode del Keyblade continuò ad infrangere la sua arma contro l’incantesimo, ma né il sovrano dei demoni né il capo avevano occhi o orecchie per lui. La loro attenzione era rivolta al flyer ed al suo contenuto. Ed agli altri sette velivoli identici che attraversavano il campo di battaglia, diretti verso un punto inequivocabile. Il punto di raccolta dei feriti protetto fino a pochi minuti prima dal Grande Satana. Una delle navi volanti, la più vicina all’obiettivo, lanciò un siluro.
I cuori di Kisshu batterono violentemente quando l’esplosivo sprigionò il suo potenziale lungo la sottile cupola incantata che era rimasta a guardia dei demoni in attesa di cure, ma il colpo bastò per far saltare l’unica difesa. Il muro di magie posto laggiù evaporò, trasformandosi in una lieve nuvola color rosa che non sarebbe più stata in grado di assorbire altri attacchi.
“ESSERI VILI!” tuonò il Grande Satana, rivolto verso il flyer che lo sorpassò senza alcun riguardo “VE LA PRENDETE CON I FERITI INVECE CHE CON I GUERRIERI!”
“Almeno non ce la prendiamo con i bambini …” sussurrò Terra, i cui occhi azzurri scintillarono alla vista delle macchine che trasportavano la morte “Scelga, Grande Satana. O continua a duellare con me o scappa con la coda tra le gambe a difendere gli altri vermi come lei”.
Nessun altro demone maggiore avrebbe potuto preparare incantesimi difensivi ed allo stesso tempo guarire i feriti e praticare la rigenerazione come il Grande Satana Baan. Nemmeno il capo. Evidentemente gli oligarchi di Autozam avevano previsto anche quella mossa; il pensiero che quegli uomini abietti, meschini ed avidi potessero anticipare ogni loro decisione gli metteva i brividi.
Il Grande Satana lanciò un sospiro “Penso di non avere altra scelta. L’onore di mia moglie è importante, ma non posso permettervi di compiere questi atti vili restando a guardare. Il mio posto è laggiù. Pai?” nonostante la preoccupazione, un sorriso freddo nacque sulle labbra del suo capo “Ti cedo l’onore di vendicare l’assassinio del Grande Satana Nehellenia al posto mio. I miei doveri di Grande Satana mi attendono”.
“La ringrazio dell’onore, Grande Satana. Le porterò la testa di questo umano prima ancora che lei riesca a fermare il loro attacco”
Il Custode del Keyblade commentò in tono divertito “Non capita tutti i giorni vedere un Grande Satana che batte in ritirata da un duello! Uno spettacolo che vale davvero la pena di commemorare!”disse, e qualcuno degli umani lì intorno sghignazzò. Il capo lì sotto era rosso di sdegno, ma il Grande Satana rimase imperturbabile; fece un lieve ceno d’intesa verso il capo e volò via, veloce e silenzioso come era arrivato, e Kisshu vide solo l’energia luminosa sprigionata dal suo corpo brillare contro un missile appena scagliato. Ma non era niente rispetto alla furia del capo in quel momento: dal suo corpo si emanava un’energia incalcolabile, che scosse l’aria e gli uomini che assistevano allo scontro; il suo sangue si mosse ed i cuori accelerano, reagendo alla forza che si abbatté sul campo di battaglia. Il suo avversario fu spinto indietro di qualche passo, ma la sua armatura lo protesse dalla portata della magia; si sistemò l’elmo intorno alla testa e squadrò Pai come un drago affamato “Non mi dispiace questo cambio di avversario, a dire la verità. La testa del Grande Satana me la prenderò con tutta calma” disse, e si rimise in posizione di guardia “Ma il demone che ha iniziato questa guerra sei tu, e le anime degli innocenti uccisi reclamano la tua morte, mostro! Vediamo cosa sai fare!”
Nessuno parla così al capo. Nessuno che ci tenga a restare vivo.
“È un duello ciò che desideri?”
“Purché non sia noioso come quello di poco fa”.
“Laverò l’onta della famiglia demoniaca con il tuo sangue, viscido essere inferiore! Ma se di un duello si parla …” smise di levitare e si portò a meno di un braccio da lui “… non sia mai detto che mi si accusi di essere sleale a causa della mia natura di demone maggiore. Porrò fine ai tuoi omicidi con queste mani. E lo farò senza volare”
Un sussurro attraversò il campo. A poca distanza da loro la battaglia continuava a pulsare, i licantropi si abbattevano sugli avversari ed il grido di guerra dei soldati della nobile Marlin si poteva udire anche al di sopra degli spari ed i rumori striduli delle pistole al plasma. Ma in quell’instante, solo pochi metri sotto di lui, gli esseri umani si erano radunati in silenzio, alcuni assai spaventati, per il duello che stava per prendere forma e la straordinaria dichiarazione del suo capo. Era una decisione difficile, ma Kisshu ne fu orgoglioso. Aveva un capo casato superiore a qualsiasi altro, che teneva alto il proprio onore anche quando avrebbe potuto afferrare la vittoria con un dito, perché una battaglia vinta senza onore era ben peggiore di una sconfitta. Ma questo gli umani non potevano capirlo. E non lo capiranno mai.
“Fai come vuoi, demone” gli rispose l’altro “Ma non pensare che questo mi muoverà a compassione quando ti strapperò i tuoi tre cuori dal petto. Non posso permettermi di lasciarti uscire vivo da qui e continuare a minacciare impunemente la razza umana. Soldati!” gli uomini lo fissarono un po’ interdetti, ma al suo cenno tutti si ricomposero ed estrassero le armi “Preparatevi a fare fuoco! Sconfiggeremo questo assassino tutti insieme e libereremo Cephiro dalla sua esistenza!”
Vile, minuscolo essere umano.

Eraqus si scansò, rotolò sul pavimento ed evitò la stalattite che calò su di lui ed aprì un gigantesco buco nel pavimento. Quando guardò in alto il soffitto si accese di strie rosse e verdi e si buttò contro il muro prima di rimanere intrappolato nel cerchio alchemico che si formava sopra la sua testa ed alterava l’aria al di sotto in un gas marroncino che il Custode era sicuro di non dover respirare. Scagliò il Keyblade con forza contro il soffitto: la lama si piantò tra un segno e l’altro, guastando l’armonia del disegno. L’attimo dopo il cerchio era inservibile e richiamò la sua arma, ma quando fece un passo in avanti un nuovo cerchio si accese sotto le suole e dei fili metallici generati dal pavimento si avvinghiarono alle sue caviglie e lo spinsero a terra.
“Credevi sul serio che non avessi un qualche meccanismo di difesa, Eraqus?”
Xehanort non si era mosso dalla sedia. L’attimo in cui Eraqus aveva evocato l’arma lui aveva appoggiato le mani sui braccioli, mostrano piccoli cerchi che aveva tenuto accuratamente coperti con le maniche: grazie a quelli l’alchimista riusciva ad attivare gli altri posizionati nella stanza, e ad un cenno delle sue dita i fili aumentarono la presa. Per dieci che ne tagliava ne apparivano almeno il doppio “Sei invecchiato anche tu, Eraqus! Tutti questi anni a giocare al maestrino e ti sei rammollito!”
Sollevò una mano dal bracciolo e questa si caricò di incantesimi. Per quanto Xehanort non fosse mai stato un mago dotato, aveva sempre abbastanza potenziale magico da diventare un problema: una Catena di Fulmini attraversò il braccio dal gomito alla punta dell’ultimo dito, poi la lanciò verso di lui. Eraqus si sbilanciò in avanti e cedette volontariamente una gamba ai fili d’acciaio, ma in questo modo intercettò con il Keyblade il globo di fulmini e lo spedì contro l’altro capo della stanza. Mise il primo piede fuori dal cerchio, ma i fili continuarono a seguirlo. Quando vide che altri si innalzavano dal pavimento e puntavano alle sue braccia mulinò il Keyblade e tranciò almeno un centinaio, poi optò per la fuga più rapida: fece appello alle sue energie e saltò in alto con una capriola, portandosi il più lontano possibile dal cerchio maledetto. In questo modo atterrò distante dal suo avversario, ma aveva bisogno di sottrarsi da quel punto e trovare una nuova via d’attacco. Poi i suoi sensi avvertirono un rumore leggero, quasi uno scatto, e nel rotolare in avanti qualcosa di appuntito colpì di striscio il suo braccio. Una pioggia di lame acuminate aveva attraversato il punto dove si trovava fino ad un secondo prima e adesso giaceva conficcata nel muro opposto “Umpfh! Miravo ai tuoi capelli!” borbottò Xehanort, che lo fissava dall’altra parte della stanza con il suo sguardo color ambra carico di odio. Come aveva fatto a non vedere quali tenebre ci fossero nel suo cuore?
“Come sarebbe a dire che c’eri tu dietro la morte degli oligarchi? Voi alchimisti non siete dalla parte di Autozam?”
“Gli Alchimisti di Stato sì, senza alcun dubbio, ma io …” tamburellò di nuovo le dita, ed Eraqus si rimise in guardia “ … sono dalla parte del Sapere e del Portale dell’Alchimia!”
“Hai fatto in modo che la colpa ricadesse sui demoni per dar vita ad una guerra? Ed hai manipolato Terra per uccidere i demoni al posto tuo? Sei l’essere più spregevole che abbia mai visto … TI SEI PRESO GIOCO DI ME PER TUTTO QUESTO TEMPO!”
“Sì! Ed è stato davvero divertente, credimi!”
La furia gli salì fin sulle guance e caricò l’alchimista con tutta la forza che aveva, lanciandosi lungo il laboratorio in una corsa frenetica, incurante delle trappole che attraversò con delle lunghe falcate; aggirò il cerchio alchemico che lo aveva imprigionato fino a qualche secondo prima e con un unico salto atterrò davanti a Xehanort, puntandogli il Keyblade al petto “Solleva le mani da quella sedia ed alzati! Credevi davvero di sfuggire alla Giustizia del Cuore dei Mondi?” gridò, sforzandosi di resistere alla tentazione di prendere il suo vecchio amico e sbatterlo contro il muro “Quando confesserai i tuoi crimini la guerra finirà, vedrai!”
“Non puoi fermare questa guerra, Eraqus. Io ho soltanto acceso la miccia, ma credi davvero che umani e demoni siano in grado di vivere in pace? Autozam ha deciso di occupare i territori di Pharen per depredarla delle sue ricchezze, e non credo che le confessioni di un povero, vecchio, derelitto alchimista minacciato da un Custode del Keyblade fraternizzante dei demoni cambieranno le cose” disse, accompagnato dal tono di voce che usava sempre per deriderlo “La macchina che ho messo in moto ha preso forma e cammina da sola! Gli umani di Autozam sono pieni di odio e paura, e tendono alla guerra ogni secondo che passa. I miei Heartless si sono moltiplicati ben oltre le mie previsioni!”
“I tuoi Heartless?” No, non può essere che persino quelle creature ...
“Sai che mi piace fare le cose in grande stile, amico mio! Mi serviva una minaccia di sottofondo che inasprisse gli animi! Poi grazie all’ambasciatore Pai le cose sono degenerate da sole”
Eraqus non riusciva più a credere a quelle parole, e si accorse che la mano destra non la smetteva di tremare; spinse il Keyblade fin sul pastrano di Xehanort, ma per quanto lo avesse in pugno non riusciva a vedere nell’altro uno sguardo che accettasse la sconfitta.
“Uff, Eraqus, levami la tua zappa di dosso! Perché non risolviamo la cosa senza ricorrere alla violenza?”
“Tu rivela al mondo le tue macchinazioni, libera Riku e forse prenderò in considerazione l’idea di non spaccarti la faccia e raddrizzarti la schiena a calci, amico …”
“Te lo diceva persino il Maestro Yen Sid: prima di parlare dovresti avere la situazione in pugno” Eraqus si voltò lievemente a destra, sentendo un rumore che ricordava un battito d’ali “E TU NON CE L’HAI, ERAQUS!”
Una piccola porta sul lato destro del laboratorio si aprì, e qualcosa di enorme si abbatté contro di lui; Eraqus sollevò il braccio ed evitò che qualcosa di forte, rigido ed acuminato si portasse via i suoi occhi. L’artigliò gli trafisse il braccio sinistro e l’impatto con la creatura lo spinse a terra e fu costretto a rotolare lontano prima che un incantesimo di fuoco del suo nemico lo cogliesse senza difese. Il mostro che aveva davanti aveva perso qualsiasi fattezza di essere umano, se mai le aveva avute: la testa aveva la pelle tra il bianco ed il grigio, putrescente, e dalla mandibola abbassata uscivano dei denti grigi, appuntiti, assolutamente non umani. Gli occhi totalmente neri, posti ai lati del cranio, lo fissavano come quelli di un predatore che aveva appena stanato il proprio pranzo e sembravano ruotare in quell’orbita senza palpebre. Dal collo in giù aveva la forma del più grande uccello che avesse mai visto. “Lo sai che realizzare creature alchemiche è la mia specialità!”
Le sue parole furono sovrastate dal verso del mostro, uno stridio che ricordava il gracchiare di mille corvi “Gli Heartless sono un prodotto originale, lo ammetto, ma ho sempre qualche chimera nella manica”.
L’arpia spiccò il volo e si tuffò contro di lui in un turbine di piume bianche e nere; sollevò il Keyblade e si mise in guardia, aspettando che la creatura esponesse i suoi artigli. Quella gli oscurò la visuale con le ampie ali, disturbandolo con il verso da caccia, e con gli artigli cercò di afferrargli l’arma, i denti aguzzi rivolti verso il suo collo. Le unghie gli trafissero le dita, ma tenne il dolore per sé e si liberò con un guizzo della presa, assestando un poderoso fendente contro la cassa toracica della chimera, carico di tutta la furia che lo invadeva. Sentì il rumore di ossa che si spezzavano ed inflisse un secondo colpo, ancora più energico sul muso del mostro a meno di due palmi dal suo collo. Il sangue ed il cervello sprizzarono ovunque, e con un calcio si liberò della carcassa, poi rivolse all’alchimista un sorriso di sfida “Se pensi che un abominio alchemico possa vincere contro il potere del Keyblade ti sbagli di grosso, Xehanort”.
“Uno solo forse no … ma un centinaio avrebbero discrete possibilità di farcela, io credo”.
Fissò di nuovo la porta da cui era uscita l’arpia. Durante lo scontro non vi aveva fatto caso, ma un coro di sibili, grugniti e ruggiti proveniva da quella stanza, e adesso diversi occhi dalle grandezze più svariate e dai colori diversi brillavano attraverso il buio, dritti contro di lui. Ne uscì un paio di zampe pelose e dorate, simili a quelle di un leone, ma con gli artigli più lunghi che avesse mai visto. Alcuni esseri, simili ad a piccole arpie, comparvero dalla parte alta della porta ed assunsero in aria una formazione circolare, pronte a planare su di lui; e poi un essere dalla forma indefinita e dall’enorme coda nera, accompagnato dal ruggito di tantissime chimere alle sue spalle. “Rimanderò questi abomini alchemici da dove sono venuti, Xehanort. Uno ad uno. Il potere del Keyblade e della Luce non verranno arrestati dalla tua follia!”

Il capo non si voltò nemmeno a guardare i soldati che avevano aperto il fuoco. Si limitò ad innalzare intorno a sé uno scudo magico, che assorbì tutti i laser riducendoli a innocui sbuffi di fumo.
“Sparite, vermi!”
Mosse il braccio per scagliare un incantesimo nella loro direzione, ma Terra non rimase a guardare e si lanciò all'attacco, costringendo il capo a sospendere l'evocazione in atto e a difendersi. Il Keyblade oltrepassò lo scudo senza difficoltà, e Pai lo intercettò a mani nude, i palmi aperti che sprizzavano saette. I due avversari si fronteggiarono per un attimo, gli occhi blu di Terra gelidi come quelli degli automi di Autozam, quelli scuri del capo ardenti di fiamme e distruzione. Poi un laser oltrepassò lo scudo del capo, che evidentemente stava concentrando tutta la propria energia nel respingere l'arma soprannaturale dell'avversario, ferendolo di striscio alla spalla. Un danno infinitesimale per un demone maggiore, ma più che sufficiente per concedere una breccia al custode del Keyblade, che spinse in basso la propria arma con tutta la sua forza. Il capo fu sbilanciato e cadde a terra, e in un attimo sia Terra che i soldati di Autozam gli furono addosso.
“Sporchi vigliacchi!!”
Uno scudo magico sorse prontamente a difendere il corpo del capo, ma stavolta non era stato Pai ad evocarlo. Kisshu torreggiava in volo su di lui e sui nemici, i palmi delle mani splendenti di magia protettiva. Visto che i soldati di Autozam non si erano fatti scrupolo di intervenire durante un duello uno contro uno, Kisshu riteneva di non essere disonorevole nello sfruttare la propria superiorità aerea.
“Capo, ai pesci piccoli penso io! Lei dia a quel codardo la lezione che merita!”
Prima che i soldati potessero rivolgere le canne dei fucili verso di lui Kisshu li bombardò con una scarica di palle di fuoco. Tra i lampi e le esplosioni riuscì per un attimo a distinguere il lieve sorriso del capo, il suo impercettibile cenno della testa che significava “grazie”; poi un boato vicinissimo lo assordò e non vide più nulla, accecato da una luce abbagliante che lo costrinse a proteggersi gli occhi con le mani. D'istinto volò ancora più in alto, cercando di liberarsi della nube di fumo che era venuta subito dopo l'esplosione di luce e che gli faceva ardere la gola come se avesse inghiottito carboni ardenti. I soldati umani dovevano aver usato uno dei loro esplosivi. Armi vili come loro.
Tossì e si stropicciò gli occhi, facendo attenzione che lo scudo intorno al suo corpo fosse perfettamente attivo: anche a quell'altezza non poteva permettersi di abbassare la guardia. Quando riuscì finalmente a guardarsi intorno vide che sul terreno sotto di sé si era aperto un grosso cratere.
Il capo e l'assassino del Grande Satana continuavano a combattere ignari di tutto, Pai che scagliava un incantesimo dopo l'altro e Terra che li respingeva con il Keyblade. I segni alchemici sopra quell'arma sembravano in grado di assorbire o comunque smorzare gran parte delle magie demoniache.
Ora però non aveva tempo di seguire il duello del capo: i soldati avevano riformato le fila e sembravano decisi a togliere di mezzo prima lui.
Bene, che vengano!
Lo scudo magico resse senza problemi la scarica di laser che i nemici gli riversarono addosso, ma in quel momento Kisshu notò che uno di loro stava estraendo qualcosa dalla cintura. Un oggetto piccolo, di forma oblunga.
Un altro esplosivo. Ma stavolta sono troppo in alto perché l'onda d'urto possa raggiungermi.
Ma il soldato non lanciò l'esplosivo a terra. Kisshu lo vide armeggiare con qualche comando, e il piccolo congegno si sollevò in volo, sfrecciando verso di lui a tutta velocità.
Kisshu si levò dalla sua traiettoria, ma con orrore vide il piccolo missile compiere un arco e tornare indietro verso di lui.
Mi sta seguendo!
Destra, sinistra, in alto, l'esplosivo gli restava alle calcagna, seguiva ogni suo minimo movimento. Kisshu iniziò ad entrare nel panico. Intanto dal basso i soldati continuavano a sparare, e improvvisamente Kisshu sentì un bruciore tremendo alla spalla destra, subito seguito da un altro alla gamba, dietro il ginocchio sinistro. Stava perdendo la concentrazione sullo scudo.
Capo, aiuto... !
Ma il capo era impegnato contro Terra, e non poteva sentirlo. La sua voce però risuonò nitida nella mente di Kisshu, richiamata dai ricordi di centinaia di sessioni di allenamento.
La miglior difesa è l'attacco, ripeteva sempre Pai ai suoi sottoposti. Era uno dei pochissimi capi casato a far addestrare i suoi anche in tempo di pace.
La miglior difesa è l'attacco.
Kisshu si fermò di scatto, fronteggiando il missile che veniva verso di lui. Ignorò il dolore quando un altro laser lo ferì al fianco, strinse i denti, concentrò tutta l'energia magica dentro di sé nelle proprie mani e la lasciò andare con un urlo. Il suo incantesimo colpì il missile in pieno, ma Kisshu non lasciò scemare subito. Continuò a riversare energia magica dai palmi delle mani, creando un'onda scintillante che non solo fermò il missile, ma lo respinse indietro verso i soldati che lo avevano lanciato.
“Questo è per chi osa sfidare il casato del grande Pai!!”
L'esplosione fu ancora più violenta della precedente, e quando il fumo si diradò della truppa di Autozam non restavano che corpi carbonizzati e arti sanguinanti.
Esausto, Kisshu si lasciò scivolare lentamente a terra. Atterrò in una pozza di sangue, ma non aveva più nemmeno la forza per tirarsi via da lì. Ora che il pericolo imminente era passato il dolore delle ferite e la stanchezza tornarono a farsi sentire in modo insopportabile. La magia era un'ottima alleata, ma aveva un costo. Ogni incantesimo lanciato consuma energie fisiche, e Kisshu quel giorno ne aveva lanciati tanti. Scoprì di avere altre ferite sulle gambe e sulle braccia che non ricordava assolutamente come si era fatto.
Capo... è tutto nelle sue mani ora. Io non posso più aiutarla...
Ma uno sguardo al combattimento bastò a rassicurarlo, perché Pai sembrava in netto vantaggio. Aveva capito che il Keyblade poteva respingere la maggior parte degli incantesimi diretti, e aveva adottato un'altra tattica. Invece di lanciare un solo incantesimo potente ne scagliava parecchi più deboli in rapida successione, da direzioni diverse. Terra era agile e la sua armatura gli offriva un'incredibile protezione, ma alla lunga quel gioco si stava rivelando logorante per lui. Ormai era costretto esclusivamente sulla difensiva, e a ogni incantesimo le sue parate si facevano più lente e goffe.
“Senza i tuoi tirapiedi non fai più tanto lo spaccone!” lo schernì il capo. Terra doveva essere veramente allo stremo, perché non rispose alla provocazione.
Le due successive palle di fuoco lo colpirono in pieno. Il custode riuscì a malapena a mantenersi in piedi, ma una piastra laterale della sua armatura era saltata, e sotto si intravedevano vestiti e carne bruciata.
E' fatta... forza capo!
A quel punto Terra fece una cosa inspiegabile. Fece sparire il Keyblade, in un lampo di luce, come facevano i Custodi quando non avevano più bisogno della loro arma.
“Ti arrendi, dunque.” disse il capo. Kisshu poteva percepire la sua delusione, il suo desiderio ardente di combattere ancora, di mettere personalmente fine alla vita dell'assassino. Ma se il nemico si fosse rifiutato di continuare a lottare avrebbero dovuto catturarlo vivo, perché nessun demone infierisce su avversari inermi, per quanto infami essi siano.
“Non ho detto questo, demone.” Terra sorrise beffardo, ma in ogni linea del suo viso era impressa la sofferenza per le ferite ricevute.
“Io non combatto contro nemici disarmati.”
“Ma io non sono disarmato!” una scia di energia oscura serpeggiò attorno al braccio di Terra e sfrecciò verso il capo, che la respinse con un lampo di magia. “L'Oscurità è mia alleata!!”
L'intero corpo di Terra fu avvolto da un'aura oscura, una magia negativa che opprimeva e soffocava i sensi di Kisshu. Ma il capo non sembrava per nulla impressionato. Anzi, sorrideva soddisfatto.
“Come vuoi, allora.”
Per contrastare l'oscurità il capo scelse la magia della luce. Una serie di sfere bianche si formarono dalle sue mani e rotearono in cerchio sopra la sua testa, sempre più veloci, fino a convergere in un unico lampo accecante che sfrecciò verso Terra e avvolse il suo corpo nella luce. Il Custode mandò tentacoli di oscurità a contrastare l'incantesimo, e per un attimo luce e oscurità sembrarono equivalersi, sospese in un duello senza tempo che lasciò Kisshu con il fiato sospeso.
Poi i tentacoli oscuri cominciarono ad affievolirsi, e con un urlo il capo infuse nuovo vigore nella sua magia, schiacciando l'avversario.
Per un attimo la luce brillò intensissima, inghiottendo ogni cosa.
Quando Kisshu riuscì ad aprire gli occhi Terra giaceva al suolo, pezzi di armatura sparsi tutto intorno al suo corpo. Pai torreggiava su di lui, il palmo della mano aperto e pronto a scagliare il colpo di grazia.
“Per il Grande Satana!”
Gli occhi di Terra si strinsero in un'espressione maligna: “Illuso.”
Fu allora che Kisshu vide il Keyblade.
Sospeso in aria a qualche metro dalle spalle del capo, i segni alchemici lungo la lama che mandavano sinistri bagliori rosso sangue. Non aveva idea di quando fosse comparso lì.
Successe tutto in una manciata di secondi.
Non ebbe nemmeno il tempo di urlare che il Keyblade era partito come un razzo, la punta diretta verso la schiena del capo. Kisshu non aveva più la forza di lanciare incantesimi. Non poteva...
Il capo si voltò appena un istante prima che il Keyblade colpisse. I suoi occhi si dilatarono per lo stupore.
Ci fu un rumore orribile di carne squarciata, un urlo strozzato. Kisshu si ritrovò a fissare lo sguardo attonito del capo, la sua bocca spalancata per lo stupore. Poi spostò lo sguardo al proprio ventre, da dove spuntava l'elsa del Keyblade, imbrattata di sangue. Il suo sangue. Lo aveva trafitto da parte a parte.
“Capo...”
Non aveva la forza per lanciare incantesimi, e così lo aveva difeso nell'unico modo che gli era ancora possibile.
La vista gli si oscurò. Mentre cadeva a terra ebbe ancora il tempo di sentire l'urlo disumano del capo, quasi più simile al ruggito di una belva che alla voce di un demone.
“KISSHU!!!!!!”

Baan stava ancora curando i feriti quando il terremoto iniziò.
Temendo un altro trucco degli umani si affrettò a rafforzare ulteriormente le difese intorno all'area adibita a infermeria, ma in quel momento vide un attendente volare a tutta velocità verso di lui, l'espressione sconvolta e preoccupata.
“Grande Satana!” dovette fermarsi a riprendere fiato, e gli ci volle un minuto buono per mettere insieme due parole. Baan si preparò al peggio.
“Grande Satana, il generale Pai... il generale Pai... lo so che è incredibile, ma è la verità... il generale Pai è entrato in berserk!!”
Cosa...?
“Venga a vedere Grande Satana, la prego! L'esercito nemico, l'intero esercito nemico è in rotta!”
“Che ne è dell'assassino del Grande Satana Nehellenia?”
“Non lo sappiamo... la supplico Grande Satana, deve venire!”
Baan si sollevò in volo. L'attendente gli fece cenno di seguirlo, ma da quell'altezza non c'era bisogno di indicazioni. Quel fascio di magia pulsante e impazzita che sfrecciava sul campo di battaglia seminando caos e distruzione sarebbe stato visibile da cento chilometri.
Emanava una potenza spaventosa, di gran lunga superiore a quella di un demone maggiore o di un Grande Satana.
Queste scosse di terremoto... le ha causate Pai?!
Non era facile avvicinarsi a lui. La sua aura era immensa, schiacciante, ardente, e Baan sentiva la magia nel proprio sangue ribollire in risposta, attraversare il proprio corpo come una serie di scariche elettriche. Evocò il più resistente dei suoi scudi e si appostò su un'altura da cui si dominava il campo di battaglia. E allora lo vide.
Il fascio di magia che distruggeva ogni cosa non era altri che Pai. Circondato da una luce accecante, da un turbine di vento e di magia, gli occhi completamente gialli, privi di pupille, i lineamenti sconvolti al punto che solo la caratteristica treccina lo rendeva riconoscibile.
Impossibile...
Dove passava non rimaneva nulla. Colline, rocce, alberi, macchine, persone, amici e nemici. Gli incantesimi che scagliava disintegravano interi squadroni di flyer e carri armati, spalancavano voragini nel terreno che inghiottivano cerchi alchemici e truppe di alchimisti. I laser sparati verso di lui venivano semplicemente inghiottiti dalla sua aura di fuoco.
La battaglia era interrotta, ogni schieramento pensava solo a levarsi dalla scia di distruzione. I demoni volavano lontano protetti da scudi magici, ma gli umani, a parte quelli in possesso di veicoli volanti o flyer, erano in seria difficoltà. Incespicavano l'uno sull'altro cercando di scappare, ma Pai calava su di loro come un angelo della morte, non risparmiando nulla e nessuno. La ritirata si stava trasformando in una carneficina.
“Aiutate i licantropi e gli altri corpi d'armata non in grado di volare!” ordinò Baan all'attendente. Per un attimo lo stupore gli aveva fatto perdere di vista i suoi doveri di Grande Satana. “Erigete degli scudi per loro, portateli verso la zona dei feriti. Io erigerò un grande scudo là. Voglio tutto l'esercito radunato in quel punto. Non possiamo fermarlo in alcun modo, l'unica possibilità è attendere che lo stato berserk passi da solo!”
L'attendente annuì e sfrecciò via a trasmettere l'ordine ai generali rimasti. Baan si affrettò verso feriti, preparandosi a innalzare una cupola magica per difendere l'intero esercito. Avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di altri maghi esperti.
Ma non riusciva ancora a credere a ciò che aveva visto.
E' impossibile... solo i licantropi possono raggiungere lo stato berserk... talvolta qualche demone minore... ma noi demoni maggiori...
Gli tornò alla mente una storia che gli aveva raccontato sua madre quando era bambino, su un demone minore che entrava in berserk dopo la morte del suo capo in una faida tra casati avventa in tempi molto antichi.
“E noi demoni maggiori possiamo farlo?” aveva chiesto Baan.
“Non è mai successo, per quel che ne sappiamo.” aveva risposto la madre. “Solo un'emozione estrema può causare in noi demoni una reazione del genere. Un forte odio, un grande dolore. Ma noi demoni maggiori abbiamo un controllo migliore delle nostre emozioni rispetto a licantropi e demoni minori. Ed è un bene... perché se uno di noi entrasse in berserk potrebbe causare la fine di tutti noi.”


 
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nobodyN.XV
view post Posted on 24/10/2012, 10:29




capitolo 8
Triste realtà
Per un attimo sentii come se stessi precipitando nel vuoto, ma poi mi rallegrai al pensiero che il nuovo nemico non era qualcuno a cui tenevo o perlomeno qualcuno cui avevo voluto bene.Tornai indietro di fretta e tutti sembravano stranamente agitati.Mi ricordai cos'era successo.Non restava molto tempo e dovevo far in modo che quelle persone in divisa se ne andassero prima che riuscissero nel loro intento e formassero un esercito. Non sapevo dove fosse Mushi,ma date le circostanze non potevopiù aspettare. Dovevo salire sulla nave e fare qualcosa, qualsiasi cosa. Molto probabilmente sarei salita li sopra e avrei girovagato a vuoto finchè non avessi trovato qualcosa,e visto che i piani non erano il mio forte decisi di salire. La piazza della stazione era molto affollata e fu facile far distrarre le guardie.
Guardando la stazione mi ricordai di Topolino,poi mi feci forza ed entrai. Entrata rallentai il passo per guardarmi intorno: ero in una stanza quadrata sul celeste e c' erano tre corridoi. Ne presi uno e
sbucai in un altro corridoi molto più grande. Rimasi nell'ombra aspettando che tre persone si allentassero per poi uscire con un passo abbastanza svelto. Era un luogo calmo, rilassante. Dalla curva sbucò un uomo in divisa. Mi guardai attorno: non c'era nessun posto dove nascondermi, e prima che me potessi accorgere l'uomo continuò a camminare senza prestarmi attenzione. Continuai perplessa a camminare.Perchè tenere lontani tutti per poi ignorare qualcuno entrato senza permesso?Forse non lo sapevano ancora. Iniziarono ad apparire dei corridoi. C'ernerano tantissimi e non potevo attraversali per poi magari
ritrovarmi in altri corridoi alquanto grandi,ma per non essere vista da dei passanti entrai nel più vicino.Era buio. Una mano mi impedì di parlare e mi portaronoin una stanza. Quando aprii gli occhi vidi Mushi,portava una di quelle strane divise.
-Che ci fai qui?-mi chese
-Tu piuttosto...mi domandavo dove ti fossi cacciato.Sei uscito e non ti ho più visto.Ma dov'è il mostro??-
-Quale mostro?-
-Ma come!?Siamo scappati e sono andata alla villa e poi, giusto devo dirti una cosa importante: nella villa c'era una persona che è intrappolata nel passato ed è la chiave malvagia che fu rinchiusa con quella buona che era l'altra parte di lei e sta creando un esercito per distruggere tutto e...-
-Sei sicura di stare bene?Non c'è nessun mostro.Sei stata a casa a dormire. Sará stato un sogno.-
-No,non era un sogno e se questo è uno scherzo non è divertente.-
-Abissa sono in missione. Non ricordi?Con quell'assurda organizzazione.Non dovresti essere qui.-
-Ma che dici.Hai scordato tutto?-ci pensò un attimo.
-Probabile,ma ora è più importante la missione.Andiamo,visto che sei qui una mano in più non fará male-
Annui perplessa.Non era stato un sogno avevo visto veramente lo specchio e...la villa!
-Ma certo!!!La villa!Quando sono uscita la villa è crollata e posso dimostrarti che non era un sogno-
-Quando usciremo da qui faremo un salto alla villa,ma adesso andiamo,gli altri ci aspettano.-
-Ok.-
Uscì un mappa.
Da quanto abbiamo capito catturano le persone e danno loro dei ricordi per manipolizzarli, ma non abbiamo capito perché...-
-Se mi lasciassi spiegare...-
Mi guardó con aria interrogativa e gli raccontai ciò che era successo.
-Almeno sappiamo che per ora non hanno preso ancora nessuno...-
-Giá-
Continuammo a camminare finchè non ci trovammo in un vicolo con una porta.La attraversammo e tornammo a Crepuscoli. Era quasi sera e decidemmo di tornare indietro
per riposare. Davanti alla stazione non c'era nessuno,strano. Ci incamminammo. Non c'era nessuno,poi ci trovammo di fronte il nulla, nero. Capii: nero, quella volta in riva al mare, divenne tutto nero.
E ancora,la casa dove incontrai l'ombra la prima volta, era tutto nero. C'era il vagone,era vuoto non c'era nessuno col lupo,ne lì ne da nessun'altra parte.
-Andiamo via,subito.-dissi preoccupata.
-Che succede?-
-Tutto e niente.Stiamo facendo il loro gioco.Via,andiamo via, o prenderanno anche noi.-
Un passo e tutto divenne nero.
-No...è tard?!i-
-Cosa?-
-Ci dev'essere un modo...non possiamo fallire così...-
Silenzio.Il suono dei miei passi su un pavimento che non c'era.
-Se non mi spie-Mushi cercò di parlare
-Sono già stata qui...Ora so dove sono tutti.Ci hanno ingannati.Questi sono i ricordi delle persone riguardo Crepuscoli "materiale",che poi formano Crepuscoli "Spirituale"-Mi fermai.
-Tempo fa mi ritrovai a Crepuscoli e divenne tutto nero....erano i ricordi che svanivano.Loro non prendono le persone,non direttamente...prendono i loro ricordi e controllano i loro corpi,
le loro menti.Esistono due Crepuscoli:quella"spirituale" e "materiale".
Loro hanno il loro esercito e presto avranno noi.-
-Non capisco.-
-Tutte le persone con il lupo sulla mano,la luce che usciva dal libro,i loro ricordi un nemico in più.Loro non hanno diviso i due mondi,è solo un' illusione dei nostri ricordi.
Serviva un tempo di pace anche a loro,per formare un esercito.-
-E contro chi combatteranno?-
-Contro chi avrà i ricordi.-
-Volevano che noi venissimo qui perchè...-
-perchè così facendo anche i nostri ricordi sarebbero scomparsi- continuò Mushi
-Crepuscoli spirituale sarebbe scomparsa e noi con loro.Sapevano tutto,sin dall'inizio.-
-Non siamo gli ultimi,qualcuno c'è....-
-Chi?-
Indicò dei corpi lontani.
Ci avvicinammo per vedere chi fossero.Erano Xion e Cloud. Provai a toccarli ma ne fui respinta da una scossa.
-Ma che...?-
-Mossa intelligente...proteggono i loro ricordi.Probabilmente ce ne sono altri.-
-Guarda-dissi indicando Cloud.-C'è un foro,i suoi ricordi stanno uscendo.-
Passò una mano sopra e il foro si chiuse.
-Che hai fatto?-
-Niente,andiamo.-
-Dove e soprattutto come?-
-Grazie a questo posso comunicare con il resto del gruppo.Faremo aprire la porta.-spinse qualche tasto ad uno strano aggeggio.
-Dovremmo farlo anche noi...-
-Cosa?-
-Proteggere i nostri ricordi.-
-A me non serve.-
-Perchè?-

-Perchè non ne ho.- dissi.
-Cosa faremo ora?-chiesi
-Non ne ho idea.-Poco dopo una porta si aprì e tornammo nella nave.L'uomo che ci aprì la porta ci condusse in una stanza piena di computer dove c'erano degli altri membri.
-Cosa fanno?-chiesi.
-Stiamo cercando di ostacolarli,stanno controllando le menti delle persone con quei macchinari e "disegnano" così tutto ciò,compresa la separazione
di Crepuscoli dall'altro mondo,ma restano tutt'ora un unico mondo.-
-Non si può.-disse un uomo sbattendo un pugno sul tavolo.-Non possiamo far tornare i ricordi,sono stati
cancellati,un lasso di tempo non è presente in nessuno,neanche di noi....è stato lì che i ricordi scompaiono,come resettati-
-Controllano anche noi.-
Dissi.
Mushi mi portò da parte.-Forse è vero,controllano anche noi,forse è per questo che ricordi solo tu del
mostro.Possiamo saperli solo in un modo.-
Mushi chiese se potessero fargli cercare nei ricordi della persone comprese quelle in quella stanza:nessuno si ricordava nel mostro.
-Probabilmente lo stanno facendo anche ora...-
-Cosa?-
-Controllarci,loro volevano che arrivassimo sin qui.Forse però non
ci controllano del tutto,altrimenti
che senso avrebbe farci andare avanti?-
Mushi non disse nulla.Scesi dalla nave e poco dopo lo fecero anche gli altri.Salii sulla collina del tramonto.
Feci ciò che mi veniva naturale fare:pensai.Cercai di fare un punto della situazione e mi accorsi che ero cambiata, tutto era cambiato.Quando tutto era iniziato,
pensavo che sarei riuscita a trovare le mie risposte,ma adesso non mi interessavano più di tanto.Cosa volevo?Volevo che tutto ciò non fosse mai accaduto,o almeno non tutto.
Non volevo ammetterlo ma mi mancavano Xion e Rail, e anche se fosse stato l'ultimo momento passato insieme,contro di loro avrei combattuto.Speravo che quel giorno arrivasse,
il giorno in cui avrei potuto essere felice, ma non sapevo quando quel giorno non sarebbe arrivato, ma ci credevo.Era passato del tempo da quando non ci ripensavo,
non ripensavo a cosa sarebbe potuto succedere quando quella storia fosse finita.Guardavo Crepuscoli,ma vedevo solo burattini incapaci di reagire.Ed io ero lì,ma lo ero solo
perchè qualcuno lo voleva e questo non mi piaceva,no... avrei voluto che fosse stato difficile per me quanto per gli altri.Ma ci doveva essere un motivo per cui ero lì,
per cui tutti erano lì,per cui qualcuno aveva deciso di farmi restare.Lo avevo immaginato migliore, il mio viaggio,prima che iniziasse, una svolta alla mia vita,
questo lo volevo ancora, si, ma volevo anche ritrovare i miei ricordi e avere una vita felice.Mi stavo contraddicendo da sola.Giunsi ad una conclusione: potevo tornare indietro,nulla e nessuno mi costringeva
ad andare avanti,avrei potuto sedermi ad una sedia ed aspettare la fine o avrei potuto continuare ad andare avanti alla cieca, cadendo tante volte,
sentirmi in colpa per ognuno che perdeva la vita per una mia distrazione...forse stavo sopravvalutando il mio ruolo,non girava tutto intorno a me in fondo,, e ne ero felice.Potevo tornare
indietro,nulla e nessuno mi costringeva ad andare avanti,avrei potuto sedermi ad una sedia ed aspettare la fine,ma non l'avevo fatto e certo non l'avrei fatto anche ora,non l'avrei
fatto mai,fossi anche alla fine,lo sapevo, e più che bene.Inutile pensarci.Sorrisi,infondo non era così male essere nel bel mezzo di una situazione critica e riuscire a sorridere.
Arrivò Mushi.
Restammo in silenzio,poi...
-Allora,che ne pensi?-mi chiese
-Penso che dovremmo pensare in grande,fare qualcosa che a loro non passerebbe mai per la testa e--
-No,non mi riferivo a quello...-mi guardò e capii.
-Bè,non lo so neanche io....me lo sarei aspettato diverso questo viaggio,insomma be non saprei...-
-È ciò che volevi...-
-Peccato che non so cosa voglio.Adesso siamo qui,ma c'è qualcun'altro là fuori che ci aspetta,che aspetta noi,ma noi siamo come loro,aspettiamo fin quando non ci rendiamo conto che è tardi e...-feci un attimo di pausa.Tornai a guardare il tramonto-e vai via. Ed é brutto quando te ne vai è non dici ció che vuoi dire agli altri,a me è successo a volte le ultime cose che ho detto non avrei mai volute dire,ma...è tardi,quindi voglio che tu sappia...che ti considero un amico...-
-Anch'io.-
Restammo a guardare il tramonto finchè non scesero le tenebre e tornammo indietro.
La notte passò veloce e al mattino una nuova sorpresa furi la porta ci aspettava:era tornato come prima,i due mondi uniti un unico mondo,ma era diverso l'aria era serena.C'erano uomini che ricostruivano e riparavano case,altri dipingevano e i bambini giocavano.
-L'hanno fatto di nuovo,hanno cancellato i ricordi.-
Andammo a fare un giro,ma non apparve il nome di Crepuscoli,no,sulle insegne si leggeva "Once upon a time"e sotto in piccolo "C'era una volta"
-Ma come hno fatto?Come hanno.fatto in così poco tempo a creare tutto questo?-
-Dividiamoci,cerchiamo informazioni,qualsiasi cosa possa essere utile.-propose Mushi.
-Diamoci da fare.-
Girai l'angolo e non sapevo più dov'ero.Andai girando e notai alcune cose:1) era tutto stranamente quieto e tranquillo.Possibile che la città non rimaneva la stessa per piú di due giorni?
2)tutti portavano un apparecchio all'orecchio. "O è una moda oppure servono a qualcosa,devo scoprirlo"pensai. E per quanto cercassi di far uscire dalla bocca di qualcuno qualche informazione ,non ci riuscii.Dopo qualche ora ritrovai Mushi.
-Non lo trovi strano?-mi chiese.
-Cosa?Il fatto ch ci siamo incrociati o che portano un apparecchio all'orecchio e che ci guardano male perchè non lo abbiamo?-
-Direi di pensarci un po' più tardi...perchè ora non ti giri un attimo?-Uomini della sicurezza venivano contro di noi.
-Che dici se ora ti giri tu e iniziamo a camminare con un passo svelto?-
-Ok,ci sto.- Iniziammo a correre e ci inseguirono,io girai a destra,Mushi a sinistra,alla svolta dopo io a sinistra Musgi a destra.Corremo l'uno verso l'altro finchè al momento giusto ci spostammo e le guardie si scontrarono e andammo via.
-Che fortuna.-disse Mushi
-Se avessimo fatto seriamente non sarebbero durati neanche cinque secondi.-
-Dimentichi che se l'avessimo fatto chi porta quel coso all'orecchio gli avrebbero aiuati e qui tutti lo portano.-
-Secondo te perchè?-
-Forse un'idea ce l'ho....-disse Mushi.-Vieni.-Andammo sulla piazza della stazione sostituita da
una strada di Midgar.La stazione era la stessa,cambiava solo la parte di sopra.
-Guarda,lì,su.C'è un'antenna,forse trasmettono qualcosa da lì.-
-Mmm...si,direi che potrebbe essere così.Andiamo.-
Inziai a camminare e Mushi mi fermò.
-Che c'è?-Mi porse uno di quei apparecchi.
-Non funzionano,quindi comportati come tutti gli altri.Ora andiamo-Disse e se lo mise anche lui.Entrammo in stazione.Non era molto affolata.
-Allora dove andiamo?-chiesi
-Le scale.-
Dopo aver girato a vuoto trovammo le scale.Le salimmo,aprimmo la porta ed entrammo.Eravamo su un sporgenza di un dirupo e c'era un ponte di legno,ovviamente lunghissimo e infondo un'altra porta.Mushi prese un sasso e lo lanciò sul ponte,si sentì il rumore dell'acciaio poi frecce piovvero dal soffitto che però non sfiorarono il ponte.Poco dopo ricaddero dal soffitto,lo stesso risultato.Poi ancora,e ancora.
-Patetico-mormorò Mushi. E iniziai a camminare.
-Aspetta.-
-Cosa?-Ormai ero sul ponte.Mi raggiunse Mushi e camminammo.Camminavamo da minuti,ma la porta non si avvicinava di un millimetro e anche quella che avevamo passaro per arrivare qui parve non allontanarsi con l'aumentare dei passi.Alla fine del ponte le corde cedettero e una trave alla volta cadeva giù.Ci guardammo e iniziammo a correre per tornare indietro.Ogni tanto buttavo uno sguardo dietro per vedere fin dove il ponte:sempre allo stesso punto.Poi le travi piovvero dal soffitto e tornarono al loro posto
"Le frecce che non ci colpiscono, le porte che non si avvicinano,il ponte che non cade..."
-Ma certo...Al mio 3 buttati.Uno...-
-Cosa ma sei impazzita?-
-Due...tre.-Saltai giù e Mushi mi seguì gli presi la mano e con un po' di sforzo riuscii a volare e a scendere lentamente.Toccammo il terreno:eravamo dall'altra parte.
-Ma come?!-
-Non me lo chiedere- dissi.-Andiamo.Aprimmo la porta.C'era un corridoio che svoltava a destra.Svoltammo le due guardie che erano all'entrata di una porta ci videro e si avvicinarono.Furono pochi istanti prima che li congelassi con il cristallo di cui mi ritrovavo il potere.
-Quando ce e andremo li farò tornare normali.-
Entrammo. L'antenna usciva dal soffitto verso il cielo.Mushi si diede da fare.Io osservai tutti quei computer senza polvere,in buono stato.Mi affacciai all'unica finestra e mi persi nella città finche Mushi richiamo la mia attenzione.
-Ci vuole un PIN...se fossi loro a cosa penseresti.-
-Alla cosa piú ovvia.-
-Ma é ovvia.-
-Appunto.-
Dopo vari tentativi non ci riuscí e decise di aggirarla.
-Bene.C'é l'ho fatta....accidenti,vieni a vedere.-
Mi avvicinai.
-Sono programmati per vivere in pace,non c'è l'ombra di armi,di guerra,niente-disse.-sará facile annullare il tutto.-
-No...lasciamo tutto cosí...infondo,è meglio.Torneremo piú tardi.-
Mi avvicinai alla finestra.
-È incredibile che l'unico passatempo dell'uomo sia la distruzione della sua stessa specie,la guerra.Andiamo.-
 
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view post Posted on 24/10/2012, 18:45
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Il signore dei biscotti

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Dunque, W&L, uhm, da dove cominciare. . . . . °°
Se questo è l'ottavo capitolo, well. . . non oso immaginare a come saranno gli altri quattro °°

Credo che un capitolo così incredibilmente pieno di tensione e adrenalina non lo abbia mai letto. Mai da parte vostra. Spingersi fino a questi livelli merita tantissimo. Mi avete sorpreso più del solito!

Questo tipo di capitoli sono i miei preferiti. Quelli dove tutti i personaggi di rilievo hanno la propria parte importante e sfoderano tutte le proprie risorse. In particolare il GS Baan mi ha colpito. Ho fatto il tifo per lui tutto il tempo! Il mitico Difensore Massimo! Un tipo di potere che adoro!

E se il combattimento tra demoni, licantropi, umani e Heartless sembra epico, beh, quello tra MX ed Eraqus non è da meno. In particolare mi colpisce che abbiate elevato la sfacciataggine di MX ai massimi sistemi! Mio Dio, non ho mai visto NESSUNO di così, dannatamente sfacciato in ogni cosa che dica o faccia! XD
And it's Eraqus time! Rammollito un corno, adesso vedrete come il vecchio Maestro prende a calci tutti i mostri cattivi : D

Terra invece è un po', well. . . . "Cattivodiseriebizzato" XD
Non si è fatto nessuno scrupolo, però. E' stato coerente, e mi è piaciuto parecchio.

Pai, però, ancora di più. Continuo a non digerire completamente il suo carattere, ma è diverso da come lo si vedeva all'inizio. Le sfaccettature del suo carattere, negative, ma anche positive, vengono fuori man mano. E la sue entrata in berserk è assolutamente simbolica, per tutto l'affetto che provava per Kisshu. Cioè, non è entrato in berserk per Nehellenia, ma per Kisshu. E' qualcosa. . . . di molto profondo. Lo apprezzo tantissimo. Davvero tantissimo.

Pollice in su per W&L. Mi avete stupito più del solito! Continuo a non capire come possa proseguire per altri quattro capitoli dopo tutto ciò, ma mi fido XD
Mi aspetto un epilogo altrettanto grandioso!

E sono sicuro che Aqua e Ven, gli unici a non essere comparsi (assieme al secondario Eagle) avranno la loro fetta di torta.

. . . .E poi arriva Nonna Lenna con un fucile a pompa e manda tutti all'inferno. . . sì, sì, sarà proprio così D:
 
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view post Posted on 24/10/2012, 21:49
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Blue Eyes Whitemushroom

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Ovviamente dal C.I.M!!! Nello specifico, sezione Arkham

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Oddei, grazie Val, un commento così lungo non l'avevamo mai ricevuto!
Sì, ci siamo impegnate al massimo per il capitolo (questo spiega un po' i mesi di ritardo), ma cacchio, è l'annuale, siamo intenzionate a tirare fuori tutti gli artigli!

CITAZIONE
In particolare il GS Baan mi ha colpito. Ho fatto il tifo per lui tutto il tempo! Il mitico Difensore Massimo! Un tipo di potere che adoro!

Beh, sì, Baan ha proprio quel potere! Pai è quello che arriva e spacca tutto a suon di incantesimi, Baan deve essere quello più riflessivo, il personaggio debole e buffone che però ha anche dei lati di forza fisica non da sottovalutare.

CITAZIONE
Pai, però, ancora di più. Continuo a non digerire completamente il suo carattere, ma è diverso da come lo si vedeva all'inizio. Le sfaccettature del suo carattere, negative, ma anche positive, vengono fuori man mano

Evvai, finalmente ci siamo riuscite! Il nostro obiettivo era proprio quello (superflex ci aveva scoperte subito, intuito femminile ...) di far uscire Pai poco a poco! Farlo sembrare bastardo all'inizio, ma poi rivelare anche i suoi lati positivi; resta pur sempre un personaggio assolutamente politically scorrect e razzista nel midollo, però anche in lui c'è del buono. Infatti è uno dei nostri personaggi preferiti insieme a MX ed Eraqus!

CITAZIONE
Terra invece è un po', well. . . . "Cattivodiseriebizzato" XD

anche qui ci hai preso in pieno. E' passato il nostro messaggio subliminale "Terra ci sta sul *****", è un personaggio noioso, già visto, ci stufiamo anche un po' nel descivere le sue scene. Farà il suo ruolo fino alla fine, specie con MX che lo guida a mo' di burattino.

CITAZIONE
sono sicuro che Aqua e Ven, gli unici a non essere comparsi (assieme al secondario Eagle) avranno la loro fetta di torta.

Eagle di sicuro ... Aqua pare di sì, per Ven *sguardo nervoso al copione che poi richiudo subito* in cantiere c'è qualcosa, sì, anche per lui. E c'è anche qualcosa per Zaboera, per il blobbino, per gli apprendisti ...... Lis, ce la facciamo in soli 4 capitoli?????

@ Nobody: carinissimo il tuo capitolo! Mi piace lo spazio che stai dando a Mushi, all'inizio credevo che sarebbe stato solo un personaggio secondario per riempire un capitolo, invece sta assumendo molta importanza come compagno di Abissa. Poi il semplice fatto che si chiami Mushi mi piace, è un nome terribilmente funghettoso, sì sì! E' anche interessante questa storia della crepuscopoli virtuale ed il fatto che tutti indossino quel "coso" alle orecchie: sicuramente servirà per controllarli!
 
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Micia-kun
view post Posted on 25/10/2012, 17:12




Je suis desolée ma mi devo ritirare.
Non ho tempo per scrivere nuovi capitoli senza contare che non mi piaceva più la piega che aveva preso la storia e questo purtroppo non è certo il periodo per riscriverla daccapo.
Magari la ripubblicherò rifatta nella sezione fanfic quando avrò un po' di respiro, cioè quando la mia madrelingua di tedesco tornerà in Germania -.- dannata frau Inga Ursula Nickel! Ci sta facendo dannare!
 
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view post Posted on 27/10/2012, 12:12
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The acid Queen in a psychedelic scene

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E' davvero un peccato Micia, dopo 7 capitoli! Ormai sei a piu' di meta'! :(
Mannaggia a Frau Inga!
 
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10superflex1
view post Posted on 6/11/2012, 17:03




CITAZIONE
“Tu mi dirai dove è nascosto Riku, Xehanort. A costo di colpirti abbastanza forte da farti ricrescere tutti i capelli!”

Questa era veramente epica! Come tutta la battaglia del resto, mitico quando arrivano i licantropi e fanno la strage delle prime file >= D
Terribilmente bello il pezzo in cui Baan arriva pronto per prendersi la sua vendetta, e poi sì, devo concordare con Valyx, il suo potere è proprio figo, mi ricorda il mio shuckle su Pokemon, intoccabile xD

E già che ci sono posto anche io, era quasi ora xD
Ok, Flex, calma e sangue freddo, ci siamo quasi....Anche se teoricamente per rientrare nella scadenza questo mese dovrei ultimare altri due capitoli... xD

Capitolo-9: Dite cheese!

Avevamo aggirato il problema “vestiti” ed eravamo a meno di un’ora di cammino da Vangagrado.
I gemelli si erano calmati ed adesso stavano tranquilli per i fatti loro a chiacchierare sui prossimi film che sarebbero usciti al cinema.
Quasi mi dispiacevo a non sentirli chiacchierare a voce alta, ma infondo c’ero abituato: il sottoscritto è sempre stato ignorato da tutti.
“Magari” mi dissi “forse dovrei essere io a rompere il ghiaccio per una volta…Già, ma cosa dirgli?”
-Ehm…Ragazzi, vi va di chiacchierare un po’?- Chiesi.
-Hai intenzione di chiacchierare? Sei stato zitto per tutto il viaggio!- Disse Gabriele.
-Avevo solamente bisogno di abituarmi, se non volete non fa niente.-
-Bè, no. Vediamo, già che ci siamo, perché non rispondi alle domande che ti abbiamo fatto prima?-
-Cioè?- Chiesi.
-Raccontaci di te.-
-Suppongo sia una domanda lecita.- Sospirai.-Come sapete il mio nome è Hern è sono un Vanghese. Non sono mai uscito da Vangolandia prima di aiutare Ray, ma a dir la verità non ci ho mai tenuto tanto. Ho un fratello ed una sorella, Rick e Lela, entrambi più grandi di me e gemelli tra loro, come voi. Devo ammettere che come buoni fratelli maggiori mi hanno sempre trattato nel peggiore dei modi: dispetti, torture, ingiustizie di vario tipo insomma, cosa che naturalmente ad i miei genitori non importava, anche se francamente non ho mai capito perché. Quando ero piccolo, a volte, d’Estate, io e la mia famiglia venivamo qui, a Vangagrado, per rilassarci un po’. Avevamo una bella villa in un quartiere vicino al parco della città, ma adesso non rimangono altro che stanze polverose…Sono anni che non andiamo lì.
Mia sorella tiene le redini di tutto, aiutata da mio fratello che è il capo di tutte le guardie, mentre io sono, anzi, è meglio dire “ero”, un semplice consigliere, dato che adesso mi avranno sicuramente dato per morto.
Comunque, ho sempre avuto un buon legame con tutti in generale, anche con i miei odiosissimi fratelli.-
-Ed allora perché dici che a nessuno importa di te?- Chiese Raffaele.
-Ve l’ho detto, lo ignoro anche io.- Gli risposi. In effetti non mi ero mai chiesto il perché di tutto questo.
-Perché non provare ad investigare?- Chiese Michele.
-Come una super-spia fashon!- Esclamò Gabriele.
-Certo che sei fissato con le spie fashon…Comunque, come faccio ad indagare? Mi danno per morto ed in tal caso non abbiamo proprio tempo, magari se riusciamo a risolvere la faccenda…Ma non credo.- Spiegai con molta calma.
-Bé, già che siamo qui…- Disse Gabriele con un tono che non prometteva nulla di buono.-…Potremo iniziare a chiedere in giro e magari esplorare la vecchia villa estiva, chissà, magari se siamo (s)fortunati Ray potrebbe anche trovarsi lì.-
-Non è una buona idea.- Gli dissi fermamente.
-E perché?- Chiesero in coro.-Non hai voglia di sapere qualcosa in più su di te?- Concluse Raffaele.
Ci pensai un po’ su, poi gli dissi: -Sentite, adesso pensiamo alla missione. Vi ringrazio, non credevo che interessasse a qualcuno, ma vi ricordo che fino a ieri io ed i miei uomini vi tenevamo prigionieri, perciò non dovreste fare tutto questo per me, anzi, direi che è fin troppo, adesso andiamo. Si sta facendo buio e non è una saggia idea restare qui di notte, la fauna locale è abbastanza feroce.- Detto questo i gemelli annuirono convinti e ci incamminammo nuovamente.
Vangagrado era alle porte ormai, si vedevano già le prime abitazioni all’orizzonte e naturalmente la strada. Non c’era nessuno in giro, cosa non poi così inusuale, perché trovandosi all’estremo Est soffiavano insidiosi venti freddi.
Ad un tratto si sentì un rumore. Si faceva sempre più crescente, un veicolo, poco, ma sicuro.
Ci passò accanto, per poi accostarsi qualche metro più avanti. Ne scese una ragazza che ci si avvicinò e ci chiese: -Volete un passaggio?-
-Un passaggio?...Pss..Ehi, dovremo fidarci?...-
-Sì, state andando verso Vangagrado, giusto? Anche perché è l’unica cosa in questa direzione…- Disse.
-Bé…Un passaggio ci farebbe comodo…Ho le gambe così indolenzite che potrei benissimo mettermi a strisciare come un serpente…- Dissi sollevato al pensiero di non dover più camminare.
-…Oddio…Hern?-
Come sapeva il mio nome? Anzi, no, come aveva fatto a riconoscermi? Non mi avevano dato per morto? Evidentemente ancora no, oppure…Oppure quella barba finta che avevo indosso mi si era staccata.
-Ehm..Chi sei tu?- Le chiesi.
-Come? Non mi dire che ti sei scordato! Abito nello stesso quartiere in cui venivate ad abitare d’Estate!- Esclamò.
-Non mi dire…Tessy?-
-Un momento, che sta succedendo?!- Esclamò Michele.-Pensavo che Centovetrine fosse finito!-
-Presto, salite in macchina, non è sicuro stare qui.- Detto ciò ci fece entrare.
Incredibile come non mi avesse dimenticato…Erano passati minimo dieci anni.
-Non credevo fossi ancora vivo..- Disse.-E’ arrivato un uomo in città, ha detto che sei morto.-
-Ci avrei scommesso. Quindi avevate ragione, Ray è qui. Tessy, dov’è quest’uomo?- Le chiesi.
-Al palazzo delle conferenze di Vangagrado. Comunque, chi sono questi tizi e perché ha detto che sei morto?-
-E’ complicato. Loro non sono Vanghesi, noi…-
-Hern!- Urlò Gabriele.-Prima ti fai dare un passaggio da una sconosciuta, poi…Certo che come spia sei penoso…-
-Tranquilli, ci possiamo fidare. E’ una mia vecchia amica d’infanzia, anche se non credevo mi avresti riconosciuto. Spero che non lo facciano anche gli altri abitanti, altrimenti salta tutto.- Mi girai verso Tessy.-Te eri a conoscenza del piano per recuperare il Coso, vero?-
-Ovviamente. Mia zia è una consigliera, te lo sei scordato?-
-Bene, risparmierò di raccontarti tutto allora.- Le spiegai in fretta ciò che era successo e dell’identità di Ray. Anche se era a stretto contatto con le attività pubbliche non sapeva che Ray era colui che ci aveva spinti a recuperare il Coso.
-Adesso cosa farete? Irromperete lì dentro?- Chiese.
-No.- Disse Raffaele.-Dobbiamo prima avvisare gli altri. E’ stata una ricerca veramente veloce dopotutto.-
-Potete stare da me nel frattempo. Ho una casa tutta mia, perciò potrete contattare gli altri senza problemi.- Disse.

Eravamo quasi arrivati quando improvvisamente mi arrivò un messaggio da parte di Hern: “Abbiamo trovato Ray, venite qui a Vangagrado.”
Letto il messaggio mi affrettai a riferirlo anche agli altri, così comunicai a Toald e Fred di aprire un portale verso la città.
Ci misero un po’, ma finalmente riuscimmo ad attraversarlo e, sulla soglia di Vangagrado trovammo ad aspettarci lui ed uno dei tre gemelli, Michele forse.
-Finalmente,- Disse Michele.-Stavo iniziando a farmela sotto…-
-Poche storie! Dov’è Ray che lo distruggo?!- Esclamai. Non stavo più nella pelle, lo avrei fatto saltare in aria come il Team Rocket!
-Calma, non sappiamo ancora dove sia con precisione, sappiamo che è in un palazzo, ma non ne abbiamo la completa certezza.- Disse Hern.
-E perché ci hai fatto venire allora?- Gli chiesi.
-Più siamo e meglio è.- Mi rispose.-Ci sono anche Rocky, G., Artide e Pence.-
-E NN V H NKR VST NSSN?- Chiese Susy.
-Siamo a casa di un amica di Hern, ha detto che ci possiamo fidare.- Rispose Michele.
-Bene, allora direi di andare.-
Ci incamminammo cercando di fare più silenzio possibile e così giungemmo a casa dell’amica di Hern. Sinceramente io e Susy non ci fidavamo granché, basti pensare a tutte le bugie ed i mal di pancia inventati da me quand’ero piccola, od a come Hern ha cambiato velocemente fazione ed ha deciso di aiutarci; insomma, noi Vanghesi non siamo molto affidabili.
Quando entrammo fui davvero molto felice di vedere i miei amici sani e salvi, non che in fondo avessimo affrontato chissà quale pericolo attraversando un portale.
-Pence, Rocky!- Dissi abbracciandoli.-Tutto a posto?-
-Alla grande sorella! Voi?- Rispose Rocky stritolandoci fortemente.
-…DCM K STV MGL PRM…K ML D STMC…- Disse Susy.
-Adesso che ci penso, anche prima Fred ha accennato “alla tua pancia”. Non stai bene?- Le chiesi.
Susy ci impiegò un po’ per rispondere, poi disse: -CCCLT, N H MNGT UN P’ TRPP FRS.-
No, decisamente no, Susy sta alla cioccolata come io sto ai ragni. Mi chiedo perché abbia inventato una scusa così stupida e cosa abbia veramente, anche se non credo che questo sia un ottimo motivo per chiederglielo.
-Ok, Susy, va bene, ne riparleremo dopo.- Le dissi rimandando la faccenda.-Adesso, Hern, dov’è questa tua amica?-
-Sono qui.- Disse. Andiamo, ho già apparecchiato, immagino sarete affamati.-
Detto ciò ci fece accomodare a tavola e portò da mangiare, tutto già preparato in sostanziose porzioni. Fu una serata tranquilla, anche se, almeno io, ero preoccupata. “Andiamo, come fate a prendervela comoda con Ray a pochi chilometri da qui?”
Dopo un po’, al termine della cena, decisi di intraprendere quella piccola conversazione che avevamo rimandato per tutta la cena: -Hern ci ha detto che sai dov’è Ray.- Dissi.
-Certo.- Mi rispose.-Al Palazzo delle Conferenze.-
-L’hai visto entrare lì? Ne sei proprio sicura?- Le chiese Fred.
-Sì e, sai, forse è una mia impressione, ma noto una certa somiglianza…-
-E’ mio zio.- Poi disse indicando Toald: -E suo padre.-
-Interessante, interessante…Lela me lo aveva detto, volevo solo constatarlo di persona.- Concluse osservando meglio Fred e Toald.
Hern sobbalzò.-L-Lela?-
-O santa pizza, non ricordi il nome di tua sorella? Sogni d’oro Herny..Ed anche a voi ovviamente!- Dopodiché il buio.
Mi sembrò di aver dormito per secoli…Del sonnifero, ecco cosa aveva usato. Lo aveva messo nel cibo che ci aveva fatto mangiare, ecco spiegate le porzioni già fatte.
Ci avevano buttati in una prigione abbastanza piccola, ma fortunatamente pulitissima, anzi oserei dire splendente.
In quella prigione c’eravamo solo io e Susy, mentre un poco più in là, in altre celle c’erano Fred e Toald, Michele, Raffaele e Gabriele, Pence ed Artide, Rocky e G., ma niente Hern.
-Susy, Susy svegliati!- La chiamai, ma niente.-Susy!!!-
-Susy, ci sono le Goccioleeee!- Nada.-Ehm….Susy, ho una nuovissima piastra parlante!-
In un lampo mi fu addosso: -DV?! IL M TSSSSSR!- Ecco fatto, alla fine non ci avevo messo molto.
-Susy, calmati, non è il momento di scherzare. Come puoi notare siamo finiti-per l’ennesima volta-in una prigione.- Mi guardai attorno.-A giudicare dal luogo così splendente credo che sia il palazzo delle Conferenze. A quanto pare l’amichetta di Hern ci ha giocato un brutto tiro a tempo di record, wow…Mi chiedo dove sia lui adesso, che ci abbia traditi?-
-Oh no. Ve lo assicuro.- Fece una voce lontana, ma che io conoscevo fin troppo bene.-Il vostro amichetto è sotto tortura, non ha intenzione di parlare. Poco male, continueremo a torturarlo.-
Avanzò a passo leggero, calmo.-Mancano solamente due giorni. A quanto pare per il momento sto vincendo Vang.-
-Oh, ma guarda, ti sei ricordato il mio nome. Comunque, per tua informazione, hai detto bene, per il momento.- Gli risposi.
-Come vuoi, come vuoi, continua pure a vaneggiare, tento resterete qui.- Detto questo se ne andò, dando solamente un ultimo sguardo stizzito al figlio.
-Ma che grande stro…-
-NN DSPRR, USCRM D Q.-
-Spero Susy, spero. A proposito, come mai hai mal di pancia, e soprattutto, perché hai inventato la scusa della cioccolata?- Le chiesi, curiosa.
-Devo proprio dirtelo?- Mi guardò stranamente. La cosa che mi colpì di più, però, era il fatto che parlò normalmente…
-In fondo siamo amiche no? Se c’è qualche problema dimmi tutto.-
Sospirò, poi si sporse dalle sbarre e chiamò Fred. Lui, ancora mezzo intontito, si sporse a sua volta dalle sbarre assieme a Toald.
-Dimmi.- Disse.
-Credo che dovrei dirglielo, per correttezza.- Gli disse, molto seriamente.
-Dire cosa?- Intervenne Toald. Tutti gli altri si affacciarono alle sbarre.-Cosa succede?-
Fred e Susy si scambiarono un’occhiata, poi annuirono. –Vedi Vang,- Iniziò Fred.-sono cose che succedono...-
-Bè, sì, insomma, prima o poi…Non siamo state di certo le prime persone a cui è capitato…- Aggiunse Susy.
La piaga del discorso iniziava a non piacermi…“Non ci mancava solo il matrimonio…Ti prego, non me lo dire…”
-Vi prego, ditemi che non è come penso…!- Disse Toald guardando prima Fred, poi Susy.
-Ta-dà, abbiamo mangiato la scorta segreta di orsetti di gomma di Vang!- Detto ciò Toald svenne sul colpo. Lo capivo, stavo per svenire anche io e bè, gli altri non sembravano da meno, anzi, forse anche più sconvolti.
-Vi…VI PARE IL MOMENTO DI DARCI UNA NOTIZIA SIMILE?!...Insomma, chissà io che pensavo e voi mi venite a dire delle caramelle…Quando finirà questa storia mi sentirete, ma adesso lasciamo perdere.- Gli dissi tirando un sospiro di sollievo.
-Già.- Fred rise.
-Ehm…Una curiosità, come vi è venuto in mente di mangiare la mia riserva segreta di orsetti gommosi?- Dissi un poco furibonda.
-Uhm….- Rispose Susy.-Bella domanda.-

Ero incatenato alla parete, come nella stanza di cioccolato, peccato che qui difficilmente mi sarei liberato.
Mi sentivo un completo imbecille: “Come ho fatto a fidarmi così facilmente?”
Non vedevo nulla, gli occhiali mi erano caduti. Sentivo solo brusii confusi, voci che bisbigliavano qualcosa e che, vagamente, mi sembrava di riconoscere.
-Ed ecco che il nostro tonto preferito si è svegliato!- Riconoscevo quella voce, a fatica, ma la riconoscevo.
-Rick? Sei tu?- Chiesi.
-Sì scemotto, qui, proprio vicino a te.- Rispose.
-Hanno imprigionato anche te?-
-Stupido eri e stupido sei rimasto.- Lela. Anche lei? No, suppongo di no. -Tieni questi occhiali.- Mi mise gli occhiali sul naso.-Come puoi vedere, io e Rick non siamo imprigionati, come non lo è Tessy. A proposito, ottimo lavoro.-
Con gli occhiali riuscii meglio a mettere a fuoco: non erano cambiati molto nel breve periodo in cui mi ero assentato per la faccenda del Coso, anche se Rick sembrava avesse i capelli leggermente più scuri del suo solito castano chiaro ed invece Lela aveva messo le lenti a contatto di un misto tra il verde e nocciola.
-Perché?- Chiesi.-Perché avete deciso di stare dalla parte di Ray? Non pensate a tutte le persone che ucciderà? Ed a Vangolandia? Distruggerà anche noi ed i nostri genitori.-
-Sbagliato Hern.- Disse Lela.-A loro abbiamo già pensato noi. Sai, adesso governo io. Ray ha detto che ci avrebbe ricompensato, io gli credo. Ed anche se non lo farà non mi interessa, mi basta che tutte le cose corrotte siano distrutte, come te.-
-Me?- Chiesi confuso.-Perché ho deciso di fare la cosa giusta?-
-No.- Disse Tessy.- Sai perché i tuoi genitori non ti hanno mai lasciato fare nulla?- Scossi la testa.-Sei stato adottato, genio!-
-Cosa?! E’ per questo? E’ per questo che sarei un “corrotto”?-
-Diciamo. Ricordi quando i The Vang sono stati cacciati da Vangolandia?- riprese Rick.
-E’ successo tantissimo tempo fa, io ho solo 23 anni, ti ricordo.-
-Non proprio,- Disse Rick.-alcuni membri della famiglia sono rimasti qui, due precisamente. Sai chi?-
-Tiro ad indovinare: i miei genitori?-
-Esatto.- Disse Lela.-Quando i membri del Consiglio ed i nostri genitori hanno saputo che erano ancora qui, hanno deciso di imprigionarli per aver “sviato” la loro pena. Purtroppo quando hanno saputo che tu saresti rimasto con noi sono come dire…Impazziti?-
-Gli avete uccisi?!-
-Ormai cosa potevamo fare?- Disse Rick ironicamente.-Comunque, dovresti essere contento no? Hai avuto l’opportunità di vivere come una persona libera, ma hai deciso di allearti con i perdenti, sono state tue scelte, non nostre.-
-Non credevo poteste spingervi fino a questo punto.- Gli dissi.
-Non sei arrabbiato?- Chiese Lela.-Ed io che volevo divertirmi un po’…-
-Sai, ormai non mi stupisco più di niente. Alla fine credo che i Vanghesi abbiano fatto bene ad allontanarsi dalla Terra, ma non per il loro bene, per il bene degli altri popoli. Siete un ammasso di spregevoli e corrotti, fate solo ciò che vi fa comodo! Il fatto che abbiate ucciso i vostri stessi genitori lo dimostra!-
-Ed anche il Consiglio, prego. Ne abbiamo fondato uno nuovo.-
-Rick, non rovinargli la sorpresa…- Disse Tessy abbracciandolo.
-Oh mio Dio, che schifo state insieme…-
-Zitto Hern. Poi so che sei geloso.- Mi disse Rick.-Comunque, sai che fine ti spetterà adesso, vero?-
-Immagino, purtroppo.-

Eravamo appena arrivati nella capitale, nella sede del Consiglio, ed un’orrida visione si apriva davanti a noi: sangue, morte, niente Mc Donald’s, una tragedia.
Persino io, avendo vissuto millenni e millenni, non avevo mai visto nulla di simile: i corpi erano terribilmente mutilati, pozze e chiazze di sangue ovunque, arti staccati ed anche una testa mozzata, per non parlare del fatto di qualche organo sparso qua è là…
-Sto per vomitare. Solo delle bestie avrebbero potuto fare una cosa del genere.- Dissi cercando di trattenere i conati di vomito.
-Saturno, credi che siano stati i Vanghesi, oppure mio fratello?- Mi chiese Shàit visibilmente preoccupato mentre osservava la scena.
-Non lo so e non credo di volerlo sapere. Mi spiace Shàit, ma mi è difficile persino stare qui.-
-Hai paura?- Chiese Lucifero accovacciandosi accanto al corpo di una donna a terra.-Ti fa schifo?-
-Di certo non siamo dei pazzi assetati di sangue come te.- Disse Maria.-Non dirmi che ti piace. Ricordo benissimo che il sangue ti fa impressione…-
-Faceva. Ti ricordo che i tempi sono cambiati e comunque, no, non mi piace. Chi ha svolto il lavoro non lo ha fatto con malvagia impeccabilità.- Le rispose.
-Andiamo di là, magari, anche se non credo, potrebbe esserci qualche sopravvissuto.- Dissi.
Ci spostammo nella sala adiacente, ma il “panorama” non era cambiato. Ancora sangue. C’era qualcosa in un angolo che si contorceva in una pozza di sangue, un uomo, forse.
-Presto, soccorriamolo!- Urlai.
Corremmo da lui, aveva il volto coperto di sangue ed anche i vestiti. In una frazione di secondo vidi Maria allontanarci ed abbracciare quel tizio. “Credo di capire.”
-No!- Piangeva. -Cosa ti hanno fatto?!-
-Un malvagissimo momento…Levati da lì!- Vidi Mr. Formica dare una spallata a quell’uomo ed allontanare Maria con uno spintone. -Ho un certo magnetismo per il male e questo qui ne trasuda, molto. Dannazione! Tutti a fregarmi la scena!-
-Cosa intendi?- Intervenne Shàit.-Questo è solamente lo stupido marito umano di Maria, non puoi dirci che è stato lui a fare tutto questo.-
L’uomo si rialzò, poi si avvicinò lentamente, come se fosse uno zombie. Si dirigeva verso di noi, Maria in particolare.
-Dark!- Urlò Maria a squarciagola. -Ascoltami!-
-Lascia perdere.- Le dissi. -Stavolta devo concordare con Lucifero, che brutta cosa, non abbiamo scelta.-
Andai incontro a l’uomo, ma quello scartò sulla destra e continuò incurante ad avanzare. Lo colpii alle spalle, cercando di non fargli troppo male, ma nulla. Continuava ad avanzare verso Maria.
Shàit si mise tra lui e lei e Lucifero lo colpì con un oggetto che trovò lì. Nonostante la ferita non si fermava.
Ad un certo punto, con una mossa veloce, passò oltre Shàit e si avventò contro Maria. Stava quasi per colpirla, quando, agilmente, lo placcai. Il brutto era che cominciò a prendermi a pugni come se fossi un cuscino.
A quel punto Maria gli si avvicinò ed iniziò a chiamarlo, non voleva levarmelo di dosso, no, lo chiamava e basta.
-Ehm, Maria, non vorrei dirti niente però…- Nulla. Stava quasi per squartarmi, me lo sentivo, ma non lo fece: Lucifero, con una sbarra di ferro, lo colpì violentemente. Sentii il rimbombo, era così forte che per poco non diventai sordo.
L’uomo svenne sul colpo, non era morto, fortunatamente per lui.
-Cosa hai fatto!? Potevi ucciderlo!- Gridò Maria abbracciandolo.
-Calma, credo che stavolta abbia fatto la cosa giusta.- Le disse Shàit.-Adesso viene da chiedersi: perché lui è qui e cosa gli è successo? Persino l’Uomo Nero si sarebbe astenuto a fare tutto ciò.-
Studiai meglio il corpo del marito di Maria: aveva un segno sul collo, una specie di simboletto che rappresentava una “R”. Ray, senza dubbio, chi altro metterebbe una “R” se non Ray? Raperonzolo?
-E’ un incantesimo di possessione.- Spiegai. -In genere questo tipo di incantesimo richiede molte energie. Di solito è permanente, ma da quel che ho potuto vedere, questo sta scomparendo. Probabilmente è stato l’aver convissuto con Maria così tanti anni ad aver neutralizzato gli effetti permanenti. Siete fortunati, svanirà tra non molto, anche se, dopo aver visto ciò che ha combinato qui credo che passerà guai piuttosto seri.-
-Ma non è colpa sua!- Urlò lei. -Non voglio che gli facciate del male!-
-Shhh.- La zittì Lucifero. -Sconterà la sua pena, così come ho fatto io.-
-Ma…-
-Niente ma. Mi duole molto ammetterlo, ma oggi, per l’ennesima volta, devo dare ragione a Lucifero. Maria, cercheremo di alleggerire la sua pena, non preoccuparti, adesso, però, dobbiamo curare le sue ferite.- Le disse Shàit, cercando di rassicurarla.
Detto questo tirai fuori la valigetta medica che mi ero portato a presso e fasciai le sue ferite, poi cercai di ripulirlo, almeno un minimo, dal sangue che aveva addosso.
-Ray deve avergli fatto questo incantesimo per vendicarsi malvagiamente, infondo gli sei scappata sotto il naso…- Le disse Lucifero.
-E tu che ne sai?!- Gli rispose Maria.
-Parli malvagiamente nel sonno.-
-Non ho mai dormito da quando sei venuto qui.-
-D’accordo, d’accordo, ho origliato.-
-Uhmf…Certo che devi sentirti proprio solo, eh?- Gli dissi.
-Bè, prima avevo qualche amico, adesso sono circondato da demoni. Non che mi dispiaccia vivere compiendo azioni malvagie, ma a lungo andare mi annoio a vedere personcine che urlano “noooo, ti prego, non mi uccidere” oppure “esci da questo corpo”…-
-Sai Samaele, forse avresti dovuto pensarci prima…- Gli dissi.
-Già…Era da tanto tempo che nessuno mi chiamava più con il mio vero nome…- Rispose lui.
-Ehm, adesso, se non vi dispiacerebbe dovremmo tralasciare il sentimentale.- Disse Shàit. -Questi sono i corpi dei Consiglieri, e dalla corona che portano in testa quell’uomo e quella donna suppongo siano il re e la regina.- Scosse la testa.-Ray ha il via libera per il suo piano, adesso neanche i Vanghesi potranno più opporvisi.-
-Stupendo, non è così?- Disse una voce alle nostre spalle. –Oh-oh-oh, preparatevi a passare dei guai!-
-Dei guai molto grossi!-
- Proteggeremo il mondo dalla devastazione!-
- Uniremo tutti i popoli nella nostra nazione!-
- Denunceremo i mali della verità e dell'amore!-
- Estenderemo il nostro potere fino alle stelle!-
-Sono Babbo!-
- E io Formaggino!-
-Team Natalizio, pronto a partire alla velocità della luce!-
- Arrendetevi subito, o preparatevi a combattere!-
-Già, proprio così!-
Scandalizzato. Ecco cos’ero. Babbo Natale e Formaggino che avevano legato come un salame l’Unicorno ed il Mostro. Non si erano ancora accorti di nulla.
-Uff…3-2-1…-
-AHHHH!- Ci avrei scommesso. Liberammo i due e chiedemmo spiegazioni:
-Allora?- Chiesi. –Ancora la doppia personalità?-
-Sì.- Rispose l’Unicorno. –Ha corrotto Formaggino con dei dolcetti natalizi ed ha deviato la destinazione del tunnel…Quindi, eccoci qui. Ehm…Piuttosto, cos’è successo qui? E chi è quello?-
Spiegammo brevemente l’accaduto, poi decidemmo di iniziare a cercare.
-Un secondo, ho un messaggio da parte dei gemelli.- Disse Shàit. –Uhm…Non mi piace, per niente.-
-Hanno trovato Ray?- Chiesi.
-Sì, ma il messaggio è stato inviato circa un’ora e mezza fa. Dovreste averne ricevuto uno anche voi.-
Babbo Natale controllò il cellulare ed annuì. –Sì, è vero.-
-Immagino dovremo andare lì.-
-E mio marito? E’ ancora svenuto, inoltre credo che sarebbe pericoloso per lui andare lì.-
-Non c’è bisogno di andare lì.-
“Altri imbucati?” Pensai. “Oh me stesso, in quanti hanno deciso di venire alla capitale?”
-Saturno, Shàit, tesoro, ciao.- Ray. Ottimo, stupendo, anche lui adesso. –Sapete, appena la mia marionetta è andata K.O. mi sono precipitato qui. A quanto vedo ha svolto davvero un ottimo lavoro.-
-Come hai potuto fare del male a mio marito? Lui non centrava nulla!-
-Maria, calma. Sai, non vorrei dirti nulla, ma sono io tuo marito, non so se lo ricordi. Ci sono rimasto male quando te ne sei andata.- Disse.
-E ti sfoghi facendo uccidere a mio marito tutte queste persone?!-
-Sarebbero dovute morire lo stesso. Mettiamola così, siamo pari.-
Stavo per saltargli addosso ed ucciderlo. –Così credi che uccidendo tu abbia risolto la questione?-
-Uhm…Fammici pensare…Sì.- Sorrise in un modo così antipatico che gli avrei lanciato un mattone in faccia. –Sai,- Continuò. –I vostri amichetti sono tutti in prigione…Per l’ennesima volta…Non c’è da stupirsi.-
-Bene. Voi tutti, andatevene e tornate a casa, penserò io a lui. Mi rendo conto che ho sempre rimandato ciò che avevo paura di fare.- Disse Shàit.
-Capisco.- Rispose Ray. Aprì un varco. –Mio fratello ha ragione: andatevene. Quando avrò finito con lui ucciderò anche voi, ma non crediate di scappare e liberare i vostri amici, non ci riuscirete.-
Capimmo di non avere altre scelte. Verificato che quel passaggio fosse sicuro lo attraversammo e ce ne andammo. Temevo per Shàit. Ad essere franchi dubito che ce l’avrebbe fatta.
-Lucifero rimani dove posso vederti, non mi fido.-
-Sta tranquillo-e malvagio-ho in mente una bella sorpresina.-
-Sorpresina?-
 
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view post Posted on 6/11/2012, 21:49
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Blue Eyes Whitemushroom

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Ovviamente dal C.I.M!!! Nello specifico, sezione Arkham

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Oddio, questo capitolo è stato tropo spassoso, non vedo l'ora di sapere come andrà a finire. La parte più figa è quella con Maria e Lucifero, il fatto che mimino i personaggi della religione fa morire dalle risate anche perché usi alcuni particolari realistici come il nome di Lucifero stesso. Bellissimi Babbo Natale ed il Formaggino che imitano il Team Rocket, quella si che è una presentazione seria di se stessi!

CITAZIONE
Un momento, che sta succedendo?!- Esclamò Michele.-Pensavo che Centovetrine fosse finito!-

e invece no! E soprattutto mai fidarsi di amiche d'infanzia che compaiono a buffo nella storia!

CITAZIONE
ed un’orrida visione si apriva davanti a noi: sangue, morte, niente Mc Donald’s, una tragedia.

quoto tutto il punto 3!
 
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10superflex1
view post Posted on 1/12/2012, 20:44




Buonasera! Flex, sempre con molta calma ed in ritardo, vi porta il capitolo 10!
In questo capitolo inizia ufficialmente la resa dei conti, quindi diciamo che l'ambiente si fa più serio ò_o
Occhio, ho messo anche una citazione del forum, sicuramente la riconoscerete ; D
Buona lettura! : D

Capitolo 10: Non più come prima

-Non ce la faccio più!-
Quella cella, quella maledetta e dannatissima cella mi stava distruggendo. Le sue misure ridotte mi facevano collassare, eppure non soffrivo di claustrofobia…
-CLM.- disse Susy. –RSCRM AD USCR KM SMPR.-
-Lo so, lo so, ma è angosciante stare qui.- Guardai verso la cella di Toald e Fred. Anche loro sembravano abbastanza stanchi di questa situazione, in particolare Fred, che guardava insistentemente Susy.
-Pensate che ci faranno uscire?- Chiese ad un tratto interrompendo quel lugubre silenzio. –Se solo il maestro fosse qui… Ci farebbe uscire in un batter d’occhio.-
-Ne dubito…- Gli rispose Toald.
-Non stai iniziando a deprimerti, vero? Già siamo tristi di nostro, poi ti ci metti anche tu…-
-No Fred. Stavolta no.- Sospirò. –Piuttosto, non puoi fare qualcosa? Sciogliere le sbarre o qualcosa simile?-
-Per chi mi hai preso? L’apprendista stregone?-
-Bè,- Dissi. –magari perché la prima volta che ti abbiamo incontrato hai distrutto una Chiesa bruciandola e ti sei portato via Susy. Ecco perché.-
-Sappi che queste sbarre non sono delle semplici sbarre terrestri: sono costruite dai Vanghesi, sono molto, molto più resistenti ed inoltre, anche se sono fatte di un materiale simile al metallo non si scioglieranno facilmente.- Scosse la testa. –Poi sono ancora troppo giovane, non ci riuscirei.-
-Troppo giovane per le sbarre, non troppo giovane per un edificio, ma guarda un po’ tu…- Disse Pence, intromettendosi nella discussione.
-Fareste meglio a stare zitti!-
Arrivarono delle guardie armate di alcune specie di pistole al plasma e ci dissero di fare silenzio, altrimenti ci avrebbero punito. “Punito… Come se essere imprigionati invece fosse bello…”
-Avete capito mocciosi?!- Disse il più alto, un tizio con i capelli biondo cenere e gli occhi marrone scuro.
-Mocciosi?- Chiese Rocky. –Credo che ti stia sbagliando con tuo nipote o con tuo figlio, noi non siamo mocciosi.-
La guardia si girò minacciosa verso Rocky, con la pistola ancora in mano. Si scambiò una rapida occhiata con le altre guardie, poi sparò un colpo alla spalla di Rocky.
Ci fu un breve attimo di silenzio, poi esplosi: -COME-AVETE-POTUTO!?-
Le guardie si girarono di scatto. –A quanto pare volete proprio farci svuotare il caricatore della pistola.- Rise. –Taci, altrimenti arriverà un colpo anche a te e non sulla spalla.- Stava per premere il grilletto. –Che ne dici?-
-Scordatevelo!- Urlai. –Io non sto zitta! Specialmente dopo che avete colpito un mio amico!-
-Ok, lo hai voluto tu.- La guardia premette il grilletto, il proiettile era velocissimo, non potevo schivarlo, ero lì, ferma, immobile come una statua, in attesa che passasse quella frazione di secondo e che mi colpisse.
Un dolore terribile al fianco sinistro. Caddi a terra e mi portai le mani alla ferita. Piansi di dolore, mai come avevo fatto prima, neanche quando Pippo si beccò quel masso in testa per salvare i proprio amici.
Sentii di stare per svenire, la vista mi si annebbiava e purtroppo non erano i miei occhiali ad essere sporchi, anche i suoni mi arrivavano ovattati, ma riuscii a distinguere un rumore forte, che mi scosse dall’interno: un urlo grottesco e furioso.
Alzai pian piano lo sguardo, ma non riuscii a vedere nulla, la luce aveva invaso la stanza.
Ci fu un rumore di un qualcosa infranto, delle grida e poi, finalmente finì tutto e l’unica cosa che avvertii fu un caldo tepore.

-Allora fratellino? Da che parte vogliamo iniziare? Dal punto in cui ti spezzo l’osso del collo o dal punto in cui ti fracasso il cranio? A te la scelta.-
-Smettila Ray!- Urlai pronto a combattere.
-Oh, che temerario che sei Shàit… Quasi mi viene da ridere. Credi davvero di riuscire a battermi?-
-Lo vedremo!- Dissi scagliandomi contro di lui. Ray schivò di lato e mi lanciò contro una sfera oscura che mi prese di striscio sulla spalla, ferendomi lievemente.
-La mamma ti ha sempre preferito!- Urlò continuando a lanciarmi quelle sfere, che ad ogni minimo tocco mi ustionavano la pelle ferendomi. –Quando morirai ed incontrerai i nostri genitori salutameli e digli che presto gli manderò tanti nuovi amichetti!-
-Smettila!- Gli risposi continuando a schivare i suoi attacchi. –Non attuerai mai il tuo piano, mai!-
Mi teletrasportai alle sue spalle e cercai di colpirlo da dietro, ma si voltò di scatto e mi afferrò per la camicia scaraventandomi con forza addosso ad un muro. La sua velocità impressionante mi sorprese non poco. Cercai di rialzarmi, ma in un secondo mi fu subito dietro e mi fece sbattere violentemente la testa. Sputai un rivolo di sangue. –Non credere che mi arrenderò.-
-Per favore, per favore, non vedi come sei ridotto? Non sono passati neanche dieci minuti.-
-Sta zitto!- Mi alzai di colpo e gli diedi un fortissimo pugno dritto nello stomaco. –E se i nostri genitori dovessero chiederti qualcosa sul come sei arrivato lì, bè, digli che sono stato io!-
-Fa poco lo sbruffone.- Disse. –Vedrai come non parlerai più quando ti strapperò le corde vocali una per una e ci farò un maglioncino!-
Generò un’onda d’urto che fece quasi crollare l’edificio. In un mio attimo di distrazione si teletrasportò alle mie spalle e mi diede un calcio che mi fece perdere l’equilibrio, poi, appena fui senza difese mi colpì con tutte le sue forze con un pugno.
Urlai di dolore. Mi alzò, prendendomi per il collo e strinse forte soffocandomi.
-Avanti Shàt, chiedi pietà, avanti.- Biascicai un “no”. –Su, fai felice il tuo fratellone. Se lo farai ti lascerò vivere forse.-
-Credi che mi umilierò davanti a te?- Tossii. –Scordatelo.-
Furioso, mi sbatté a terra con più quanta forza possibile e prese a calpestarmi la testa con un piede. Sentivo il pavimento sotto di me creparsi per l’energia che infondeva quando mi picchiava, la polvere ed il sangue che ormai mi ricoprivano il volto. Sotto di me c’erano un mucchio di sassolini e schegge che mi ferivano il ventre e l’addome e finivano di lacerare la mia camicia ormai ridotta a brandelli. –Puoi provare a resistere quanto vuoi, ma prima o poi cederai.-
-No Ray.- Cercai un po’ d’aria, non riuscivo a respirare. –Ho detto a Saturno ed agli altri di andarsene perché era il momento di chiudere i conti.- Girai la testa, cercando di guardarlo, ma invano. –Ed anche perché voglio cercare di farti capire che stai sbagliando.-
-E così credi di farmi cambiare idea?- Mi pestò con più forza. –Ma non farmi ridere Shàit.-
-Forse hai ragione, probabilmente non sono più in tempo, ma vorrei che ti rendessi almeno conto che così facendo ucciderai anche tuo figlio e Maria. Non ti importa di loro?- Le ferite mi dolevano.
-Mio figlio è un rammollito, mia moglie ha scelto di andarsene con un mortale. Loro non fanno più parte della mia famiglia, come non lo fai più tu.-
Puntai le mani a terra e, nonostante Ray continuava a picchiarmi imperterrito e fossi pieno di livite e ferite, riuscii ad alzarmi.
-Ma cosa?!- Afferrai la sua gamba e lo feci cadere, ma si rialzò subito e si teletrasportò dall’altra parte della stanza.
-Mi complimento con te, ma sarà l’ultima cosa che farai.-
-Ray, ascoltami, ti prego!- Urlai con quel poco di voce che mi rimaneva. –E’ la voragine, capisci? Tutto questo non sarebbe successo se tu non fossi caduto lì dentro, non puoi pensare di far inghiottire tutto da lei!-
-La voragine mi ha dato la forza e quando inghiottirà tutto questo, distribuirà equamente il potere!- Mi guardò dritto negli occhi. –Sai, al contrario dei nostri genitori che avevano occhi solo per te, che hanno permesso ad i Vanghesi di far come gli pare, di lasciar morire i mortali infischiandosene di guerre e malattie, io aiuterò tutti!-
-Pazzo! Così ucciderai tutti! I mortali non riusciranno a sopportare il potere della voragine, guarda come ne sei uscito tu: cosa pensi succederà a loro? Sei un folle!-
-Ahhh! TACI! TACI! TAAAACI!- Si scagliò violentemente su di me, investendomi con tutta la forza che aveva, facendo crollare l’edificio già in precario equilibrio.
Sentii il mio corpo cedere alla sua forza: la pelle veniva bruciata, lasciando ustioni dolorosissime, una miriade di lividi comparirmi indosso, gli arti che cedevano, la testa pesante, le ferite che si stavano delineando sul torace… Probabilmente quella era la mia fine.
Sentii una risata. Forse mi sbagliavo, ma non era quella di Ray, ad un certo punto, proprio prima di perdere conoscenza, vidi qualcuno passarmi accanto e levarmi di dosso mio fratello, poi sentii una voce che diceva qualcosa, qualcosa che suonava come: “Sorpresa!”

Quando mi svegliai ero dolorante e mi sentivo veramente molto fiacca. Aprii lentamente gli occhi e la prima cosa che vidi furono delle candide ali che mi avvolgevano.
-Tutto a posto?- Chiese una voce premurosa.
-Dove sono?- Dissi senza badare a ciò che mi era stato chiesto. –…Sono in Paradiso?...Perché se sì fa veramente schifo…-
-No.- Disse la voce. –Diciamo che c’eravamo quasi.-
Alzai lo sguardo, cercando di intravedere qualcosa. –Toald? Sei tu?-
-Sì, sono io.- Sorrise. –E qui ci sono anche tutti gli altri. Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?-
-Cosa è successo?- Chiesi confusa. –Ho un lancinante dolore al fianco…-
-Una delle guardie ti ha sparato.- Disse Artide. Era una delle pochissime volte che l’avevo sentita parlare, anzi, forse la prima.
-E Toald è uscito fuori di sé.- Aggiunse Fred. –Sai, il prete che ha sposato me e Susy non è ancora andato in vacanza, se volete…-
-Per favore Fred, smettila.- Lo rimproverò Susy. –Sai, anche se non sembra G. è un ottimo medico. Ti ha salvato lei ed ha curato anche la ferita di Rocky.- Quest’ultimo annuì.
-Ce la fai ad alzarti?- Mi chiese Toald.
-Sì, non preoccuparti.- Risposi. –Comunque… Comunque grazie.-
-Non c’è bisogno che mi ringrazi.-
-Sì invece. Ti sei incavolato a bestia ed hai distrutto tutto qui intorno solo per me. Nessuno lo aveva mai fatto, figo.-
-Figo?- Chiese lui. –Ho ucciso quelle guardie, è vero, l’ho fatto per te, per salvare te, ma ciò non cambia che abbia fatto del male a qualcuno, insomma….-
-Oh, sta zitto!- Dissi e lo abbracciai.
-Ohhhh!- Sì levò un coro di voci.
-…Vang…-
-Scusa, scusa, forse non avrei dovuto abbracciarti…-
Sorrise. –No, non è per quello. Anche io vorrei abbracciarti, ma ho paura di farti male a causa della ferita.- Mi rilassai un secondo, poi tornai in allerta. “Ok, Ray sta per attuare il suo piano, io mi faccio quasi ammazzare e poi abbraccio Toald davanti a tutti… Ditemi che è solo un sogno…!”
Mi allontanai da Toald. –Ehi, e il bacio? Io aspettavo il ba….-
-Zitto!- Disse Susy a Fred dandogli una gomitata. –Ok, ammetto che non è un buon momento, ma dovreste parlare un attimo da soli, giusto per chiarire prima di venire distrutti da Ray… Noi vi precediamo.- Detto questo se ne andarono ed io restai lì, impalata come un cane spastico di fronte ad una bistecca.
-Susy ha detto bene, dobbiamo parlare.-
-Già.- Risposi. –Bene, ehm… Senti, quell’abbraccio, era solo un momento così, niente di ché…-
-Fai la seria per un secondo, è importante e tu lo sai.- Annuii. “Immagino che abbia ragione… Fin troppo forse.”
Riprese a parlare: -Questa storia è andata avanti fin troppo per me. Sono una persona fragile, quindi non me la sento di tenermi tutto dentro.- Notai che era lievemente imbarazzato. –Ecco, volevo ringraziarti, per essermi stata accanto quando Babbo Natale ha fatto irruzione a casa mia anche se non ne eri affatto tenuta e scusarmi, perché in un certo senso è anche colpa mia se ho messo te ed i tuoi amici nei guai.- Sospirò. –Bè e poi c’era un’altra cosa che volevo dirti…-
-Sì?-
-Io…- Mi abbracciò. -…Ti amo.-

-Cucù! Ti è piaciuta la sorpresa?-
Ray si rialzò, scrollandosi la polvere di dosso con una frustrazione piuttosto evidente ed eccessivamente malvagia. –Tu!- Urlò. –Attaccarmi alle spalle… Dannato diavolo!-
-Di fianco, ti ho attaccato di fianco e comunque, grazie del complimento.-
-Credi che mi importi?- Disse. –Ho dirottato il portale verso la Terra, in modo da non farvi ritornare qui, ma vedo che hai eluso il mio incantesimo.-
-Vedi Ray, te sei malvagio, anzi, ad essere precisi credi di esserlo, ma io lo sono più di te.- Risi. –Quel trucco è vecchio, io stesso lo usai per impedire agli angeli di scappare dai miei alleati durante la guerra, perciò so come uscirne. Comunque ti assicuro che gli altri e tua moglie sono sulla Terra, proprio come volevi tu.-
-Azzardati a parlare di mia moglie e ti uccido!- Disse lanciandomi addosso una palla di fuoco che però schivai con facilità.
-Ritenta, magari sarai più fortunato.- In un modo malvagiamente impeccabile schivai tutto ciò che mi lanciava addosso. “Quelle lezioni di danza classica che ho preso stanno dando i suoi malvagissimi frutti.”
-Prima a destra, poi a sinistra, a destra, a sinistra… Giravolta!-
-Hai intenzione di continuare a ballare?-
-Perché, non ti piace come ballo? Tzk… Non capisci l’arte… Comunque, hai fatto la tua non malvagissima mossa, adesso è il mio turno.- Stop. Attacco!
Con un salto degno di un canguro geneticamente modificato atterrai davanti a lui e lo colpii al fianco provocandogli una brutta ustione. –Male?-
Non rispose e non emise neanche un gemito di dolore. “E la miseria, di che cavolo sei fatto?”
Gli diedi un calcio, che poco facilmente avrebbe dimenticato, ma rimase ugualmente in piedi. Altri pugni, altre fiammate, nulla.
Dopo un po’ si girò verso di me. –Nulla?- Chiese. –Tutto qui? Mi aspettavo di più da te. Anzi, pensavo che magari avresti potuto aiutarmi, non che ne abbia bisogno, ma… -
-Ma cosa?-
-Non ho bisogno di rammolliti.-
-Rammolliti? Rammolliti… Adesso ti faccio vedere io chi è rammollito!- Gli corsi incontro, tutto fuoco e fiamme, le fiamme più calde e roventi che mai, dritte dritte dall’inferno. In quella breve corsa verso di lui misi tutto me stesso. L’ultima volta che avevo agito così, mi resi conto, fu quando uccisi i miei oppositori nella piazza della mia città natale. Oppositori, già. Adesso che mi torna in mente, quegli “oppositori” altri non erano che i miei vecchi amici. Che malvagi, tradirmi così, come se niente fosse… Ricordo ancora l’ultima cosa che mi hanno detto: “Scordatelo, se vuoi essere cacciato dalla città fa come vuoi, ma noi non ti seguiremo.”
“Magari,” Pensai. “questa volta ho l’occasione per riscattarmi. Giusto per, tanto non ho più niente da perdere.” Guardai Ray dritto negli occhi. “Mettiamola così, lo sto facendo per un mondo libero da Ray, io sono molto più figo e malvagio!”
Bam! Lo presi in pieno, sullo stomaco, facendolo piegare in due in un modo così assurdo che per poco non gli spezzavo la colonna vertebrale. Cadde a terra facendo un sonoro tonfo; intorno a lui le fiamme che pian piano lo consumavano per poi spengersi. “Se non ci fossi stato tu, il male non sarebbe mai esistito.”
-Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato.
Sai Ray, trovo questi versi molto appropriati per te.-
Le fiamme si dileguarono, mostrando il suo corpo, ustionato, ma integro. Sputò del sangue. –Sbaglio,- Disse alzandosi a fatica e barcollando. –od è la stessa cosa che è successa a te?...- Tossì. –Per caso il tuo secondo nome è Piero?- Scoppiò a ridere, incurante del sangue che gli colava giù dal petto, da uno squarcio così profondo che, se non fosse stato un dio, sarebbe già bello che morto.
-Allora diavolo, sono ancora vivo, come la mettiamo?- Si guardò il petto. –Questo sarebbe per quella cosuccia?-
-Mi hai fatto fare cose orribili, non che mi dispiaccia.-
Emise una fragorosa risata. –Mi ricordo, non credere che me ne sia scordato. L’angelo più bello del Paradiso umiliato di fronte a tutti da me. Non ti è andata giù, è? Così, per evitare danni ti hanno punito, ti sei ribellato ed hai dato inizio ad una guerra. Ma bravo, bravo.- Applaudì. –Uccidere i tuoi stessi amici, la tua famiglia e migliaia dei tuoi simili, mi complimento.-
-Tu non hai di certo fatto una fine migliore a quanto vedo.-
-La visione del mondo a volte è distorta, la vita non è altro che un qualcosa di fragile che le divinità tengono tra le mani ed essendo io stesso un dio ciò vuol dire che tra le tue mani ho anche la tua vita. Perciò…- Vidi comparire degli aloni oscuri che non promettevano niente di buono intorno a Ray. Pian piano si andavano a concretizzare nelle sue mani, fino a formare una specie di cubo che poi si liquefece e formò una pietruzza con dei segni blu incisi. –Questa è la vera forma del Coso. Ammirala.- Disse. Si trasformò in una spada costruita con un materiale strano, simile al vetro, ma ad occhio e croce almeno dieci volte più resistente di qualunque metallo. –Pronto ad assaggiare il tuo sangue, diavolo?- Dettò ciò si avventò su di me e mi tranciò di netto un’ala. Il colpo mi tolse il respiro, mi accasciai a terra in una pozza di sangue. –Dicono che se ad un angelo tranci un’ala e come se trafiggi lui un polmone.- Disse e si girò dandomi le spalle. –Fa male, non è vero?- Non lo vidi, ma sicuramente sorrideva. –Muori in una lenta agonia, mi raccomando, così impari a metterti contro un dio.-

-Corri Toald, sbrigati!-
-Se non ti dovessi portare in braccio sarei più veloce…-
-Dai, quante storie, non peso mica cento chili! Su, corri, per di qua!-
Portavo in braccio Vang, ancora dolorante per via della ferita. Non pesava tanto, ma correre con una persona in braccio era un po’ troppo per me.
I suoi amici ed i miei zii erano già andati avanti e probabilmente quasi arrivati. Da cosa lo dedussi? Guardie svenute di qua e di là e briciole di torta sicuramente appartenenti a Formaggino… Od ad Hansel e Gretel, ma tanto fa lo stesso.
Dopo circa una decina di minuti di corsa arrivammo di fronte ad una grande porta dorata, con dei rubini che formavano la frase “Sala delle Conferenze, si prega di non disturbare.”
-E’ questa.- Vang si divincolò. –Lasciami Toald, posso farcela anche da sola.-
-Sicura? Non è che ti fa male? Sei affannata, hai la tosse, il raffreddore, mal di testa, mal di denti, mal di…-
-Toald, calmo, calmo. Non preoccuparti, posso camminare, solamente che prima ero troppo pigra per correre, ok?- Mi fece pat-pat sulla testa-anzi no, sulla spalla, non ci arrivava alla testa-. Prima che potessi aggiungere altro sentimmo delle urla provenire dall’interno della sala. Ci girammo entrambi verso la porta, poi lei mi diede una leggera spinta e disse: -Prima tu.-
Aprii la porta un poco riluttante e quel che vidi non mi piacque per niente: i nostri amici stavano combattendo contro le guardie in un enorme salone con al centro un lungo tavolo rivoltato e delle sedie sparpagliate per la stanza, ad i lati c’erano degli spalti, un po’ come stare in un tribunale. Alla fine del salone c’era una grossa porta in legno intarsiata.
-Toald!- Disse Fred appena mi vide, intento a proteggere Susy e Pence da alcune guardie. –Sbrigati, cerca di liberare Hern, qui ce ne occupiamo noi! E’ nell’altra stanza, dopo la porta!-
-Ok.- Presi Vang per un braccio e la trascinai via, vedendo con la coda dell’occhio Rocky che prendeva a chitarrate in testa una guardia, mio fratello che bruciava altre guardie, i miei zii che insieme a G. e Formaggino proteggevano gli altri.
“Perdonatemi se vi sto facendo soffrire.”
Corsi più veloce che potevo, schivando i proiettili e le guardie, finché non mi ritrovai di fronte a due guardie che ci sbarrarono la strada. “Mannaggia al paglio!”
-Non passerete di qui!- Urlò una delle due, imbracciando una mitraglietta a laser. –Idem.- Disse l’altra, con in mano due revolver. Entrambe le guardie avevano i capelli biondo cenere e gli occhi marroni ed entrambe indossavano la divisa delle guardie di Vangolandia, blu e bianca, decorata con i simboli del Gran Consiglio Vanghese.
-Sta dietro di me.- Dissi sottovoce a Vang, sperando che non si facesse venire in mente azioni avventate.
-Ma per favore, per chi mi hai preso, Kairi?-
-Chi?-
-Lascia perdere…- Sgattaiolò sotto le mie gambe ed evitò giusto in tempo un proiettile sparato dalla revolver della guardia.
-Ma sei pazza?!- Le corsi incontro, schivando in stile Matrix i proiettili delle guardie e facendo lo sgambetto ad una di esse che cadde sopra l’altra.
Prima che si rialzarono vidi Vang dare una gomitata così forte ad entrambi che difficilmente si sarebbero rialzati a breve. –Karate.- Disse precedendo la mia domanda. –Adesso filiamo.-
Non dissi nulla ed aprii i battenti della porta. Ci facemmo largo in un corridoio ed arrivammo ad un ascensore ed una rampa di scale. Prendemmo le scale, più sicuro e ci ritrovammo in una grande sala circolare con i muri interamente di vetro. Di fronte a noi, all’altro capo della stanza, c’era una barriera di persone che proteggevano Hern e coloro che gli stavano accanto.
-Non andrete così lontano.- Disse uno dei ragazzi che stavano accanto ad Hern. Schioccò le dita. –Liberatelo, portatelo qui davanti a loro.-
-Subito capitano!- Fecero due-tre guardie in coro, posando la pistola nella fondina.
L’amica traditrice e l’altra donna che stava lì si misero accanto a l’uomo che aveva dato l’ordine di liberare Hern.
Le guardie lo buttarono a terra e gli puntarono le armi sulla schiena. –Herni… Svegliati Herni, non saluti la tua cuginetta?- Fece il ragazzo.
Ebbi un lieve momento di confusione… “Cuginetta? Vang forse?”
-…Ciao..- Biascicò Hern, a terra, con una voce così bassa che a confronto io sembravo uno di quei strani giornalisti umani, quelli che per dire due parole ti sfondano i timpani. -…Bella giornata, vero?...-
-Cosa gli avete fatto?- Chiesi. –E chi sarebbe la “cuginetta”, Vang?-
-Ma che perspicace!- Disse la ragazza accanto ad Hern. –Immagino che non lo sapevate.-
Scossi la testa, poi guardai Vang. –Tu ne sapevi qualcosa?- Le chiesi.
Lei ricambiò il mio sguardo, poi disse: -Ma che mi prendi in giro?- Sbuffò. –Dai, non ci somigliamo per niente.- Li guardai un attimo. Stessi capelli castani e ricci, aria goffa, occhi scuri ed occhiali sul naso. “Ok, ho appena appurato che i Vanghesi non sono ciechi… Di più!”
-Io e colui qui presente,- Disse la ragazza indicando l’altro. –siamo gli unici superstiti della famiglia reale, quindi adesso comandiamo noi.-
-…Ti credo… Avete uccisi gli altri…- Una guardia diede un calcio ad Hern. –Sta zitto traditore!-
-Il mio nome è Rick, lei è Lela.- Riprese il ragazzo. –Hern è tuo cugino, di secondo, terzo grado, non lo so, fa lo stesso. Siete comunque tutti traditori.-
Vang stava per partire in quarta, si notava visibilmente. –Io e la mia famiglia saremo dei traditori?! E voi!? State confabulando con Ray! A proposito, dov’è?!- Urlò infischiandosene delle numerose pistole puntate contro di lei.
Le diedi una leggera gomitata. –Calma e fa parlare me, non partire in quarta.- Lei annuì, anche se con disappunto. Mi schiarii la voce, poi domandai: -Dato che siete i “sovrani” di Vangolandia saprete certamente dove si trova mio padre.-
-E cosa ti fa pensare che lo verremo a dire proprio a te?- Mi rispose Rick. –E poi, dato che sei alleato con il nemico, non hai più il diritto di chiamarlo “padre”.-
-Un perfetto mollaccione che ha deciso di schierarsi con i perdenti.- Aggiunse Lela.
-Prego?- Chiesi. Il discorso stava prendendo una piega che non mi piaceva per niente.
-Hai tradito tuo padre e ti sei schierato con coloro che lo hanno imprigionato e che vogliono ucciderlo. Infondo, lui non ti aveva fatto nulla, o no? Avevi un buon motivo per tradirlo?-
-Sì.- Dissi. –Ne avevo. Ha fatto del male a tanta gente, ha ucciso e non gli importa che fine faranno miliardi di vite, comprese le vostre, una volta che il suo piano avrà esito. Ecco perché lo ho tradito.-
-Ottimo.- Disse il ragazzo. –Sai almeno cosa ti succederà una volta che tutto questo sarà finito se, mettiamo caso, riuscirete a vincere? Tuo zio e tutte le altre divinità ti imprigioneranno o cercheranno di ucciderti come è successo a tuo padre, perché sei suo figlio e chissà, dato che sei caduto anche tu nella Voragine e per giunta appena nato, potresti impazzire anche tu e decidere di distruggere l’universo come voleva il tuo paparino.-
-No, stai mentendo.-
Scosse la testa. –E’ tutto qui.- Mi lanciò un fascicolo con delle mie foto. –Toald Highest, ibrido Dio-Angelo, 16 anni, nato il 15 Gennaio 1996, 1.94 m, 80 kg… Devo continuare?-
Una rabbia assurda mi invase dentro: quei tizi conoscevano cose su di me che neanche io sapevo! Andai per un attimo in iperventilazione, mi girò la testa, per poco non svenni.
Guardai prima il corpo di Hern a terra, poi Tessy, Rick e Lela, infine abbassai lo sguardo. Rimasi zitto per qualche secondo, poi, in una frazione di secondo presi il collo di due guardie e glielo spezzai.
-Sapete cosa? Andate a quel paese!-
 
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view post Posted on 2/12/2012, 17:09
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Questo secondo me è uno dei capitoli più belli in assoluto. Innanzitutto ecco la citazione al forum

QUOTE
Mannaggia al paglio

insomma, non si poteva non riconoscerla! Però la cosa più impagabile è stata la "dichiarazione" di Toald: insomma, già è figo che un personaggio si metta con Dio, però anche la scena in cui lui ha fatto esplodere il suo potere ed ha salvato Vang è stata bella; mi ero chiesta se avessi prima o poi messo un "ti amo" oppure se avessi deciso di tenere sempre comica la tua fanfic senza metterci storie d'amore. Secondo me questa è stata una bella scelta, perché ha dato una bella svolta alla storia, ed è giunto il momento di liberare Vangolandia!

QUOTE
-Io e colui qui presente,- Disse la ragazza indicando l’altro. –siamo gli unici superstiti della famiglia reale, quindi adesso comandiamo noi.-
-…Ti credo… Avete uccisi gli altri…-

sarà anche una frase semplice ma questa mi ha fatto scompisciare dalle risate!
 
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view post Posted on 3/12/2012, 17:01
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Wow, Raffo, allora abbiamo l'onore di averti in giuria?
 
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view post Posted on 4/12/2012, 16:43
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Hai 12 capitoli nascosti ..... *white inizia a preparare nella sezione staff una barella per syris*

Adesso sì che la curiosità va alle stelle ...
 
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view post Posted on 5/12/2012, 20:00
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Puff pant sbuff!!!! Con diversi mesi di ritardo ecco a voi il nostro adorato cap 9, sperando che vi piaccia!!!!! c'è una piccola citazione cinematografica, vediamo chi la indovina!


Capitolo IX: The Alchemist Net



Pai



Dell'esercito nemico non restavano che cadaveri e detriti.
Veicoli sfasciati, pezzi di droni da combattimento fuori uso, lamiere carbonizzate che un tempo erano stati carri armati invincibili e fieri. Persino gli Heartless si erano dileguati senza lasciare traccia. Baan osservava in silenzio mentre i suoi demoni si aggiravano per il carnaio, raccogliendo i morti e prestando soccorso ai feriti. Agli umani senza possibilità di salvezza veniva dato il colpo di grazia, gli altri erano presi prigionieri. Era certo che al suo posto Pai li avrebbe fatti uccidere tutti indiscriminatamente, ma Baan non era un assassino. Non importava quanti crimini avessero compiuto, non si sarebbe abbassato al livello degli umani, mai.
Sapeva che Nehellenia avrebbe approvato.
Volando, Baan scese dall'altura da cui aveva osservato i resti del campo di battaglia. Non solo i corpi e le macchine degli umani, anche la terra stessa aveva riportato ferite profonde a causa della furia di Pai. Il terreno era sterile e annerito, solcato da crepe, cicatrici che non si sarebbero rimarginate in fretta. Alcune colline erano franate, gli alberi completamente spazzati via.
Si mosse tra i lamenti e i gemiti dei feriti, prestando aiuto dove poteva. Confortò i demoni stanchi e abbattuti, lodò il valore dei suoi guerrieri, mise a disposizione la sua magia per curare chi ne aveva bisogno. I volti distrutti dalla stanchezza e dal dolore dei suoi si illuminavano di nuovo vigore al suo passaggio, e voci rauche e rotte dal pianto lo ringraziavano, lo benedivano. La sua presenza infondeva nuova fiducia nell'esercito demoniaco.
Non sono bravo a combattere e non sono uno stratega, non ho né autorità né carisma, ma questo... questo so farlo.
Un lamento continuo e ritmico alla sua destra, come una cantilena, attirò la sua attenzione. Si avvicinò, superando macerie e cadaveri: riverso tra i resti di un flyer c'era un soldato di Autozam, ancora vivo. Al posto delle sue gambe c'era una pozza di sangue scuro, troppo larga, troppo estesa perché ci fosse ancora speranza. Il casco che gli proteggeva la testa si era spaccato, rivelando una gran massa di capelli castani e un paio di occhi azzurri sbarrati verso il cielo. Una donna, giovane. Dalle sue labbra usciva sempre la stessa parola, ripetuta come una preghiera ossessiva, come una supplica:
“Jil... Jil... Jil...”
Il nome di un innamorato, di un fratello forse. Baan si inginocchiò e le prese una mano tra le sue.
“Sono qui.”
La ragazza si calmò subito, accennò un sorriso persino. La sua cantilena cessò e lei tentò di dire qualcos'altro, ma dalle sue labbra uscì solo un rantolo strozzato. Un attimo dopo era morta, e Baan le chiuse gli occhi con delicatezza.
Quando stai morendo, che importa se a tenerti la mano è un umano o un demone? L'importante è non morire soli...
Quei morti erano soldati semplici, la carne da cannone degli oligarchi. Probabilmente la maggior parte di loro non aveva mai desiderato scendere in battaglia.
“Grande Satana” lo riscosse una voce alle sue spalle. “Abbiamo trovato il generale Pai.”
Seguì l'attendente fino a una zona del campo sgombra di cadaveri. Pai era lì, in ginocchio, il capo chino; i suoi occhi e i tratti del suo volto erano tornati normali, e del potere immenso che lo aveva posseduto durante lo stato berserk non restava alcuna traccia.
Poi Baan vide la figurina insanguinata tra le sue braccia, e capì.
La furia berserk di Pai era durata non più di una decina di minuti, ma era bastata a mettere fine alla battaglia. Al riparo sotto lo scudo magico con cui aveva protetto il suo esercito, Baan aveva maledetto Pai e il suo odio, la sua sete di sangue. Si era ripromesso di punirlo duramente, di farlo recludere, di togliergli il casato. Ma ora capiva.
Non era stato l'odio a mandare Pai in berserk, ma il dolore.
“Perdonami Kisshu... “
La voce di Pai era poco più che un sussurro, del tutto diversa dal suo solito tuonare. Non si era accorto della presenza di Baan alle sue spalle.
“Capo.... “
Un fiotto di sangue sgorgò dalla bocca di Kisshu insieme alle sue parole. Sul suo ventre si apriva una ferita terrificante, e Baan sentì una fitta ai cuori. Aveva già visto una ferita come quella, nel petto della sua amata Nehellenia.
Il Custode assassino aveva colpito ancora.
Baan chinò il capo, e con un gesto silenzioso fece segno ai suoi attendenti di non avvicinarsi, di non disturbare il dolore di Pai.
“Non puoi morire Kisshu... non puoi... devi restare qui, mi senti Kisshu?! Non puoi morire!!”
Pai aveva perso il suo Grande Satana, aveva perso il suo casato, e ora anche l'ultimo demone minore che gli rimaneva, il più leale e il più fedele, lo aveva abbandonato. Aveva perso tutto ciò che aveva di più caro e prezioso al mondo. Per la prima volta in vita sua, Baan si ritrovò a compatire il proprio rivale.
Quando vide Pai adagiare con delicatezza il corpo di Kisshu sul terreno seppe che era finita. Ma non si aspettava quello che accade subito dopo: senza una parola Pai si lanciò nel cielo come un missile di Autozam, sfrecciando lontano dai resti del campo di battaglia, verso ovest. Baan sentì una morsa di gelo afferrargli i cuori: c'era solo una cosa in quella direzione. Il nemico. Autozam.
Senza pensare Baan si gettò all'inseguimento, ignorando le grida di protesta e stupore degli attendenti. Volò come non aveva mai volato, sfidando il vento freddo che gli sferzava la faccia, disperdendo stormi di uccelli, dando fondo a ogni briciola di energia che gli era rimasta dopo la battaglia.
Probabilmente Pai doveva essere più stanco di lui, perché riuscì a superarlo. Gli si piantò di fronte a braccia spalancate, costringendolo a fermarsi, e Pai per poco non gli finì addosso.
“Si faccia da parte, Grande Satana!”
Aveva gli occhi rossi di pianto, la treccina quasi sfatta, lo sguardo disperato di chi sta per commettere una pazzia.
“Che vuoi fare, Pai?”
“Ciò che è giusto.”
“Ovvero gettare la tua vita in un attacco suicida? Non te lo permetterò.”
Pai lo guardò con ira e cercò di spingerlo da parte, ma Baan eresse una barriera magica e gli bloccò il passaggio.
“Non sei in te, Pai.”
“Non sono in me?! E cos'altro dovrei fare?! Avevo promesso a Kisshu che lo avrei protetto, che avrei vegliato su di lui... e invece è stato lui a morire per me! PER ME!” urlò. “Mi ha salvato la vita! Il minimo che posso fare per onorare la sua morte è mandare all'inferno quanti più umani possibile e radere al suolo la loro sporca città!!”
“Appunto. Kisshu ti ha salvato la vita.” replicò Baan con calma. “E sono certo che non lo ha fatto per vedertela gettare al vento così. Penso che onoreresti molto di più la sua memoria e il suo sacrificio cercando di restare vivo.”
“Lei non può capire... “
“Credimi, lo capisco benissimo. Anch'io ho perso la persona a cui tenevo di più.” non era facile pronunciare quelle parole: il dolore era ancora troppo vicino. Si fece forza e proseguì, in tono più dolce: “Anch'io non sono riuscito a proteggerla. Ma lei ci ha affidato un compito, non ricordi?”
Pai abbassò lo sguardo, e non disse nulla.
“Sei stato tu a dirmi che abdicare equivaleva a fuggire, e me lo hai impedito. Avevi ragione. Ora però sei tu che stai fuggendo. Ma la famiglia demoniaca ha ancora bisogno di te. Io sarò il Grande Satana, ma tu sei lo stratega che ha coordinato l'assetto della battaglia, tu sei il generale a cui i nostri guardano come punto di riferimento. Abbiamo bisogno di te, Pai. Per questo ti ordino di tornare.”
Il silenzio si prolungò per istanti lunghissimi. Infine Pai borbottò: “Se è un ordine del Grande Satana...”
Baan sorrise lievemente. “Seguimi” disse, e volò di nuovo in direzione del campo.
L'accampamento era stato eretto a qualche chilometro di distanza dalla zona in cui si era svolta la battaglia, una distesa di tende protetta da una cupola di incantesimi che proiettava tutto intorno tenui bagliori violetti. Baan ordinò che il corpo di Kisshu venisse composto e portato nella sua tenda, e fece cenno a Pai di seguirlo all'interno.
La tenda riservata al Grande Satana era solo un po' più grande delle altre, ma l'arredamento era semplice e spartano: un letto, pochi mobili, un braciere ardente di fuoco magico al centro. Baan si diresse verso un armadietto di legno e ne trasse una bottiglia di jumaril e due calici, che riempì fino all'orlo del liquido rosso scuro. Ne porse uno a Pai, che lo fissò con aria diffidente.
“Aiuta. Dopo continui a soffrire come prima, ma per un po' aiuta.” Nessuno lo sapeva meglio di Baan.
Pai accettò senza una parola. In quel momento tre attendenti silenziosi entrarono con il corpo di Kisshu avvolto in un sudario, e lo deposero su un tavolino. Vi avevano posto degli incantesimi per impedirne la putrefazione. Baan li ringraziò con un cenno del capo e li congedò, levando il calice: “A Kisshu.”
“A Kisshu.”
Entrambi vuotarono il calice in un sorso. E un altro. E un altro. E un altro.
Il calore che si diffondeva nelle sue vene era piacevole, confortante. Baan si sedette sul letto e appoggiò le spalle allo schienale, chiudendo gli occhi e godendosi la sensazione di leggerezza. Ora che la battaglia era finita sentiva ogni muscolo del suo corpo gemere per il dolore e la stanchezza, ma pian piano il calore del jumaril cancellò anche quello. Non era facile stordire un demone maggiore, ma il jumaril era un liquore molto forte, e loro ne stavano bevendo parecchio.
“Non sarei mai stato un buon consorte” improvvisamente la voce di Pai lo strappò dal torpore.
“Cosa?”
Aprì gli occhi. Pai era seduto per terra a gambe incrociate, il calice vuoto tra le mani. Aveva le palpebre socchiuse e la testa leggermente piegata, come se stesse per addormentarsi. Al contrario di molti altri alcolici, il jumaril stordiva piuttosto che eccitare, e per questo che Baan lo prediligeva sopra ogni altro.
“Lei è bravo a capire la gente, a dare consigli. Ha... una certa saggezza. Io invece faccio sempre di testa mia. Ma un buon consorte... un buon consorte dovrebbe essere come lei.”
Se fosse stato più sobrio la confessione improvvisa di Pai lo avrebbe lasciato a bocca aperta. Invece si limitò ad annuire, sorbendo senza fretta un altro sorso di liquore.
“C'è chi nasce attore protagonista e chi spalla. Tu sei bravo nel primo ruolo, io nel secondo.” disse infine. “Ora capisci perché volevo abdicare?” aggiunse poi, con una risatina.
Pai non diede segno di averlo sentito: “Credo che... che se avessi sposato il Grande Satana Nehellenia avrei finito per ostacolarla invece che sostenerla. Avremmo litigato sempre.”
Lo credo anch'io...
“Pai... “ il calice era di nuovo vuoto. Baan raggiunse la bottiglia e si versò altro liquore, rovesciandone una buona parte sulla coperta. La mano gli tremava visibilmente. “Rispondi sinceramente... tu amavi davvero Nehellenia? Non intendo come Grande Satana, ma... beh, hai capito. La amavi?”
La risposta non arrivò subito, ma Baan non mise fretta all'altro demone maggiore. Gli passò la bottiglia (ormai era la quarta, o la quinta, non ricordava) e attese che Pai finisse di vuotare l'ennesimo calice.
“Sì.” disse infine Pai. Aveva sollevato la testa, e lo guardava negli occhi con l'aria solenne di chi sta per pronunciare un giuramento. “A modo mio, ma sì.”
Tu fai tutto a modo tuo, Pai...
“Ti credo.” gli disse. “Sai, fino a poco tempo fa non lo avrei mai detto. Pensavo che tu amassi solo te stesso, e i tuoi ideali. E il suono della tua voce” soffocò un'altra risatina. “Ma... ora ho capito perché i tuoi ti adorano così tanto. Ho capito perché sono pronti a dare tutto per te.”
“I miei... “ la voce di Pai si incrinò. “Non è rimasto più nessuno dei miei... “
“Vero.” ammise Baan con tristezza. “Ma questo non cambia le cose. Gli altri demoni, tutti i demoni ti hanno seguito in battaglia, hanno marciato ai tuoi ordini, seguito le tue disposizioni. Si fidano di te, e ti seguirebbero ovunque.” vuotò l'ennesimo calice in un sorso. “Fino all'inferno, e oltre.”

Eraqus si appoggiò alla parete, stanco per la battaglia. Cercò di tamponare il sangue che gli sgorgava dalla base del collo, ma appena allentò la presa sul proprio Keyblade il suo avversario lo caricò e fu costretto a rotolare sul pavimento prima che le gigantesche corna lo trafiggessero.
Aveva perso il conto di quanti abomini avesse abbattuto. Prima una, poi l’altra, le creature alchemiche lo avevano circondato e ferito, ma il solo pensiero di riuscire a raggiungere Xehanort gli aveva dato la forza per andare avanti. Il mostro davanti a lui era l’ultimo.
La testa ricordava quella di un toro delle campagne di Radiant Garden, con gli occhi rossi ed il muso allungato; ma la cosa orribile erano le sue sembianze dal collo in giù, perché ricordavano in tutto e per tutto quelle di un essere umano. Pieno di peli, curvo su se stesso, alterato in modo grottesco, ma pur sempre un uomo. Sapeva benissimo che i trattati etici internazionali sull’alchimia e la magia impedivano a chiunque di compiere esperimenti su esseri umani o demoni, ma da quello che aveva scoperto nelle ultime ore Xehanort si era fatto beffe anche delle stesse regole firmate da Autozam.
Il mostro lanciò una primordiale ascia nella sua direzione, ma le sue gambe erano sempre più deboli e la evitò per poco.
“Che c’è, Eraqus, l’età inizia a farsi sentire?”
Xehanort lo fissava seduto come sempre. Non aveva mosso un dito da quando le sue creature si erano riversate contro di lui, anche se il Custode era certo di aver letto diverse smorfie di disappunto e di preoccupazione sulla faccia del suo vecchio migliore amico.
L’abominio lo superava di almeno due teste, ma era sorprendentemente veloce per uno della sua taglia: venne verso di lui con soli tre balzi, e lui fu costretto a saltare più in alto che poté per evitare il colpo. Atterrò con una capriola, e prima che l’altro potesse voltarsi per inseguirlo decise di passare al contrattacco. Avvolse il Keyblade con tutta l’energia che riuscì a raccogliere e lo lanciò contro la creatura facendolo saettare dall’altra parte del laboratorio, diretta al petto.
L’arma si abbatté contro una parete.
L’essere con la testa taurina si era scansato con un rapido movimento, e prima che Eraqus riuscisse ad evocare di nuovo l’arma nelle sue mani il mostro gli fu sopra e sentì la sua enorme mole schiacciarlo, le mani saldamente strette intorno al suo collo mentre dal muso usciva soltanto un mugghiare di trionfo. Colpì il pavimento con la testa, osservando gli occhi rossi della creatura a meno di un braccio da lui. Cercò di allontanarlo con un calcio, ma nonostante i gambali rinforzati della sua armatura non riuscì nemmeno a scalfirne la pelle coriacea, poi strinse le mani intorno a quelle dell’abominio e lottò per respirare.
Il sapore del sangue gli invase il fondo della gola; la sagoma del suo nemico iniziò a farsi più sbiadita.
Un fischio prima lieve, poi sempre più intenso, iniziò a farsi sentire nelle sue orecchie; ma nonostante ciò la voce di Xehanort lo raggiunse, gracchiante e piena di vittoria come non l’aveva mai sentita “È un vero peccato che tu sia arrivato al capolinea, amico mio!” disse “Devo dire che mi hai fatto preoccupare un po’, ma grazie al cielo il mio arsenale di chimere si è dimostrato vincente. Dopotutto voi Custodi vi date tante arie con il vostro Keyblade luccicante, ma la verità è che non siete poi tutto questo gran che!”
Non siamo … gran che?
Non erano un gran che. Aqua, la luminosa Aqua, non era un gran che. Ven, così giovane ed amante della vita, non era un gran che. Non lo erano Sora e Riku, che quell’alchimista senza scrupoli non aveva esitato a sacrificare per tessere i suoi piani. E nemmeno Terra, il più promettente dei suoi apprendisti, quello a cui avrebbe affidato il compito di guidare e proteggere le nuove generazioni di Custodi, anche lui non era un gran che.
Non erano nulla agli occhi dell’uomo anziano. Eraqus non poteva vederlo, ad ogni boccata sentiva sempre meno aria giungergli nel petto, eppure davanti alle sue iridi traslucide gli sembrava di vedere il sorriso beffardo del suo vecchio amico. Per lui quei ragazzi non erano altro che pedine, nonostante fossero gli stessi ragazzi che lo acclamavano al suo arrivo a Radiant Garden, che lo attorniavano per conoscere tutte le novità da Autozam e attendevano con ansia qualcuno dei suoi saggi consigli.
Lui stesso, forse sì, era lui a non essere stato un gran che. Doveva essere il loro maestro, la loro guida, ma la verità era che non era mai stato capace di indirizzarli. Non aveva visto la minaccia di Xehanort e si era fatto raggirare come un idiota. Il maestro Yen Sid non avrebbe mai commesso un simile errore di valutazione. L’immagine dell’uomo dalla lunga barba grigia gli balenò in un attimo davanti agli occhi, oscurando quelli iniettati di sangue del mostro che stava ghermendo la sua vita.
L’immagine del maestro che avrebbe dovuto essere. La prova tangibile del suo fallimento.
Fu in quel momento che sentì il potere del Cuore dei Mondi dentro di lui: forte e ruggente, un’ondata di luce attraversò tutto il suo corpo. Fu come riaprire l’enorme portale una seconda volta, ma stavolta fu lo sconvolgente potere che lo permeava ad avere ragione di lui. L’attimo dopo si accorse che il Keyblade era proprio lì, tra le sue dita.
Raccolse tutte le forze e spinse la lama in alto, dritta dentro il collo della creatura. Sangue ed icore grondarono su di lui quando l’arma lo attraversò tra capo e collo; le mani che stringevano la sua gola allentarono la presa, ed Eraqus si alzò per vibrare un secondo fendente in pieno petto, carico della nuova forza che lo pervadeva. L’abominio barcollò all’indietro, e l’intero laboratorio risuonò del suo verso. Cadde a terra prima che potesse dargli un terzo colpo.
Non fissò quel mostro un attimo di più, perché con una rapida falcata si portò davanti a Xehanort. Prima che quello potesse avvicinare la mano ad uno dei suoi cerchi lo acchiappò per il pastrano, spinse la sedia lontano con un calcio e lo scagliò sul pavimento.
“Adesso dimmi dove si trova Riku e forse, forse, resisterò all’impulso di affettarti come meriti, Xehanort!” gridò, e per rendere ancora più concreta la sua minaccia gli puntò il Keyblade al petto “Avanti, dove l’hai messo?”
Eppure, l’altro rise. Prima fu simile ad una sequenza di colpi di tosse; poi il suo sogghigno fu palese ed una risata gelida nacque dalle sue labbra.
“Coraggio, Eraqus …” disse “… coraggio, trafiggimi!”
Per un attimo rimase fermo, l’arma in mano.
“Cos’è, non dovevi affettarmi come merito? Riusciresti davvero ad uccidere il tuo migliore amico?”
“TU HAI DISTRUTTO LA NOSTRA AMICIZIA, XEHANORT! TE NE SEI FATTO BEFFE, L’HAI CALPESTATA, NON TI IMPORTAVA DAVVERO NULLA DI QUELLO CHE ABBIAMO COSTRUITO IN QUESTI ANNI?”
“Veramente … no! Però mi è servita, non lo nego. Condita con un po’ di bugie aveva anche un buon sapore!”
Eraqus si accorse della nuova creatura troppo tardi, impegnato com’era nel fissare l’alchimista e ad assaporare tutte le sue amare parole. L’essere comparve alla sua destra, e in maniera incredibile per la sua forma contorta e gelatinosa si staccò da terra con un piccolo balzo ed atterrò lungo il manico del suo Keyblade per difendere il proprio padrone. Non gli ci volle molto riconoscerla, e la fissò con tutto l’orrore che provava nel petto. Era lo stesso blob di tanti anni prima, di poco più grande. “Mi avevi promesso che lo avresti distrutto!”
“Temo fosse proprio una bugia. E nemmeno una delle migliori che ti ho raccontato!”
Preso dalla collera, il Custode cercò di afferrare il blob color della notte con la mano libera; quando però le sue dita si chiusero intorno alla sua forma sentì un gelo improvviso irradiarsi dalle punte e giungergli fino al gomito. L’essere non aveva alcuna consistenza. Sembrava come immergere la mano nella gelatina, ma ancora più impalpabile e sfuggente, come se la stessa materia che la componeva cercasse di sottrarsi alla sua presa. L’abominio non emise alcun verso, ma Eraqus fu costretto a ritrarre la mano.
Quello cercò di estendere le sue propaggini lungo il manico del Keyblade, diretto contro l’elsa e la sua presa. Scosse l’arma come per allontanare un parassita fastidioso, ma quello vi restò saldamente adeso, e con un movimento lento ma implacabile iniziò ad estendersi verso l’impugnatura. L’interruzione sembrò divertire molto il suo vecchio amico, che cercò di rialzarsi nonostante la schiena curva ed indolenzita “Eraqus, sarebbe stato un vero peccato distruggerlo, non credi? Non dopo quello che era costato?”
“Costato?” quella parola gli fece correre un brivido lungo la schiena.
“Ma certo. Prima regola dell’alchimia: non si può avere una cosa senza cederne un’altra dello stesso valore. Lo sai anche tu! Credevi sul serio che il Portale mi avesse concesso questo nucleo di infinite possibilità senza nemmeno un pagamento piccino picciò?”
“CON COSA LO HAI PAGATO?”
L’altro gli rispose con un nuovo sorriso ed una scrollata di spalle, ma prima che potesse rispondergli vide la risposta balenargli davanti agli occhi “HAI PAGATO QUESTO ABOMINIO SACRIFICANDO AL PORTALE IL KEYBLADE DI SORA! ECCO PERCHE DA QUEL GIORNO NON RIESCE PIU AD EVOCARLO!”
“Più o meno … è stato il Portale a scegliere cosa voleva in cambio della trasmutazione umana e di questo homunculus, non io. Poteva scegliere tra te e lui ed evidentemente ha scelto lui; e consolati, ha perso un Keyblade, poteva perdere benissimo un braccio o una gamba!” lo guardò con i suoi occhi gialli “All’inizio credevo di aver realizzato il sogno segreto di ogni alchimista: fare una trasmutazione umana perfetta senza pagare qualcosa al Portale. Poi ho capito che mi sbagliavo di grosso, perché il Portale aveva chiesto in cambio il Keyblade, l’estensione dell’anima di quel ragazzino”
Eraqus era fuori di sé dall’ira “MI AVEVI PROMESSO CHE A SORA NON SAREBBE SUCCESSO NULLA DI MALE! CHE IL DANNO SAREBBE STATO DEVIATO SU DI ME!”
“Ohibò, temo di averti mentito anche quella volta!”
Fu con quelle parole che Eraqus esplose. Proprio come prima, quando aveva affrontato quell’enorme abominio armato di corna ed ascia, sentì l’energia del Cuore dei Mondi espandersi dentro di lui. Ma stavolta fu ancora più cieca ed incontrollata, proprio come un drago fuori dal controllo del suo padrone. Sollevò il Keyblade con rinnovata energia, e colpì il pavimento con forza: la luce che si sprigionava lungo la sua forma creò un’onda d’urto circolare che si riversò sul blob. La figura scura cercò di rimanere salda con le sue propaggini ma una seconda ondata, stavolta di calore intenso, giunse su di esso e lo obbligò ad abbandonare la presa. Non emanò un verso nemmeno quando Eraqus lo scaraventò contro un muro. Il potere rispondeva ancora una volta alla sua chiamata, ed il maestro sentì la pienezza del legame tra lui ed il Cuore dei Mondi fare la sua parte e supportarlo. Lanciò un secondo sguardo all’abominio poco distante cercando di anticipare un suo eventuale contrattacco, poi avanzò verso Xehanort.
Questo era appena riuscito a rimettersi in piedi, barcollando, quando lui lo afferrò di nuovo e lo costrinse a restare immobile sul pavimento; la sua lama in quel momento emanava bagliori rossi e dorati, che danzavano come scintille incantate riflesse negli occhi del suo antico migliore amico. Era finalmente riuscito a cancellargli dal viso quel sorriso compiaciuto con cui si era vantato delle sue malefatte, ma la cosa non lo stava soddisfacendo come pensava. “Noi Custodi del Keyblade non siamo gran che, amico, ma anche voi alchimisti siete dei gusci vuoti quando non avete i vostri mostri a proteggevi!”
Strinse i denti, trattenendo l’unico vero sentimento che gli ardeva nel petto. Il Keyblade che li separava sembrava pesargli molto di più, e non certo per colpa del nuovo potere “Non ti ucciderò, Xehanort. Preferisco tenermi le mie debolezze, ma non diventare come te. Ma sono certo che il consiglio degli oligarchi ed il Grande Satana saranno felici di ascoltare di nuovo la tua versione dei fatti”.
Rimase a fissare lo sguardo spavaldo dell’altro per qualche altro secondo. Quando però fece per abbassare l’arma e cercare qualcosa con cui immobilizzare l’alchimista, un crepitare leggero lo fece voltare. Il rumore di un’arma che veniva evocata.
“Maestro, cosa sta facendo?”

Il palazzo tremava.
La finestra della sua stanza era sprangata, ma poteva vedere anche da lì i raggi luminosi che partivano da oltre le mura della città e scintillavano in cielo; il boato delle armi di Autozam riusciva a superare anche gli scudi insonorizzanti che lo stesso Ansem il Saggio aveva progettato nemmeno quattro anni prima. Zaboera eresse con la sua magia una protezione energetica del livello migliore che conoscesse, ma proprio nel momento in cui la barriera incantata venne eretta un colpo vagante si abbatté sulla finestra e la fece esplodere in una pioggia di schegge.
Oltre i tetti delle case e del palazzo, con il tempio dei Custodi del Keyblade proprio alle sue spalle, stava il Cavaliere del Drago.
I colpi delle testate nucleari, dei razzi e dei turbolaser K87 erano diretti quasi solo su di lei: un oggetto metallico che non aveva mai visto volò dietro la sua piccola figura, disegnando una traiettoria circolare e puntando alle sue spalle. Zaboera fece per gridare un avvertimento, ma l’aura divina di Lady Nova fu persino più rapida: il piccolo demone la sentì vibrare e bruciare persino nelle vene quando il siluro si schiantò contro di essa ed esplose in scintille rossastre. Gli umani non potevano percepire quanto potere emanasse la dea, ma per tutte le creature in grado di esercitare la magia il potere del Cavaliere del Drago era qualcosa di sovrumano, potente come migliaia di tamburi che davano il ritmo ai loro cuori e rovente come una fiammata. Forse è per questo che non ne sono abbastanza intimoriti.
I colpi continuavano ad abbattersi intorno a lei, con sempre più energia.
Quando la prima raffica di esplosivi era stata lanciata contro Radiant Garden non vi era stato alcun preavviso, nemmeno un telegramma di guerra da parte degli oligarchi di Autozam: Re Ansem aveva provato più volte a contattare la capitale degli uomini e la stessa Pharen, ma per tutte quelle ore l’ologramma era rimasto muto finché Dilan, per la rabbia, lo aveva sottratto dalle mani del sovrano e lo aveva scagliato contro una parete. Solo Lady Nova aveva preso le loro difese, ed era l’unica cosa che impedisse all’esercito corazzato di radere al suolo la città.
Detestava essere impotente.
E per di più gli sembrava che quella situazione di stallo stesse durando fin troppo.
Il Cavaliere del Drago era stato gentile, senza dubbio, ma non stava rendendo più facili le cose per nessuno di loro: se avesse deciso di sfoderare la sacra Spada del Drago Diabolico e calarla contro quei putridi esseri umani come una divinità giustiziera si sarebbero risparmiati ore ed ore di paura. Ma da quella stessa finestra riusciva a vedere la lama ancora racchiusa nel fodero, con l’elsa dorata a forma di drago che lo fissava appoggiata lungo la spalla di Lady Nova. Anche il semplice guardarla da lontano metteva i brividi.
Ma lei si era opposta. Chiusa nel suo enigmatico silenzio, la dea si limitava a distruggere i missili in arrivo e ad assorbire intorno e dentro di lei le cariche energetiche più massicce. Non planava su di loro come un vero drago. Non mostrava le zanne, non sbatteva le ali, se non fosse stato per il lieve momento delle sue dita avrebbe potuto crederla morta o addormentata. E questo rendeva baldanzosi gli umani, senza alcun dubbio.
È inutile avere tutto quel potere se poi non lo si usa per far stare al loro posto i propri avversari. Se il capo fosse qui sarebbe il suo principale commento.
Purtroppo il capo non era lì. Non ci sarebbe mai più venuto, forse.
Le immagini dell’ologiornale erano confuse e sgranate, come se l’operatore avesse deciso di ingrandire al massimo una scena che avrebbe potuto riprendere solo da molto, molto più vicino; ma gli erano bastate per osservare il duello tra il capo e il Custode del Keyblade traditore, l’inganno degli umani e la fulgida, triste morte di Kisshu. Aveva rivisto la scena almeno dieci volte, nella flebile speranza di essersi sbagliato, ma il suo amico per tutte quelle volte tornava in vita per poi venire trafitto ancora, ancora e ancora. Non aveva ridotto in frantumi l’ologramma solo per scoprire l’esito della battaglia, ma sentiva il bisogno urgente di distruggere qualcosa; di tanti demoni, perché proprio Kisshu …?
Il capo lo vendicherà, pensò, chiudendogli occhi per proteggersi dall’ennesimo colpo vagante che portò via persino una porzione di parete. Quelli di Autozam la pagheranno …
La stanza non era più sicura, ed uscì levitando per i corridoi; il re aveva convocato quante più donne e bambini possibili e li aveva ospitati nei laboratori sotterranei del palazzo, ma i piani superiori erano sgombri, e persino i servitori avevano abbandonato l’area per dedicarsi alle cure degli sfollati. Le uniche figure in movimento erano Braig e Dilan. Camminavano su e giù davanti agli uffici di Re Ansem, e smisero di parlare non appena si avvicinò, e lo fecero entrare con un nervoso cenno del capo.
Il suo viso era corrucciato e scavato da rughe più profonde del solito. Fissava uno schermo fluttuante su cui compariva l’immagine di Lady Nova avvolta da una luce dorata mentre continuava a dissolvere i colpi dell’armata nemica. Ienzo osservava la battaglia mentre accarezzava il suo gatto, con la silenziosa figura di Aeleus che frapponeva il suo corpo tra il re e l’unica finestra della sala.
“Fino a quando credete che durerà?” disse il bambino.
“Fino a quando quelli di Autozam non finiranno i loro arsenali. O finché il Cavaliere del Drago non perderà la pazienza” sospirò il sovrano “In entrambi i casi, non possiamo restare a guardare in eterno”
Even entrò con un carrello pieno di provette e diversi lettori ottici. I sensori facevano scivolare i piccoli oggetti di vetro su un nastro ed emettevano segnali acustici e diverse luci, ma l’uomo biondo sembrava insoddisfatto delle cifre che scorrevano sullo schermo “Il progetto di sintesi del DNA si sta rivelando una serie di fallimenti: ho provato persino ad unirlo con frammenti di genoma demoniaco, ma non ha funzionato” sospirò, mostrando i risultati al suo re “Mi dispiace, maestà, pensavo di poter fare di più … credevo che sarebbe bastato avere un po’ del codice genetico di Lady Nova per …”
“Come lo hai ottenuto?” fece Zaboera, piuttosto irritato.
“Prima della battaglia ho chiesto l’onore di ricevere un suo capello” rispose, estraendo da sotto il camice una piccola teca di cristallo che appoggiò con molta attenzione sul carrello “E lei me ne ha dati ben tre!”
Che cosa inutile … Abbiamo una guerra, i demoni e Radiant Garden stanno soffrendo e lei cosa fa? Ascolta questo stupido spilungone e gli dona dei capelli invece di massacrare le persone che assediano la sua città?
“Qualcosa non va, Zaboera?”
La voce del Re interruppe i suoi pensieri. Ma questi dovevano essere ben manifesti sul suo viso, perché d’un tratto tutte le persone nella stanza, gatto compreso, lo stavano osservando. Si accorse di avere i pugni chiusi e sentiva l’irrefrenabile voglia di incenerire tutte quelle stupide provette. “Io credo …” mormorò “Io credo che il Cavaliere del Drago stia sbagliando tutto. Che senso ha starsene appollaiata là sopra? Crede davvero di fare del bene a Radiant Garden?”
“Dovresti ringraziarla” sentenziò Even “Ora che i Custodi del Keyblade sono allo sbaraglio sai bene che non riusciremmo a resistere un paio di giorni al loro assedio”
“AL DIAVOLO I CUSTODI!” gridò “AVETE VISTO COSA HA FATTO QUEL TERRA? NON AVREMMO DOVUTO FIDARCI DI LORO SIN DALL’INIZIO! E’ STATO UNO DI LORO A DARE INIZIO A QUESTA GUERRA!”
“Io credo che tu stia esagerando, adesso”
Re Ansem si alzò, e venne verso di lui. Non vi era serenità nel suo sguardo.
“Zaboera, posso capire come ti senti. So che sei in pena per la tua gente. Ho visto anche io il resoconto della battaglia e capisco che il numero di perdite sia stato ingente, ma non credo che accusare i Custodi che sono qui servirà a qualcosa. Il giovane Ventus che è attualmente al comando è una persona responsabile, ed ho molta stima nel Maestro Eraqus e nei suoi insegnamenti; e lo stesso Terra, la persona che ha commesso quell’orribile crimine, credo che si possa ancora ragionare con lui”.
Come … come può dire una cosa del genere?
“Ho parlato a lungo con gli altri Custodi, e sono tutti pronti a giurare che quel Terra fosse una persona eccellente, il degno discepolo di Eraqus. Ed anche io, negli ultimi anni, ho avuto modo di osservarlo durante le mie visite alla loro scuola. Nonostante l’incidente del giorno dell’esame credo che non sia una persona malvagia. Penso che Eraqus o i suoi amici possano riuscire a parlargli: forse basterebbe un dialogo per porre fine a questa guerra. Sai quanto me che nulla si risolve in un bagno di sangue”
“MA SI RENDE CONTO DI QUELLO CHE STA DICENDO?”
Il suo stesso tono di voce lo spaventò, ma la furia che bruciava nei suoi cuori lo fece continuare “PENSA ANCORA DI POTER RAGIONARE CON QUELL’ASSASSINO? CON LA PERSONA CHE HA UCCISO IL GRANDE SATANA? E TUTTO QUESTO PERCHE? … PERCHE GLI ALTRI CUSTODI SOSTENGONO CHE FOSSE BUONO? VI SIETE TUTTI RIMBECILLITI?”
Prima di rendersene conto, scagliò un fulmine contro il pavimento “LO PERDONATE SOLTANTO PERCHE E’ UN UMANO COME VOI, NON E’ COSI? SE HA UCCISO DEI DEMONI DAVVERO INNOCENTI E BUONI COME KISSHU NON VE NE IMPORTA NULLA, DITE LA VERITA, CORAGGIO!”
“Zaboera, tu stai …”
Si girò ed abbatté la porta con un solo incantesimo di fuoco; oltrepassò in volo le due guardie senza voltarsi indietro, cercando qualcosa di più solido e resistente con cui sfogare il suo dolore. In lontananza sentì l’ologramma personale del re squillare, ma scosse la testa e si allontanò da quel piano.

“Maestro, cosa sta facendo?”
Il blob ricompose la sua forma e scivolò di nuovo sul pavimento. Il colpo luminoso del Custode continuava a far male, ma il Padre gli aveva dato quella forma per fargli comprendere il dolore, ed il Padre aveva sempre ragione.
Ma di sicuro quello non lo aveva previsto.
Terra, il Custode che il Padre aveva preparato per sé era lì: era ferito, sporco di sangue, e da sotto l’armatura si vedevano brandelli lacerati di vestiti. Ma l’ombra che proiettava nel laboratorio era lunga e forte, ed al suo ingresso persino l’odioso Maestro Eraqus si immobilizzò, con il Keyblade ancora puntato verso il petto del Padre. L’arma del giovane, enorme e lucente come lui, comparve nella sua mano.
“Maestro, è uscito di senno?”
L’uomo dai capelli neri stava per rispondere qualcosa, ma il Padre fu più rapido; tossì e si contorse fino quasi a sfiorare con il torace la punta dell’arma dell’uomo che lo teneva immobilizzato. Stese una mano verso di lui, quasi come per chiedere aiuto “Terra, ragazzo mio, non ti …”
“SMETTILA!” gridò il Maestro. Con un gesto della mano il suo Keyblade si illuminò della stessa energia che lo aveva respinto qualche minuto prima, ma stavolta la lunga lama metallica scintillò di una tinta rossa, quasi come incandescente “LO HAI GIA AVVELENATO ABBASTANZA CON LE TUE PARO …”
L’attimo dopo il Keyblade incontrò la solida lama del giovane. Il blob vide le scintille divampare, e per un istante tutto il laboratorio fu avvolto dalla luce rossa come la brace; l’arma di Terra si frappose tra quella del suo mentore ed il corpo del Padre, e premendo con la forza delle sue braccia la allontanò dal petto dell’alchimista. Il suo fisico giovane, anche se fiaccato dalla battaglia, fece il resto: il Maestro indietreggiò, e fu costretto a disimpegnare subito la lama prima che la potenza impressa dal suo apprendista gli costasse il gomito o la spalla.
“Terra!”.
Fu il Padre a gridare. Cercò di sollevare la schiena e si appoggiò al gomito. “Terra, per l’amor del cielo, vai via di qui! Ragazzo mio, sei ferito, non voglio coinvolgerti in quest …”
“TACI, TI HO DETTO!”
Il Maestro Eraqus sembrò trovare di colpo tutte le energie. La creatura lo vide correre verso l’uomo a terra come un violento raggio di luce. Saltò oltre il suo apprendista, il Keyblade ancora pulsante di potere che il blob aveva imparato a riconoscere e temere.
Ma non arrivò a toccare il pavimento.
Cadde invece riverso sul dorso, proprio a pochi passi dal Padre. Un tonfo sordo, ma deciso; la sua arma cadde a terra con un clangore sordo una, due, tre volte.
L’enorme lama marrone che attraversava il suo petto svanì ed in pochi attimi ritornò nelle mani del suo proprietario. Il blob non conosceva bene le emozioni, ma era certo di leggere furia e disgusto negli occhi del giovane apprendista che il Padre stava coltivando. E pur non avendo un’anima per alimentare dei sentimenti umani, la vista del Custode in terra gli sembrava … giusto. O forse era meglio dire sicuro.
Osservò Terra mentre faceva svanire la sua arma con un gesto di stizza; superò il corpo dell’uomo che aveva appena abbattuto e si avvicinò a quello dell’alchimista anziano, che accettò di buon grado l’aiuto del suo braccio per alzarsi. “Terra, ragazzo mio, sei stato avventato!”
“Maestro Xehanort … perché il Maestro Eraqus voleva farle del male? Io non credevo che …”
“Mi dispiace, ragazzo” disse il Padre, assumendo quell’espressione che sembrava in grado di manovrare quel giovane a suo piacimento “Ma credo che la notizia non ti piacerà, anche se sono certo che ne avevi avuto sentore anche tu. I Custodi si sono schierati dalla parte dei demoni”.
Emanò una violenta serie di colpi di tosse, poi lasciò la presa del giovane e si rimise in piedi, trattenendo una smorfia di dolore per nascondere una ferita al braccio “Eraqus era venuto da me per chiedermi di stare dalla sua parte ed aiutarlo a convincere gli oligarchi alla resa. E sai come era fatto quando si impuntava. Se non fossi arrivato tu sarebbe stata la mia fine, suppongo …”
L’altro guardò a terra “Sospettavo che il mio maestro fosse in buoni rapporti con la famiglia reale demoniaca, ma non pensavo che arrivasse fino a questo per …”
“Nemmeno io. Dal mio migliore amico non me lo sarei mai aspettato. Quindi Autozam dovrà combattere su due fronti: non possiamo più considerare alleati né Re Ansem né l’Ordine dei Custodi”.
Lo lasciò qualche istante a soppesare quelle parole. Il Padre sceglieva sempre quelle migliori. La sua preda rimase in silenzio ancora per qualche attimo, con gli occhi che andavano al suo mentore caduto ed alla sua arma, non tanto diversa da una sbarra di ferro che si affievoliva negli ultimi soffi di vita del padrone. Era uno sguardo carico delle mille domande del mondo. Ma quando li sollevò dal pavimento trasportavano una mole di odio e di Oscurità senza pari.
Scosse la testa come a liberarsi di un pensiero scomodo “Maestro Xehanort, la accompagno subito da qualche medico. Le sue ferite sono …”
“Niente medici. Lo sai che mi fanno venire l’orticaria. Stupidi avvoltoi in camice bianco …” si sedette sull’unica sedia intatta del laboratorio e guardò sconsolato la desolazione che il suo amico aveva creato scontrandosi contro le chimere “Temo piuttosto di dover conferire quanto prima con il consiglio degli oligarchi e metterli a parte di queste terribili notizie. Ma se vuoi farmi un favore … andresti al piano di sopra a prendermi un po’ di caffè?”
“Sarà fatto, maestro”.
Non appena fu uscito, il Padre si rialzò in piedi. Era ferito, certo, ma non abbastanza da aver bisogno di un appoggio per camminare. Si avvicinò al corpo dell’uomo a terra, gli girò intorno, poi lo rivoltò con la punta del suo stivale e si lasciò sfuggire un sorriso “È proprio il tuo degno erede, amico mio … crede davvero a tutto quello che gli dico!”
Poi si voltò, ed il blob capì che il suo creatore si stava rivolgendo proprio a lui “Ammetto di essermela vista davvero brutta, blobbino mio … Resta qui e fai la guardia per un po’. La seconda parte del piano deve ancora cominciare, e credo proprio che avrò bisogno di nuovo del tuo aiuto!”

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view post Posted on 7/12/2012, 23:56
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Il signore dei biscotti

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Ooh, di male in peggio °°"
Cielo, Master Xehanort si è spinto a livelli di cattiveria mai visti prima! Ed ecco che Terra fa la figura del pollo, come sempre. . . . addirittura colpire a morte il Maestro Eraqus senza alcun briciolo di tentennamento? Oh, cielo, è irrecuperabile! Sarà davvero capace di andare contro Aqua e Ventus solo perché glielo ha detto il Boccia? Staremo a vedere!

Aah, quel blobaccio!
CITAZIONE
blobbino mio …

Ok, ok, blobbino. . . D:
E' stata una vera rivelazione! Ma ancor di più Eraqus. Ha dato davvero tutto se stesso, e si è visto. Non è certo Maestro per fregio!

CITAZIONE
Si avvicinò, superando macerie e cadaveri: riverso tra i resti di un flyer c'era un soldato di Autozam, ancora vivo. Al posto delle sue gambe c'era una pozza di sangue scuro, troppo larga, troppo estesa perché ci fosse ancora speranza. Il casco che gli proteggeva la testa si era spaccato, rivelando una gran massa di capelli castani e un paio di occhi azzurri sbarrati verso il cielo. Una donna, giovane. Dalle sue labbra usciva sempre la stessa parola, ripetuta come una preghiera ossessiva, come una supplica:
“Jil... Jil... Jil...”
Il nome di un innamorato, di un fratello forse. Baan si inginocchiò e le prese una mano tra le sue.
“Sono qui.”
La ragazza si calmò subito, accennò un sorriso persino. La sua cantilena cessò e lei tentò di dire qualcos'altro, ma dalle sue labbra uscì solo un rantolo strozzato. Un attimo dopo era morta, e Baan le chiuse gli occhi con delicatezza.
Quando stai morendo, che importa se a tenerti la mano è un umano o un demone? L'importante è non morire soli...

Uuh. . . molto, molto triste. Mi avete strappato un paio di lacrime.


Il quadretto di Bann, Pai e il liquore era particolarmente buffo, però XD
Mi sono immaginato la scena e mi è venuto da ridere XD
Avete alternato molto bene le parti serie e quelle tranquille.

A proposito, riguardo al buon Zaboera, potreste postare una sua immagine? Giusto per farmi un'idea di come è fatto.

CITAZIONE
c'è una piccola citazione cinematografica, vediamo chi la indovina!

Eh, non sono un esperto di cinema. Non saprei dire dov'è : P

Caspio, ho davvero voglia di vedere come andrà a finire. C'è ancora il piccolo Riku da salvare e tante sorprese da svelare!
 
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287 replies since 19/12/2011, 22:21   7,007 views
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