Contest di Scrittura Annuale: The World Ends With You

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10superflex1
view post Posted on 5/3/2012, 20:24




CITAZIONE
Sono curiosa di sapere se Fred riuscira' a riconquistarla prima o poi!

CITAZIONE
Un'altra cosa che mi incuriosisce e' l'identita' del misterioso essere oscuro che ha corrotto Babbo Natale!

Scoprirete tutto nei prossimi capitoli ;D
Per adesso posso solo dire.."Aspettatevi di tutto" xD
..(No, Pence non potrà mai dimagrire però =| ..)

CITAZIONE
Comunque tantissimi complimenti, tra le storie di questo contest per ora la tua e' sicuramente la piu' originale! Continua cosi'!

Veramente? °_°
*si commuove* Che dire, grazie mille :°D
CITAZIONE
Mi viene molto in mente un'ambientazione alla famiglia Addams con lei tutta vestita di nero e le rose morte, il matrimonio con Fred ha preso una piega davvero assurda ma geniale

Hai centrato l'obbiettivo xD
Scrivendo mi è venuta in mente Morticia ed ho voluto rendere Susy simile a lei^^
Praticamente un'incrocio tra una truzza ed una dark °°
 
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nobodyN.XV
view post Posted on 6/3/2012, 16:25




scusate gli errori ......
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CAPITOLO 2
IL TRENO

Uscita dalla villa giunsi nell' area del tram. Non facevo altro che pensare a ciò che mi aveva detto.
-Ora che ci penso non gli ho chiesto il suo nome...Chi sarà mai il loro capo?-
Sentii un rumore e mi voltai, ma non c'era nessuno.
-Mmmm... sarà stata la mia immaginazione...-
Tornai nuovamente sulla mia strada quando un ombra mi fu addosso. Evocai la X-blade e con un colpo veloce e preciso la sconfissi,ma non finì lì: ombre nere iniziavano a comparire dappertutto.
-Cosa??Ma da dove vengono fuori questi??.Bhè peggio per loro.-
Impugnai la spada con due mani e mi avventai contro di loro. Non avevo mai impugnato una spada, ma la sapevo maneggiare benissimo. Non pensavo a la prossima mossa da fare, combattevo e basta; in un modo così naturale che sembrava che in tutti quegli anni alle mie spalle non avessi atto altro che combattere. Mi voltai e un mosto mi colpì scaraventandomi contro un muro. Lasciai andare la X-blade, provai a rievocarla, ma non ci riuscivo. Il mostro si avvicinava minaccioso, era più grande di tutti gli altri. Feci per alzarmi quando svelto alzo il baraccio che dividendosi in due si allungò e bloccò mie braccia contro il muro. Non riuscivo a muovermi, lo guardavo fisso negli occhi e un attimo dopo mi fu davanti. Mi lasciò andare. Non sapevo casa fare poi alzo un braccio e la avvicinò al mio collo. Prese il medaglione e si allontanò. Si fermò di colpo e svanì .
-Topolino!!-
-Sei stata fortunata, sai?-
-Grazie....-
-Non c' è di che-
Il medaglione cadde a terra, mi alzai e lo raccolsi.
-Volevano questo? chiesi a Topolino.
-Non lo so, non sono mica nello loro menti.... a proposito dove sei andata?-
-A cercare risposte.-
-E le hai trovate?-
-In un certo senso...-
-Che è successo?-
Gli raccontai della persona in quello strano posto e di Crepuscoli.
-Quindi vuoi salvare Crepuscoli?-
-Già-
-Bhe allora diamoci da fare.-
-Mi aiuterai?-
-Si,certo.... Quindi se non ho capito male sconfiggendo il loro capo salveresti Crepuscoli e quella persona, ha un nome?-
-Si, immagino di si, ma non gli lo chiesto....-
-E tu la vuoi salvare senza neanche sapere il suo nome?-
-Il nome non ha importanza. Piuttosto credo di sapere come giungere da loro.-
-A si? E come?-
-Loro vogliono questo medaglione e noi glie lo diamo.-
-Non sai che cos'è... Dovremmo informarci prima non credi?-
-E a chi lo chiediamo?-
-Beh io una mezza idea ce l' ho.... vieni con me .-
-Okay.-
Iniziò a camminare e lo seguii.. Udivo il suono del silenzio e sembrava che fossi parte di esso e che da un momento all'altro sarei volata con esso e avrei ammirato anch' io tutte le meraviglie che si celavano dietro quella cupa realtà.
Passammo davanti ad una gelateria e c'erano dei ragazzini che giocavano. Avrei voluto essere come loro.... volevo essere come tutti i ragazzini della mia età che non devono affrontare la realtà delle cose. Sembrava avessero una mente libera, ma sapevo che ciò in cui io speravo non era possibile e che infondo infondo io volevo essere così com'ero. Avevo una storia alla spalle che mi aveva reso ciò che ero , non molto, questo è vero, ma la storia non era ancora finita, anzi, sembrava fosse appena iniziata e sapevo che tutto ciò non era accaduto per caso e che mi avrebbe portato a qualcosa; a conoscere risposte. Risposte che cercavo perché non potevo far altro e le consideravo un punto di inizio e non un punto di fine. Questo per me era solo un prologo.
Non sapevo dentro me cosa c' era, ma avevo l' impressione che ciò che a me era più caro fosse stato seppellito con il passare dei giorni sostituito da uno strato scuro, del quale, ormai, non ne potevo più farne a meno perché era diventata parte di me. Una parte di me voleva liberarsene, l'altra invece voleva che i giorni continuassero a passare e come loro, quei lontani ricordi di cui ne sentivo la mancanza. Forse la parte di me che voleva levare via quello strato oscuro era solo una convinzione creatasi col passare degli anni per il solo scopo di darmi speranza, ma sembrava come se non avessi scelta e che quell' oscurità mi avrebbe seguita per sempre finché non mi sarei girata verso di essa e l' avrei fatta salire con me, sul quel treno su cui ognuno sale quando capisce che c' è un posto anche per lui nella storia, ma forse io non c' ero scesa da un pezzo. Ora dovevo solo risalirci e anche se il mio biglietto non era per una destinazione lontana, avrei affrontato quel viaggio fino alla fine. Il biglietto l' avevo pagato, valeva la pena usarlo. L' unica persona che ora avevo era Topolino e non volevo perderla.
Chissà dove mi avrebbe portata quel viaggio e cosa ci sarebbe stato dopo, questa però, è una domanda di cui l' uomo non può avere una risposta finché non si giunge alla fine.
Topolino si fermò e io con esso. Eravamo nella stazione.
-Prendo i biglietti.- disse avvicinandosi al bancone.
Salimmo su un vagone, non c'era molta gente, sola una donna col suo bimbo.
-Dove andiamo?-Chiesi.
-Da un mio vecchio amico.-
-Sarebbe?-
-Yen Sid, si chiama Yen Sid. Forse lui può aiutarci.-
-E se non ci riesce?-
-Io l' ho detta la mia idea, ora dilla tu!.-
-Ne avessi una....-
-Xheart, che aspetto aveva la persona che hai incontrato?-
-Non so, aveva un impermeabile nero con un cappuccio.-
-Cosa? Un impermeabile nero?-
-Con un cappuccio.- aggiunsi.
-Ma è la divisa dell' organizzazione.-
-Va proprio di moda, vero?-
-Cosa?-
- Un tempo la portavate tu e Riku... non eravate cattivi. Non dovresti giudicare se non conosci.-
-Già hai ragione.-
Vidi fuori al finestrino, tutto era così veloce che mi girava la testa. Portai la testa verso il bambino che mi salutò. Era assorta nei miei pensieri quando il treno si fermò e il bambino e la mamma scesero. Il treno ripartì. Scendemmo alla fermata successiva.
-Siamo arrivati.- Disse Topolino.
Iniziammo a camminare quando Topolino si fermò di colpo.
-Ehi aspetta un attimo. Come fai a conoscere Riku e a sapere che eravamo vestiti come quelli dell'l Organizzazione??-
Feci finta di non ascoltare dato che non avevo una risposta e continuai a camminare. Dopo un po' mi voltai.
-Ehi Topolino che ti succede? Pensavo fosse questa la strada...-
-Allora non mi ascolti??-mentre lo diceva avevo ripreso a camminare.
Non ne avevo voglia di parlarne. Mi sarei solo confusa di più con altre domande e per la testa ne avevo già parecchie.
-Ehi, ehi aspettami!!-Mi disse Topolino e rallentai il passo. Intuì che non gli avrei risposto e continuò a camminare in silenzio.
Arrivammo davanti alla porta, Topolino la aprì ed entrammo.
"Di questi tempi nessuno bussa più"pensai, ma non l' avrei fatto neanche io. C'era una grande scalinata. iniziammo a salire quando dei mostri apparvero davanti ai nostri occhi. Topolino evocò il Keyblade e ne fece fuori un paio.
-Ne arrivano altri.- Dissi per avvisarlo.
-Lasciami a me. Non preoccuparti!-
Li fece fuori tutti, ma uno spuntatogli all' improvviso alle spalle lo colpi mettendolo al tappeto.
-Non dovevo preoccuparmi, eh? Beh non importa-Mi voltai contro i mostri e evocai la X- blade- E ora a noi-
Continuavano ad apparire e io continuavo a farli fuori. Ne comparvero altri.
-Accidenti! Di questo passo non li sconfiggerò mai!-
Avevano la meglio. Non riuscivo a contrastarli tutti insieme. I loro colpi si facevano sempre più pesanti e io non resistevo più. Stavo per mollare, poi una voce. -Firaga.-
Un fuoco travolse i nemici che scomparvero.
-Mmmm.... bastava un semplice Fire... vabbè sarà per la prossima. Allora cos' è tutto questo baccano?-
Chiese l' uomo.
-Ci hanno attaccato.- Disse Topolino.-E ci siamo difesi, semplice no?-
Il fumo si dissolse e vidi un uomo anziano molto alto, con una barba lunghissima e grigia. Aveva il naso a punta e due grandi occhi neri. Indossava un abito lungo blu scuro con due lunghe e larghe maniche e portava un cappello.
-Allora su, entrate, che aspettate, non credo siate venuti qui per restare sugli scalini- Così dicendo l'uomo entro in una stanza posta alla fine delle scale.
-Seguiamolo.-Disse Topolino.
-è lui Yen Sid, vero?.-
-Si è lui.-
Entrammo nella stanza. La prima cosa che notai erano gli scaffali coi libri e una grande scrivania al fondo incentrato della stanza. C' erano, inoltre, alcune finestre a forma di stelle.
-Allora, qual è il perchè della vostra visita?-Chiese Yen Sid.
Mi tolsi il medaglione dal collo e glie lo porsi. -Sa qualcosa a proposito di questo?.-
Gli diede un occhiata.-Mmmm... da una parte un cuore e dall' altra una corona...vedrò di dargli un occhiata.-
-Ok...-E con questo mi voltai e mi diressi verso la porta.-
-Sarete stanchi, immagini vogliate riposare un po'.- Disse Yen Sid.
-Ehi, potevi pure presentarti.-Disse Toplino rivolgendosi me.
-Beh... lui non mi ha come mi chiamo.-Gli risposi.
Yen Sid mi guardò e poi disse- io sono-
Non gli diedi il tempo di parlare -Yen Sid, si lo so .-
-Non hai intenzione di dirmi il tuo nome, vedo.- Mi disse.
Topolino mi guardò con uno sguardo d' intesa. Poi tirò un sospiro, che non pareva di sollievo.
-Xheart, mi chiamo Xheart- Dissi.
-Piacere di conoscerti .-
-Il piacere è tutto mio.-
-Tornando a noi-disse Topolino - Puoi fare qualcosa?-
-Si ma a che vi serve saperlo?-
-è una storia abbastanza lunga....-disse Topolino.
-Vogliamo salvare Crepuscoli dalla fine e siccome dobbiamo sconfiggere il loro capo per riuscirci e dei mostri volevano quello...volevamo sapere se poterlo usare come esca. - Conclusi.
-Non sembra una storia molto lunga....- Disse Yen Sid.
-Non se raccontata nei minimi dettagli.- Ribatté Topolino.
-A me ora non vengono in mente. Appena me ne ricordo qualcuno ti tengo aggiornato, ok?- Così dicendo mi diressi verso una stanza.
-In effetti non è che ci abbia capito molto....- Ammise Yen Sid.
Chiusi la porte alle mie spalle per restare sola,ma nella stanza apparvero tre fatine.
-Sei qui per cambiare i vestiti vero?- Disse una di loro.
-Per cambiare cosa?- Non ebbi il tempo di parlare che le fatine avevano già agitato le bacchette e me le puntarono contro.
-Cosa volete fare?-Gli domandai.
-Niente di pericoloso non preoccuparti.- E un attimo dopo mi ritrovai nuovi vestiti.
-Allora ti piacciono?-
"Ma a me piacevano quelli di prima anche se questi non sono male...."
-Si, sono molto belli, grazie. I vostri nomi?-
Una di loro vestita di verde disse - Fauna-
L'altra vestita di blu disse -Serena- e la restante vestita di rosso disse -Flora-
-Ok...arrivederci...-Dissi. Aprii la porta.
-Ma come te ne vai di già?-Mi chiese Flora.
-Non rimanete?- Chiese Flora.
-Stavate origliando?-Chiesi.
-Non è colpa nostra se sentiamo.- Ribatté Serena.
-Non so. -
E così dicendo aprii la porta ed uscii.
Dei mostri entrarono dalla finestra.-Yen Sid, attento!- esclamai ed evocando la X-blade mi avventai contro di loro sconfiggendoli.
-Ma quella non è....?-
Un mostro lo fece cadere.
-Si, la X-blade. Fai attenzione o non potrai vederla più- dissi voltandomi verso di lui.
-Fire.- Disse Yen Sid sconfiggendo i nemici. -Se non stai attenta rischi di non poterla più evocare-
-Si, hai ragione, grazie-
-Non c'è di che.-
Topolino svenne.
-Topolino, che ti succede?-Dissi preoccupata.
-Non ti preoccupare non è niente di grave.-Mi rassicurò Yen Sid.
Le tre fatine entrarono dicendo -Ci prenderemo noi cura di lui.-
Yen Sid annuì.
-Cos'è questa storia?Perché ricordo cose mai accadute?- Dissi a Yen Sid che si voltò verso la finestra.
-No, queste cose sono accadute, ma non a te.. Ora va a riposare-Disse indicandomi una porta dalla parte opposta della stanza. - Vedrò se trovo qualcosa sul medaglione e ti farò sapere.-
Non avrei risolto niente continuandogli a fare domande, avevo l' impressione che ne capisse meno di me. Entrai nella stanza. C'era un letto e una scrivania con un pasto caldo. Mi sedetti alla sedia e inizia a mangiare. Alzai la testa verso il cielo e guardai le stelle. Mi alzai e uscii dalla finestra sedendomi su di essa. Era abbastanza alta e stavo più che comoda. Continuavo a guardare le stelle e in lontananza vidi il mare.
-Che spettacolo... mi piacerebbe vederlo più da vicino...- mormorai.
Mi voltai a guardare la porta. -Ci andrò.- Non volevo svegliare gli altri e decisi che sarei scesa dalla finestra.
-Non ho ancora imparato a volare... sarà meglio provarci!- e così dicendo mi gettai nel vuoto.- no, non so ancora volare...- Evocai la x-blade e la misi contro il muro rallentando la discesa. A qualche metro da terra mi diedi una spinta e feci un salto atterrando meglio del previsto.
Inizia a camminare vicino alle rotaie e dopo un po' arrivai in spiaggia. Era tutto buoi e c' era una leggera foschia.
Ammiravo l' oceano davanti a me e le sue onde andavano e venivano, proprio, come la mia malinconia . Rimasi immobile davanti a quello che per me era uno spettacolo e ne colsi il momento per sentirmi a casa, perché forse non ce ne sarebbero stati altri. La strada da percorrere era lunga, chissà se sarei riuscita ad arrivare infondo o se mi sarei bloccata ad un vicolo cieco.
D' improvviso una nebbia incomincio a scendere . Sentii dei passi. Si fermarono; inizia e guardarmi attorno, ma la nebbia ormai era fittissima e non vedevo più ciò che fino a qualche momento prima era davanti e contemplavo in silenzio.
-Chi sei? Fatti vedere!- Dissi alzando la voce.
-Dopo tanto eccoci qui,... Heart, o forse dovrei chiamarti Xheart.- Disse una voce. Nel mio inconscio si risvegliò qualcosa e rimasi incredula di fronte a quella voce. Era leggera come l' aria e non pareva volesse mettersi contro me, anzi pareva amica. Avevo lo sguardo fisso nel vuoto. Comparve un' ombra, ma non riuscii a capire chi fosse per via della nebbia
l-Non ricordi tutti quegli anni passati? Hai promesso di non dimenticarli- Continuò la voce.-è strano....ti ho ridato quei ricordi...-
-A quanto pare li hai sbagliati... ricordo tutto, tranne ciò che vorrei ricordare, dimmi, perchè mia chiamato Heart?-
-Già a quanto pare non ricordi nulla...-
-Da quanto tempo mi segui?-continuai con le domande.
-Si può dire... che non ti abbia mai lasciata. Il tempo scorre, non ti rimane molto tempo se vuoi concludere ciò che hai iniziato. Crepuscoli presto svanirà e con lei tutte le persone che la abitano e i ricordi...ma non credo t' importi qualcosa...-
-Certo che mi importa!!!-
-Ti sei mai chiesta... il perchè?-
Era come se mi volesse far riflettere e portarmi ad una risposta, ma quelle ultime sue parole crearono i me scompiglio e tornarono a galla ricordi, ma non erano miei.
-Il perché c'è... - dissi e riperdendo coscienza delle mie azioni dissi -non ha importanza saperlo ora! Io- mi bloccò.
-Tu cosa? Sei sicura di ciò che fai? E se salvare Crepuscoli non fosse ciò che devi fare?-
-Fare? Io faccio ciò che voglio!-
-Non sei cambiata affatto. Questo e un punto a nostro vantaggio...-
La nebbia svanì e la sagoma si poté distinguere meglio,ma era di spalle. Era sospesa sull' acqua.
Da lontano un nero incominciò a dipingere il mare fin quando neanche più una goccia bagnava quello che ,fino a qualche momento fa era un infinita distesa di azzurro, in cui milioni di creature vivevano.
Indietreggiai subito. Ebbi una strana sensazione, si aprì un vuoto dentro me. Qualcosa era stato cancellato.
-C-Cosa... succede??- gli domandai.
-Ha inizio la fine.-
-Come la fine? Che cos'è?-
-è l' esatto momento in cui qualcosa o qualcuno smette di esistere.-
-Esistere?-
-Già-
-Cosa intendi... per esistere?-
-Far parte di una storia.-
-Far parte...di una storia? Come posso farlo tornare?-
-Bisogna distruggere la causa che molto tempo fa era una persona dal cuore puro,ma...-
-Ma...?-
-Ma il cui cuore ha smesso di esistere- Una lacrima cadde sul suo volto. Per un attimo, dove era caduta la lacrima, divenne azzurro come l' acqua vicino la riva del mare, ma nuovamente il nero ne cancellò ogni traccia.
-Continua questo viaggio, salva Crepuscoli e ....-mi disse
-E?-
-e speriamo che questa volta vada meglio, Heart.-Così dicendo si incamminò nel vuoto.
-Aspetta! Ti prego...-
-So che hai molte domande, ma non posso darti una risposta, anch' io come te cerco le tue stesse risposte-
-Perchè cerchi le mie risposte?-
-Perché... sono anche le mie.-
Rimasi in silenzio, mentre quella strana figura continuava a camminare.
-Dimmi una cosa.... tu sei... lei, non è vero?-
-Lei...è te.-
Scomparve in un portale oscuro ma nel farlo lasciò una piccolissima sfera bianca, che si diresse verso di me e entrò dentro di me.
La sua voce:-questo sono ricordi...i nostri.... ti aiuteranno-
Di nuovo quella sensazione... ma questa volta qualcosa si aggiunse.
vedevo immagini sfuocate. Prima un volto che sorrideva e poi rompersi con un vetro. A questo si sostituì lo stesso volte, ma piangeva. Mormoro qualcosa, poi qualcuno scomparve.
-Xheart!- sentii -Xheart-
Aprii gli occhi. Mi alzai e vidi Topolino corrermi incontro.
"è stato tutto un sogno...?" pensai
-Che succede?-Chiesi. Tutto diventava nero intorno come nel sogno. " No, n era solo un sogno"
Continuavo ad allontanarmi da lui.
-Non lo so... afferra la mia mano.- e così dicendo corsi verso di lui e presi la sua mano.
Aprì un portale bianco ed entrammo.
 
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view post Posted on 6/3/2012, 17:37
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Blue Eyes Whitemushroom

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CITAZIONE
-Cosa intendi... per esistere?-
-Far parte di una storia.-

guarda, complimenti per questa frase, è davvero bellissima. Si adatta molto ai personaggi di tante storie, la dipingerei addosso a tutti quelli che io e Lis inventiamo di volta in volta. Della tua fanfiction mi piacciono molto i momenti di riflessione della protagonista, sono ben descritti in ogni punto e riescono a rendere bene l'idea del suo stato d'animo.
Continuo ad immaginare che lei sia connessa con Xion, però questa faccenda del medaglione e del nome Heart mi incuriosisce un bel po'!
Se mi posso permettere di dare un consiglio allungherei un pochino le descrizioni dei combattimenti, ma per il resto la trovo perfetta!
 
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nobodyN.XV
view post Posted on 6/3/2012, 18:50




grazie per il consiglio... ci proverò
Comunque sull' identità delle persone ....c'è da aspettare almeno fin quando non mi viene un' idea a riguardo..
 
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Crisio
view post Posted on 6/3/2012, 20:15




io chiedo scusa se sto ritardando, sto avendo una marea di cose da fare, entro fine settimana dovrei riuscire a mettere il capitolo xò, ancora scuse...
 
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view post Posted on 6/3/2012, 21:48
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Ma di che ti scusi, Crisio? I tempi sono solo indicativi, è ovvio che ci siano periodi in cui uno scrive di più ed altri in cui uno fa di meno, non temere che nessuno ci mette il sale sulla coda. Meglio perderci su un po' di tempo per farla venire bene che postarla in fretta e furia, no? XD XD
Ti aspettiamo, fai con calma!
 
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view post Posted on 6/3/2012, 21:59
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white i tuoi consigli sono sempre molto saggi...è vero la fretta è cattiva consigliera
 
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Crisio
view post Posted on 9/3/2012, 19:19




Ok, finalmente riesco a terminare il capitolo 2. Spero vi piaccia e ancora scuse per il ritardo, buona lettura =)

Capitolo 2 - Perdita

Passi cadenzati in un baratro di silenzio. Lenta, sul muto ghiaccio, una figura avanzava verso un'altra nuda, solitaria
- Hai freddo? – disse con voce ammaliante la figura errante
Nessuna risposta fu data. La vagabonda si accostò ancor di più a quella nuda, fino ad abbracciarla.
Una calda sensazione folgorò completamente Pàndora. Il suo corpo fu come liberato da una sensazione di pesantezza, ogni pensiero sembrò svanire, mentre una candida sensazione di tepore le accarezzava la nuda pelle. Ed ecco che quel fuoco cominciò a divampare nelle interiora, dapprima nei polmoni e poi nel cuore. Si sentiva di essere... a casa!
- Tu.. chi sei? – chiese con voce sofferente la giovane
- Il mio nome è Clelia. –
- Perché sei qui? –
- Per te. –
- Per me? –
- Per salvarti... –
- Da cosa? –
- Dalla fine. –
Vi fu un attimo di silenzio, un piccolo interminabile attimo di silenzio, che racchiudeva in sé un significato più vasto di qualsiasi grande orazione
- Cos’è successo? – chiese sempre con voce smorzata Pàndora
- Hai visto la luce? –
- Cos’era? –
- La fine di un mondo, e il preludio della scomparsa di questo. –
Le due donne rimanevano immobili nell’immensa distesa ghiacciata. Clelia stringeva fra le sue braccia Pàndora, che restava immobile a guardare fissa davanti a sé l’infinito freddo bianco, mentre la tormenta accarezzava la sua morbida pelle schiarendola sempre di più. Leggero, uno strato di brina si posò sui suoi capelli, sulle ciglia e sui seni. Ciononostante non le dava fastidio, il morbido abbraccio della dama sembrava avere un effetto rigenerante più potente.
D’un tratto, Clelia distese le rosse labbra in un sorriso incantato fino a che i denti non furono visibili
- E ora di andare. – le disse sussurrando all’orecchio
Schioccò le dita di una mano e, all’improvviso, scomparvero entrambe

***


Un grande vento si era sollevato quella notte e le querce della Land of Departure avevano sparso qua e là tutte le loro foglie.
Terra era rimasto da solo mentre il sole sorgeva su una nuova alba. Se ne stava lì seduto, davanti alle rive del Gilleon, l’unico fiume di quel posto. Il suo sguardo era improntato sul veloce scorrere di quelle acque limpide, ma la sua mente era rimasta ancora a pensare agli eventi del giorno precedente. Quella luce, cos’era? Che Aqua avesse ragione, che un mondo fosse finito? Questo voleva dire che sarebbe iniziato un nuovo periodo di sconvolgimenti, proprio ora che tutto sembrava ritornare sereno. Preso da un senso di rabbia, sbatte il pugno destro a terra, sollevando qualche filo d’erba.
D’un tratto, si sentì toccare sulla spalla, mentre una voce gli sussurrava all’orecchio
- Il tuo incubo non avrà mai fine. Sei in grado di vedere qualcosa di ciò che deve accaderti? –
Era una voce calda, profonda, una voce che già conosceva.
Si girò di scatto, scorgendo due occhi gialli scrutarlo nel buio. Subito il cuore cominciò a battergli a mille, un brivido gelido lo percosse lungo la schiena mentre la fronte cominciava a grondare sudore.
Fu un attimo di terrore e subito si svegliò.
Era ancora annaspante, incredulo, mentre tremava come una foglia lungo il muretto grigio che dava allo spiazzale di allenamento
- Stavo sognando... ma quale parte era il sogno? –
Subito scese dalla bigia sporgenza, poggiandovi due mani sopra e mirando dinnanzi a sé
- Che diamine vuol dire tutto ciò! –
A un certo punto, si sentì toccare sulla spalla. Sgranò gli occhi e prima che la sua mente potesse riflettere, si girò fulmineo afferrando la figura dal collo e sbattendola a terra, mentre con l’altro braccio le puntava al petto il grande Keyblade
- Terra! Sei impazzito!? – disse la donna pallida dagli occhi di zaffiro, sconvolta e terrorizzata
Subito Terra lasciò andare la presa, abbandonò il Geoflagello e l’abbracciò. Avrebbe voluto che quell’abbraccio non terminasse mai. Stava malissimo dentro, e Aqua era l’unica cosa che lo facesse stare bene
- Ti prego! Perdonami! – continuava a dire con voce sofferente mentre le lacrime gli corrugavano il viso
Lei di tutta risposta lo abbracciò, mentre lentamente cominciarono a sembrare un unico essere. Erano un tutt’uno sotto il sole splendente. Regnava il silenzio, più forte di qualunque parola..

All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, il rumore frastornante di campane riecheggiò in tutto il territorio. Era il richiamo di Yen Sid, non vi erano dubbi. Terra e Aqua si congedarono da quell’interminabile abbraccio e raggiunsero la sala dei maestri.
Proprio come si aspettavano, dietro il trono del defunto Eraqus c’era la Gemma del Richiamo risplendente di luce rosea, dalla quale proveniva la roca voce dell’anziano Maestro
- Maestro Yen Sid, cosa succede? –
- Terra, Aqua! Come già saprete, un mondo è giunto al termine. Inizia qui per voi un nuovo viaggio, per comprendere quali nuove minacce sconvolgano l’equilibrio dei mondi. –
- Crede che ci siano gli Heartless di mezzo? –
- No. E’ qualcosa di molto più pericoloso. Come lo è stato per l’Organizzazione XIII, questa è una società pensante. Vi ho chiamati per cercare delle risposte, perché quello di ieri, non è stato il primo mondo a scomparire, ma il secondo e il tutto in una linea geometrica e temporale che mi ha ben fatto pensare al luogo ideale dove mandarvi. Un mondo dove un equilibrio non vi è mai stato e dove tuttavia né Heartless, né Nobodies sono mai riusciti ad entrare: Konoha. –
- Konoha? –
- Ho già inviato le coordinate di questo luogo nelle vostre armature.. fate buon viaggio! –
- Aspetti, Maestro Yen Sid, ho una cosa da chiederle. – disse Terra con fare affannoso - Si tratta di Ven.. –
- Ventus sta ancora affrontando la sua lotta di coesione con Roxas. Sarà un’ardua prova, ma confidiamo in una sua riuscita. Buon Lavoro. –
- Certo.. la ringrazio. –
La Gemma del Richiamo smise di emanare i suoi rosei fasci e la voce di Yen Sid scomparve. Aqua afferrò la mano di Terra e i due si scambiarono un lungo sguardo
- E’ ora di andare. – disse in fine la ragazza dagli occhi di Zaffiro
Così i due uscirono nel piazzale centrale e, evocate le loro armature, partirono alla volta di Konoha.

***


I due, addensati vicino al fuoco ormai spento, avevano passato tutta la notte a discutere di ciò che era successo
- Mi chiedo come lei possa credermi... non sa neanche chi io sia!.. Cosa le dice che non sia solo un folle? –
- Il fatto stesso che lei me lo stia chiedendo mi fa presumere che non lo sia... e poi diciamo che ho sempre avuto una passione per storie del genere. –
Noctis continuava a fissare il suo misterioso interlocutore. Ora che il buio della notte aveva fatto spazio al giorno riusciva a vederlo molto meglio. Aveva dei lunghi capelli neri un po’ sparati in ogni direzione, occhi neri, maglia e pantaloni blu come la notte e fasce bianche lungo polsi, fianchi e caviglie. Davvero bizzarro!
- Cos’hai tanto da guardare? –
- Niente scusa.. è che sei un personaggio davvero bizzarro! –
- Haha, lo prendo come un complimento! Te l’ho detto, sono un giornalista... parlerò della tua storia, ma quello che ci servono per dimostrare che è reale sono i fatti, mi capisci, non è vero? –
- Già... –
Vi fu un breve attimo di silenzio
- Beh, perché non torniamo in città? Mi sta venendo fame, ho voglia di un caffè. –
Noctis sembrò per un attimo titubante
- Avanti! Haha offro io! –
Era troppo strano quell’uomo per essere vero! Aveva cercato da solo un uomo per ascoltare una storia folle tutta una nottata, indossava vestiti ancora più curiosi di lui e ora gli offriva anche la colazione! Era molto strano, ma uno strano curioso... uno strano che lo ammaliava, che lo spingeva ad avere non tanto fiducia, quanto più che altro voglia di sapere. Così si alzò e seguì l’uomo verso le mura edificate della città.

***
Una luce abbaiò i due Maestri del Keyblade. Poi d’improvviso uno squarcio, e un nuovo mondo apparì davanti ai due ragazzi dagli occhi color cielo
- E’ questa... Konoha? – disse Terra guardandosi a torno
Prima che potesse ricevere risposta, si sentì la terra tremare sotto i piedi. Inconsapevoli di quanto stesse accadendo, Terra e Aqua cominciarono a cercare disperatamente una motivazione a quello scombussolamento, non riuscendo a trovare nessuna risposta, e intanto la terra continuava a tremare.
Poi il buio calò con un lento succedersi di veli grigi che gradualmente schermarono la luce. Una tempesta di fulmini cominciò a illuminare con profonde striature blu i nuvoloni scuri, mentre da essi cominciavano a protendersi verso il basso preoccupanti vortici
- Terra, che cosa facciamo!? –
- Questo... è... non possiamo fermarlo, scappiamo! –
- Ma un sacco di persone... –
- ANDIAMO! –
Terra strattonò Aqua per un braccio e i due cominciarono a scappare da quel luogo infestato da cataclismi.

***


La ventola del lampadario del Mines&Lock girava più forte del solito quel giorno. C’era un gran caldo quella mattina, mentre la dolce cameriera Annets Wind puliva i vetri e il vecchio Harold cucinava le cialde.
Noctis e Madara erano seduti ad un tavolino a un angolo del locale, sorseggiando del caffè e strappando un morso di brioche di quando in quando. Si era creato uno strano silenzio tra i due e Noctis non riusciva a capire se fosse per il fatto che stessero mangiando, che il giornalista dal curioso aspetto stesse leggendo un giornale o magari per tutta la strana situazione che si era creata. Ed ecco che decise di affondare i denti sulla calda brioche. Era morbida e dolcissima. Ora che ci pensava, era davvero molto tempo che non mangiava qualcosa di così zuccherato, gli faceva bene ai nervi quasi quasi. Fu proprio in quell’attimo che Madara insorse tonante lanciando il giornale addosso al ragazzo
- Osserva e leggi con attenzione! Da quando è apparsa quella luce in cielo, in tutta Konoha si stanno verificando una serie di cataclismi. –
Noctis afferrò il giornale leggendo esterrefatto
- Leggi i nomi delle città: Kanto, Venslek, Read, Torvanera, Nodalim! Non ci vorrà molto prima che questi fenomeni distruttivi coinvolgano anche Paranor. Dobbiamo agire in fretta, ragazzo, perché sai cosa penso? –
Noctis distolse lentamente gli occhi glaciali per poi fissarli sul suo interlocutore
- Cosa? –
- Che stia giungendo davvero la fine del mondo. –
- E cosa pensi che potremmo fare? –
Il giornalista puntò la mano destra contro il giovane come in segno di ammonimento
- Non so, sei tu colui che ha saputo per primo tutto di questa storia.. tu cosa proponi di fare? –
Noctis lasciò andare il giornale, restando interdetto per qualche attimo. Chiuse gli occhi, poggiando la testa sulle mani giunte. Conosceva la fine, ma non sapeva come fare per impedirla, perché a lui un destino così crudele? Provò a pensare e a ripensare. Poi d’un tratto gli venne in mente un uomo. Era la persona più saggia che avesse mai conosciuto, il suo personale insegnante dell’arte del combattimento.
Subito aprì gli occhi, fissando come il fumo usciva dalla tazza del caffè caldo senza mai tornare indietro
- Esiste una sola persona che può aiutarci. -
***
Un passo dopo l’altro, il cuore che pulsa frenetico, mano nella mano, il dritto scorrere della pioggia spezzato da due figure che corrono nell’ombra. Aqua cominciò a pensare che avessero scelto troppo infretta, credeva che avrebbero potuto fare di più per cercare di salvare le persone di quella città dalla quale stavano scappando. Ma Terra era stato impulsivo, lei avrebbe preferito ragionarci su. D’un tratto fu distolta da quei pensieri quando il ragazzo si fermò di botto. Non sapeva neanche come ma erano giunti al riparo dalle intemperie all’interno di una grotta. La terra aveva anche smesso di tremare
- Abbiamo sbagliato. Avremmo dovuto provare ad aiutare quella gente! Avremmo dovuto... –
- Non ha più senso pensarci! Quel che è successo è successo. Non torniamo mai indietro, ecco perché è così difficile scegliere. Dobbiamo fare la scelta giusta. Finché non si sceglie, tutto resta possibile. –
- E tu non ci hai riflettuto però, non hai fatto la scelta giusta. –
- Saremmo incorsi ad un inutile morte. Il nostro compito è quello di capire cosa accade e cercare di salvare questo mondo, non delle persone da un cataclisma. –
Aqua rimase a fissare Terra incredula
- Cosa ti prende? – disse avvicinandosi a lui e prendendogli la mano – Sei... strano, non sembri tu. –
- Se mischi la salsa di pomodoro e il purè di patate, non potrai più separarli. E’ per sempre. –
- E questo cosa c’entra. –
- Aqua, l’oscurità non è scomparsa da me. Anche sa Xehanort è sconfitto, le tenebre sono ormai fuse con me. Ed è per sempre... e ho paura. –
Terra abbassò la testa. Non aveva lo spirito ideale per affrontare quella missione così difficile propostagli da Yen Sid. D’un tratto, però, sentì una bellissima sensazione e il suo cuore si scaldò.
Rimase immobile, perso in quel dolcissimo abbraccio. Era di nuovo con Aqua e in quel momento ogni preoccupazione sembrò svanire come fumo tra le mani
- Finchè siamo insieme, non occorre essere forti. –
I due si allontanarono un istante, incrociando gli sguardi color cielo a un soffio l’uno dall’altro.
Poi d’un tratto, come per magia, senza neanche rendersene conto, si trovarono l’uno sulle labbra dell’altro, le lingue fuse in una smorfia calorosa e tutto il resto diventava superfluo.

***


Clelia teneva per mano Pàndora, nuda e apparentemente smarrita. Erano in una stanza dalle luci soffuse, sembrava una camera mortuaria, ma la cosa non terrorizzava la fanciulla, totalmente assente con la mente. La dama dalla voce penetrante, lasciò la mano della giovane, cominciando ad accarezzarle i lunghi capelli ricoperti di brina con fare materno
- Perché non ti distendi e ti rilassi? –
Senza dire una parola, Pàndora si distese sul sepolcro in marmo bianco dinnanzi a lei. Clelia cominciò a fissarla con volto rassicurante e al contempo malizioso. Cominciò ad accarezzarla lungo tutto il corpo, passandole una mano intorno al collo, tra i morbidi seni e sulle cosce, cercando di riscaldarla tutta. Quindi si allontanò un istante, mentre la ragazza supina fissava il soffitto dinnanzi a sé imperturbabile. D’un tratto, lampi gialli e verdastri s’insinuarono nella sua mente, facendola contorcere dal dolore in quell’angusto spazio. Poi un’ondata di gelo gli corrugò tutta la pelle e si alzò di scatto urlante. Istantaneamente, fece ritorno la misteriosa donna, che cercò di tranquillizzare la ragazza fuori di senno riadagiandola sulla tomba. Le passò nuovamente una mano sui capelli accarezzandola. Poi avvicinò il suo volto a quello dell’altra giovane, dando un bacio sulle labbra della ragazza, che tornò a calmarsi
- Molto bene, che inizi il rito. – sussurrò
La donna si mise perpendicolare all’ombelico della giovane, innalzando sopra di esso un pugnale dall’elsa bianca e la lama in metallo nero. Subito proferì con la bocca alcune parole dal significato incomprensibile, e dalla pelle della ragazza cominciarono ad uscire alcuni raggi bianchi e neri
- Luce e tenebra nell’eterna illusione. Il sacrificio di Colei che ha! –
Con estrema lentezza, Clelia cominciò ad abbassare l’arma dalla nera lama, fin quando, a pochi centimetri dall’ombelico, non accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. La sua testa fu spappolata in migliaia di lembi di carne putrida, lasciando che il corpo cadesse pesante sul pavimento. Subito dopo, il sepolcro saltò in aria e Pàndora si mise in piedi. Cominciò a camminare lentamente verso un muro. Fermatasi per qualche istante di fronte ad esso, potè riprendere quando questo crollò davanti a lei, senza che facesse un movimento.
Solitaria, la snella figura della sinuosa donna cominciò a peregrinare per le strade di quelle misteriosa città dove era stata portata. Nella mente della ragazza solo il buio, intervallato di tanto in tanto da qualche visione di sangue rossastro che le annebbiava i pensieri.
D’un tratto una luce abbagliante, seguita da un possente frastuono. Pàndora girò la testa, mentre i fanali di un camion le annebbiavano la vista e il suo copro veniva spiaccicato con veemenza sull’asfalto.
 
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view post Posted on 9/3/2012, 22:07
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Blue Eyes Whitemushroom

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Molto figo come capitolo, devo dire che l'attesa è valsa la pena! Non è un elemento casuale che Pandora

muoia in ogni capitolo?


Vedo che hai scelto l'ambientazione di FF XIII versus, mi piace molto perché non conoscendolo sono curiosa di vedere in che modo lo manderai avanti, magari così riuscirò ad inquadrare un po' meglio anche i personaggi principali. Ma oltre Paranor i nomi dei luoghi li hai scelti sempre da questo gioco? Attendo con ansia il seguito!
 
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Crisio
view post Posted on 9/3/2012, 22:13




hahahha per lo spoiler in realtà potremmo dire che è un caso XD beh, serve per dare diciamo un alone di incredibile mistero al personaggio, xk non si sa come ritorna!
CITAZIONE
i nomi dei luoghi li hai scelti sempre da questo gioco?

nah, sono tutti inventati hahahha apparte konoha, che è preso da naruto. Comunque l'atmosfera oscura è sì presa dal mondo di Versus :D
Sono felice ti sia piaciuto
 
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view post Posted on 11/3/2012, 11:14
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The acid Queen in a psychedelic scene

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Scusate il ritardo, mi sono rimessa in pari con i capitoli che non avevo letto :) (e ho aggiunto tutti i link al primo post).

nobody, e' molto misteriosa e suggestiva la tua storia :) Mi piace che hai voluto usare Topolino e Yen Sid, di solito i personaggi Disney vengono piuttosto snobbati nelle fanfiction. E sono molto belle anche le riflessioni della protagonista. Suggestivo anche il pezzo del mare che si dipinge di nero, inquietante! La persona misteriosa... potrebbe essere Sora, o Roxas, che in fondo sono anche loro Xion... si', continuo a pensare che Xion c'entri qualcosa... well, lo scopriremo nella prossima puntata!!!

Letta anche quella di Crisio... e dunque e' ambientata in un ipotetico futuro post KH2, stando a cio' che dice Yen Sid... interessante! Sono molto curiosa di sapere di piu' su Padora, sembra dotata di poteri misteriosi e particolari... e Clelia? Scommetto che fa parte di questo nuovo, misterioso gruppo di cattivi di cui parla Yen Sid... bene bene, c'e' tanto da scoprire, attendo i prossimi capitoli :)
 
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view post Posted on 11/3/2012, 12:49
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L'Uomo Citazione

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Bellissimo capitolo,Crisio!Mi interessa molto parte su Ventus che combatte con Roxas,ma la storia che preferisco è quella di Noctis e Madara,chissà chi è questo maestro!La storia di Pandora invece è moooooolto misteriosa,vediamo come ci stupirai!
Sono proprio curioso di vedere come le storie si intrecceranno tra loro!
 
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view post Posted on 17/3/2012, 12:03
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Eh, sì, purtroppo per voi è già Marzo e purtroppo per voi siamo tornate. Abbiamo cercato di stringerci quanto più possibile (mumble, con scarsi risultati), però ecco per voi il nostro nuovo capitolo. Finalmente azione, una città tutta da esplorare e soprattutto la vicenda inizia a prendere una pessima piega!

Capitolo III: The City of Men



NevervisitAutozamagain



La sagoma affusolata dell’astronave si riflesse lungo le pareti lucide della torre di controllo. Il metallo catturò lo scintillio del sole delle ore più tarde, e per qualche attimo i suoi occhi furono riempiti di luce. Quando li riaprì il loro veicolo atterrò con grazia tra centinaia di altre navi dalle fattezze più svariate, ed Aqua si sentì una bambina un po’ sciocca mentre osservava la Città degli Uomini dal portello di transparacciaio.
Il viaggio le era sembrato durare in eterno. L’ambasciatore Pai non aveva fatto altro che lamentarsi, sbraitare, insultare gli operatori di volo ed i pochi attendenti che avevano ricevuto l’ingrato incarico di garantire ai tre passeggeri ogni confort. Al terzo commento legato alla stretta parentela che dovevano avere gli antenati del cuoco di bordo con i vermi ed i parassiti, gli ufficiali di Autozam avevano abbandonato qualsiasi approccio affabile con l’ambasciatore e si erano ritirati nelle loro cabine, lasciandola sola con quel demone rumoroso ed il suo schivo assistente.
Era contenta di sbarcare. Non era mai stata ad Autozam in vita sua, ed i commenti che aveva ricevuto al riguardo non era dei più positivi; ma in quel momento non desiderava altro che fare una passeggiata per le strade, allontanandosi anche pochi minuti dal fastidioso compagno di viaggio.
Il demone maggiore lanciò uno sguardo di rapido oltre il finestrino. Aqua lesse in quegli occhi scuri un disprezzo antico, qualcosa che un umano non sarebbe mai stato in grado di provare “Vado a supervisionare le manovre di attracco, ambasciatore”.
“Il fetore di questa città è palpabile persino qui dentro”.
“Autozam è una città industriale, all’avanguardia in ogni settore scientifico e tecnico”.
“Per voi umani il concetto di avanguardia è legato alla quantità di volte che offendete la natura, l’aria e l’acqua?”.
Aqua si morse il labbro, e con un debole cenno del capo seguì la figura del comandante del velivolo che attraversava la plancia per raggiungere il portellone di sbarco; il demone non aveva tutti i torti, ma non poteva permettergli di lanciare altre offese su Autozam e la sua gente. Gli oligarchi non erano tolleranti come Re Ansem; un motto comune era che ragionassero solo con le testate nucleari. Con un salto mise piede fuori dall’astronave, pensando alla riunione diplomatica che si sarebbe tenuta entro poche ore ed alle sue possibili conseguenze.
Un raggio verde saettò alla sua destra; Aqua si voltò, e mentre l’avioporto si riempì del rumore di armi al plasma che si caricavano evocò il suo Keyblade. Una sagoma nera scivolò rapida tra le ombre dell’astronave; il comandante esplose in grida di avvertimento, e le armi ad impulsi degli addetti della sicurezza si rivolsero contro la creatura in movimento. Una prima raffica di laser azzurrini si infranse sulla fiancata del velivolo.
Gli allarmi scattarono. La ragazza corse verso l’ombra, incurante della luce pulsante della torre di controllo nella sua direzione; piccolo, sfuggente, quello strano essere si mosse tra un’astronave ormeggiata e l’altra, allontanandosi dalle truppe regolari che erano accorse nel loro settore, armi in pugno.
Quello è … un Heartless?
“Signorina, stia indietro” le fece un soldato in esoscheletro. Le terminazioni meccaniche della sua protezione si illuminarono in sequenza, accordandosi con alcuni segnali a frequenze standard della torre che dava sull’avioporto. Ad un suo cenno una manciata di soldati si dispose in modo ordinato nell’area, ciascuno con dei dispositivi in transparacciaio tra le mani: un paio di loro si posizionarono proprio davanti ai suoi occhi, mentre altri scivolarono lungo il perimetro, accerchiando l’ultima astronave nella cui ombra si era rifugiato l’Heartless. “Assumete un Enach compatto, obiettivo ristretto ai quadranti 5.6 e 5.5. Polarizzazione stabile al 78%” disse l’uomo in esoscheletro, e la sua voce risuonò amplificata per tutta l’area. Estese la terminazione della sua corazza in direzione della torretta, e tutto l’esoscheletro si riempì di venature azzurre. Aqua si portò alle spalle del comandante, sentendosi di troppo.
“Polarizzazione stabile all’85%; sequenza di attivazione iniziata. L’obiettivo si è portato in zona 5.3, aprite la formazione ma non perdete il contatto”.
L’Heartless non era solo: dalle ombre se uscì fuori una dozzina, piccole creature dalle curiose antenne e le zampe sempre in movimento. Sarebbero state quasi graziose, se non fosse stato per gli occhi: dalla loro massa color delle tenebre, due piccole luci gialle scrutavano, sbirciavano ed inseguivano con uno sguardo quasi minaccioso. Scivolarono sul pavimento, ed in un’unica ondata si mossero verso un drappello di guardie “NON FATELI AVVICINARE! RESPINGETELI CON I PLASMANUCLEI!”
Cinque soldati si portarono alle spalle degli Heartless, ed anche nella confusione si disposero ella massima regolarità: lanciarono dei globi azzurri che Aqua non aveva mai visto, e le creature si allontanarono dalle vittime, puntando verso i nuovi aggressori tra mille sibili.
La protezione del capitano assunse una luce verde intermittente, e prima ancora che lanciasse nuovi ordini le truppe cambiarono disposizione, lasciando spazio di manovra all’esoscheletro corazzato “Area libera. Polarizzazione al 93%. Sequenza di attivazione terminata”.
Fu il primo ad essere sbalzato contro un’astronave. Aqua percepì la magia grazie all’allenamento, e con un salto si portò su una rampa poco prima che un cristallo esplodesse nel punto dove si trovava un attimo prima. Lungo le lastre del pavimento dell’avioporto si formò una patina di ghiaccio che imprigionò le gambe di due soldati, poi si diresse senza sosta verso gli Heartless. Una pioggia di schegge riempì l’aria, ed il gelo del Blizzaga più potente che lei avesse mai percepito si infranse sulle creature d’ombra. Mentre i vetri della torre di controllo esplosero, l’incantesimo di gelo cristallizzò i piccoli nemici. Il capitano uscì dall’esoscheletro avvolto in un mantello verde, e lei lo vide intimare qualcosa ai soldati in preda al panico, che si fissavano gli uni con gli altri ad armi spianate; ad un grido del loro superiore si portarono verso l’edificio ed assunsero una posizione di difesa.
Un’ultima, tempestosa sfuriata di energia si abbatté sugli Heartless, e del loro cristallo non rimase nemmeno una scheggia. Il freddo se ne andò trascinato dal vento, e quando Aqua ne seguì l’origine vide l’ambasciatore Pai in volo sopra la loro astronave, e ad un suo cenno della mano il pavimento dell’avioporto tornò come prima, tranne per i militari così sfortunati da essere finiti sulla sua traiettoria. Sentì il suo sguardo contrariato su tutti loro.
Con un salto atterrò sul duracciaio della nave, a pochi passi da lui. “Non c’era motivo di intervenire in questo modo. L’esercito di Autozam aveva la situazione sotto controllo”.
“Un intero spiegamento di forze per una manciata di Heartless. Questa io non la chiamo situazione sotto controllo”.
“Ha rischiato di uccidere due soldati”.
“Voi umani non sapete far altro che brulicare come formiche” lo sguardo di lui era cupo, e quando lo sentì su di sé si trovò a disagio. Ora capiva perché ogni umano di Cephiro temeva i demoni “Due in più o in meno non faranno la differenza. E comunque si sono salvati. Adesso gradirei incontrare questi famosi oligarchi, ho qualcosa da dire loro”.
Sdegnato, offeso, l’ambasciatore volò fino alla rampa d’accesso, osservando prima i risultati dei suoi incantesimi e poi il suo assistente, che stava recuperando tutte le valigie e le stava sistemando su un altro velivolo. Alcune si erano aperte, ed il piccolo demone dai capelli verdi saettava alla ricerca del loro contenuto con l’occhio vigile del suo capo su di lui.
Aqua fece sparire il suo Keyblade, pronta a scusarsi con i soldati di Autozam. Un’unità di pronto soccorso era giunta per prendersi cura dei feriti, ed un paio di alchimisti stavano riparando i danni alla torre di controllo ed ai velivoli sacrificati alla furia dell’ambasciatore. Si avvicinò al capitano ed al suo esoscheletro ridotto in mille pezzi; stava discutendo con alcuni suoi uomini quando si voltò ed il mantello verde gli cadde dalle spalle. Fu con un certo sollievo che la Maestra del Keyblade ritrovò un viso conosciuto.

Una volta al sicuro nel primo vicolo, lui e Riku si batterono il cinque.
“La prima parte del nostro piano è stata un successo!”
“Puoi ben dirlo! Nessuno si è accorto di noi. E adesso inizia la seconda parte”.
“Riku … credi davvero che ce la farò?” si strinse le cinghie dello zaino, e seguì il suo amico in una lenta scalata. Prima un pontile, poi un altro, si arrampicarono fino a raggiungere il tetto della piccola costruzione quadrata dietro cui si erano nascosti. L’avioporto ormai era solo un rettangolo di duracciaio con piccole figure umane che si muovevano su e giù; eppure anche a quella distanza il ricordo dell’incantesimo del demone gli metteva i brividi. Se Ven avesse visto una cosa del genere avrebbe detto addio ai suoi sogni pacifisti.
Riku gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi spavaldi. L’idea della fuga era venuta a lui, ed aveva architettato il piano nel migliore dei modi, nascondendosi nei bagagli del demone maggiore al posto di quel pesantissimo e schifoso pane demoniaco. “Certo che ce la farai. Non hai visto quanti Heartless ci sono qui? Sono sicuro che appena si faranno vedere il tuo Keyblade tornerà. Così ci copriremo di gloria ed avventure, ed il maestro …”
“Credi che abbia già letto la nostra lettera?”
“Non saprei. L’ho nascosta sotto il suo cuscino, magari la ritroverà domani”.
“Manderà qualcuno a cercarci”.
“Puoi scommetterci” fece Riku, ed ancora soddisfatto per l’impresa si sedette sul cornicione e gli lanciò la prima merendina. Poi gli indicò la città proprio alle loro spalle: la gigantesca Autozam, quella che solo i ragazzi più grandi avevano visitato. L’enorme distesa di grattacieli diede loro il benvenuto mentre le prime luci al neon disegnavano sulle loro pareti immagini pubblicitarie mai viste e gli speeder scorrevano in dieci lunghe ed interminabili file nello spazio tra un palazzo e l’altro. La città degli uomini, il più grande insediamento grande forse duecento volte più di Radiant Garden, dove c’erano sempre soldati armati a pattugliare le strade e gli alchimisti con i loro incredibili trucchi. Da un’istallazione alla loro sinistra uscì uno sbuffo di fumo nero “Ma credi davvero che qualcuno riesca a trovarci qui dentro?”.

Erano passati tre anni dall’ultima volta che aveva visto Eagle. Certo, si erano sentiti via ologramma, ma i rispettivi impegni avevano impedito a lui di allontanarsi da Autozam e a lei di lasciare Radiant Garden per più di qualche giorno.
“Ci voleva una missione speciale per incontrarti di nuovo, Aqua!”.
Eagle aveva studiato insieme a loro per diversi anni, ed anche se non riusciva a padroneggiare il Keyblade come lei o Terra si era sempre distinto per la sua educazione e la disciplina ferrea di tutti coloro che venivano dalla città degli uomini, ed il maestro lo poneva sempre come modello per gli studenti più giovani. Era stato un duro colpo per tutti quando aveva lasciato il tempio, ma al compimento della maggiore età tutti i cittadini di Autozam venivano reclutati per il servizio militare. Il maestro Eraqus aveva persino cercato di inviare delle richieste ufficiali al consiglio degli oligarchi per permettere al ragazzo di terminare l’addestramento, ma era stato lo stesso Eagle a chiedergli di non insistere. Lei e Ven avevano sentito la sua mancanza.
Le loro navette sfrecciarono davanti ai grandi grattacieli di Autozam, serpeggiando tra le imponenti strutture di duracciaio, simili a stalagmiti artificiali che erano diventate sempre più alte nel corso degli anni fino a ricoprire la superficie del terreno di lunghe ombre minacciose. La luce del sole si rifletteva sulle numerose vetrate a specchio di quei giganteschi palazzi, e brillava sulla superficie cromata delle astronavi più eleganti. Il loro velivolo, liscio ed elegante, montava dei motori su cui brillavano intermittenti dei cerchi alchemici, mentre al fianco volavano tre navette di scorta a cui il suo compagno di viaggio lanciava spesso cenni affermativi. Lui digitò dei comandi su una strana consolle, e sulla loro testa si formò una cupola verdina che rese l’aria profumata e più respirabile; la capitale del regno degli uomini aveva raggiunto livelli di inquinamento incredibili, aveva borbottato il giovane comandante, e si dovevano adeguare.
Inquinamento a parte, Autozam era superba. Aqua si voltò sulla destra, osservando un edificio bianco su cui si appoggiavano centinaia di navette, e su una delle terrazze la statua di un uomo incappucciato sollevava un libro aperto, come ad invitare i passanti a fermarsi e ad abbeverarsi al suo sapere “Quella è la sede amministrativa degli Alchimisti di Stato” sentenziò Eagle, rivolgendole un sorriso “Vi sono entrato diverse volte. Almeno una volta al mese una delegazione di oligarchi va ad accordarsi con il consiglio”.
“Che io sappia gli alchimisti dovrebbero essere una congregazione di studiosi, non di politici”.
“Ma Autozam ha bisogno delle loro conoscenze. Noi non abbiamo la magia dei demoni” sorrise lui. Il suo sguardo corse all’ambasciatore Pai: il demone maggiore si era rifiutato di appoggiare anche solo un’unghia sulle loro navette, e levitava accanto al mezzo di trasporto sprizzando sdegno da tutti i pori. Eagle ed i suoi uomini non lo perdevano di vista.
“Senza gli alchimisti non saremmo mai riusciti ad arginare il problema degli Heartless”.
“Ma comunque non lo avete risolto”.
“Già”.
La navetta si allontanò dalle enormi torri del palazzo della confraternita e scivolò nel traffico. Scesero di quota di almeno tre metri, e con una pacata manovra si tuffarono tra gli altri velivoli; nonostante la luce riflessa del sole la abbagliasse, Aqua appoggiò la fronte alla loro bolla protettiva e guardò. Davanti a quello che sembrava un enorme punto di vendita, centinaia di persone attraversavano una piattaforma fluttuante e si portavano ai diversi ingressi; ordinati, precisi, gli abitanti di Autozam avevano una propensione naturale alle regole. Entravano negli ascensori in gruppi compatti con i loro autocarrelli sospesi, alcune guardie accennavano dei permessi e persino i bambini avevano uno strano rigore impostato nei loro gesti. A Radiant Garden non riusciamo a metterci in riga nemmeno per acquistare un ghiacciolo.
Fu quello strano rigore a spingerla a guardare meglio, proprio mentre il loro mezzo di trasporto si accostò al grande centro commerciale per garantire il passaggio di un veicolo di soccorso che puntava dritto alla congregazione degli Alchimisti di Stato. Quelli che per qualche secondo aveva scambiato per guardie un po’ zelanti erano militari a tutti gli effetti, con delle divise bianche proprio come quella di Eagle; camminavano tra i bambini ed i civili con uno schema rigido, e tutti avevano in bella vista la loro dotazione di turbolance o dei leggeri AR81 al plasma. Gli abitanti sembravano non fare caso alla loro presenza. Poi li vide.
Dal gruppo di bambini uscì una femminuccia di circa dieci anni, con indosso un semplice abito grigio ed una bambola che Aqua aveva già visto in una delle mille vetrine scintillanti della città. Due ragazzi di poco più grandi, probabilmente i fratelli, si misero ai suoi fianchi e la scortarono come una principessa, sfilando orgogliosi davanti ai soldati. E quelli che avevano in mano non erano giocattoli. Anche da quella distanza la ragazza riconobbe il familiare scintillio dei FAV13, quelli che avevano imbracciato gli uomini all’avioporto per difendersi dagli Heartless. Modelli più piccoli, senza alcun dubbio, ma la forma chiara e slanciata di quelle armi ad eliminazione plasmatica era inconfondibile, soprattutto quando li avevano usati nelle simulazioni di duello nel tempio.
Il piccolo drappello si avvicinò ai genitori, e con orrore la Custode si accorse che non erano gli unici. Anche al livello più sotto, dove erano attraccate numerose navette per il rifornimento nucleare, più di un bambino faceva mostra di un’arma sotto lo sguardo protettivo dei militari.
“Eagle, perché vedo dei bambini armati? E non dirmi che sono giocattoli, perché lo vedo da me”.
“Gli Heartless. Si stanno moltiplicando. Non abbiamo abbastanza uomini per …”
“Non avete abbastanza uomini?”
L’intera città sembrava una base militare, non aveva fatto altro che osservare soldati, aviatori ed alchimisti su ogni piattaforma, come in un costante stato di allerta. Come a confermare i suoi dubbi sfrecciarono davanti ad un istituto di formazione infantile: se i bambini fissavano Pai a bocca aperta, lei non poteva far altro che osservare impietrita l’enorme batteria di turbolaser montata sul perimetro del grattacielo e sull’impalcatura dell’ingresso. Quando Autozam aveva richiesto a Radiant Garden un consulto non pensava che la situazione fosse così grave.
Eagle si alzò e le venne vicino. Fissò i bambini, poi i soldati in pattuglia e si abbandonò ad un sospiro: “La situazione non piace nemmeno a me, Aqua. Credo anche io che i provvedimenti siano troppo estremi, ma …”
Non terminò la frase, rifugiandosi nel suo mutismo di soldato.
I tre anni di accademia lo avevano senza dubbio irrobustito. Rimaneva un ragazzo alto ed esile, ma i suoi movimenti si erano fatti più decisi, compatti, meno ingenui ed inesperti di quando manovrava il suo Keyblade. Aveva sempre trovato curiosi i suoi capelli, perché a Radiant Garden vi erano chiome azzurre, argentate, rosa, ma nessuna di un bianco così intenso, fuori posto in una persona giovane. Ai tempi dell’accademia era sempre stato vittima di qualche scherzo degli studenti più grandi, e toccava a lei e a Terra difenderlo, cercando di far leva sul suo orgoglio di soldato. E ci erano riusciti visto che adesso Eagle era un capitano ed aveva ai suoi comandi più di cinquecento uomini.
Uno dei suoi sottoposti lo chiamò al comlink, e dopo aver disposto i comandi per le manovre delle navette di scorta avvisò tutti di prepararsi per l’attracco. “Bene, tra meno di un’ora sarete al cospetto degli oligarchi. Vi aspettano con ansia” rispose, e con un sorriso radioso dissipò le ombre che si erano attardate sulla sua fronte pochi secondi prima, e con un gesto elegante la invitò ad osservare il palazzo degli oligarchi, il cuore pulsante di Autozam, con un certo orgoglio. Aqua sapeva che Eagle aveva avuto un debole per lei sin dal primo giorno che era giunto a Radiant Garden, ed a giudicare dalle sue cortesie le cose non erano cambiate. Era una bravissima persona, ma …
Sbarcando, si chiese cosa stesse facendo Terra in quel momento. Meditazione, molto probabilmente. Se avesse passato l’esame quella missione sarebbe stata affidata a lui, o forse il maestro li avrebbe mandati insieme con il suo sorriso tra il complice e l’accondiscendente. Sarebbe stato davvero fantastico osservare il tramonto insieme, tra quei mille grattacieli, a fissare dall’alto le astronavi e gli uomini che si disponevano tra gli edifici in un’unica danza; avrebbe prenotato il ristorante panoramico più bello della capitale e sarebbero rimasti a chiacchierare ore intere, a prendere in giro l’ambasciatore demone o a commentare tutte le stranezze degli abitanti di Autozam.
Cercò tra le tasche il suo portafortuna e lo strinse forte.
“Aqua, ti avviso … il comitato degli oligarchi non è indulgente come Re Ansem. Quaggiù i demoni non vengono visti di buon occhio, ed ho paura che siano molto prevenuti nei confronti dell’ambasciatore”.
Osservò Pai atterrare sulla piattaforma sotto lo sguardo terrorizzato di alcuni soldati; molti abbassarono le armi solo ad un cenno perentorio di Eagle. Il demone fissava i grattacieli con lo sguardo di chi li avrebbe rasi al suolo con gioia. Gli oligarchi non erano gli unici ad essere prevenuti.

Terra continuava a falciare Heartless. Prima due, poi tre, poi un’intera nube cadde sotto i colpi del suo Keyblade. Le guardie potevano continuare a cercare i loro nemici per tutta Radiant Garden, ma non avrebbero trovato altro che ombre. Erano lì sotto, tra i sistemi di depurazione fognaria; erano lì in attesa di Terra e la creatura avrebbe osservato ogni scontro. Il Padre ne sarebbe stato soddisfatto.

“Aqua-girl, è un onore incontrarti. Il tuo maestro ha letteralmente invaso la nostra segreteria con un curriculum più che invidiabile, mia cara. E questo deve essere il famoso Pai-boy”.
La riunione prese una piega orribile sin dai primi istanti. Il demone maggiore fissò l’uomo davanti a lui come se avesse voluto schiacciarlo con la punta della sua calzatura. Come avvenuto con Re Ansem, alla mano tesa in segno di amicizia rispose con la sua pura disapprovazione e le braccia saldamente incrociate sul petto.
La sala della riunione non era né vasta né imponente. Le pareti erano lucidate a specchio, ma non vi erano decorazioni, statue, piante o qualcosa che ricordasse i colori anche solo da lontano. Dalla piccola finestra si scorgeva solo la massa di grattacieli di Autozam e, per quanto lontano il suo occhio potesse andare, Aqua non riusciva a scorgere la benché minima macchia di verde nel paesaggio sconfinato alle spalle degli oligarchi. I tredici oligarchi erano già nella sala delle riunioni quando Eagle li aveva introdotti, e li avevano osservati a lungo da dietro la loro scrivania metallica. I loro vestiti sembravano usciti da una catena di montaggio. Stirate, ineccepibili, le loro camice bianche coperte da giacche scure si stagliavano da dietro la scrivania, accompagnate da visi che alla giovane Custode sembravano del tutto anonimi.
L’unica eccezione era stata il primo oratore, l’unico degli oligarchi ad essersi alzato in piedi per riceverli ed aver cercato di stringere la mano all’ambasciatore demoniaco; il suo abito rosso fuoco attirava indubbiamente l’attenzione. Maximilian Pegasus, Ministro dei Giochi e dello Sport recitava la targa davanti alla sua postazione.
“Se sono qui in mezzo al vostro insulso formicaio è solo per ordine dell’eccelsa Grande Satana Nehellenia, sappiatelo!”.
“Oh, ci saluti l’adorabile Grande Satana e …”
Adorabile non è il termine con cui voi umani vi dovreste riferire alla divina guida del mondo demoniaco!”
“Suvvia, Pai-boy, non ti scaldare, sono certo che …”
“Pegasus, ti prego, arriviamo subito al punto” fece una oligarca, appuntando qualcosa sul suo database fluttuante e fissando il demone ed il primo oratore da dietro un lineare paio di occhiali.
“Ci penso io. Ho attraversato l’intera Cephiro per dirvi che la famiglia demoniaca non è assolutamente la causa di questi Heartless, e che le vostre accuse sul nostro conto sono intollerabili, infamanti e personalmente sarei del parere che nemmeno cento delle vostre miserabili e brevi vite basterebbero per scusarvi”.
Aqua non sapeva come fermare quel fiume in piena. Come rappresentante di Radiant Garden e dei Custodi del Keyblade avrebbe dovuto dire qualcosa per placare gli animi ed indurre il demone ad usare un tono più riverente nei confronti del tredici uomini più potenti del mondo. Eppure in quella sala si sentiva spaesata ed incapace di aggiungere una qualsivoglia informazione intelligente; l’unico suo supporto era Eagle, ma era impettito davanti all’ingresso della sala riunioni e vigilava sulla sicurezza degli oligarchi.
“Il Grande Satana stesso, dall’alto della Sua munificenza, ha condotto alcuni studi su alcune di queste creature con il Suo ineguagliabile potere magico: siamo riusciti a scoprire che sono creature composte da Oscurità, e che per duplicarsi hanno bisogno dei sentimenti negativi degli esseri viventi. Non hanno origine conosciuta, ma certamente non appartengono ad alcun ramo della famiglia demoniaca, nemmeno a quelli collaterali o alla famiglia animale. Voi umani avete la disgustosa abitudine di classificare come magico tutto quello che non capite ed accusate noi di esserne la causa, ma la famiglia demoniaca non ha nulla a che vedere con ciò. Non a caso sono comparsi nelle vostre città, a Pharen invece non vi sono stati che sporadici episodi”.
“Sentimenti negativi …” borbottò uno dei politici “… avremmo sperato in qualche dato più consistente”.
“Non è nulla che possiamo analizzare”.
“O quantificare”.
Aqua non sapeva dare torto alle obiezioni degli oligarchi. Lei stessa aveva difficoltà a definire bene il concetto di sentimenti negativi e di oscurità, non poteva pretendere che degli uomini pragmatici e materiali come loro comprendessero il problema. Il brusio degli oligarchi fu interrotto da un cenno del primo oratore “Va bene, va bene, Pai-boy ha espresso il problema con la massima chiarezza. Cercheremo di lavorarci su”.
Ritornò alla sua postazione e versò in dei bicchieri di similvetro un liquido verdino e frizzante; Aqua lo accettò con piacere, sforzandosi di non vedere il gesto di disgusto con cui l’ambasciatore demone rifiutava il brindisi “Suvvia, sono convinto che questa crisi si risolverà” fece il signor Pegasus, ignorando Pai e sollevando il calice verso di lei “La cosa più importante è aver definito i ruoli di Autozam, Pharen e Radiant Garden. E se ci fosse qualche vero problema … beh, comparirà un Cavaliere del Drago ad aiutarci”.
“Auguriamoci proprio di no, Maximilian” borbottò la donna di prima, versandosi il liquido nel suo calice. Il gesto fu ripetuto, in maniera quasi meccanica, da tutti i suoi colleghi “Il Cavaliere del Drago è un segno funesto. Per quanto apprezzi lo sforzo della Madre Drago di partorire ogni tanto qualche uovo direi che questo non è il caso. Autozam è più che in grado di fronteggiare ogni minaccia”.
Certo …tutte le minacce scompaiono quando vengono colpite da una testata nucleare …è l’unico modo con cui questa gente risolve i problemi …
Gli altri annuirono, forse per la prima volta interessati al contenuto di quella riunione “Sono passati ottocento anni, e ci siamo evoluti da quel momento. Possiamo superare ogni crisi con la nostra forza” lungo la sua schiena corse un brivido gelido “Non c’è bisogno che un Cavaliere del Drago si impicci dei nostri affari”.
Deglutì, pensando a Ven ed alle sue idee.
“Suvvia, ragazzi, basta con questo grigiume!” esplose il signor Pegasus, portandosi con il suo abito rosso al centro della stanza “Non abbiamo invitato qui Pai-boy ed Aqua-girl solo per ascoltare le nostre lamentele politiche. Visto che abbiamo appurato che la famiglia demoniaca è estranea a questo increscioso incidente e che ci ha fornito alcuni dati importanti direi che possiamo aggiornare la riunione e …”
“NON COSI IN FRETTA!”.
L’ambasciatore Pai tuonò, levitando altezzoso; puntò il dito contro il primo oratore in un modo assai poco diplomatico “Voi sudici umani avete osato infangare con le vostre vili menzogne il nome della famiglia demoniaca e quello del Grande Satana Nehellenia. Se pensate di concludere questa vicenda in questo modo vi assicuro che io …”
“Suvvia, Pai-boy, calma! Manderemo immediatamente un telegramma al Grande Satana per scusarci della nostra …”
“COME OSATE!” Aqua vide Eagle far scivolare la mano sulla sua arma al plasma “E credete che un vostro volgare pezzo di carta basti? Voi dovreste genuflettervi, prostrarvi, supplicare di persona che la nostra beneamata sovrana vi perdoni, vermi schifosi! Non avete idea di quanto poco valgano le vostre brevi esistenze e le vostre ancor più flebili scuse davanti alla Sua magnificenza!”.
“Ma Pai-boy …”
“E NON OSARE RIVOLGERTI MAI PIU AD UN DEMONE PAR MIO IN QUESTO MODO FRATERNO, SPORCO UMANO INFERIORE!”
Aqua fece un passo avanti per mettersi tra l’ambasciatore ed il politico, ma il demone diede le spalle al congresso degli oligarchi e fluttuò verso la porta, circondato da un’aura azzurra “MA NON FINISCE COSI! ME LA PAGHERETE!”.
Nessuno dei soldati di guardia si frappose tra lui e l’uscita, e la ragazza rimase impotente a fissare la porta. La stanza era piombata nel silenzio più assoluto, ed il martellare del suo cuore le ricordò di aver appena fallito la sua prima missione ufficiale. Fissò i tredici oligarchi uno ad uno, e nelle espressioni quasi uguali lesse il suo stesso disappunto per non essere riuscita a trovare un accordo. Forse gli oligarchi non erano stati il massimo dell’ospitalità, ma almeno avevano cercato di collaborare con il demone; invece lei non era riuscita a farlo ragionare, e con questo affondava il ruolo di mediatore di Radiant Garden. Uno degli oligarchi, quello più anziano, sollevò il dubbio che aleggiava nell’aria “E questo sarebbe il diplomatico che il Grande Satana ci ha inviato? A me sembra un deliberato insulto nei nostri confronti”.
“Anche per me”.
“Mi trovate d’accordo. I demoni non agiscono in maniera individuale, fanno tutti riferimento al loro capo. Se questo Pai si è comportato in questo modo è perché il Grande Satana ha dato il suo tacito consenso ad insultarci”.
“Certo, Maximilian …” brontolò uno di loro dall’aria ancora più esasperata “… che potevi evitarti di chiamarlo Pai-boy!”
“Ma se quello ci ha chiamati vermi schifosi e anche peggio!” rispose il primo oratore. Con i suoi capelli argentati e lo sguardo di chi sembrava quasi divertito dagli eventi, quel Maximilian Pegasus le stava istintivamente simpatico. Eagle le aveva detto che gli oligarchi avevano sorteggiato tra loro chi avrebbe dovuto rivestire il ruolo di primo oratore per quella seduta, ma forse quell’uomo un po’ stravagante non era stata la scelta più felice “Ma adesso basta parlare di affari!”.
Metà dei politici si era ormai alzata in piedi, ma tutti lo fissarono “Mi sono preso la briga di cancellare tutti i nostri impegni per le prossime dodici ore! Stasera vi voglio tutti alla mia villa! Ho organizzato un piccolo party per l’uscita del nuovo gioco della mia Industrial Illusion e siete tutti a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e invitati. Il Duel Monsters andrà alla grande questo anno, vedrete!”.
Si voltò verso di lei con un sorriso ammiccante “Aqua-girl, se non ha altri impegni per questa sera si consideri invitata. E anche lei, comandante Eagle Vision” si avviò con noncuranza verso la porta, unica figura rossa in uno sciame di oligarchi neri e bianchi “Si prenda la serata libera. Dopo aver sopportato quel demone avrà di certo bisogno di svagarsi!”.
Aqua non fece in tempo a ringraziare; purtroppo la sua missione non era conclusa e non poteva permettersi distrazioni.


Un'area verde proprio nel bel mezzo di quel mostruoso intrico di cemento e acciaio. Erba, terra battuta sotto i loro piedi. Un piccolo parco pubblico con qualche giostra qua e là, niente di più, ma a Kisshu sembrò un miracolo, la prima cosa bella che capitava loro da quando erano partiti per quell'infausta missione.
Il capo... definirlo furente sarebbe stato un eufemismo. Kisshu non era riuscito in nessun modo a convincerlo a tornare ai loro alloggi. Stava calando la notte, ma lui non accennava a muoversi. La sua aura magica si agitava ancora come un'onda impetuosa, carica d'ira contro gli oligarchi, contro quella città fredda e spietata, contro l'intero genere umano. Parecchi Heartless si erano avvicinati a loro attratti da quel tripudio di emozioni negative, ma Pai li aveva inceneriti senza neppure degnarli di uno sguardo, semplicemente incrementando la propria aura.
Non erano state solo le parole irrispettose degli oligarchi, Kisshu lo sapeva. Quelle erano solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso già di per sé non troppo capiente della pazienza di Pai. Il tentato avvelenamento a Radiant Garden, il dover convivere forzatamente con gli umani respirando la loro stessa aria... alla fine il capo non aveva potuto fare a meno di esplodere. In fondo Kisshu se lo era aspettato sin dall'inizio.
Avevano provato varie volte a contattare il Grande Satana via Occhio di Zaboera, ma non vi era stata nessuna risposta. Kisshu sospettava fortemente un'interferenza di Sua Eccellenza Baan, ma si guardò bene dal dirlo al capo. Se c'era una persona che Pai odiava quasi quanto gli umani era Sua Eccellenza Baan, demone maggiore, Consorte del Grande Satana Nehellenia e, almeno fino a che non fosse nato un erede, primo nella linea di successione al trono demoniaco. E l'avversione era reciproca. Molto probabilmente Sua Eccellenza non aveva intenzione di rovinarsi una serata in compagnia di sua moglie con le lamentele di Pai, e aveva rinchiuso da qualche parte il povero Occhio. Kisshu sospirò. Si prospettava una lunga notte.
Il capo fluttuava seduto a gambe incrociate a pochi centimetri dall'erba del prato, lo sguardo torvo, la fronte corrugata.
“Capo, dovremmo tornare...” tentò per l'ennesima volta. “Dobbiamo farci forza, è per il Grande Satana...”
Bastò un'occhiata distratta di Pai per farlo tacere. No, non era dell'umore per discutere. Doveva sbollire la rabbia. Kisshu si sedette sul prato, sospirando, e intessé tutto intorno a loro una cupola magica difensiva, attenuando anche i rumori del caos cittadino che provenivano dall'esterno.
Solo questa notte, si disse per farsi coraggio, solo questa notte e poi si calmerà. Lui non deluderebbe mai il Grande Satana. Ha solo bisogno di tempo....
Domani sorgerà il sole, e andrà di nuovo tutto bene.


Si sbagliava.
Kisshu fu svegliato da qualcosa di metallico che gli premeva in modo insistente contro la tempia. Ebbe appena un attimo per rendersi conto che i suoi propositi di restare di guardia tutta la notte erano miseramente falliti, poi i suoi occhi si spalancarono per lo stupore.
Nugoli di soldati di Autozam li circondavano completamente, le armi spianate e puntate su di loro. L'alba doveva essere passata da poco, e il parco era stato letteralmente invaso da un'orda di quegli strani veicoli metallici tipici degli umani, che continuavano a vomitare un battaglione dopo l'altro di soldati. Anche il cielo era oscurato da stormi di macchine volanti, i cui cannoni li tenevano costantemente sotto tiro. Uno spiegamento di forze impressionante... ed era solo per loro due.
“TRADIMENTO!! COME OSATE, UMANI SCHIFOSI?!”
Il soldato che lo teneva sotto tiro gli intimò bruscamente di alzarsi. Kisshu percepì accanto a sé l'aura magica del capo addensarsi e raccogliersi come un felino prima di balzare sulla preda... ma c'era qualcosa di strano nell'aria, una pressione anomala, come un peso invisibile e opprimente che lo faceva sentire debole e gli impediva di ragionare con lucidità.
L'incantesimo del capo non partì mai. Pai fissava la propria mano aperta, incredulo e per una volta senza parole.
“Opporre resistenza non vi servirà a nulla, demoni” fece una voce gracchiante che sembrava provenire dall'alto e risuonava amplificata in ogni angolo. “Vi abbiamo circondato con un campo antimagia. Siete in arresto per omicidio plurimo volontario.”
“Cosa andate farneticando?! E' una menzogna bella e buona! Il Grande Satana non tollererà... NON OSATE TOCCARMI CON LE VOSTRE SUDICIE MANI!”
Incapace di difendersi Kisshu fu ammanettato all'istante, mentre il capo ancora lottava per liberarsi: anche senza la magia il suo fisico era forte e temprato, e non aveva rivali nel duello corpo a corpo.
Ma i soldati di Autozam erano semplicemente troppi. Da una delle loro strane armi partì un colpo, e Kisshu vide il capo sgranare gli occhi e accasciarsi al suolo come una bambola di carta.
“CAPO, NOOO!!”
Spinse e si divincolò con tutte le forze che aveva, menando calci a destra e a sinistra nel disperato tentativo di raggiungere il corpo del capo, che i soldati stavano caricando su uno dei veicoli di metallo. Qualcuno gli rifilò un colpo in faccia con il calcio del fucile e Kisshu sentì quasi immediatamente il livido che andava sbocciando sulla sua guancia con una tremenda esplosione di dolore, ma nemmeno allora si fermò.
“Il capo, avete ucciso il capo, umani bastardi!” continuava a urlare, mentre quelli lo tempestavano di colpi che le sue mani ammanettate non erano in grado di parare.
“Basta così!” fece una voce autoritaria, imponendosi immediatamente sul caos. Kisshu fu lasciato cadere a terra, stordito e boccheggiante. La sua bocca era piena dell'amaro sapore del sangue.
“Gli ordini sono di arrestarli, non di fare loro del male!” Kisshu riconobbe la voce del comandante Eagle Vision, colui che li aveva accolti quella mattina al loro arrivo in aeronave. Sembrava essere passato un secolo da allora. “Vergognatevi!”
“Comandante, con tutto il rispetto, sono quei bastardi che hanno fatto saltare la villa dell'oligarca Pegasus!”
La villa dell'oligarca.... ?
Eagle Vision ignorò completamente l'interruzione: “Sono comportamenti come questo che attirano quelle creature malefiche! L'odio e la violenza, non lo capite?!”
Solo allora Kisshu notò gli Heartless. Cercavano di fare irruzione da oltre l'anello di veicoli metallici che circondava il piccolo parco, ma un gruppo di soldati li teneva a bada con l'aiuto della giovane maestra del Keyblade che era venuta con loro da Radiant Garden.
I soldati lo fecero rialzare, stavolta un po' meno bruscamente, sotto lo sguardo vigile del loro comandante. Kisshu incontrò il suo sguardo, serio e velato da un'ombra di tristezza che lo colpì. Lui non si stava divertendo a portare a termine quell'incarico; poter umiliare i due demoni non gli procurava alcuna gioia.
Forse fu per quello che osò rivolgergli la parola: “Il capo... cosa gli avete fatto...”
“Non temere, è solo addormentato. Entrambi dovrete essere condotti a giudizio.”
“Non siamo stati noi! La prego, comandante Eagle, noi non c'entriamo nulla, non sapevamo neppure cosa fosse successo!”
“Questo purtroppo non c'è nessuno che possa testimoniarlo. Io e la maestra Aqua abbiamo lasciato la villa molto prima dell'esplosione, e non abbiamo visto nulla. Tutti coloro che erano sul posto sono morti. L'unica cosa che sappiamo è che l'ambasciatore Pai aveva lasciato la sala delle udienze minacciando gli oligarchi di ritorsione.”
Kisshu rimase paralizzato dall'orrore. Stavolta l'impulsività del capo li aveva seriamente messi nei guai... l'onore del casato era compromesso. Pai ne avrebbe sofferto immensamente una volta risvegliato, e questo Kisshu non poteva sopportarlo.
E la missione era fallita. Nel modo più tragico e catastrofico possibile.
E lui non era riuscito a salvare il capo, non aveva vegliato su di lui come avrebbe dovuto, non aveva saputo contenere i suoi possenti scatti d'ira.
Mi perdoni capo. L'ho delusa.....
Kisshu chiuse gli occhi, e si lasciò trascinare via dalle guardie.

Per fortuna Riku ricordava bene l'indirizzo del Maestro Xehanort. Sora gli invidiava la sua portentosa memoria fotografica: anche lui aveva portato tante volte la posta del giorno al Maestro Eraqus, ma non era mai riuscito a ricordare cosa ci fosse scritto sulle buste. O forse non ci aveva semplicemente mai fatto caso. Forse il segreto era quello, osservare, prestare attenzione anche ai dettagli più insignificanti; non si sapeva mai cosa poteva tornare utile in futuro.
Se mai fosse riuscito a diventare maestro avrebbe senz'altro trasmesso questo insegnamento ai suoi allievi. Ma per il momento restava una speranza vana. Avevano girato l'enorme città di cemento e acciaio in lungo e in largo, imbattendosi spesso in gruppi di Heartless, ma per quanti sforzi facesse non era riuscito neanche una volta a evocare il Keyblade. Nemmeno quando una delle creature aveva attaccato Riku alle spalle e lui aveva creduto che l'amico fosse spacciato. Ma Riku se l'era cavata: lui il Keyblade sapeva usarlo, e il Maestro diceva sempre che da grande sarebbe stato forte come Terra. Sora si sentiva orribilmente in colpa, un peso morto, un impiccio.
Poi era successa quella cosa orribile, e tutto il resto aveva perso importanza.
Il Maestro Xehanort era l'unica persona di cui potessero fidarsi a Autozam. Sapevano che li aspettava una sonora ramanzina per essere scappati da Radiant Garden senza dire nulla, ma anche quello ormai non contava più. Dovevano raccontare al Maestro Xehanort quello che avevano visto, lui avrebbe saputo cosa fare.
Il vecchio alchimista abitava al trentesimo piano di uno dei grattacieli più alti e moderni della città.
“Speriamo che sia già tornato da Radiant Garden...”
“C'è solo un modo per scoprirlo.” Riku premette il campanello accanto alla porta, e rimasero in attesa.
“Sora! Riku! Cosa ci fate qui?!”
“Maestro Xehanort, la prego non si arrabbi, dobbiamo dirle una cosa importantissima...”
“L'esplosione alla villa, Maestro Xehanort, forse noi sappiamo...”
“Abbiamo visto...”
“Noi eravamo là e...”
“Crediamo che...”
L'alchimista li interruppe sollevando la mano.
“Calma, calma ragazzi.” si spostò di lato, facendo loro cenno di entrare in casa. “Venite dentro e raccontatemi tutto dall'inizio.”

Erano stati i fuochi d'artificio ad attirarli.
Dopo un pomeriggio di scontri e fughe dagli Heartless avevano deciso di riposarsi un po', e quale posto migliore dell'immenso giardino di quel villone favoloso, in cui era in corso uno spettacolo pirotecnico da mozzare il fiato?
Per la verità non sapevano bene nemmeno loro come erano riusciti a entrare. Il perimetro del giardino era sorvegliato da soldati... tranne che in un punto.
“A quanto pare anche le guardie vogliono godersi la festa!” fece Riku tutto allegro, con una gamba già dall'altra parte della cancellata. Sora lo seguì, atterrando su un soffice tappeto erboso.
Decisero di non sfidare ulteriormente la sorte e si fermarono lì, seduti sotto una macchia di alberi che li nascondeva a potenziali osservatori che sorvolassero con una navetta l'enorme giardino. Da quel punto si godeva di un'ottima vista sui fuochi d'artificio, ma la villa era lontana chilometri. In effetti più che un giardino era un vero e proprio parco.
“Wow, c'entrano almeno tre palazzi di Re Ansem qui dentro!”
“Dev'essere la casa di una persona ricchissima!”
Riku tirò fuori parte delle loro provviste (le mitiche bombe al cioccolato bianco di Nonna Lenna) e si misero a mangiare, la schiena comodamente appoggiata a un tronco d'albero e gli occhi all'insù, per non perdere nemmeno un secondo della meravigliosa coreografia di luci colorate che si intesseva nel cielo senza stelle della notte di Autozam.
“Sora, lo senti anche tu?” fece Riku a un certo punto, a voce bassa.
Sora si concentrò, leccandosi dalle dita le ultime briciole di zucchero. Sotto al crepitio e agli scoppi dei fuochi d'artificio poteva distinguere qualcos'altro, rumore di passi attutiti dall'erba e ramoscelli spezzati.
“Si avvicina qualcuno!”
Svelti si nascosero dietro al cespuglio più vicino, cercando di restare il più immobili possibile. Forse era il soldato mancante che tornava al suo posto, e se loro l'avevano sentito arrivare lui poteva aver benissimo sentito loro....
Una figura vestita di nero e incappucciata entrò nel loro campo visivo. Lo sconosciuto camminava curvo, guardandosi attorno con circospezione.
Sora trattenne il respiro. Non osava spostare la testa per avere una visuale migliore, ma gli parve che l'uomo – o la donna, per quel che ne sapevano – si chinasse in ginocchio e facesse dei segni per terra.
Un attimo dopo il suolo si illuminò di luce scarlatta, e Sora riuscì a distinguere il disegno dell'uomo misterioso. Non lo capiva a fondo, ma anche un bambino avrebbe capito di cosa si trattava.
Un cerchio alchemico.
Un istante dopo un boato assordante squarciò l'aria, come se milioni di fuochi d'artificio fossero stati sparati tutti nello stesso istante, e una fortissima esplosione luminosa lo costrinse a chiudere gli occhi. Istintivamente lui e Riku si strinsero l'uno all'altro, tremanti, con il cuore in gola.
Quando riaprirono gli occhi al posto della villa c'era solo una pila di macerie infuocate, e la figura incappucciata era svanita nel nulla.


“Capisce Maestro Xehanort? Noi lo abbiamo visto, abbiamo visto il colpevole!”
“Era un alchimista! Ed era gobbo!”
“Maestro Xehanort, lei deve fare assolutamente qualcosa!”



Termine del capitolo! Fateci sapere se vi è piaciuto!
 
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10superflex1
view post Posted on 17/3/2012, 13:39




Complimenti, siete riuscite nel vostro intento, stavolta il capitolo è più corto! xD
Comunque, bando alle ciance, bel capitolo, in particolare mi ha incuriosito l'esplosione alla villa.^^
Povero Kisshu, tutto sicuro che sarebbe andato per il meglio ed invece lo arrestano xD
Invece Pai, per quanto potrà essere antipatico secondo me è uno dei personaggi migliori, la sua avversione estrema verso gli umani mi piace, anzi che all'inizio della storia lo trovavo abbastanza antipatico, invece adesso è salito in classifica.
Poi l'esplosione...Penso di aver capito di chi si tratta, quando ho letto gobbo mi è balenato subito il testa un certo vecchietto, ma chissà, potrei anche sbagliarmi.
Il comandante Eagle mi ha incuriosito molto, non so perché, ma al primo impatto mi ha dato subito un'espressione positiva, spero non gli capiti nulla di male.

CITAZIONE
“Il Duel Monsters andrà alla grande questo anno, vedrete!”.

Questa predizione mi ricorda molto il suo "Occhio del Millennio" xD
Mettere Pegasus come ministro dei giochi e dello sport è assolutamente geniale!
 
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view post Posted on 17/3/2012, 15:16
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Blue Eyes Whitemushroom

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Wow, che rapidità, superflex!!! Sono felice che ti piaccia Pai, ci abbiamo speso molto tempo sulla sua caratterizzazione: sì, è e deve essere assolutamente insopportabile, però da tutto il suo razzismo qualcosa di positivo potrebbe anche uscirne, chissà...
E per l'esplosione .... "era un alchimista! Ed era gobbo!" diciamo che dovrebbe rendere l'idea. Di chi si tratterà mai? E, cosa più importate, perché lo ha fatto? Cosa accadrà a Sora e Riku?
Eagle Vision è un personaggio molto positivo, anche se non posso spoilerare nulla su cosa gli succederà.....

E per Pegasus .... in effetti mi sto ancora domandando per quale motivo lo abbiamo scelto come ministro dei Giochi e dello Sport! Però sì, è una macchietta un po' inutile ai fini della trama però ci siamo divertite a delinearlo come l'unico membro amante del divertimento tra gli oligarchi!
 
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287 replies since 19/12/2011, 22:21   7,007 views
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