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Mese 6 - "Il suono del silenzio"
- ... Hai sentito? - domandò Dewhellan, per poi realizzare subito dopo quanto la sua domanda si traducesse in un ossimoro.
Aveva avvertito un brivido, una sensazione sgradevole attraversargli il corpo e ogni singolo centimetro dei suoi circuiti magici. Una spinta viscerale che aveva fatto vibrare tutte le sue cellule e aveva messo in moto qualcosa nel suo istinto di sopravvivenza.
Ma "sentire", quello no; non era il termine più adatto per definire ciò che era avvenuto nella foresta delle fate.
I lussureggianti boschi abitati da quelle strane creature a metà tra il bestiale e il divino avevano cessato di produrre qualunque fonte di suono; come se l'ingranaggio che metteva in moto i piccoli e infiniti meccanismi vitali della foresta si fosse improvvisamente arrestato. Persino il frusciare del vento attraverso le foglie sembrava aver voluto rispettare l'arresto di quella sinfonia di vita.
Tutto era immobile, congelato. Silenzioso.
- Qualcosa è finito - osservò Padre Khoudry, vigile e a braccia conserte, lo sguardo imperscrutabile fisso verso la macchia verde da cui erano appena ritornati - E credo che sappiamo cosa -
Il giovane mago infilò la mano nel taschino della camicia e istintivamente ne tirò fuori il suo portafortuna; una piccola moneta da cinquanta centesimi che lo accompagnava da tempo immemore. Iniziò a rigirarsela tra le dita, un po' per non pensare troppo alla situazione, un po' per abitudine.
Il mondo delle fate era strano; diverso da quello a cui erano abituati a vivere da tutta la vita.
Era come se ogni singola vita, per quanto piccola, fosse intrinsecamente legata ad un unico, gigantesco organismo; come se quella nascosta terra di Avalon fosse ben più che un insieme di terreno, vegetazione, corsi d'acqua e città, ma un'entità vera e propria dove ogni esistenza corrispondeva ad uno dei suoi infiniti arti.
E, nel momento in cui una sanguinosa guerra veniva consumata, una foresta dall'altro capo del mondo cessava momentaneamente di respirare.
Forse tutto ciò che avevano udito i due guerrieri era semplicemente il silenzio.
- Che opinioni hai, mio buon amico? - domandò il mago, sperando che la proverbiale e stoica calma del compagno lo aiutasse a distendersi, seppure un minimo.
- La stessa che ho dall'inizio di questa assurda vicenda: ci siamo invischiati in qualcosa di più grande di noi - sospirò il prete da sotto la sua sciarpa - Qualcosa che non siamo nemmeno in grado di impedire, solo di attenuare -
- Rimpiangi di essere venuto qui? -
Tsekani Khoudry fece spallucce con aria rassegnata, accomodandosi su di un tronco d'albero con un'angolazione comodamente orizzontale.
- Mi conosci, Dew; sono dedito ai miei doveri e intendo portarli a compimento - spiegò lui - E nel frattempo ho trovato una pista da seguire. Questa scampagnata ad Avalon non è che uno dei numerosi ostacoli sul mio cammino. Ordinaria amministrazione -
Dewhellan trovò divertente che un tipo apparentemente burbero come Khoudry avesse cercato di inserire una battuta in mezzo ad un discorso, e delle circostanze, così drammatiche. Suppose che fosse il suo modo di alleviare la tensione; era chiaro che avesse ancora molto da imparare sulla natura del suo amico cattolico.
- Piuttosto potrei chiedere a te la stessa cosa, Dew -
- A me? -
- A differenza mia, sei giunto a Takayama seguendo la scia di un interesse personale, per poi trovarti a combattere non solo per la tua vita, ma anche per quella di perfetti sconosciuti. Un bel fardello, per un mago di buona famiglia -
- Da come parli, sembra che non sia qualcosa che ti aspettassi da un "mago di buona famiglia" -
Da sotto la sciarpa, Tsekani parve ridere in modo sommesso.
- L'esperienza mi ha insegnato che voi maghi indipendenti siete tra le creature più egoiste, subdole e avide del creato -
Dewhellan mostrò un sorriso felino.
- Mi lusinghi -
- Tu però sembri essere un'eccezione. Almeno in superficie. Ancora adesso fatico a comprendere ciò che ti spinge a legarti a questo gruppo. A questo viaggio. Non è solo la volontà di sopravvivere, dico bene? -
Dewhellan socchiuse gli occhi e tirò un lungo sospiro. Appoggiando la schiena al tronco d'albero, piazzò la moneta sul pollice della mano destra con un movimento fluido, e con uno schiocco la fece sbalzare verso l'alto. Dopo poco più di un attimo, la moneta riatterrò sul dorso della mano, e Dew la celò rapidamente con quella libera.
- Testa o croce? -
Khoudry espirò dalle narici; non era la prima volta che Dewhellan gli proponeva quel giochetto per andare a parare chissà dove.
Si massaggiò il rosario con il crocifisso che portava al petto e si sistemò la sciarpa sul naso.
- Croce -
Dewhellan annuì soddisfatto.
- Ecco, vedi, questo è il bello della vita: scegliere. E' una cosa che noi umani facciamo continuamente, anche se spesso lo diamo per scontato. Ogni giorno, ci svegliamo, ci alziamo, e compiamo delle scelte fino a che non andiamo a dormire. E ognuna di quelle piccole, infinite decisioni causa effetti che non possiamo nemmeno immaginare. Nemmeno lontanamente, amico mio, capisci? Ti è mai capitato di gettare un sasso in un fiume? Un'azione di per sé inconsequenziale, ma chissà dove finirà quella roccia trascinata dalla corrente? Si incaglierà alla canna di un pescatore, rovinandola? Oppure fornirà ad un piccolo pesce un riparo adeguato dai predatori? E potrei continuare all'infinito con scenari ipotetici, tutti ugualmente plausibili, e tutti ugualmente derivanti dalla tua scelta di calciare un sasso nel fiume. E' il caos; la teoria del caos, invero, qualcosa di cui noi umani siamo veri e propri maestri. Abbiamo questa abilità di creare una cacofonia di eventi e di entropia che portano a risultati inaspettati. Tutto frutto del caso, alla fine. Della sorte. Non lo possiamo controllare, possiamo solo adattarci a questo ritmo sconnesso, e danzare con esso fino a che le gambe ci reggeranno -
Khoudry annuì pensieroso.
- Non hai risposto alla mia domanda, però -
- Amo i preamboli filosofici - ghignò il mago - Ciò che voglio dire è che... gli umani di Takayama sono stati privati di questo caos. Non possono più scegliere, non sono più soggetti alla danza della casualità. Il loro destino è l'immobilità in un mondo sempiterno. Beh, credo che... a me la cosa non stia bene -
- Una spinta di altruismo? -
- Non direi. Mi ritengo più un "umanista". Mi piacciono gli umani; sono capaci di sbagliare e apprendere dai loro errori - sorrise Dewhellan - Le fate sono creature troppo perfette, per i miei gusti. E se davvero sono loro le responsabili di questa eterna notte, allora è mio desiderio assicurarmi che vadano fermate -
I due rimasero a fissare la foresta per qualche minuto, godendosi il lento e graduale ripristino dei suoni naturali.
- E nel caso fallissi? - proseguì Khoudry, con tono grave - Se la casualità di cui parli ti portasse ad una fine prematura? -
- In quel caso diverrei un'altra delle infinite vittime dei ricorsi storici, ma sarà accaduto per mia volontà. Ho scelto io di mettermi in pericolo con questo viaggio; e un uomo che muore per le conseguenze delle proprie scelte è un uomo libero -
Il prete ponderò su quelle parole per alcuni istanti.
- Allora preghiamo affinché questa danza, come la hai definita, continui ininterrotta -
- Non è certo a caso che l'ho paragonato ad un ballo sfrenato - Dewhellan si alzò in piedi, rimuovendosi un po' di sporcizia e terreno dal retro dei pantaloni - Il caso è movimento, la vita è rumore. Noi umani facciamo chiasso, a differenza delle ordinate fate. E se la notte di Wallachia prenderà il sopravvento su Takayama, allora quest'ultima farà la stessa fine di questa foresta. Immobile, congelata, spenta. Si udirà solo il suono del silenzio -
- Non ci resta che ballare, insomma - osservò Khoudry.
Il mago annuì, porgendogli poi il braccio per aiutarlo a sua volta ad alzarsi. Tsekani Khoudry fece per afferrarlo, ma si arrestò nel momento in cui, a bruciapelo, Dewhellan gli aprì la stessa mano che gli aveva porto rivelandone il palmo, e ciò che conteneva.
Una moneta da cinquanta centesimi, con la faccia della croce rivolta verso l'alto.
Dew sorrise in modo caldo.
- Fortunello -
Fandom: Fate/Hollow Night
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