Posts written by I.H.V.E.

view post Posted: 30/10/2023, 19:46 I video di eli_handle_b․wav - L'incrocio dei Frammenti
Il mio preferito è "Leslie Nielsen in Detroit: Become Human" 😂
view post Posted: 18/10/2023, 09:20 Harry Potter: Severus e i Malandrini - Il Mondo in Mezzo e Altrove
CITAZIONE (sgfenice @ 6/10/2023, 20:01) 
www.youtube.com/watch?v=EmsntGGjxiw

film fatto secondo me bene

L'ho visto. Bellissimo.
view post Posted: 3/9/2023, 01:11 L'ultimo film che avete visto - 13th Century Fox
Visto stasera Oppenheimer
Davvero un film storico bellissimo, una degna perla della filmografia di Nolan; non so se storicamente accurato, magari un po' romanzato in certi punti, ma, come ogni film storico, dovrebbe insegnare alle generazioni future e, soprattutto, a quelle odierne, a non ripetere certi errori del passato. Questo film insegna che le teorie scientifiche possono davvero essere usate per creare armi di distruzione di massa.
Cast da urlo, con Cillian Murphy, Matt Damon, Robert Downey Jr., Kenneth Branagh, Gary Oldman, Emily Blunt e Florence Pugh, per citarne alcuni.
view post Posted: 17/6/2023, 03:12 DC Extended Universe - 13th Century Fox
Ho visto Flash.
Non guardatelo: è demenziale, imbarazzante e vedere Ezra Miller sorridere è come vedere Joker e Pogo intrattenere le feste di compleanno negli ospedali psichiatrici. A voi il gioco di fantasia.
Do 1/10 solo per la figaggine di Michael Keaton, ancora affascinante come ai tempi del primo Batman.
view post Posted: 28/5/2023, 21:46 13th Anthology - Fanfiction
Non lo so... non sono sicura di meritare questa vittoria. Per carità, sono contenta, per una volta, di aver vinto un contest. Ma credo di aver vinto solo perché ho pubblicato tanto. Scommetto che se Lis, White o Ven avessero scritto quanto ho scritto, avrebbero vinto loro. Ma sarà comunque un buon incentivo per continuare a migliorarmi e scrivere storie migliori di quando mi sono iscritta.
Un bacio e tante rose nere a tutti voi, come ringraziamento per avermi accompagnata in tutti questi anni (e tra un paio di anni sono dieci)!
view post Posted: 13/5/2023, 09:17 13th Anthology - Fanfiction
Pubblicato all'ultimo anche io.
------------------------------

FANDOM: Devil May Cry


Conoscete la storia dei figli di Sparda?
Io la conosco solo da poco, ma è così assurda. Due fratelli, gemelli, che fin dalla loro infanzia non hanno fatto altro che lottare l'uno contro l'altro, come se provassero una specie di piacere perverso in questa loro lotta fratricida. E avrebbero continuato fino a quando uno dei due sarebbe caduto.
Non è chiaro il motivo. Gelosia? Invidia? O rancore perché uno di loro era stato rapito dai demoni, mentre l'altro era stato salvato dalla madre?
A me sembra solo una fesseria.
Tra fratelli non dovremmo odiarci.
Mi è bastato vederlo crescendo con Credo e Kyrie. Anche loro avevano le loro liti, ma non si erano mai spinti a tanto.
Avrò sangue demoniaco nelle vene, ma non accetto questa forma di violenza.
Non permetterò che mio padre e mio zio si uccidano a vicenda.
Un po' controversa, ma sono pur sempre la mia famiglia. La mia famiglia di sangue.
E io proteggo sempre la mia famiglia, che sia Kyrie o loro due.

---------------------------------


FANDOM: Harry Potter


-Dove siete...?-
Per Fred e George era una sfida davvero ardua, cercare di non ridere; o, almeno, sghignazzare.
La figura femminile che stavano scorgendo tra le ante dell'armadio si stava guardando intorno, meno che alle sue spalle, a meno che un incantesimo Folticapelli non le avesse fatto crescere i fluenti capelli neri anche di fronte al volto.
Poi, sentirono un sospiro.
-Beh, sembra proprio che i gemellini non siano nascosti qui...-
Lo aveva detto stranamente a voce alta.
La sua sagoma scomparve dalla visuale di Fred. Ed il suono della porta chiusa era il segnale di via libera.
I due gemelli Weasley di otto anni finalmente si lasciarono sfuggire una lieve risatina liberatoria.
Ma, all'improvviso, l'armadio si aprì completamente.
-BECCATI!-
Al suo esterno, a reggere le ante con aria trionfante, c'era una ragazza con magnetici occhi verdi e morbidi capelli color ebano.
-E sono sette a uno per me. Il dieci si avvicina.-
-Oh, cavoli, sorellona!- si lamentò Fred, uscendo dall'armadio con George -Pensavamo di avertela fatta!-
-Come fai a trovarci sempre?! Era il nascondiglio perfetto!-
-Forse dovreste imparare a stare... zitti.-
I due gemelli si osservarono confusi: eppure nessuno di loro aveva parlato. E stavolta non avevano riso.
Non con le loro bocche, almeno.
Nessuno dei Weasley era a conoscenza che il nuovo membro della loro famiglia fosse una Legilimens.

NOTE: il personaggio della "sorellona" è inventato da me, una ragazza della stessa età di Charlie, già legata ai Weasley, poi adottata da questi, per questo i Weasley più piccoli la chiamano "sorellona"
--------------------------------


FANDOM: Dororo



Era di nuovo tornato trionfante dopo una battuta di caccia. La sua nuova preda ondeggiava senza vita nel suo pugno.
“Devo farlo vedere a Madre! Sarà così orgogliosa!”
Correndo come non mai, aveva raggiunto le stanze di sua madre.
Sapeva già cosa fare, appena aperta la porta: avrebbe gridato a gran voce del suo successo e lo avrebbe mostrato a sua madre come un vero trofeo di caccia.
Ma si fece subito silenzioso.
Sua madre era di nuovo inginocchiata di fronte alla statuetta decapitata, in preghiera.
Di nuovo quello sguardo.
Tahomaru abbassò l'animale morto; il suo entusiasmo, così ardente come un incendio, si spense all'improvviso.
Di nuovo “lui”. Stava di nuovo pensando a lui.
Poco sapeva, se non che prima di lui, sua madre aveva già partorito un altro bambino. Nato morto, da come aveva raccontato suo padre.
Ma sua madre continuava comunque a pensare e pregare per lui.
Erano in quei momenti in cui Tahomaru veniva inondato di gelosia; infatti, strinse la presa sulla preda.
Lui era lì, era vivo, era al suo fianco, ma era come invisibile per sua madre. I suoi pensieri, le sue premure, le sue preghiere erano ancora per il neonato nato morto.
Era impensabile essere invidiosi di un morto, eppure Tahomaru lo era.
Colmo di rabbia, gettò per terra il suo trofeo di caccia e si allontanò dalla stanza di sua madre.
view post Posted: 13/4/2023, 01:25 13th Anthology - Fanfiction
Ok, mega sfornata tutta insieme. Scegliete pure quella che più vi piace. 😘

-------------------------

FANDOM: Kingdom Hearts (crossover con Descendants)


Quando vivevo nel mio mondo, mia madre mi raccontava sempre una storia.
Parlava di un Maestro e dei suoi sei allievi.
Nessuno sapeva i loro nomi, ma ognuno di loro portava la maschera di un animale.
Tutto era in perfetto equilibrio, fino alla scomparsa del Maestro. I sei allievi ebbero il compito di proteggere il loro mondo dall'Oscurità.
Tuttavia, i dubbi e le insicurezze iniziarono a macchiare i loro cuori, arrivando persino a dubitare e sospettare l'un dell'altro.
Questo li portò ad una guerra, facendo coinvolgere persone vicine a loro.
Ma prima che la guerra scoppiasse, il più giovane degli allievi era riuscito a scappare, portando con sé una scatola nera ed una spada a forma di chiave con un grande occhio conficcato nella lama.
Il mondo venne distrutto, come i suoi abitanti. Ma si dice che l'ultimo allievo sia riuscito a sopravvivere nei secoli, incarnando il suo cuore in molti corpi, e che viva ancora adesso, continuando a svolgere il suo compito, in attesa del ritorno del Maestro.
Ancora non comprendo il motivo per cui mamma mi raccontava questa storia. L'ho sempre trovata affascinante. È questo che dovrebbero fare le leggende, vero?
Ma se fosse vera, dove potrebbe essere, adesso, l'ultimo allievo?

---------------------------

FANDOM: Harry Potter
NOTE: parte di una mia creazione personale


Raccontare di loro è persino più proibito di nominare Voldemort. Per questo la loro storia è conosciuta solo a pochi.
Tutto ebbe inizio da un mago ed una strega, la cui curiosità ed ambizione sovrastavano il loro buonsenso. Volevano, infatti, apprendere i misteri più reconditi delle Arti Oscure.
E così fecero, tra tante altre cose: con l'aiuto della magia nera, concepirono dei figli nelle tenebre, tra lacrime e sospiri.
Da questi rituali, nacquero sei fratelli, tre coppie di gemelli, con la magia oscura che scorreva nelle loro vene dal giorno della loro nascita. Un giorno sarebbero stato conosciuti come gli “Esarchi della Morte”.
Il maggiore, il più subdolo, creava delle maschere in grado di rivelare il vero “io” delle persone, la sua gemella, la più ingannevole, poteva aspirare la vita via dalle persone; il fratello di mezzo, il più forte, creava creature dalle proprie lacrime, la sua gemella, la più bella, aveva il potere di far cadere le sue vittime in un sonno profondo e far vivere loro il loro incubo peggiore fino alla morte; la sorella minore, la più crudele, appena calata la notte, si trasformava in un mostro terrificante e resistente alla magia, il suo gemello, il più folle, aveva il controllo su ogni animale e creatura.
La loro magia, però, non era passata inosservata: i maghi loro simili li temevano, e i Babbani, spaventati dalla magia nera, diedero fuoco alla loro casa.
Solo i genitori morirono. I sei fratelli sopravvissero, e giurarono di bramare vendetta contro i Babbani, che avevano ucciso i loro genitori, e anche contro i maghi, che li allontanavano a causa della loro estrema vicinanza alla magia nera.
Erano loro contro due mondi, ma non si tirarono indietro. Eliminarono e torturarono maghi e Babbani con i loro poteri, senza rimorso alcuno. Nessuno poteva eguagliare la loro potenza, e nessuno osava combatterli. Tutti li temevano.
Solo due maghi e due streghe, però, ebbero il coraggio di fronteggiarli e fermare la loro follia: Godrick Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde.
Con il loro coraggio, lealtà, intelligenza ed astuzia, riuscirono a tenere testa agli Esarchi, causandone la sconfitta.
Ma gli Esarchi non potevano essere eliminati: avevano legato le loro anime a delle reliquie, che li rendevano impossibili da uccidere. La posizione delle reliquie era ignota, ma i quattro maghi non avevano intenzione di ucciderli: la punizione peggiore si rivelò la sepoltura in uno stato comatoso. Sei tombe con le loro effigi furono riservate per loro, protette da vari incantesimi, per allontanare qualunque incauto o sprovveduto che avesse voluto risvegliarli.
Su quelle sei tombe si eressero le fondamenta di Hogwarts. Non era solo una scuola per insegnare ai maghi ed alle streghe come controllare la propria magia e sfruttare solo il suo meglio, ma era anche una prigione per i sei maghi più pericolosi di tutta la storia magica.

----------------------------

FANDOM: Harry Potter
NOTE: altra mia creazione personale


Un tempo, nell'Antica Grecia, una sacerdotessa consacrata ad Artemide si stava aggirando vicino al mare, nei pressi di una grotta.
Un tritone, già da tempo incuriosito dagli umani, rimase affascinato dalla sua bellezza, a tal punto da desiderarla.
Attese, infatti, il suo ritorno, e la allietò con il suo canto, attirandola nelle profondità della grotta, in cui la attendeva nella sua forma terrena.
Quello fu l'unico incontro tra la sacerdotessa ed il tritone.
Il canto del tritone ebbe un effetto ipnotico su di lei: non ricordava di aver incontrato un uomo, o sentito canti. Tuttavia, sentiva che qualcosa era cambiato, in lei: il suo ventre cresceva ogni giorno.
Era incinta. E non aveva memoria di come fosse accaduto.
Ma il fatto di essere gravida la fece bandire dal tempio di Artemide, rinunciando alla sua posizione di sacerdotessa.
Mesi dopo, diede alla luce un bambino. A prima vista, sembrava normale, ma, non appena venne messo in una bacinella piena d'acqua per essere lavato, la levatrice per poco non lo lasciò cadere dallo spavento: la pelle del bambino si era coperta di squame verdi, soprattutto le braccia e la zona addominale fino ai piedi, delle branchie erano spuntate sulla zona delle costole, le dita dei piedi e delle mani erano palmate.
Quel bambino fu il precursore della stirpe ibrida umano-Maride. Soltanto i primogeniti nati da una relazione con questi ibridi mutavano aspetto al contatto completo con l'acqua; e, come i Maridi puri, quando cantavano, ammaliavano i presenti
L'ultimo di questi ibridi fu un mago italiano, che, per quindici anni, nemmeno sapeva di essere discendente dei Maridi.
La sua strada si sarebbe incrociata con l'ultimo dei Rettilofoni...

--------------------------------

FANDOM: La Bella e La Bestia (2017)
NOTE: qui ho interpretato a modo mio la storia raccontata nel film


C'era una volta una ninfa della foresta. Aveva le fattezze di una cerva dal manto dorato. Per questo era ambita dai cacciatori, tra cui un principe, di tutti i suoi vassalli il più bramoso di catturare quella cerva.
Ma un giorno, intento come ogni giorno nelle sue battute di caccia, il principe cadde nel fiume.
Al suo risveglio, una bellissima fanciulla dai capelli dorati ed un abito dello stesso colore lo stava osservando preoccupata. A giudicare dai suoi capelli, quella donna si era gettata nel fiume per salvarlo.
Per ringraziarla, il principe la invitò a vivere nel suo castello, come dama di corte. Non passò molto tempo, prima che tra i due sbocciasse l'amore.
Si sposarono, e la coppia ebbe presto un figlio.
Ma nemmeno avere avuto una famiglia ed un erede spense la fiamma del desiderio del principe di catturare la cerva dal manto dorato.
Non aveva smesso di darle la caccia, nonostante le suppliche della moglie, che lamentava le lunghe assenze del marito.
Quel giorno arrivò: la cerva era stata avvistata nei giardini reali. Non fu difficile per il principe trafiggere il suo cuore con una freccia dorata della sua balestra.
Finalmente aveva avuto il suo ambito trofeo. Tuttavia, sotto il suo sguardo sgomento, la cerva mutò aspetto, rivelando l'aspetto della sua consorte.
Nei suoi ultimi attimi di vita, lei rivelò al principe la sua vera origine. Era da tempo che voleva rivelargli che era la cerva che lui tanto ambiva, ma temeva l'avrebbe uccisa nel sonno.
Lui la teneva tra le sue braccia, piangendo, maledicendo la sua ambizione.
In quel momento, apparve una fata, dallo sguardo furioso.
-Madre, non fare del male alle persone che amo.- supplicò la ninfa, prima di esalare il suo ultimo respiro -Risparmia il mio sposo e mio figlio. Grazie a loro, ho conosciuto l'amore...-
Ma l'ira della fata la rese sorda alle suppliche della figlia.
-Per aver rapito ed ucciso mia figlia, maledirò la creatura che hai avuto da lei e tu diverrai della stessa materia di cui è fatto il tuo cuore.-
-No!- implorò il principe -Fate di me ciò che volete, ma risparmiate nostro figlio! Anche lui è sangue del vostro sangue!-
Due richieste simili: entrambe chiedevano clemenza per il loro bambino.
-E sia. Se in dieci anni vostro figlio imparerà ad amare come mia figlia ha amato una bestia come te, lo risparmierò.-
Il corpo del principe divenne una statua, come punizione per la sua bramosia e per aver ucciso la ninfa della foresta. Il corpo senza vita della ninfa divenne una bellissima rosa rossa, nelle mani della fata.
Per dieci anni, il figlio del principe e della ninfa visse in mezzo alla servitù, tra vizi e riverenze. Aveva tutto, tranne l'amore.
Quel bambino sarebbe stato destinato per tanto tempo a portare il nome di “La Bestia”.

-------------------------------

FANDOM: Originale

Nel corso della storia cambiò più volte il suo nome, ma quello con cui era nata era Irena. A quindici anni era già regina del suo regno, ma le sue ambizioni erano più alte. Si diede alla magia nera, creando un telaio, con cui controllava il destino dei suoi sudditi e del suo regno. Tutto ciò che cuciva in quel telaio, infatti, diveniva realtà. E non solo: grazie a quel telaio, fu persino in grado di allungare la sua vita, vivendo per secoli, millenni, controllando regni, persone, economie.
Tuttavia, tra le maglie del suo telaio notò una cosa che lei non aveva creato, e, per quanto avesse tentato di sbrogliare e ricostruire, non era in grado di cancellare: quattro ragazzi, immuni alla sua magia, i “Figli del Destino”, che avrebbero posto fine alle sue ambizioni, e liberato le persone dall'influsso del suo telaio grazie alla magia dell'amicizia: il giudizio per riconoscere le persone rette, la lealtà per proteggere le persone care, l'empatia per avvicinare le persone, e l'amore per unire e fortificare queste qualità.
Tuttavia, non era chiaro quando sarebbe avvenuto. Ma Irena si tenne comunque pronta ad affrontare questi “Figli del Destino”: non aveva potere su di loro, ma sulle persone a loro vicine sì. Li avrebbe indeboliti psicologicamente, li avrebbe fatti sentire soli, scoraggiati ed abbandonati, in modo che non avessero ormai la forza o l'audacia di combatterla e sconfiggerla.
Tuttavia, il suo potere, per quanto subdolo e terrificante fosse, non sarebbe stato nulla in confronto a quello della loro amicizia...

--------------------------

FANDOM: Originale

Tre pietre. Tre spade. Tre guerrieri. Una sola storia.
Il fato aveva fatto incontrare tre ragazzi: Vossler, un mendicante, Henry, un nobile, ed Elenar, un'elfa.
Per quanto diversi fossero l'uno dall'altra, una cosa li accomunava: il desiderio di vendetta contro i propri sovrani, tiranni delle loro terre.
Per colpa del suo re, infatti, Vossler aveva perduto suo fratello, la sua unica famiglia; il padre di Henry, un cavaliere, era confinato da mesi nel castello del suo padrone; e le terre di Elenar erano state conquistate e saccheggiate da un re barbaro.
Tuttavia, non avevano nulla contro gli eserciti e la magia dei tre tiranni, se non le proprie forze ed il loro rancore, ma questo non li destituì dalle loro intenzioni.
Si narra, tuttavia, che persino il cielo avesse ammirato il coraggio di questi tre ragazzi, a tal punto da aiutarli, facendo piovere a loro delle pietre magiche provenienti dal sole, dalla luna e dalle stelle, con cui avrebbero affrontato le loro nemesi.
Le loro spade divennero inarrestabili grazie al potere di quelle pietre. Tutti e tre, aiutandosi a vicenda, realizzarono i loro sogni di vendetta.
Di conseguenza, diventarono sovrani dei propri regni. La prima cosa che fecero, però, fu stipulare un'alleanza tra i loro regni, un'alleanza stipulata con il loro sangue, così da renderla infrangibile per sempre.
Questa storia narra della millenaria alleanza tra i regni di Wolfkrone, Aritia ed Eluryh. Ancora oggi, infatti, sono regni alleati.

----------------------------

FANDOM: A-Team

-Hannibal, non credo che sia una buona idea.-
Come al solito, Sberla voleva tirarsi indietro alla prima difficoltà. Ma Hannibal continuava a guardarsi intorno, a studiare l'ambiente, come se lui non ci fosse.
-Hai sentito quella gente? C'è una leggenda che dice che se oltrepassiamo quel limite, saremo maledetti per tutta la vita dagli spiriti dei Maya.-
-Andiamo, Sberla...-
Per parlare meglio, Hannibal si era tolto il sigaro dalla bocca.
-Da dieci anni abbiamo l'esercito alle calcagna. Cosa può capitarci di peggio?-
Il falso ottimismo del comandante non rassicurava mai Sberla, quando era nervoso.
-Io non credo a queste baggianate!- tuonò Pessimo Elemento, appena finito di sistemare il secondo esplosivo -Le solite dicerie per allontanare gli scocciatori o gli stupidi! Andiamo, chi è così stupido, oggigiorno, da credere ancora a queste favolette? Io dico che se uno di questi spiriti osa avvicinarsi a me, gli farò rimpiangere di essersi avvicinato a me!-
Nel frattempo, qualcosa si stava avvicinando a lui: i suoi passi erano frusciati e, se uno ascoltava attentamente, si potevano udire delle leggere risate.
Ed era sempre più vicino a P.E.
-UGABUGABUGA!-
P.E. si lasciò sfuggire un urlo, prima di voltarsi e notare la figura dietro di lui: il corpo era tutto coperto d'erba, e c'era un pezzo di corteccia a coprire il volto. Il primo istinto fu quello di agguantargli il punto dove si poteva trovare la gola.
-Ahhhh! Tu ha osato prendere me!- disse una voce dietro la corteccia -Io, grande spirito Maya, maledire te fino a morte! Uhhhhhhhh...!-
Quella voce era familiare.
Nemmeno Hannibal e Sberla si erano mossi, ma non per la paura, a giudicare dagli sguardi quasi divertiti.
Questo perché, da sotto il completo d'erba, spuntavano un paio di Converse nere.
La corteccia fu finalmente rimossa, rivelando il sorriso inquietante di Murdock.
-Piantala, scemo!- esclamò P.E., lanciandolo per terra -Un giorno la tua stupidaggine ti farà ammazzare!-
-Avanti, P.E.! Faceva il suo effetto, vero? Sembravo un vero spirito? Uhhhhhhh...!-
-Ehi, Sberla! Tu sei preoccupato che verremo maledetti?! Ma cosa vuoi che mi faccia una maledizione di uno spirito, con questo scemo che mi manda fuori di testa ogni volta che apre bocca?!-
-Sarà anche scemo, ma mi ha fatto venire un'idea...-
Guardando da una parte, Hannibal riprese a fumare il sigaro. Stava escogitando uno dei suoi piani...
view post Posted: 12/3/2023, 20:42 13th Anthology - Fanfiction
Ok, ultima storia del mese.


FANDOM: Shadows of the Damned
GENERE: introspettivo, malinconico

----------------------------------

Non era lo stesso senza Paula.
Gabriel non aveva molti ricordi piacevoli del suo passato: ogni giorno, doveva scappare dai demoni, insieme ai suoi genitori. Ma, almeno, il suo compleanno era l'unico giorno dell'anno in cui suo padre Garcìa, sua madre Paula e il suo padrino Johnson erano davvero sereni e sorridenti.
Non era passato molto tempo da quando Fleming era riuscito a rivendicare la vita e l'anima di Paula e questo aveva spezzato il cuore a Garcìa, oltre che la sua sanità mentale, ma doveva sorridere per l'undicesimo compleanno di suo figlio.
-Mi hijo...- aveva iniziato, posando il bicchierino vuoto di whisky.
Dalla scomparsa di Paula, aveva iniziato a bere più del dovuto. Per fortuna, non sfogava le sue frustrazioni sul figlio. Ma si stava allontanando sempre di più da lui.
Gabriel pensava perché non gli voleva bene come ne voleva a sua madre. Mai realtà era più lontana da questo pensiero.
-Questo giorno è sempre stato il più importante dell'anno, per te. Lo so che non è la stessa cosa senza la mamma, ma devi essere forte. Ecco il mio regalo per te.-
Si voltò verso Johnson; il demone aveva l'aria preoccupata ed allarmata.
-Da oggi in avanti, ti affido Johnson. Lui ti proteggerà.-
Gabriel impallidì.
-Cosa?! E tu?!- esclamò -Perché vuoi affidarmi Johnson?-
Era da giorni che Garcìa ci stava pensando, combattuto tra due decisioni. Alla fine, aveva scelto quella da lui ritenuta la più giusta per il bene del figlio.
-Andrò a cercare tua madre.-
Sarebbe stato un viaggio senza ritorno. Ma almeno Gabriel sarebbe stato salvo. Ancor più, con il suo padrino a proteggerlo.
view post Posted: 9/3/2023, 19:51 13th Anthology - Fanfiction
Ok... visto che nessuno mette ancora nulla... rimetto io. 😅


FANDOM: Descendants
GENERE: generale

----------------------------

Uno come Benjamin i regali era abituato a riceverli ogni giorno, dato che era figlio di principi. Ma una che nella vita non aveva avuto nulla, come Mal, non era una consuetudine. Forse un evento più che raro.
-Ben, dove mi stai portando?-
Non era un tono seccato, ma divertito.
Mal era bendata, ma le mani forti e calde di Benjamin le stringevano le spalle, guidandola. E lei si fidava ciecamente di Benjamin; sapeva che non le avrebbe fatto uno scherzo.
-Attenta qui, adesso.-
Adesso era lui ad essere di fronte alla ragazza: c'era un sentiero in discesa e con delle rocce. Era meglio portarla in braccio. Lei non si oppose: lasciò che Benjamin la sollevasse tra le sue braccia e gli mise le mani dietro il collo, per maggior sostegno.
Praticamente, così percorse gli ultimi metri, prima che si fermassero definitivamente.
-Ora puoi toglierti la benda.-
Naturalmente, fu lui a rimuovere la stoffa viola dai suoi occhi verdi.
Mal aprì la bocca dallo stupore, che coprì all'istante: erano al Lago Incantato. C'erano palloncini viola ovunque, striscioni con su scritto “BUON COMPLEANNO, MALVA!”, tavolini con tutti i suoi piatti preferiti, e al centro del gazebo, una grande torta a quattro piani viola e nera, con sopra le candeline con i numeri “16”. E, sotto il tavolo, tante scatole infiocchettate.
E, non meno importanti, tutti i suoi amici e compagni di classe che le stavano sorridendo ed applaudendo.
-Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Malva, tanti auguri a te!-
Un coro stonato, come al solito. Ma Mal era già commossa.
-Ben...! Ragazzi...! Io...!- non aveva le parole, per esprimere la sua gioia.
Nel suo mondo d'origine, il Dominio Incantato, il massimo dei regali a cui poteva aspirare erano colori con cui dipingere.
Ma quello che aveva di fronte, tutta la sua festa di compleanno, era essa stessa un regalo di compleanno.
Mal sorrise, tra le lacrime.

-----------------------------

P.S.: "Malva" non è il nome canonico di Mal; una modifica mia 😅
view post Posted: 22/2/2023, 18:39 13th Anthology - Fanfiction
Ora tocca a me!

---------------------------------

FANDOM: Animali Fantastici

NOTE: ho messo in spoiler perché non credo abbiate visto tutti l'ultimo film


Aurelius sembrava confuso.
-Che cos'è?-
Aberforth gli aveva dato qualcosa: una scatola con un fiocco sopra.
-Oggi deve essere il giorno in cui sei nato. Volevo farti un regalo.-
Aurelius girò e rigirò quella scatola, forse un po' deluso. Che senso aveva dare una semplice scatola con un fiocco dorato per il proprio compleanno?
-Non lo apri?-
-Aprire...?-
Ora era Aberforth quello confuso.
-Non hai mai avuto un regalo in tutti questi anni, per il tuo compleanno?-
Mary Lou Barebone non festeggiava compleanni, nemmeno dava regali. Non a lui, almeno.
-No, mai.-
Il senso di colpa tornò in Aberforth: se solo avesse saputo, continuava a pensare.
Lo abbracciò, a stento trattenendo le lacrime.
-Non devi avere avuto molto nella vita, vero?-
Sentì la testa del figlio affondare sulla sua spalla.
-In effetti no.-
-Mi dispiace davvero, figliolo. Se solo avessi saputo in tempo che eri nato, non sarebbe successo.-
Aurelius non sarebbe divenuto un Obscuriale, se Aberforth o Albus avessero saputo. Avrebbe frequentato Hogwarts, magari anche lui sarebbe stato smistato in Grifondoro, avrebbe imparato ogni segreto della magia. Non sarebbe stato costretto a trattenerla.
Suo figlio non avrebbe vissuto una vita da inferno, se solo avesse saputo della sua esistenza. Anzi, non avrebbe nemmeno permesso che venisse portato in America.
Ma voleva rimediare a quello sbaglio, cercando di dare a suo figlio il calore familiare che non aveva avuto per tutta una vita.
-Non ci pensare, papà.-
Faceva uno strano effetto dire quella parola. Era stato cresciuto solo da una “mamma”. Una mamma che non lo aveva mai amato.
Ma ora aveva un padre, uno zio, amici che lo avrebbero amato e supportato, reso luminosi i suoi ultimi giorni di vita.
-Non sei curioso di aprire il tuo regalo?-
Aurelius accennò un sorriso e sciolse il fiocco. Poi aprì la scatola.
I suoi occhi neri si illuminarono.
-Papà, è...!-
-Non ti piace?-
-Al contrario. È bellissimo!-
L'unico ad avergli mai fatto un “regalo” era stato Grindelwald. Ma nemmeno quella bacchetta poteva competere con il regalo di un padre.
view post Posted: 9/2/2023, 18:51 13th Anthology - Fanfiction
A distanza di cinque giorni, riposto.


FANDOM: Animali Fantastici e Dove Trovarli


-----------------------------------


Non aveva fatto niente di male.
Ma sua madre aveva preso la cinghia.
-Vieni qui.-
Cosa aveva fatto per meritare le percosse?
Era forse stato cattivo?
Voleva solo aiutare ad accendere il fuoco.
Nemmeno Credence stesso sapeva come fosse successo: gli era bastato pensarlo e una piccola fiamma era apparsa sulla punta del suo dito.
Sua madre, Mary Lou Barebone, lo stava osservando inorridita, come se avesse di fronte un mostro.
Lei odiava la magia. La trovava immorale.
Quella piccola innocente fiamma era dunque magia?
Credence era troppo piccolo per ricordare, ma sapeva che quella era la prima volta in cui venne picchiato da sua madre.
Il cuoio lacerava la sua pelle anche attraverso i vestiti.
Sì, era stato cattivo. Aveva disobbedito a sua madre.
Da quel momento, giurò di non deluderla mai più.
Avrebbe fatto il bravo figlio, le avrebbe obbedito ciecamente. Non avrebbe più urlato, se l'avesse picchiato di nuovo.
E, soprattutto, avrebbe trattenuto il potere che sentiva crescere dentro di sé.

----------------------------------

FANDOM: originale (quattro personaggi originali già apparsi in precedenti storie)


Vedere immagini del proprio passato è sempre un'emozione unica.
Rivedi te stesso, con un'altra aria, quello sguardo di innocenza e spensieratezza che, senza che potessi controllarlo, hai dimenticato da adulto.
Immagini, filmati di quattro bambini, bellissimi, mentre vivevano la loro quotidianità; a volte salutavano chi li riprendeva, chi in modo composto, chi entusiasta. Quei quattro bambini erano diversi l'uno dall'altro, ma era questo a renderli speciali, e queste loro diversità li completavano, ancor più delle coppie sposate.
Filmati delle prime esibizioni di ginnastica ritmica, nei cui movimenti era impensabile che quella persona fosse emozionata. Filmati di gite nei parchi zoologici, dove, talvolta, veniva permesso alle persone di interagire con gli animali. Filmati di giri nei parchi di divertimento e nelle relative giostre. Talvolta anche filmati dei quattro bambini in compagnia dei due uomini che li filmavano, che li avevano accompagnati nel corso delle loro infanzie.
Encio, Stephen, Luc e Johannes guardavano sempre con nostalgia quelle memorie. A distanza di anni, sembrava quasi un'altra vita. Erano adulti, non avevano più quegli sguardi innocenti e spensierati, ma, a volte, sentivano di essere rimasti bambini dentro.
A chiudere quei filmati, una foto di tutti e loro quattro. Sembrava quasi stessero vedendo i loro stessi del futuro, adulti, ma ancora insieme, più uniti che mai.


-------------------

E... per questo mese finisco qui.
view post Posted: 4/2/2023, 19:08 13th Anthology - Fanfiction
Mega post con i Descendants (alcuni), con contaminazione di OUAT, almeno in uno.


I - Benjamin

-Mamma, mi racconti una storia?-
Prima di addormentarsi, Benjamin amava farsi leggere le storie da sua madre. Era una passione che Belle gli aveva trasmesso fin dall'infanzia.
-Va bene, tesoro.- diceva lei con il suo sorriso dolce -Quale preferisci?-
-Quella dell'uomo con il cappotto nero che voleva fare del male a papà.-
Per quanto eroici e coraggiosi fossero gli eroi dei libri, nessuno poteva eguagliare il suo idolo: Sora.
Quelle su di lui, erano le sue preferite.
-Il nostro mondo era stato ripristinato da poco...- iniziava Belle, una volta rimboccate le coperte al figlio e sedutasi sul copriletto -Ma non era passato molto tempo prima che tuo padre si comportasse in modo strano. Allontanava tutti, me compresa. E, soprattutto, era costantemente ossessionato dalla rosa magica che teneva sotto vetro, più del solito. L'arrivo di Sora nel castello fu provvidenziale. Senza di lui, non avremmo mai scoperto la vera causa del suo stato d'animo. Sora liberò tuo padre dalla gabbia che l'uomo di nome Xaldin aveva costruito intorno a lui, combattendo coraggiosamente al suo fianco.-
L'ammirazione che Benjamin aveva per Sora era paragonabile alla sua passione per i libri. Molte volte, però, non gli veniva presentato come uno degli eroi dei libri della madre: sapeva che era un ragazzo goffo, buffo, talvolta agiva senza avere una chiara strategia, ma a Benjamin non importava. Era coraggioso, onesto, retto, non si fermava di fronte a nulla, e aveva a cuore le persone a lui care. Per questo lo ammirava, oltre per aver salvato i suoi genitori dall'Oscurità.
Nessuno lo avrebbe convinto del contrario. Né da bambino, né da adolescente.

II - Mal

Mal non conosceva altri mondi al di fuori delle mura della sua stanza.
L'unica visuale sul mondo esterno era la finestra che dava sulle nubi che circondavano la Montagna Proibita.
Era impossibile definire il numero di mondi che Mal immaginava nascosti sotto quelle nubi oscure: unicorni, regni in cui le abitazioni e gli abitanti erano fatti di caramelle, o che i veri abitanti di quel mondo fossero come i soldati che sorvegliavano il castello e lei e sua madre fossero le uniche umane, addirittura che quella nube fosse un veleno che avesse ucciso le persone e lei, sua madre e tutti i soldati fossero gli ultimi sopravvissuti, scappando in tempo sulla Montagna Proibita, e tante altre cose.
Malefica, però, non lasciava mai uscire la figlia, se non una volta alla settimana, ma solo fino al cortile del castello. In quei giorni, cercava sempre di superare la soglia, ma, appena faceva un passo fuori dal confine, Diablo iniziava a gracchiare a gran voce o Pietro la prendeva per la collottola e la riportava nella sua stanza. In entrambi i casi, sua madre la rimandava nella sua stanza, senza pasti.
Questa era stata la vita di Mal, prima di Auradon: rinchiusa nella sua stessa casa. No, non era una “casa”. Era una prigione.
Aveva cercato di renderla più gradevole, disegnando sui muri i mondi che immaginava, ma non era abbastanza. Lei voleva vedere di più.

III – Chad

Non importava se gli occhi erano aperti o chiusi: Chad non vedeva nulla.
-Gira gira! Chissà se mi troverai!-
Insieme alle risate di Jeffy, la canzoncina di Andre era l'unica cosa che sentiva. Era sempre così, ogni volta che giocavano a nascondino. Uno veniva bendato e fatto girare su se stesso.
-Basta! Mi gira la testa!- implorò, ridendo, nonostante tutto.
Augusta, figlia del topolino Gus-Gus, dovette trattenersi dal non vomitare nella tasca del principino. Jean, figlio dei topolini Jacques e Marie, le teneva la testa e le copriva la bocca, proprio per prevenire quella possibilità.
Per fortuna, quella tortura finì, almeno per la povera Augusta.
Ma per Chad era appena iniziata: sapeva che i due cugini si erano nascosti. E lui era bendato. Era più difficile scovarli.
Ma, ciononostante, lui rideva. Gli importava solo stare in loro compagnia, che si trattasse di un pic nic, un bagno in fiume, assaggiare il pane appena sfornato del padre di Andre, qualunque cosa.
Aveva con loro un rapporto che sua madre Cenerentola non aveva mai avuto con le sue sorellastre Genoveffa ed Anastasia, le rispettive madri di Jeffy e Andre.
La vita era perfetta. Niente avrebbe turbato quella vita così luminosa.
Tranne l'Oscurità stessa.

IV – Evie

-Bene, ora gira la ciocca.-
I capelli della bambina erano neri, lunghi e fluenti, come un mare nero. E molto morbidi.
-Ora metti il fiore qui e fermalo con la forcina.-
Biancaneve fece quanto suggerito dalla sua balia Johanna. I capelli di Evie erano sempre stati belli, ma con quei bucaneve erano ancora più sublimi.
Aprì, infatti, la bocca dallo stupore, appena si vide allo specchio.
-Neve! Sono... sono bellissimi!-
Biancaneve abbracciò la sorellina dalle spalle.
-No, tu sei bellissima.-
Evie ricambiò l'abbraccio.
-Mai quanto te, Neve. Spero di diventare bella come te, da grande.-
Johanna guardava le due bambine con orgoglio: Biancaneve ed Evie non erano davvero sorelle, ma sorellastre; tuttavia, Biancaneve era molto dolce con la figlia della sua matrigna cattiva, come fosse davvero la sua sorellina. Evie non era come sua madre; oltretutto amava passare il tempo con Biancaneve, soprattutto quando giocavano con le bambole. Ma era con Johanna che si divertivano davvero: la vecchia balia era come una nonna, per le due principesse. Sarebbe stata una figura chiave per entrambe, per le scelte che avrebbero compiuto nella vita. Ma ancora non lo sapevano.
-No, bambine mie.- disse, orgogliosa -Siete entrambe le più belle del reame.-
Nessuna di loro aveva sentito i passi della regina farsi sempre più forti. Meno che mai aspettarsi che aprisse la porta con una tale forza che qualcuno avrebbe creduto impensabile per una donna della sua corporatura.
-Non dire mai più cose simili, Johanna!- tuonò, furiosa.
La balia abbassò la testa, per rispetto. Le due principesse si misero in piedi, separandosi. Grimilde odiava vederle insieme, specialmente in atteggiamenti affettuosi.
-E tu cosa fai qui? Ti avevo proibito categoricamente di avvicinarti a mia figlia.- disse, rivolta a Biancaneve -Vai immediatamente a svolgere i tuoi doveri! Svelta!-
-Sì, Maestà...-
Un tempo, a Biancaneve era permesso di chiamare Grimilde per nome. Ma dalla nascita della figlia e dalla morte del marito, il re padre di Biancaneve, si era eretto un muro spesso tra matrigna e figliastra.
-E tu...-
La sua attenzione fu rivolta alla bambina, che aveva osservato con tristezza Biancaneve allontanarsi da lei.
-Cosa ti ho detto sul frequentare la servitù?-
-Ma Neve non è...!-
-Non osare rispondermi!- tagliò corto Grimilde, severa -Guai a voi due, se vi rivedo insieme! Se la vedo di nuovo toccarti, te ne faccio pentire! E tu, Johanna, devi essere la sola ad occuparti di mia figlia. Ora falle mettere qualcosa di decente e toglile quegli orrori dai capelli! La voglio nella sala del trono subito.-
-Sì, Vostra Maestà.-
La vita di Evie era triste e vuota senza Biancaneve. Inutile fu il tentativo di convincere sua madre a rendere Biancaneve la sua serva personale, per averla sempre accanto. Ma, per Grimilde, Johanna era più che sufficiente per badare alla figlia.
Non voleva farla influenzare dalla figliastra. Era anche per tenerla lontana da lei che aveva ridotto Biancaneve ad una serva nel suo stesso castello.

V – Carlos

A Londra stava nevicando.
Il freddo diventava insopportabile, soprattutto per coloro che non avevano un riparo.
Ma era il periodo natalizio. I negozi erano chiusi.
-Bravo, figliolo, tieni il grimaldello così. Ora applica un po' di pressione con l'altro e spingi verso l'alto.-
Carlos si era dimostrato abile nello scassinare le serrature. O Gaspare ed Orazio erano stati dei bravi insegnanti, o era un talento naturale.
-Gaspare, non mi piace. E se una pattuglia si scopre?-
-Zitto, idiota!- esclamò Gaspare, distogliendo l'attenzione dal figlio della loro cliente, l'ereditiera Crudelia De Mon -Ho pensato al minimo dettaglio. Il ragazzo ha aperto la porta in un secondo, ora noi entriamo, prendiamo quello che ci serve e andiamo via, chiaro?-
Come in ogni colpo, il ragazzo scassinava e faceva da palo, i due uomini rubavano.
La terza rapina in un negozio di animali in un mese, soprattutto canili.
Carlos soffriva ogni volta che sentiva i guaiti dei cuccioli dentro le sacche di iuta in cui i Badun li ammassavano.
Se fosse stato grande e più forte, avrebbe messo lui i Badun nei sacchi.
La neve impediva la visuale, mentre tornavano nella vecchia villa di campagna dei De Mon.
Gaspare ed Orazio erano sempre contenti alla fine di ogni colpo. Carlos, compresso tra i due uomini, non riusciva a sorridere. Quello che facevano era orribile: rapire animali per fare delle pellicce per Crudelia De Mon. Varie volte voleva di ribellarsi a questo lato folle della madre, ma gli mancava sempre il coraggio.
Improvvisamente, sgranò gli occhi.
-ATTENTO, GASPARE! C'È UN CANE!-
C'era qualcosa, in effetti, nella strada. E aveva attraversato veloce la carreggiata.
La macchina non lo aveva preso, ma la frenata la fece derapare, girando più volte su se stessa.
-MA CHE TI È PRESO, RAGAZZO?!- tuonò Gaspare, mentre Orazio tratteneva a stento i conati -POTEVI UCCIDERCI TUTTI!-
Ma Carlos era divenuto sordo: scavalcò la grossa mole di Orazio, camminandogli sullo stomaco, per uscire dalla macchina.
Aveva visto qualcosa. Ne era sicuro.
Si era avvicinato al bordo della strada, abbassandosi.
-Su, bello, vieni fuori...- disse, con tono dolce e rassicurante.
Nell'ombra, notò due piccoli fari e dei piccoli guaiti.
I due piccoli fari erano due occhi ed appartenevano ad un cucciolo meticcio dal pelo color miele.
Annusò la mano del ragazzino e accettò di farsi accarezzare.
Persino i due ladri uscirono dalla macchina. Fu soprattutto Gaspare a sorridere del cagnolino che si era accoccolato tra le braccia di Carlos.
-Bravo, figliolo...- sibilò, allungando una mano verso il cane -Lo mettiamo subito con gli altri.-
Ma Carlos non era della sua opinione: si voltò da un lato, facendo da scudo al cucciolo.
-No! Lui è mio!-
Gaspare aprì la bocca, quasi sorpreso.
Orazio, invece, serrò le labbra e mise le mani sui fianchi.
-Bambino cattivo!- brontolò -Non si parla così con gli adulti! Lo diciamo alla tua mamma!-
Quello fu il primo incontro tra Carlos ed il cane che sarebbe divenuto presto il suo migliore amico. Quell'incontro avrebbe cambiato la vita di entrambi.

VI - Jay

L'unica nota positiva di essere il figlio del gran visir di Agrabah era avere tutto semplicemente allungando la mano. Tranne quello che Jay davvero desiderava: la libertà di uscire dal palazzo.
Era rinchiuso in una prigione dorata, con tutto quello che ogni bambino di Agrabah poteva desiderare, cibo, giocattoli, un tetto sulla testa, un letto morbido. Ma era Jay il vero invidioso dei bambini delle strade. Loro erano liberi, almeno, nessuna stupida regola da seguire.
Ogni mattina, guardando fuori dalla finestra, osservava Agrabah. La guardava attraverso un binocolo dorato, grazie al quale poteva scorgere ogni singola strada. Avrebbe voluto, invece, visitarla, vedere da vicino quelle strade. Ma come figlio del gran visir, doveva conoscerne solo gli aspetti politici ed economici, come Jasmine.
-Ragazzo! Occhi sul libro!-
La voce di Iago era irritante per qualunque orecchio. Jay non lo aveva mai sopportato.
Ogni volta che apriva il becco per parlare, doveva trattenere la tentazione di tirargli il collo.
I suoi occhi potevano essere sul libro di storia di Agrabah, ma la sua mente era altrove: pensava all'Agrabah presente. Specialmente al bambino che vedeva ogni giorno sfuggire con maestria da quell'antipatico di Razoul solo per aver rubato del pane. Chissà che cosa stava facendo in quel momento, pensò. Anzi, come sarebbe sfuggito a Razoul, quel giorno? Avrebbe fatto finta di saltare dalla finestra o si sarebbe nuovamente nascosto tra le giare?
Jay immaginò l'epilogo e sorrise.

VII - Harry

-Vedi di sbrigarti a pulire il ponte!-
Starkey camminò proprio sopra il punto in cui Harry aveva appena pulito.
Lo faceva sempre di proposito. Tanto valeva pulire con lo sputo, se la ciurma di suo padre continuava a camminare sopra.
Ai gemelli Squeacky e Squirmy non andava meglio, relegati nelle cucine a lavare piatti e pentole, e, soprattutto, subire le imprecazioni e sgridate di quel pazzo del cuoco.
Loro, però, erano i figli di Spugna, il nostromo della Jolly Roger, quindi era normale che il loro ruolo fosse umile, ma Harry era figlio di Uncino, il capitano della Jolly Roger, eppure era relegato al ruolo di mozzo. Non poteva nemmeno minacciare di riferire a suo padre del comportamento della ciurma nei suoi confronti. Non sarebbe servito a nulla.
Anzi, dal giorno su cui era salito sulla nave, suo padre gli aveva rivolto a malapena la parola e l'attenzione.
Sapeva di non essere un figlio desiderato: dopotutto, sua madre era una prostituta. Ma si aspettava almeno un contatto, anche minimo, dall'uomo che aveva scoperto essere suo padre. Sperava di trovare una famiglia, invece non faceva nulla di diverso da quello che faceva quando ancora abitava nel bordello: pulire, spazzare, strofinare.
Aveva sentito storie sui pirati, una più emozionante dell'altra. Quando aveva scoperto che sarebbe salito su una nave simile, era al settimo cielo. Ma quel pensiero era svanito dal primo istante in cui gli avevano dato un secchio ed ordinato di pulire il ponte.
Aveva appena finito di pulire un altro centimetro del ponte, quando sospirò con un pensiero in testa: “Voglio una famiglia... Una vera famiglia.”

VIII - Doug ed Emma

Nonostante vivessero entrambi in luoghi abitati da tante persone, Doug ed Emma si erano sempre sentiti soli.
La prima volta in cui si erano incontrati erano ancora neonati. Ma erano destinati ad essere legati da un legame mistico che nessuno dei due conosceva o sapeva spiegarsi.
Vivevano in due mondi, tuttavia si incontravano nel mondo dei sogni.
La prima volta sembrava un sogno come altri. Loro due, in una stanza piena di giochi della loro età. E tra risate, chiacchiere, il momento del risveglio era sempre più vicino.
A quel sogno ne seguirono altri. Tanti altri. Tanti quanti ogni giorno dell'anno per sedici anni.
Non sembrava più una coincidenza.
Ma fatto stava che Doug ed Emma si erano fatti compagnia per tutta la loro infanzia: Emma era circondata solo da bambini malvagi che non perdevano occasione di bullizzarla, e Doug era così timido da non riuscire a relazionarsi con gli altri bambini.
Erano diventati l'uno l'unico amico dell'altra e viceversa.

IX - Lonnie

-Dove sono?-
Mushu si era coperto gli occhi con gli artigli. La piccola Lonnie si guardava ovunque, con aria preoccupata e quasi sul punto di piangere.
-Bubusettete!-
Appena scoperto che il suo draghetto era lì con lei, Lonnie rideva e agitava le braccia.
Da neonata pensava che fosse un pupazzetto; infatti, lo stringeva spesso a sé, rischiando di soffocarlo.
Era una fortuna che Mulan intervenisse in tempo per salvarlo, o Lonnie sarebbe rimasta senza amichetto per tutta la vita.
Tra la piccola ed il drago guardiano fu quasi amore a prima vista.
Era sempre l'obiettivo principale, nei tempi in cui lei compiva i primi passi. Ed era sempre al suo fianco, quando imparava le prime parole.
-Mushu, mi racconti del primo giorno della mamma?-
Lonnie amava farsi raccontare dal draghetto il primo giorno di sua madre nell'accampamento militare in cui conobbe suo padre.
La storia di Mulan era stata tramandata per tutta la Cina, ma solo Mushu conosceva la versione originale. Per questo la sua versione era la sua preferita, rispetto a quella che le raccontava sua nonna, quella che comprendeva solo i fatti superficiali e generali.
In più, Mushu ci metteva più enfasi, come se stesse rivivendo quegli istanti in tempo reale. Per Mushu, in effetti, era come se fosse passato solo un giorno da quando aveva spiegato a Mulan come farsi strada nel mondo degli uomini.

X - Gil

-Gaston, quanto somigli a tuo padre! Hai il suo stesso sorriso!-
-Ginette, sei così carina! Da grande sarai una bellissima fanciulla!-
-Gil, mi è caduto l'arrosto per terra! Pulisci immediatamente e portamene un altro!-
Solo perché non assomigliava a suo padre come Gaston II o Ginette.
I clienti lo facevano apposta a buttare briciole sul pavimento. C'era solo Gil a pulire.
Ginette, già da bambina, civettava con gli uomini, che la ricoprivano di complimenti per la sua bellezza e le lunghe trecce nere lucide. Gaston II era il più somigliante al padre Gaston: stesso volto, stessi capelli, stessi occhi, stesso sguardo. Praticamente la sua copia.
Gil aveva preso solo la forma del mento da Gaston. Lui assomigliava di più a sua madre Laurette.
Gaston II era figlio di Paulette, Ginette, invece, la figlia di Claudette. Erano sia fratelli, perché avevano avuto lo stesso padre, ma erano anche cugini, perché figli di sorelle.
Ma per come veniva trattato Gil, soprattutto all'interno della famiglia, nessuno avrebbe detto che ci fossero stati gradi di parentela.
Gaston II e Ginette erano riveriti poiché somiglianti al padre e lui denigrato perché non lo era.
Questo portò Gil nella spirale dell'invidia.
Guardava i cugini, e poi si guardava allo specchio, quasi scoppiando a piangere.
Biondo, non moro, occhi marroni, non celesti, aria spenta, non sveglia. Non vedeva suo padre Gaston in sé. E nemmeno i clienti vedevano nulla di Gaston, in lui.
Un emarginato, perché dei tre figli di Gaston lui era quello che gli somigliava di meno.
view post Posted: 22/1/2023, 15:32 13th Anthology - Fanfiction
Ok, apro questo mese con una cacchiata che sfora di parecchio il limite massimo di parole (sarà l'unica nel suo genere, spero), ma volevo tanto mettere una citazione di Scary Movie 4!





FANDOM: crossover Devil May Cry, Bayonetta e Shadows of The Damned (ma l'ambientazione è del gioco "Bayonetta")
RATING: verde
GENERE: comico, generale
NOTE: allarme spoiler su "Bayonetta 3"; il poco controllo grammaticale/ortografico nei dialoghi è voluto; dalla fine di Bayonetta 3 ho subito pensato a Viola e Nero come duo comico con il sarcasmo di lui e la goffaggine di lei; e il personaggio di Gabriel è di mia invenzione, il figlio di Garcìa e Paula di "Shadows of the Damned" (come l'arcangelo Gabriele)


-------------------------------------


Il bar “Le Porte dell'Inferno” sembrava avere ormai tre clienti fissi, tutti appena maggiorenni. E prendevano sempre il tavolo più lontano dal bancone, lontani dagli occhi di Rodin.
-Awww! Come sei carino, qui!-
La foto mostrava tre bambini, due con i capelli scuri e uno con i capelli bianchi ed un braccio fasciato.
-Qui avevo compiuto cinque anni.-
Era stato un regalo di Kyrie per l'ultimo compleanno di Nero: un album fotografico pieno di ricordi di infanzia di Nero.
Viola pensava sarebbe stata una scusa perfetta per prenderlo in giro su eventuali foto di lui neonato e senza pannolino. Invece, si era intenerita.
-Sembravi davvero felice, qui.-
-Già. Non erano ancora i tempi dove combattevo contro i demoni o ho scoperto di essere figlio di un mezzo demone.-
Sembrava rimpiangere quel periodo. Era tutto più semplice.
-Avevo una famiglia che mi amava, non sono mai stato solo. Quindi, sì, erano tempi felici.-
Nero aveva vissuto un'intera vita praticamente dentro una bolla. Non era sicuro se Dante avesse fatto un bene o un male ad averla infranta e far scoprire il vero volto delle persone intorno a Nero. Se non fosse stata infranta, Nero avrebbe continuato a vivere in un'illusione, e non si sarebbe accorto che l'Ordine di cui faceva parte non era tanto meglio dei demoni che affrontava.
Viola soffiò dal naso, poggiando i gomiti.
-A volte mi manca mio padre...- borbottò, non chiaro se imbronciata o nostalgica -Mi mancano le serate quando mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi offriva un lecca lecca alla fragola, mentre mi raccontava le storie sui tutti i miei nonni e sulla sua continua caccia a mia madre.-
-Almeno tu hai avuto un bravo padre. Il mio mi ha tagliato il braccio.-
Nero strinse più volte la mano che per tutta l'esistenza era stata demoniaca. Nella sua ultima avventura con Dante era diventato un braccio umano. Nessuno lo avrebbe mai più visto come un mostro e non avrebbe mai più dovuto nasconderlo. Forse davvero gli conveniva ringraziare suo padre Vergil, per questo.
In quel momento, Gabriel era tornato con tre birre. Johnson era rimasto a parlare con Rodin, sul bancone.
-Fortunati voi.- disse, sedendosi -Io non ho ricordi d'infanzia felici. Tutta la vita a scappare dai demoni. Per non parlare di quando Fleming è riuscito a rapire mia madre. Per mio padre la vita era diventata un non scopo. Andava avanti e indietro come uno zombie.-
-Bello! Non scherzare con gli zombie!- avvertì Viola, con il dito puntato in avanti -Quella è roba seria!-
-Già. Ricordi la tipa che le abbiamo riverniciato casa l'altro giorno?- ricordò Nero -Continuava a dire di aver trovato uno zombie che le sbavava sulla spazzatura. E, guarda un po', il giorno dopo si è scoperto che è scomparsa.-
Viola si insospettì.
-Fermo! Torna indietro!- tuonò, confusa -Come cazzo si fa a scoprire uno che è scomparso?!-
-Perché non sanno dove sei, quando sanno che non ci sei più!- spiegò Nero, calmo.
Il più confuso, però, era Gabriel.
-Ragazzi...- mormorò, a voce bassa.
-Nononono!- lo interruppe la ragazza, continuando, però, a guardare Nero -Quindi vuoi dire che uno compare e scompare nello stesso momento?-
-Non si può comparire e scomparire nello stesso momento! Non siamo nel mondo di Harry Potter!-
-Ma si può scomparire da un posto e comparire in un altro! Quindi, se sei scoperto non puoi essere scomparso, e se sei scomparso non puoi essere scoperto!-
Viola pensava di aver vinto la discussione, con quel ragionamento. Ma Nero, con il dito puntato in alto, come un saputello espose la sua ultima tesi.
-A meno che... tu non sei uno zombie.-
Gabriel era sempre più confuso. Viola ci mise qualche secondo a riflettere.
-Già... ha senso...- annuì -Nero, non è un caso se tuo padre è il figlio intelligente di Sparda. Spari certe perle. Dovresti scrivere un libro, bello!-
-Lo posto stasera su Facebook.-
Di fronte lo sguardo confuso del figlio del cacciatore di demoni, la figlia della strega ed il figlio del mezzo demone si scambiarono un cinque, un gomito e un colpo di petto che fece cadere la ragazza.

Edited by I.H.V.E. - 24/1/2023, 19:00
view post Posted: 12/1/2023, 22:23 13th Anthology - Fanfiction
Seconda ed ultima di questo mese. Purtroppo non ho avuto molte idee.

----------------------

FANDOM: Beyond Two Souls
GENERE: introspettivo
RATING: verde
NOTE: tratto di una tematica un po' delicata, ma che appare nel gioco

---------------------------------

Jodie aveva perso il conto dei giorni in cui si sentiva in quello stato. Ma quanto aveva passato non era paragonabile a quel giorno.
Le avevano detto che l'avrebbero aiutata con Aiden, invece volevano usare il suo dono a loro vantaggio.
Ryan aveva detto di amarla, ma era per renderla più docile ed obbediente. Sarebbe stato più facile impartirle ordini, senza che domandasse qualcosa.
Jodie aveva ucciso degli innocenti. Era stata ingannata. Le avevano detto che erano terroristi, seguaci di un signore della guerra che aveva rifiutato gli aiuti umanitari americani. Ma erano il presidente ed i suoi ministri, regolarmente eletti dal popolo, con l'unico reato di essersi ribellati contro i veri signori della guerra, gli americani.
In quella missione, Jodie aveva perso tutto. Un vuoto insopportabile aveva preso il posto dell'organo chiamato “cuore”.
Il freddo pungeva la sua pelle. I suoi occhi guardavano il vuoto.
C'era una sola strada da prendere. Ed era lì, di fronte a lei.
Un abisso. La stava chiamando.
Lasciò che la gravità facesse il suo dovere, accettando, con gli occhi chiusi, il suo destino.
Ma, come sempre, una barriera invisibile la riportò indietro.
-Lasciami stare, Aiden!- implorò, in lacrime.
Nonostante il freddo, non divennero ghiaccio sulle guance.
-Non ho una casa, non ho soldi, non ho cibo! Voglio farla finita!-
La missione in Africa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: tutta la sua vita era stata rovinata da Aiden. Aiden era la causa per cui nessuno voleva entrare in contatto con lei, per cui suo padre la odiava, per cui aveva vissuto per dieci anni in una prigione come una cavia di laboratorio, con negata ogni possibilità di vivere come le persone normali.
Che altro poteva fare, ormai?
view post Posted: 6/1/2023, 18:21 13th Anthology - Fanfiction
Non le mie migliori drabble (maledetto raffreddore/COVID quello che è!), ma ho partorito anche io qualcosa.

FANDOM: Harry Potter
RATING: verde
GENERE: introspettivo
NOTE: riprendo una drabble del primo mese


Una lapide in pietra. Sistemata proprio vicino ad un pendio. Oltre c'era il mare.
Ma per un cuore spezzato sembrava essere solo vicina ad un abisso profondo, senza fondo.
Una mano pallida sfiorò quella pietra fredda, nonostante fosse colpita dal sole.
Poi prese qualcosa da un sacchetto che teneva nell'altra mano, portandolo a quella che sembrava una bocca.
Era un biscotto bianco sopra e scuro sotto. Così duro che masticarlo quasi turbava la quiete nei dintorni.
Con l'eccezione del serpente accanto a lui, non c'era nessun altro.
-Avevi ragione, amico mio.- disse una voce sibilante, da dietro un cappuccio nero -Quando siamo soli, questi biscotti non sanno di niente.-
Eppure, le fessure sul volto simili a narici continuavano a sentire odore di chiodi di garofano.
Il serpente fissava quasi confuso la pietra che il suo padrone stava contemplando nei suoi occhi scarlatti.
-Il nostro progetto è ripreso, amico mio. Come puoi vedere, nemmeno la mia “morte” mi ha fermato. Se solo avessi scoperto in tempo come prevenire la morte, avrei potuto salvarti.-
Si lasciò sfuggire un sospiro.
-Se tu fossi ancora vivo, avrei il doppio, il triplo dei Mangiamorte, e niente mi fermerebbe, compreso Silente.-
Toccò di nuovo la pietra, con aria vagamente somigliante alla nostalgia.
-Farò del mio meglio per onorare la tua memoria se non con il proseguimento del nostro sogno, l'egemonia dei maghi Purosangue.-
C'era un nome scritto su quella lapide. La prima, se non proprio l'unica persona che non aveva paura del mago più pericoloso di tutti i tempi; l'unica persona vista da questo mago non come sottoposto, ma come suo pari; la prima persona ad aver condiviso le sue idee non per paura, ma perché ci credeva davvero.
Il primo, vero, Mangiamorte.
1284 replies since 15/12/2014